Lugege ainult LitRes'is

Raamatut ei saa failina alla laadida, kuid seda saab lugeda meie rakenduses või veebis.

Loe raamatut: «Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 3», lehekülg 14

Font:

Riedt (Gugl.), musico di camera del re di Prussia, morto in Berlino sua patria nel 1783, suonava con molta perfezione il flauto, ed occupò per più anni l'onorevol posto di direttore della società degli amatori di musica di Berlino. Possedeva delle cognizioni poco comuni nelle matematiche, ch'egli amava moltissimo, ed alla astrazione di questi studj vien attribuita l'aridità, che caratterizza le di lui composizioni. Egli è autore di più opere di teoria musicale in tedesco; eccone i titoli: Saggio sugli intervalli in musica sotto il rapporto del loro numero, del loro posto, e de' vantaggi loro nella composizione, Berlino 1753, in 4º. Difesa di quest'opera, nel tom. 1 delle Mem. crit. di Marpurg, nel di cui 2º tomo vi ha altresì di Riedt: Considerazioni sulle variazioni arbitrarie nelle idee musicali, nell'esecuzione d'una melodia; ed inoltre: Tavole di tutti gli accordi primitivi a 3, e 4 voci, che contengonsi nella scala compita de' tuoni, sì diatonici, che cromatici ed enarmonici del loro numero ed uso nella composizione. Nel terzo tomo trovansi di lui: Due questioni di musica colla loro soluzione a profitto degli amici della verità, cioè: se il perfetto unisono è, o no, un intervallo reale, e se possono ammettersi nella musica gli unisoni ingranditi, o diminuiti. Alcune di lui composizioni di musica instrumentale sono state impresse nel 1754 a Parigi, e nel 1758, a Lipsia.

Riepel (Giuseppe) ha goduto per molti anni della generale stima alla corte del principe de la Tour in Ratisbona, come direttore della di lui musica, sì per la sua probità, che per i suoi talenti nella composizione, e sul violino. Egli è morto nel 1782. Il principale suo merito nella musica consiste nell'essere stato il primo scrittore in Germania, che abbia sviluppato il caos del ritmo, e disposto in una maniera intelligibile pei studenti. Ecco il giudizio che ne ha dato Hiller: “Egli è un uomo che sa profondamente tutto ciò, che essenzialmente appartiene alla composizione, che cerca a toglierne via il superfluo, e che si applica a far conoscere a fondo ciò, che sinora non è stato se non superficialmente osservato da quegli che l'han preceduto. Egli non si ristringe a dar, come a caso, delle regole aride e secche, di cui possa far uso il lettore sì in bene che in male; ma si applica a mostrare a' suoi allievi, come debbon servirsene per trarne il vero loro profitto.” I titoli delle di lui opere sono: Anfangs etc., cioè: Elementi della composizione musicale, e del sistema delle misure, Ratisb. 1754, in fol. di cui ve ne ha una seconda edizione. Regole fondamentali del sistema de' tuoni in generale, Francfort 1755, in fol. Spiegazione ragionata del sistema de' tuoni in particolare, comune alla più parte degli organisti, Lipsia 1757, in fol. Spiegazione del falso sistema de' tuoni, Ausburgo 1765, in fol. Spiegazione indispensabile del contrappunto sulle note generalmente trasportate, ec. con esempj estratti da altri autori, e composti in parte a tal fine, Ratisb. 1768, in fol. Del ritmo armonico, ai poeti ed ai compositori, con alcuni esempj, 1776, 2 vol. in fol. Il maestro Hiller dice a tal proposito: “Questo libro merita che venga consultato da tutti quegli, che desiderano possedere una cognizione esatta delle parti essenziali della musica in generale, e d'una composizione pura in ispecie.” Schubarth allievo di Riepel, dopo la sua morte pubblicò nel 1786, un'altra di lui opera intitolata Chiave al basso: ossia Istruzione per i principianti nella composizione. Egli possiede inoltre altri manoscritti di Riepel, che promette di dare al pubblico.

Rigel (Arrigo Giuseppe), nato nella Franconia di onesta famiglia, ebbe la fortuna di avere tra' suoi maestri il cel. Jommelli. Nel 1768, si stabilì in Parigi, ove ebbe gran numero di allievi sul piano-forte, per cui aveva molta abilità e gusto. Compose altresì con gran successo quantità di musica sì per chiesa che per teatro: Gluck faceva molto caso delle di lui composizioni. Questo grand'uomo essendo sul punto di lasciare la Francia, gli amministratori del teatro mostrarongli il dispiacere di vederlo partire. Voi non avete tutto perduto, disse egli loro, avete quì un uomo a cui bisogna attaccarsi; M. Rigel è quegli che conviene pel gran teatro reale. Quando si ha scritto un Oratorio come quello di Rigel (la Sortie d'Egypte), si è in istato di fare delle grandi opere. I varj posti, ch'egli ottenne allora in Parigi, danno a divedere la stima che facevasi de' suoi talenti. Rigel fu maestro di musica del concerto spirituale, dell'Olimpico, e professore nella scuola di canto nel Conservatorio, ove molto contribuì al perfezionamento della nomenclatura, e de' principj dell'armonia, su i quali, dicesi di aver egli avuto idee assai chiare e precise. Una gran purità di melodia, ed uguale nitidezza d'armonia formano il carattere delle composizioni di Rigel. Passionato per la sua arte, nemico d'ogni cabala, all'epoca in cui la Francia era divisa in più fazioni musicali, l'una contro l'altra accanite, egli sapeva far giustizia al merito, e distinguere il buono in qualunque scuola, e in qualunque maestro si fosse. A siffatte qualità deve egli l'acquisto della pregevole riputazione di onesto uomo, non che di abil maestro: finì quasi subitamente di vivere in Parigi nel 1799. Luigi Rigel, il maggiore de' suoi figli e suo allievo era un ottimo sonatore di forte-piano e di violino, e buon compositore: fu egli il primo a disporre per il piano-forte le sei gran sinfonie di Haydn, ed i trio di Pleyel: benchè il suo talento non fosse indegno della capitale, erasi stabilito frattanto all'Havre, dove è morto nel 1811 di anni 40. Giovanni Rigel, di lui minor fratello, anch'egli eccellente professor di musica in Parigi, promette di pubblicare le di lui opere postume. Giovanni Rigel in età di 13 anni, dopo avere studiata quest'arte sotto la direzione di suo padre, fu nominato sotto-professore nella scuola di canto, e poco dopo cembalista e compositore al concerto spirituale. Fu quindi nell'espedizione d'Egitto, venne nominato membro di quell'istituto, e compose al Cairo la musica di un dramma quivi eseguita con successo. Di ritorno in Parigi egli gode della più distinta riputazione come uno de' primi accompagnatori sul forte-piano, e come un professore assai virtuoso. Ha molto composto in differenti generi, e le sue produzioni sono in grandissimo pregio per il buon gusto e la regolarità, che le caratterizzano.

Righini (Vincenzo), compositore italiano, maestro di cappella primieramente dell'elettore di Magonza, e quindi del re di Prussia, e molto stimato nella Germania. Nel 1782, diè la musica di due drammi burleschi: il Convitato di Pietra, e la Vedova scaltra. Le più recenti sue opere sono: il Filosofo confuso, 1786, Armida, 1788, Alcide al bivio, 1789. In occasione dell'elezione dell'Imperatore nel 1790, egli fece eseguire a Francfort una sua messa, che piacque moltissimo. Nel 1803, pubblicò per le stampe: Esercizj per la perfezione nell'arte del canto; riuniscono essi la solidità degli antichi maestri, e 'l buon gusto de' nostri giorni.

Rinaldo (da Capua), napoletano, figliuolo naturale di un nobile del suo paese, studiò dapprima per suo diporto la musica, ma fu in appresso nella necessità di professarla per vivere. All'età di 15 anni diè in Vienna la sua prima opera, e scrisse di poi per i migliori teatri di Europa. In Roma vien egli creduto inventore dei recitativi obbligati, ma si è trovato un oratorio di Aless. Scarlatti, dove molto prima di Rinaldo costui avevali usati. Quello di cui può vantarsi Rinaldo si è lo avere impiegato tra' primi de' lunghi ritornelli ne' recitativi, esprimenti una gagliarda passione, il che non poteva farsi dalla voce. Rousseau nel Dizionario lo considera come uno de' più cel. compositori italiani.

Robbers (Giovanni), professore di musica ed organista della chiesa francese a Rotterdam, è autore di una dissertazione Sur l'union de la musique avec la poésie, ch'egli inviò alla società letteraria d'Amsterdam nel 1790. La società avendo esaminato questo scritto, onorò l'autore con una medaglia.

Robertson (Thomas), dotto inglese pubblicò in Londra nel 1784, Inquiry into the fine arts, in 4º, dove tratta della musica teorica e pratica. (V. Bent's cat. of books, p. 133).

Rochefort (Gugl. de), dell'Accademia delle Iscrizioni è autore di una memoria intitolata: Recherches sur l'harmonie et les accords de musique des anciens, 1788, nella quale prova contro M. Burette ed altri, che l'arte delle parti concertanti in contrappunto non era così limitata presso i Greci, come si è da taluni creduto. Mr. de Rochefort è noto abbastanza per le sue traduzioni in versi dell'Iliade, e dell'Odissea d'Omero.

Rocchi (Antonio) è autore delle Istituzioni di musica teorico-pratica in 4º, pubblicate per le stampe in Venezia nel 1777. Non possiamo dar saggio di quest'opera, non essendo ancor giunta sino a noi.

Rodio (Rocco)º, cel. contrappuntista e didattico italiano del sec. 16, pubblicò in Napoli nel 1589, una collezione delle sue opere di pratica, e di altri rinomati compositori di quel secolo, come Villani, Bovio, ec., nomi or sepolti nell'obblìo. Ha maggior pregio un'altra opera didattica di Rodio intitolata: Regole di musica, Napoli 1626, citata assai volte con molti elogj dal P. Martini.

Rodolphe (Giov. Gius.), nato a Strasburgo, a 17 anni veniva riguardato in Francia come il primo sonatore di corno da caccia, che usasse i semituoni. Studiò altresì il violino sotto il celebre le Clair, e verso il 1754 passò in Italia al servigio del duca di Parma: fu egli il primo, che in un'aria di Traetta eseguì un accompagnamento di corno in concerto con la voce, e che in Italia accompagnò su quest'instromento i mottetti nelle chiese. Egli apprese anche in Parma la composizione sotto il famoso Traetta allievo di Durante, e passato quindi al servizio del duca di Wittemberga nel 1760, prese lezioni da Jommelli, e compose a Stuttgard la musica di un gran numero di balli del cel. Noverre, ch'egli poi condusse a Parigi, ove venne a stabilirsi nel 1763, e vi fece gran fortuna. Circa 1780, diè egli a M. Amelot il piano d'una scuola di musica, che fu eseguito quattr'anni dopo da M. Breteuil, e Rodolphe fu nominato professore di questa scuola, per cui compose il suo Traité historique et pratique d'accompagnement, e i suoi Solfeggi, che hanno avuto tanto successo, e che hanno contribuito a moltiplicare in Francia gli artisti, e gli amatori, rendendo facil l'ingresso nella carriera musicale.

Roger (Joseph-Louis) pubblicò a Mompellieri un'opera nel 1758 col titolo: Tentamen de vi soni et musices in corpus humanum, molto lodata dal Dr Lichtenthal. Forkel nel 1º vol. della sua storia generale della musica riguarda quest'opera come la più importante, che si sia scritta intorno a questa materia. Ella è divisa in due parti, nella prima tratta del suono ne' corpi sonori, de' mezzi co' quali si propaga, e del suono nell'organo sensorio dell'udito: nella seconda si dimostra la predisposizione dell'anima per i principj dell'armonia, e quindi tratta l'Aut. della predisposizione della materia all'azione del suono: della predisposizione dell'anima unita alla materia, ossia del corpo animato, e spiega finalmente con quali e quanti mezzi, e che agisca sull'uomo la musica.

Rolla (Alessandro), membro del real Conservatorio di Milano, e primo violino del gran teatro, gode meritamente della riputazione di essere il più abile virtuoso dell'Europa sulla viola. Dicesi inoltre che se gli è fatto un divieto in Italia di sonarla in pubblico, perchè le donne non possono sentirlo su quell'instromento, che non soffrino attacchi a' nervi. I concerti di violino, ch'egli suona nelle orchestre, tirano a se la folla de' dilettanti. Noi abbiamo riferito a questo proposito un curioso aneddoto, all'art. Diana. Egli ha composto molta musica istromentale pregiatissima.

Romieu (M.), della real società delle scienze di Monpellieri, a cui presentò nel 1753 una sua memoria, quivi nel medesimo anno impressa col titolo: Nouvelle découverte des sons harmoniques graves dont la résonance est très sensible dans les accords des instrumens à vent. La scoverta del terzo suono basso formato dalla riunione della vibrazione di due suoni gravi era stata fatta dal cel. Tartini sino dal 1714, e facevane la base della sua scuola in Italia, ma siccome non la pubblicò che nel 1754 nel suo Trattato di musica, M. Romieu pretese esserne l'inventore. “Nel rapportare questo fatto, dice Mr. d'Alembert, non pretendiamo toglier nulla al Sig. Tartini; noi siamo persuasi ch'egli non dee la sua scoverta che a' suoi proprj lumi; ma Mr. Romieu fu il primo ad annunziarla al pubblico.” Cheche sia di ciò, le migliori osservazioni intorno a questo terzo suono si trovano nelle Ricerche di Matt. Young e di Lagrange.

Roquefort (Bonaventura), nato nel 1778, membro di più accademie e società letterarie, nel suo Glossaire de la langue romaine, 2 vol. in 8º, Paris 1808, promette di dare al pubblico un Essai sur la poésie, la musique et les istrumens des Français, depuis le IX siècle jusqu'au XVII. Il testo in parte è tratto da' manoscritti antichi; egli formerà un vol. in 8º del testo, seguito da circa 100 rami coloriti dietro i monumenti del tempo, e dagli esempj di musica di ciascun secolo. M. Roquefort da più anni in quà si occupa altresì della composizione di una Storia generale della musica, che abbraccerà i diversi impieghi o rapporti di quest'arte con tutte le instituzioni presso tutti i popoli, e in tutti i tempi. Questa storia formerà cinque vol. in 4.º, seguiti da un sesto che conterrà le figure e gli esempj. “Ci si assicura, dice Mr. Fayolle, che una porzione di quest'immenso travaglio è già posta in ordine, e che l'A. possiede molti materiali, tra' quali ve n'ha gran numero che non sono stati mai pubblicati.”

Rosa (Salvatore), celebre pittore napoletano morto in Roma nel 1673. Amava egli passionatamente la sua arte, e le arti sorelle, la poesia e la musica. Mostrasi buon poeta e bello spirito nelle sue satire, e sonetti pieni di finezza, e bei motteggi: la sua casa in Roma era divenuta un'accademia, cui intervenivano uomini di buon gusto e d'ingegno: recitavansi de' versi, rappresentavansi commedie, e si faceva della musica. Tra le belle satire di questo valentuomo una ve ne ha mordentissima contro i musici e contro i cantanti, e contro quelle composizioni da chiesa non ben adattate alla maestà del soggetto, e al decoro dell'auguste cerimonie de la religione. E pure è ver che con indegni esempj – Diventano bestemmie a' giorni nostri – Di Dio gl'inni e li Salmi in bocca agli empj – Che scandalo è il sentir ne' sacri rostri – Grunnir il vespro, ed abbajar la messa, – Ragghiar il Gloria, il Credo, e i Pater nostri! – E si sente per tutto a più potere – Cantar sulla ciacona il Miserere ec. Così con tanta ragione, e sì poco frutto cantava questo bell'ingegno, e termina quindi – Chi vuol cantar, segua il salmista Ebreo, – Ed imiti Cecilia, e non Talìa, – Dietro l'orme di Giobbe e non d'Orfeo. Il d.^{r} Burney scrive ne' suoi Viaggi musicali, di avere trovato in una collezione di Cantate di Rossi, Cavalli, Legrenzi, Pasqualini, Bandini ed altri celebri compositori di que' tempi, conservate con diligenza da' curiosi in Italia, un libro prezioso di musica del famoso Salv. Rosa. Le parole di molte di quelle cantate sono di lui, ed otto intere delle medesime sono poste in versi ed in musica, e copiate dalla mano istessa di questo cel. Pittore. Sono esse non solo ammirabili per un semplice dilettante, dice Burney, ma la loro melodia sorpassa in gusto quella della più parte dei maestri del suo secolo (V. Encycl. méthod. art. Cantate, p. 205).

Rosetti (Antonio), nato a Milano nel 1744, si è formato principalmente sul modello del gran Gius. Haydn in Vienna, ove egli era verso il 1766 violinista nella cappella dell'Imperatore, e virtuoso di camera del principe d'Althan. Il suo merito, come compositore e direttore di orchestra, gli fè ottenere nel 1789 il posto di maestro di cappella a Schwerin, in cui succedette al cel. Westenholz. Le di lui numerose composizioni, per la più parte impresse, fannosi rimarcare per uno stile piacevole; le sortite de' strumenti da fiato, di cui sapeva servirsi a meraviglia, sono assai volte di un'estrema bellezza. Finchè si abbandona al suo proprio genio, la sua particolar maniera merita i suffragj degl'intendenti; ma dacchè calcar vuole le tracce di Haydn, il suo stile diviene affettato e monotono. Tra le sue produzioni si distingue l'oratorio impresso a Vienna nel 1786, Gesù moribondo, e l'opera prima a Amsterdam contenente tre sinfonie a grande orchestra.

Rossi (Lemme). Perugino, pubblicò nel 1666: Sistema musico, o musica speculativa, Perugia in 4º. Il P. Martini nel 2º t. della sua storia rapporta il sistema perfetto o sintono di Rossi per gli strumenti mobili, e l'imperfetto o participato per gli strumenti stabili. Questo sistema Sintono vien attribuito a Tolomeo, ma si chiamò poi di Lemme Rossi, “perchè questi giunse ad essere, dice il Martini, se non l'unico, certamente il più diligente amplificatore del medesimo, illustrandolo non solo colla più possibile precisione delle dovute proporzioni, ma inoltre con la necessaria aggiunta di quegl'intervalli, che lo fanno adatto all'artificio del contrappunto corrente.”

Rousseau (Gian-Giac.), filosofo, scrittore di musica, e compositore nacque in Ginevra nel 1712. La di lui avversione per il mestiere di suo padre, costruttore di orologi, lo fè risolvere ad abbandonare la patria nel 1728. Egli aveva studiato la musica, e nel tempo ch'egli andava errante per la Francia e l'Italia, quest'arte il provvide de' mezzi di sussistere. Fu particolarmente in Venezia, ove la sua gran passione per la musica, più accesa dal sentire le buone composizioni, e dal comodo di familiarizzarsi co' primi maestri dell'Italia, trovò non solo maggior pabolo, ma venne portata del tutto ancora verso la musica Italiana. Portossi quindi in Parigi, e cominciossi ben tosto a riguardarlo come gran filosofo, e grand'oratore: tuttavia la sua occupazione ordinaria consisteva nel copiar della musica. Egli si era prescritto il prezzo di quattro soldi per una pagina in 4º e di sei per una pagina in fol. Nè volle mai esigere oltre a questa tassa, cosichè avendogli il conte di Clermont rimesso 25 luigi d'oro per la copia di alcuni pezzi di musica, egli se ne offese, prese la medietà di un sol luigi, e restituì gli altri 24. Questo impiego di copista così spregevole per un filosofo agli occhi d'un preteso bello spirito di Parigi, fa molto onore al suo carattere, quando si sa ch'egli applicavasi a questo disgustoso mestiero non per i suoi bisogni, ma per sostenere unicamente una sua parente povera. Nel suo dizionario egli fa un lungo articolo su i doveri di un esatto copista, e rileva quivi egli stesso le contraddizioni solite del suo carattere. “Comprendo benissimo, egli dice, che sarà di mio nocumento qualora si compari il mio travaglio alle mie regole: ma so ancora che quegli che cerca il vantaggio del pubblico, dee non curare il suo proprio. Uomo di lettere, ho detto del mio stato tutto il male che ne penso, amo la musica italiana, e non ho fatto che della musica francese; ho descritto tutt'i mali della società, mentre essa formava la mia felicità; cattivo copista, vengo quì ad esporre i mezzi di formarne un buono. O verità! il mio proprio interesse è sempre sparito dinanzi a te; ch'egli giammai profani il culto che ti ho consacrato.” In questo intervallo oltre più capi d'opera per la filosofia e la letteratura, compose le parole e la musica del suo dramma le Devin du village, e del Pigmalione, che furono applaudite sul teatro con generale entusiasmo. L'anno 1751 essendo venuta a Parigi una compagnia di cantanti italiani dell'Opera buffa il loro buon incontro suscitò la gelosia de' compositori francesi. Formaronsi due partiti; sosteneva l'uno la buona causa della musica italiana, sforzavasi l'altro di farla cadere. L'amor proprio si rivolse dal canto de' sostenitori della musica francese, e portò tant'oltre finalmente l'affare, che la compagnia italiana fu mandata via da Parigi. Rousseau, passionato partigiano della musica italiana, dimenticò allora non solo il suo Devin du village, ma altresì tutti i vantaggi che poteva promettersi della direzione dell'opera con simili composizioni. Scrisse nel 1753 la sua famosa lettera sulla musica francese. È nota a chiunque la di lui sagacità, la di lui robusta eloquenza, il talento di persuader ciò che vuole, tutto il fuoco della sua espressione: aggiungasi a questo la preferenza che passionatamente egli dava alla musica italiana, forse ancora un certo corruccio contro Rameau, che aveva criticata la sua musica. Animato da questi motivi, egli disse ai francesi, che non avevano assolutamente musica; che quella da essi creduta tale non sapeva nè parlar, nè dipingere nei recitativi e nelle arie, che il loro canto è un abbajamento continuo, insoffribile all'orecchio, purchè non si sia prevenuto; la loro armonia informe, senz'espressione, e che non è se non un vero guazzabuglio da scolare. Nel tempo istesso vi unisce egli il parallelo della musica italiana, e la di lei maggioranza in tutti questi punti. Tutto fu posto allora in romore: nove scritti comparvero in pochissimo tempo contro la sua Lettera, credendo di averla vittoriosamente confutata. Cantanti e virtuosi composero pasquinate, satire e canzoni contro lui, e sparsero nel pubblico de' rami, ove colla più grande indecenza si metteva in ridicolo la di lui immagine: si cercò di oltraggiarlo in una farsa sul teatro, e si giunse, dice l'Elvezio, sino ad incitare il governo a rigorosamente procedere contro la sua persona. Gli si negò l'onorario, che se gli era assegnato per il suo Indovino del villaggio, e se gli vietò per sempre l'ingresso al teatro. Quel che Rousseau continuò a spargere sulla musica francese nel suo dizionario ed altronde, non era fatto per appagare gli animi sollevati contro di lui. Proseguirono quindi le sue persecuzioni, e quel che effettivamente non soffrì da altri, il soffrì colla sua immaginazione. Allontanossi più di più dalla società, e nojossi alla fine della sua solitudine nel seno stesso della capitale. Scelse allora per sua dimora il villaggio di Ermenonville, ma scorse appena sei settimane, la mattina delli 2 di Luglio 1778, al ritorno del suo passeggio, cadde tramortito, e poco dopo rese l'ultimo sospiro. Ecco le opere di questo filosofo sulla musica: 1. Projet concernant de nouveaux signes pour la musique letto dall'A. all'accad. delle scienze li 22 agosto 1742. Può vedersene un lungo estratto, ch'egli stesso ne fa all'articolo Notes del suo dizionario. Egli vi dice che in questa materia non bisogna consultare i musici, ma l'uomo che sa la musica, e che ha saputo riflettere su quest'arte. La musica non è per gli artisti la scienza de' suoni, ma delle figure nere, bianche ec., dacchè cesserebbero queste di colpire i loro occhi, non crederebber eglino veder più della musica: presso loro tutto fa l'abito. Egli fa vedere in seguito tutt'i vantaggi del suo Progetto. Ma all'artic. Caractères de musique: “Io credo che il pubblico ha saviissimamente fatto di lasciar le cose come sono, e di mandar noi, e i nostri sistemi al paese delle vane speculazioni.” 2. Dissertation sur la musique moderne, a Paris 1743. 3. Lettre d'un symphoniste de l'Acad. R. de musique à ses camarades de l'orchestre, Paris 1752. 4. Lettre sur la musique française, a Paris 1753. “L'eloquente penna di M. Rousseau, dice di questa lettera M. d'Alembert, avvezza già a dirci delle verità pungenti, ha ora un'occasione assai favorevole d'istruirci, e di malmenarci. Come quel famoso romano ha sostenuto, quasi solo gli attacchi dell'armata francese, accesa e riunita contro la sua lettera, e la sua persona.” 5. Dictionnaire de musique, in 8vo 1754. M. Choron lo chiama un'opera informe (Notions élément. d'Acoust. p. 13). “Il dizionario di musica di Rousseau, dice M. Suard, è forse di tutte le sue grand'opere quella, ove egli ha meno meditato, e con meno profondità trattato il soggetto. Si rimane agevolmente sedotto dall'eleganza ch'egli usa alle volte nelle analisi spesso astratte, e soprattutto dal fuoco, dallo spirito e dalla grazia, ch'egli sparge sulle discussioni relative ai principj, o agli effetti dell'arte, che appartengono al gusto ed all'immaginazione; ma fia d'uopo diffidare un poco delle sue asserzioni sugli articoli di dottrina, o di erudizione, che esiggono cognizioni positive, e rigorose definizioni.” Encycl. méthod. art. Accent. Egli infatti non è molto esatto nel definire, e noi ne abbiamo dato un esempio nella definizione ch'egli ha dato della composizione (Disc. prelim. p. XIX) e ne abbiamo rilevato il vizio nella Risposta all'autore della Critica del presente dizionario, il quale per sua estrema ignoranza se ne dichiara sostenitore. (V. Esame ec. nel t. 2, p. 4). Gli errori soprattutto in teoria, che si trovano nel dizionario di Rousseau, sono stati da' più dotti uomini confutati, e con ispezialità da M. Suremain nella sua Théorie Acoustico-Musicale, Paris 1793. Egli attribuisce questi errori alla soverchia fretta, con cui fu obbligato di gettarne i fondamenti nell'Enciclopedia, e alla necessità in cui trovossi, far volendo un'opera compita di questo dizionario, di trattarvi degli oggetti, che gli erano stranieri: quindi prega il lettore a non trarne niuna disfavorevole induzione sulla sua maniera di pensiero per rapporto a questo filosofo. “Discepolo ed ammiratore di Gian-Giacomo, egli dice, entusiasta delle sublimi sue produzioni, penetrato dalla stima di sue virtù, il solo amore della verità poteva superar quello, che io aveva per la sua persona. Io ho sentito spesso la mia anima, che pressavami a prender la sua difesa, allorchè i suoi detrattori sforzavansi ad oscurare la sua memoria.” Gli articoli, che riguardano la poetica e la rettorica della musica, sono maneggiati con tutta la solidità di un filosofo, colla leggiadria di un bello spirito e la precisione di un uomo di gusto: non sono però dello stesso pregio quelli che trattano dell'antica musica. “Il superbo e deciso Rousseau, dice l'ab. Requeno, contento del suo sistematico talento molto bene esercitato nella moderna armonia, e pago d'alcuni scelti libri della R. biblioteca, e armato delle dissertazioni dell'accademia, si ritirò a lavorare gli articoli della greca musica per l'Enciclopedia e per il suo dizionario; e consultò solamente per qualche bagattella i greci originali. Incominciando io a notare gli errori ed i pregiudizj sulla dottrina de' greci armonici sparsi nel dizionario, annojatomi abbandonai l'impresa. I più classici saranno da me quà e là annoverati in questi Saggi ec.” (Pref. p. VII). Quest'opera in somma, secondo M. la Borde, avrebbe bisogno di esser rifatta, per risparmiare molta pena a coloro, che vorranno studiarla, e impedire così che non s'imbevano di errori tanto più malagevoli a scamparsi, che lo stile seducente di Rousseau ha l'arte di strascinarvi i suoi leggitori. 6. Lettre à M. l'abbé Raynal au sujet d'un nouveau mode de M. Blainville, 1764, di cui si è parlato nel 1º vol. p. 122. 7. Examen de deux principes avancés par Mr. Rameau, etc. 8. Lettre à M. Burney sur la musique. Tutt'i trattati di Gian-Giacomo sulla musica trovansi riuniti nel vol. 16 dell'edizione di Due-ponti del 1792 di tutte le sue opere. Ne' seguenti scritti vi ha ancora de' dettagli sulla musica: 1. Nouvelle Héloïse, part. II, Liv. 23. 2. Essai sur l'origine des langues: nel cap. XII, egli parla dell'origine della musica, e de' suoi rapporti; ne' cap. XIII, e XIV, dell'armonia; nel cap. XV prova che le nostre più vive sensazioni agiscono spesso per via d'impressioni morali; nel cap. XVI, della falsa analogia tra i colori ed i suoni; nel cap. XVII, Errore de' musici nocivo all'arte loro; nel cap. XVIII, Il sistema musicale de' greci non aveva niun rapporto al nostro; nel cap. XIX, Come ha degenerato la musica. Nulla quì diremo delle sue composizioni musicali, di cui vi ha una collezione impressa a Parigi nel 1781, perchè son poco conosciute ed apprezzate in Italia. “Rousseau (dice M. Choron), senza essere nè profondo teorico, nè dotto compositore, intendeva assai bene la poetica de l'arte, ed aveva il gusto d'una melodia semplice e naturale. Può vedersi a questo proposito la sua Professione di fede in una lettera diretta a M. le Sage di Ginevra, e che si trova alla fine della Notice sur la vie et les écrits de M. le Sage, par M. Prévost, pag. 481. Questa Lettera pubblicata per la prima volta nel 1805 manca in tutte l'edizioni di Gian-Giacomo.”

Roussel, maestro di musica, pubblicò nel 1775, le Guide musical ou Théorie et pratique abrégées de la musique vocale et instrumentale selon les règles de l'accompagnement et de la composition.

Roussier (L'abbé), di Marsiglia, canonico a Ecouis nella Normandia, ove morì circa 1790. Sino all'età di 25 anni egli non conosceva una sola nota di musica; sentendo parlare de' prodigj del sistema del basso fondamentale di Rameau, diessi tutto alla lettura delle sue opere, e poichè credette averne ben compresi i principj, ne divenne il più infollito partigiano, e 'l più zelante propagatore. Più non vi fu per lui che basso fondamentale, tutto era basso fondamentale. Incapace di leggere una linea di musica, d'inventare la menoma frase di melodia, di mettere un conveniente basso sotto una cantilena, e di scrivere correttamente due battute di armonia, egli vide tutta l'intera musica in quel sistema, e non volle mai riconoscervi le imperfezioni che vi riconobbe lo stesso Rameau. Pretese innalzare su quel basso una compiuta didattica, non riconobbe come legittimo se non quello che era d'accordo colle sue regole ipotetiche, e senza veruno scrupolo rigettò tutta la scienza del contrappunto, e la pratica de' più grandi maestri, che egli nemmeno conosceva di nome, e che non erano a' suoi occhi se non ispregevoli pratici, e musici d'orecchio. Non contento di aver fatto della musica un'arte a suo capriccio, formar volle altresì una teorica degna di star a lato della sua scuola. Straniero del pari nella fisica e nella geometria, e tutto al più sapendo le prime regole dell'aritmetica, ammassò de' ridicoli calcoli per sostener de' sistemi contrarj all'osservazione e all'esperienza. “Quel che più muove la bile negli scritti di questo pedante, dice M. Choron, egli è la presunzione e l'arroganza con la quale decide sopra tutti gli oggetti, e l'impertinenza con cui tratta i più celebri autori, allorchè non pensano conforme al di lui sentimento, e non agiscono secondo le sue regole. A proposito in fatti di alcuni andamenti di armonia, che combaciavano co' suoi principj, egli ebbe l'insolenza di attaccare Gluck e Sacchini, che come s'intende benissimo, non fecero che burlarsi delle sue osservazioni. Egli attaccò della stessa maniera Tolomeo, Zarlino e gli altri teorici. Secondo lui tutti gli esperimenti di acustica sono falsi o superflui, e senza conseguenza. Se le opere dell'ab. Roussier sono disgustose per lo spirito di sistema, per gli errori che contengono, per il tuono di pedanteria e di arroganza che vi regna, per la goffagine dello stile, hanno almeno un merito, che non può loro negarsi, cioè la chiarezza; e a questa qualità dovettero elleno il buon incontro che ottennero per alcun tempo: ma oggi son già cadute in un totale discredito.” Eccone il catalogo: 1. Traité des accords et de leur succession, selon le système de la basse fondamentale, Paris 1764. 2. Observations sur différens points d'harmonie, Genève 1765. 3. Mémoires sur la musique des anciens, où l'on expose le principe des proportions authentiques, Paris 1776. Quest'opera è stata criticata con ispezialità dall'ab. Requeno (V. Pref. p. VII, e t. 2, p. 76. ec.). 4. L'harmonie pratique, ou exemples pour le traité des accords, Paris 1776. 5. Mémoires sur la musique des Chinois, Paris 1780 in 4º. 6. Mémoires sur la nouvelle harpe de Cousineau, Paris 1783.