Loe raamatut: «Frammenti Di Cuore»

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Book Description

Riconoscimenti

Capitolo Uno

Capitolo Due

Capitolo Tre

Capitolo Quattro

Capitolo Cinque

Capitolo Sei

Capitolo Sette

Capitolo Otto

Capitolo Nove

Capitolo Dieci

Capitolo Undici

Capitolo Dodici

Capitolo Tredici

Capitolo Quattordici

Capitolo Quindici

Capitolo Sedici

Capitolo Diciassette

Capitolo Diciotto

Capitolo Diciannove

Capitolo Venti

Capitolo Ventuno

Capitolo Ventidue

Capitolo Ventitré

Capitolo Ventiquattro

Capitolo Venticinque

Capitolo Ventisei

Capitolo Ventisette

Capitolo Ventotto

Capitolo Ventinove

Capitolo Trenta

Capitolo Trentuno

Capitolo Trentadue

Capitolo Trentatré

Capitolo Trentaquattro

Capitolo Trentacinque

Capitolo Trentasei

Capitolo Trentasette

Capitolo Trentotto

More exciting books!

L'Autrice

FRAMMENTI DI CUORE

ALYSSA RABIL

Frammenti di Cuore

ISBN # 978-1-80250-042-4

©Copyright Alyssa Rabil 2021

Cover Art by Louisa Maggio ©Copyright March 2021

Interior text design by Claire Siemaszkiewicz

Traduzione di Sara Coccimiglio 2021

Pride Publishing

Questa è un’opera di fantasia. Tutti i personaggi, i luoghi e i fatti sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non rappresentano la realtà. Ogni somiglianza con persone, vive o morte, fatti e luoghi è puramente casuale.

Tutti i diritti riservati.

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in alcuna forma, elettronica o meccanica, senza il permesso scritto dell’editore.

Eventuali domande devono essere indirizzate per iscritto ai responsabili. Atti non autorizzati o limitati in relazione a questa pubblicazione possono dar luogo a procedimenti civili e / o azioni penali.

L’autore e l’illustratore hanno rivendicato i rispettivi diritti ai sensi del Copyright Designs and Patents Acts 1988 (e successive modifiche) per essere identificati come l’autore di questo libro e l’illustratore dell’opera d’arte.

Pubblicato nel 2021 da Pride Publishing, United Kingdom.

L'amore trova sempre una strada.

Aaron Beaumont è un disastro. La vita non è mai semplice, quindi come poteva pensare che un po' di bondage sarebbe stato d'aiuto? Anche se ha risolto il problema dei soldi, il prezzo da pagare è stato più alto di quanto si aspettasse. Per sua fortuna viene salvato da Silas Anderson. Silas, che è un medico, lo porta a casa e cura le ferite sul suo corpo, ma Aaron non può permettere che quel tocco gentile sfiori ciò che si nasconde sotto la sua pelle.

Quando Aaron tenta di tornare a casa il mattino seguente, scopre che il peggio è già accaduto. All'improvviso si ritrova senza un posto dove andare. Ancora una volta il suo mondo si scontra con quello di Silas.

Col futuro incerto davanti a loro, tra Aaron e Silas nasce qualcosa che nessuno dei due ha mai sperimentato prima, e capiscono che è qualcosa che potrebbero non sperimentare mai più.

Tuttavia, la felicità è proprio fuori dalla loro portata, e prima di poter avere il loro lieto fine dovranno affrontare il passato e i demoni che esso porta con sé.

Riconoscimenti

L'autore riconosce lo stato di marchio registrato e i proprietari dei seguenti marchi menzionati in questa opera di fantasia:

Google: Google, Inc.

Xanax: Pharmacia & Upjohn Company LLC

Jurassic Park: Universal Pictures, Amblin Entertainment

Jeep: Stellantis

Il Laureato: Embassy Pictures

Olimpiadi: Comité International Olympique association

Stanford: Board of Trustees of the Leland Stanford Junior University

Batman: DC Comics

Adderall: Takeda Pharmaceuticals U.S.A. Inc.

Romeo: William Shakespeare

Tic Tac: Soremarter S.A.

Superman: DC Comics

Clark Kent: DC Comcs

Hulk: Marvel Characters, Inc.

Rocky: United Artists

Toyota: Toyota Jidosha Kabuslinki Kaisha TA Toyota Motor Corporation

Hans Gruber: Gordon Company, Silver Pictures, 20th Century Fox

Doogie Howser: Steven Bochco Productions, 20th Century Fox Television, 20th Television

Alcoholics Anonymous: Alcoholics Anonymous World Services, Inc.

Jacuzzi: Jacuzzi, Inc..

Capitolo Uno

Gay a Pagamento

Aaron si sedette sul bordo del letto con le mani in grembo. L'uomo dietro la telecamera cliccò qualcosa e si accese una luce rossa.

“Imbarazzato?” chiese l'uomo con un sogghigno.

“Infreddolito”, rispose Aaron.

“La timidezza rende meglio nella telecamera”, disse l'uomo. “Ma posso lavorare anche sull'ostinazione.” Ecco di nuovo quel sorrisetto. “Presentati.”

“Aaron. Hai bisogno anche del cognome?”

L'uomo roteò gli occhi. “No. E ora hai rovinato la ripresa.” Prese fiato. “Presentati.”

“Aaron.”

“Bravo ragazzo. Io sono Farley. Il tuo Dom arriverà tra poco. Lo chiamerai Signore o Padrone.”

“Va bene.” Aaron si spostò sul letto. Voleva muovere le mani – mostrarsi sicuro e dimostrare che non aveva paura – ma probabilmente avrebbe solo guadagnato altri commenti sprezzanti da parte di Farley. Non gli piaceva essere l'unico nudo. Peggio ancora, non era sicuro di quanto le cose sarebbero migliorate una volta che l'altro ragazzo nudo si fosse unito a loro.

Sarà nudo? si chiese Aaron. Per favore, fa che sia nudo. Oppure no. Forse non si farà vivo.

Non era troppo tardi per scappare. Non aveva firmato un contratto o cose del genere. I soldi erano ancora nella borsa in un angolo della stanza. Avrebbe potuto tirarsi indietro in ogni momento.

“Perché sei qui?” chiese Farley.

Aaron fece un cenno alla telecamera. Non sapeva dove guardare. Decise di guardare verso Farley, che roteò gli occhi. “Ho bisogno di soldi,” rispose.

“È la prima volta che fai porno?”

“Sì.” Aaron guardò la telecamera. “Voglio dire… sono già stato filmato prima, ma…”

“Stai zitto.” Farley aggiunse una lente all'obiettivo. “Questo lo taglierò più tardi. Non sono qui per ascoltare la storia della tua vita.”

Aaron sospirò. Avrebbe potuto andarsene, tornare a casa il più velocemente possibile, fare una lunga doccia calda e poi dimenticare che tutto quello fosse mai accaduto.

“Sei gay?”

“No”, rispose Aaron.

“Allora cosa ti ha portato qui?” chiese Farley.

“Il denaro.”

Farley avvicinò l'inquadratura. “È anche lontanamente possibile per te assomigliare meno a un gorilla di montagna arrabbiato e più a un twink vergine?” chiese. “Capisco che il tuo QI arriva solo a eguagliare quello di un primate deficiente, ma sicuramente puoi seguire le istruzioni di base.”

Aaron lo fissò. “Che cos'è un twink?”

“Oh Gesù”, sospirò Farley. “Va bene. Non importa.” Fece un'altra pausa. “Perché hai bisogno di soldi?”

“Eh…” iniziò Aaron. “È… è una faccenda privata.”

“Fidanzata?” chiese Farley.

“No,” rispose Aaron.

“Di' solo che è per la tua ragazza.”

“È per la mia ragazza.”

Farley alzò gli occhi al cielo. “Hai mai succhiato un cazzo prima, Aaron?”

“No.”

“Hai mai pensato di farlo?”

Aaron lanciò un'occhiata da Farley alla telecamera. “Sì.”

“Parlamene.”

“È… è stato molto tempo fa.”

“Spiegati meglio.”

“Mi sono incuriosito al liceo”, rispose Aaron. “Non è niente di che.”

“Uomo di poche parole”, disse Farley. “Va bene. Non avrai bisogno di parlare molto oggi. Hai mai pensato di prendere un cazzo nel culo?”

“Suppongo di sì.”

“Hai idea di quello che ti aspetta?”

“Ho cercato un po' su Google.” Aaron aveva trascorso l'intera settimana prima di quel giorno a setacciare Internet in cerca di consigli. Aveva fatto sette docce negli ultimi tre giorni e non mangiava da due. Si era detto che era solo accurato, che non era perché aveva perso l'appetito o perché si era sentito sporco dopo aver riattaccato il telefono per confermare l'incontro. Si era detto che era solo sesso. Agli uomini piace il sesso. Il sesso non era un grosso problema.

Farley prese un foglio di carta dalla scrivania dietro di sé. “Sai cosa rende la mia attività una società di produzione così speciale?”

“La tua personalità calda e frizzante?”

Farley sorrise mentre guardava in basso. “L'autenticità”, rispose. “Tutto è consensuale, ovviamente. Uomini come te entrano per qualsiasi motivo – compensando eccessivamente i loro nervi con la spavalderia maschile, – ma non se ne vanno finché tutte le parti non sono state completamente soddisfatte.”

“Sì, vuoi che i video vendano bene”, disse Aaron. “C'era scritto nella email.” Aveva trovato quel 'lavoro' online. L'annuncio era vago, ma promettevano un sacco di soldi per due ore di lavoro. Aaron aveva inviato loro una email, li aveva chiamati, poi si era presentato di persona. Farley gli aveva persino mostrato i soldi prima che Aaron si togliesse i vestiti. Non era affatto una messa in scena di alta classe, era solo ciò che ci si aspettava da una “chiamata per attori di film per adulti”. Probabilmente avrebbe dovuto dire a qualcuno dov'era nel caso le cose fossero andate male, ma poi qualcuno avrebbe saputo quello che stava facendo.

“Nessun falso orgasmo”, continuò Farley. “Al nostro pubblico piace sapere che ciò che provi è reale.”

“Va bene”, disse Aaron.

“La tua safe word per questo Dom è pietà. Usala con saggezza. Se le cose non andranno bene, sceglierò qualcuno che penso avrà più successo di te.”

Aaron annuì. Si sentiva un po' nauseato e chiuse gli occhi per un momento.

“Mi hai letto nel pensiero”, disse Farley. Attraversò la stanza e lanciò ad Aaron un pezzo di stoffa. “Legalo stretto sopra gli occhi e non sbirciare.”

Aaron si morse il labbro, ma fece come gli era stato detto. “Così?” All'improvviso qualcosa di morbido lo colpì in faccia. “Che diavolo?” sbottò. Armeggiò con quello che sembrava un cuscino e lo gettò di lato.

“Mi sto solo assicurando che tu non riesca a vedere.”

“Dannazione”, mormorò Aaron. Sentì la porta aprirsi, poi Farley tornare alla sua posizione vicino alla telecamera e infine un'altra serie di passi avvicinarsi al letto.

Non è troppo tardi. Manda tutto al diavolo e torna a casa. Nessuno saprà mai che sono stato qui. Posso trovare i soldi da qualche altra parte.

“Ciao, Aaron,” disse una voce profonda. Una mano ferma e ruvida gli passò tra i capelli. “Hai idea di cosa stai facendo?” chiese l'uomo… il Padrone.

“No,” sussurrò Aaron.

Farley tossì.

“No, Signore”, si corresse Aaron. Poteva sentire il proprio corpo tremare, ma si disse che stava solo giocando. Farley gli aveva detto di essere un twig… un twing… qualcosa di virginale, insomma. Stava solo recitando. Non aveva paura.

Il Padrone fece scorrere il pollice sulle labbra di Aaron. “Apri la bocca,” disse. Aaron obbedì.

Il Padrone spinse la sua gamba tra le ginocchia di Aaron, costringendo le sue gambe ad aprirsi. “Mani dietro la schiena”, ordinò.

Di nuovo, obbedì.

Corri. Non ne vale la pena. Vendi un rene. Dona il tuo sperma a una donna ricca. Impara a fare il giocoliere e unisciti a un circo.

Qualcosa di caldo e umido toccò le labbra di Aaron e lui sussultò. Il Padrone fece scorrere di nuovo le dita tra i capelli di Aaron e lo tenne fermo. Un bacio. Il Dom lo stava baciando. Lasciò una scia di baci fino all'orecchio di Aaron.

“Tutto bene?” sussurrò il Dom.

Aaron piegò la testa di lato. “Sì”, rispose. “Scusate. I nervi.”

“Fammi sapere se ti senti a disagio”, sussurrò il Dom. Mordicchiò il collo di Aaron.

“La safe word è pietà, giusto?” chiese Aaron.

“Giusto.” Il Padrone lo baciò di nuovo e sussurrò contro le sue labbra: “Ti giuro che non ti farò del male.” Si alzò, le dita ancora una volta impigliate nei capelli di Aaron. “Apri la bocca” ordinò di nuovo.

Aaron fece come gli era stato detto, e questa volta era sicuro al novanta per cento che quello che stava per entrargli in bocca fosse un cazzo. Una rapida spinta del Dom confermò i suoi sospetti. All'inizio il Padrone andò lento, mantenendo i movimenti calmi e leggeri. Le sue dita ancora stringevano i capelli di Aaron mentre con l'altra mano gli accarezzava la guancia.

Nonostante sapesse che quello che stava facendo avrebbe potuto rovinare in mille modi diversi e orribili la sua vita, Aaron era sorprendentemente rilassato.

Succhialo. Fallo venire. Poi vai a casa. Non è così male. Manca solo un'ora e mezza.

All'improvviso, Farley fece schioccare qualcosa. “Taglia”, disse.

Il Padrone si allontanò da Aaron. “Qual è il problema? Stai girando da meno di un minuto.”

“Il suo piccolo cazzo floscio e triste, ecco qual è il problema”, disse Farley. “Nessuno vuole vedere una cosa del genere.”

“Dagli un po' di tempo”, disse il Dom. “È nervoso.”

“Scusatemi”, disse Aaron, intuendo che i soldi erano in pericolo. “Posso avere un'erezione.” Si prese l'uccello in mano e cercò di reagire.

Mi stanno guardando. Diventa duro. Vieni. Prendi i soldi. Vattene. Porta il denaro a Daniel.

Aaron si sentì di nuovo nauseato. Se suo fratello minore avesse avuto la minima idea della provenienza di quei soldi, probabilmente non avrebbe mai più parlato con Aaron.

Se papà sapesse…

Se Robert Beaumont lo avesse saputo, si sarebbe assicurato che Aaron non rivedesse mai più Daniel.

“Questo è patetico”, disse Farley.

“Fammi provare”, disse il Dom. “Aaron, sdraiati sulla schiena.”

“Che cosa hai intenzione di fare?” chiese Farley.

“Tutto questo è difficile da sopportare per lui”, rispose il Padrone. “Dobbiamo aiutarlo a rilassarsi”.

“Non voglio sprecare il vostro tempo”, intervenne Aaron. “Posso farlo io.”

“Eppure eccoti qui, a sprecare il mio tempo”, disse Farley. Poi sospiro. “Silas, concedici un momento, ti va?”

“No. Possiamo aiutarlo a… chi stai chiamando?” chiese il Dom.

Farley doveva aver preso il telefono. Zittì il Dom. “Manda qui Regina. Ha l'attrezzatura per il bondage. Dille che abbiamo bisogno di Ralph.”

“Questa non è una scena di bondage,” disse il Dom.

“Tieni il tuo culo fuori da tutto questo”, disse Farley. “Regina saprà cosa fare con lui. Ora esci.”

Il Dom fece di nuovo scorrere le dita tra i capelli di Aaron. Era piacevole, ma non impedì ad Aaron di tremare.

“Posso farlo io” mormorò Aaron.

Il Dom tolse la benda dai suoi occhi e si inginocchiò tra le sue gambe. Mise una mano sulla coscia di Aaron e fece dei piccoli cerchi sui muscoli con il pollice.

Anche il Padrone era nudo. Aveva i capelli scuri e disordinati. I suoi occhi erano di un azzurro gelido e bellissimo. Lui era bellissimo.

“Questo tipo di lavoro non è per tutti”, disse il Dom. “Non c'è niente di cui vergognarsi se vuoi andartene perché non ti senti a tuo agio.”

“No”, disse Aaron. “Posso farlo.”

“Per l'amor di Dio,” sbottò Farley, “alzati. Avrei dovuto accoppiarlo con Ralph fin dall'inizio.”

“Non metterlo in coppia con Ralph. È troppo rude”, disse il Dom.

Farley alzò gli occhi al cielo. “Non puoi innamorarti di ogni piccolo verginello con gli occhi da cerbiatto.”

“Ti ho già detto che non dovremmo lavorare con i dilettanti”, rispose il Padrone. “È troppo rischioso.”

Farley mormorò qualcosa che suonava come 'il complesso del cavaliere dall'armatura scintillante' e si rimise il telefono in tasca. “Nuova regola”, disse. “Ogni volta che proponi una scena o una ambientazione per avere un po' di cuore con gli attori, prendo un dollaro dal tuo stipendio.”

“Questo non è giusto” disse Aaron.

“Ignoralo,” disse il Dom. “Deve essere meschino per sopravvivere, allo stesso modo in cui uno squalo deve continuare a nuotare per poter vivere.”

La porta si aprì. Una donna entrò portando un grande borsone e un uomo alto e con la barba trasandata la seguì.

“È arrivata la cavalleria”, disse Farley. “Silas, vattene.”

“No, io…”

“Vuoi che sottragga i soldi anche al verginello?” chiese Farley. “Ha bisogno di qualcuno più forte.”

“Allora perché scegliere me in primo luogo?” chiese il Dom.

“Volevo essere gentile”, sbottò Farley.

Il Dom si voltò di nuovo verso Aaron. “Puoi ancora dire di no.”

“Vattene adesso, o verrai licenziato”, disse Farley.

“Vai”, disse Aaron. “Ci penso io, qui.” Cercò di forzare un sorriso.

Il Dom scrutò i suoi occhi.

“Che ne dici di questo”, propose Farley. “Puoi restare, rallentare la produzione e assicurarti che questo prezioso ragazzo non venga ferito, e io in cambio gli taglierò la paga della metà e per oggi tu non sarai affatto pagato."

“No,” disse Aaron in fretta. Spinse via il Dom. “Vattene. So quello che sto facendo.”

Il Dom si alzò in piedi e fece un passo indietro.

“Vattene”, ripeté Aaron. Nessun contratto. Nessun testimone. Certo che quegli uomini potevano tagliargli lo stipendio come se niente fosse. Non era esattamente un membro del sindacato dei lavoratori del porno amatoriale.

Il Dom strinse la mascella. Si voltò, puntò un dito contro l'uomo appena entrato nella stanza e sussurrò qualcosa.

L'uomo lo ignorò. Il Dom se ne andò, sbattendo la porta dietro di sé.

“Chiudila a chiave”, disse Farley. Poi si rivolse ad Aaron. “Mi dispiace per tutto questo. Non eri quello che mi aspettavo. Normalmente una ripresa di due ore richiede solo due ore.”

Aaron guardò l'orologio sul comodino. “Sono passati solo quarantacinque minuti”, disse.

“E, di quei quarantacinque minuti, ne ho solo tre utilizzabili, e si tratta comunque della tua impacciata presentazione.”

Merda.

“Quindi, quanto manca?” chiese Aaron.

Farley guardò l'orologio. “Due ore. Forse meno. Non preoccuparti. Ralph è molto bravo.”

Lo sconosciuto, presumibilmente Ralph, si avvicinò ad Aaron. “Vuoi che sia veloce o vuoi divertirti?” chiese.

“Quanto veloce è veloce?” rispose Aaron.

“Due ore. Forse meno.” L'uomo fece eco a Farley.

“E se volessi divertirmi?”

“Nessuna garanzia che lo farai.”

Aaron fece un respiro profondo. “Veloce”, rispose.

“Bene. Sono il tuo nuovo Dom. Chiamami Signore. Ti è permesso parlare, ma devi mostrarmi rispetto o sarai punito. Capito?”

“Sì,” rispose Aaron.

Ralph lo afferrò per i capelli, lo fece voltare sullo stomaco e gli sbatté la faccia contro il materasso. Schiaffeggiò il culo di Aaron così forte che era sicuro che avrebbe lasciato un livido.

“Figlio di puttana”, gridò Aaron. “Sì, Signore. Fanculo.”

Ralph lo colpì di nuovo, più forte.

“Dio santo”, disse Aaron. “Cosa diavo…”

Ralph lo colpì di nuovo.

Aaron si morse la lingua. Dopo un momento di silenzio, Ralph tirò fuori la faccia di Aaron dal materasso. “Sai cosa hai fatto di sbagliato?” chiese.

“Sì, Signore”, disse Aaron.

“Sei inutile. Capito?"

“Sì, Signore."

“Sei mio."

“Sì, Signore.”

Capitolo Due

Safe Word

Ralph prese la benda e la legò sopra gli occhi di Aaron.

Era troppo stretta, il suo cazzo era ancora molle e il culo adesso gli faceva male. Si concentrò sulla mazzetta di contanti che lo aspettava in un angolo della stanza. Due ore. Solo altre due ore.

Ralph afferrò i polsi di Aaron. “Corda,” disse. Legò le braccia di Aaron dietro la sua schiena, il che probabilmente era un bene. Aaron non era sicuro di poter resistere all'impulso di colpire quell'uomo in faccia, visto come stava andando la sessione.

Fece rotolare Aaron sulla schiena. “Farley, segnati questa scena da tagliare. Potrebbe urlare. Regina, occupatene tu.”

Qualcuno gli afferrò l'uccello e iniziò a masturbarlo. Arron pensava che fosse Regina ma, sorpresa sorpresa, non ebbe molto più successo nel farglielo drizzare. La sentì spalmare quello che sperava fosse lubrificante sul cazzo.

Ricordati Ashley. Lo faceva sempre anche lei. Era fantastica… e propositiva. Pensa ad Ashley.

Qualcosa gli circondò le palle e la base dell'uccello. Aaron sussultò.

“Abbastanza stretto,” disse Regina. “Lo legherò qui. Sei tu il padrone di tutto il resto. Non verrà fino a quando non lo vorrai.”

“Cosa stai…”

Ralph gli fu addosso prima che potesse finire la frase. Gli tirò forte i capelli e allo stesso tempo gli pizzicò un capezzolo. Lo torse così forte tra le dita che Aaron temette la pelle si sarebbe strappata.

“Basta,” disse Aaron.

Ralph lo torse di nuovo, più forte.

La corda intorno al suo uccello si strinse. Aaron cercò di divincolarsi ma era sdraiato sulle braccia. Diede un calcio al letto nel tentativo di allontanarsi.

Ralph gli lasciò andare il capezzolo e lo spinse sullo stomaco. Aaron sentì un ginocchio premergli in mezzo alle scapole. Aveva il cazzo duro adesso, ma gli faceva anche male.

“Sbarra,” ordinò Ralph.

“Basta,” ansimò Aaron. “Non voglio farlo.”

Non riusciva a capire quante mani lo stessero toccando, ora, ma riuscirono a tenerlo fermo e a divaricargli le gambe.

Pietà,” gridò Aaron. “Pietà, per favore. Non posso.”

Ralph lo schiaffeggiò di nuovo, il che, a quel punto, era più umiliante che doloroso.

“Dio santo, smettila!”

Ralph lo colpì ancora e ancora. Qualcosa di duro e freddo venne incastrato tra le caviglie di Aaron, che le sentì venire circondate da quelle che sembravano manette. Ralph non aveva smesso di picchiarlo e Aaron sentiva qualcuno ridere.

Pietà,” gridò ancora Aaron. “Non è questa la safe word?” Sentiva le lacrime agli occhi… per colpa del dolore, della vergogna o di qualcos'altro, non ne era del tutto sicuro.

Ralph smise di colpirlo. “Passami il bavaglio.”

“No!” gemette Aaron.

“Allora stai zitto.”

“Qual è la safe word?” chiese Aaron. “Dico davvero, non credo di poterlo fare. Tenetevi i soldi. Lasciatemi andare.”

Qualcosa di scivoloso gli passò tra le natiche. “Che cazzo era quello?!”

Farley rise. “Per quanto tutto questo sia divertente, quanto tempo ci vorrà prima che io possa registrare qualcosa da usare?”

“Un minuto, promesso,” rispose Ralph.

Quel qualcosa scivolò di nuovo tra le natiche di Aaron, sfiorandogli l'apertura. Un dito. Doveva essere un dito. Aaron cercò di ritrarsi ma la sbarra doveva essere stata agganciata da qualche parte vicino al letto, perché non riuscì a muoversi che di pochi millimetri. Il ginocchio di Ralph era ancora premuto contro la sua schiena.

Aaron stava perdendo la sensibilità nelle braccia. Il suo cuore batteva così velocemente da soffocarlo. E doveva anche ricordarsi come si faceva a respirare.

“Non voglio farlo,” ripeté. “Lasciatemi andare. Tenetevi i soldi ma lasciatemi andare.

All'improvviso Ralph smise di sfiorarlo e gli infilò un dito dentro. Aaron urlò.

Ralph mosse il dito, affondandolo e ritraendolo in un ritmo persistente.

“Registra,” ordinò. Premette con forza contro lo stretto anello di muscoli e inserì un altro dito. Bruciava.

Aaron era sicuro di stare sanguinando. Si schiacciò contro il letto e sussultò quando l'uccello premette contro il materasso. Aaron sentiva le dita di Ralph muoversi dentro e fuori. Le sentiva premere, allargarlo, torcerlo. Un dito si piegò e toccò qualcosa che gli fece vedere le stelle. Iniziò a piangere, ogni parvenza di dignità ormai sparita.

Ralph colpì ripetutamente quel punto, poi aggiunse un terzo dito. Aaron stava tremando ovunque. Aveva caldo. Ogni ondata di piacere provocata da quelle dita era subito seguita da una di nausea. La sua bocca si riempì di saliva e sale. Stava per vomitare. Stava per essere inculato lì, legato a un letto, nel suo stesso vomito, e sarebbe venuto come una vera puttana. E tutto sarebbe stato caricato online, in modo che migliaia di persone potessero vederlo. Aaron Beaumont è stato scopato nel culo e l'ha adorato. Aaron Beaumont è una puttana. Aaron Beaumont fa schifo.

Le dita di Ralph si muovevano ancora dentro e fuori dalla sua apertura. Gli strisciavano dentro e lui riusciva a sentire ogni dannato tocco. Tre, poi due, poi tre, tre, due, prostata, indietreggiano, due, tre, prostata, prostata, prostata.

Aaron voltò la testa e vomitò.

Ralph ridacchiò. Farley continuava a registrare, o forse no. Forse a quel punto si stava soltanto divertendo.

Pietà,” sussurrò Aaron. La puzza di sudore, vomito e sesso era forte. Cercò di allontanarsi dal macello che aveva combinato, ma non riuscì a sfuggire a quell'odore, non riuscì a sfuggire a quelle voci.

Pietà,” singhiozzò.

“Povero ragazzo,” rispose Ralph. “Non è la mia safe word.”

Aaron non riuscì a capire se urlò ancora. Sentì una risata. Venne colpito con forza sulla schiena. Udì qualcosa sbattere, poi un forte scoppio. Sentì qualcuno gridare. Ralph ritrasse le dita.

Lo stomaco di Aaron si rivoltò ma strinse i denti. Girò la testa in direzione dello scoppio. Era arrivato dalla parte opposta della stanza, quella vicino alla porta. Provò a togliersi la benda dagli occhi ma non ci riuscì.

All'improvviso calò il silenzio.

“Spostati da lui,” ordinò una voce profonda.

“Hai distrutto la telecamera,” protestò Farley.

Ci fu un altro scoppio. Il peso sulla schiena di Aaron sparì di colpo.

“Tutti fuori,” disse la voce.

Aaron udì dei passi. Pochi secondi dopo la benda venne tolta di mezzo e Aaron si ritrovò a fissare dei familiari occhi azzurro ghiaccio. Il Dom di prima adesso era vestito e aveva un lungo cappotto gettato su una spalla.

Il Dom non perse tempo per fargli le classiche domande – “Stai bene?” “Sei ferito?” –, piuttosto lavorò rapidamente per slegarlo. Prima le mani, poi la barra divaricatrice. Infine gli liberò l'uccello. Aaron non osò guardare in basso.

“Torneranno tra poco,” disse il Dom. “Dobbiamo sbrigarci.”

Aaron annuì, sbattendo le palpebre davanti alle luci troppo intense della stanza. Si strinse lo stomaco con le braccia.

“Aggrappati a me,” ordinò il Dom con voce tuttavia gentile. “Ti aiuto io ad alzarti.”

Aaron fece come gli era stato detto. Le sue ginocchia tremavano come impazzite ma le costrinse a collaborare.

Il Dom si tolse il cappotto dalla spalla e lo avvolse intorno ad Aaron. Infilò la pistola nella cintura dei pantaloni neri, poi, con un movimento fluido, sollevò Aaron tra le braccia.

Anche col peso di Aaron, si mosse veloce. Si diresse a passo svelto e sicuro verso la porta. Lasciò andare il ragazzo giusto il tempo di raccogliere la borsa con i soldi dall'angolo in cui era stata appoggiata e i vestiti di Aaron. Gli mise tutto tra le mani, poi lo afferrò saldamente e lo riprese tra le braccia.

Alcune voci echeggiarono nel corridoio dietro di loro. Il Dom si mise a correre e Aaron si aggrappò con forza alle sue spalle. Aprì la porta d'ingresso con un calcio, uscendo nell'aria fresca della notte.

“Qual è la tua auto?”

“Quella nera. Laggiù,” rispose Aaron. Indicò una macchina parcheggiata poco distante.

“Le chiavi?”

Aaron frugò nella pila di vestiti che aveva in grembo e recuperò le chiavi. Il Dom lo appoggiò con gentilezza sull'asfalto e Aaron si strinse i vestiti al petto.

L'uomo gli aprì la portiera, poi si affrettò dal lato del guidatore e si mise al volante. Aaron non aveva neppure le forze necessarie per protestare.

Farley era già davanti all'ingresso dell'edificio, affiancato da Ralph e Dio solo sapeva chi altro.

Il motore si accese ruggendo e il Dom fece retromarcia premendo con forza sull'acceleratore. Procedettero all'indietro fino alla fine del vialetto, raggiungendo la strada principale in pochi secondi. Il Dom mise subito la marcia senza fermarsi neanche per un secondo.

Ce l'avevano fatta. Aaron si voltò indietro, osservando la facciata di quel luogo terribile sparire dietro gli alberi. Si lasciò sprofondare nel sedile.

Lanciò un'occhiata all'uomo che in quel momento stava guidando la sua auto, mentre sentiva l'adrenalina scorrergli con forza nelle vene. “Non so neanche come ti chiami,” mormorò.

“Silas.”

Aaron annuì. “Grazie, Silas. Sono in debito con te.”

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