Un Gregario Solo Al Comando!

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Un Gregario Solo Al Comando!
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E. T. Palwin

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Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

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Indice dei contenuti

  1. Una linea tratteggiata.

  ​2. Sole, Terra, Vita.

  ​3. Tercio de muleta.

  ​4. La Stradaccia.

  ​5. Buio siderale.

  ​6. L'inizio della fine.

  ​7. Marilisa.

  ​8. Sogno, numero e cabala.

  ​9. Morte in strada!

  ​10. L'appel du vide.

  ​11. Un uomo finito.

  ​12. La strada giusta.

  ​13. Avanti veloce.

  ​14. Logistica zero.

  ​15. L'umanità è contaminata!

  ​16. Un amico insperato.

  ​17. Occhio per occhio!

  ​18. Joy Esperanza.

  ​19. Leggi ambientali globali.

  ​20. La favola avanza.

  ​21. Un'altra verità possibile.

  ​22. A cento chilometri orari!

  ​23. L'amore.

  ​24. Un terribile sospetto.

  ​25. Morituri te salutant!

  ​26. Una donna fortunata.

  ​27. Come fango entro viscere.

  ​28. Un postino di verità e giustizia.

  ​29. Pinocchio e le sue gambe nuove.

  ​30. La signora Cuculo.

  ​31. Fare del male.

  ​32. Nella pancia del vulcano.

  ​33. Nessun lieto fine, mamma!

  Note

1. Una linea tratteggiata.

Un cuore nuovo per ogni giorno e 1000 favole per questo sogno.

Eri il mio amore, il mio destino, la mia partenza ed ogni arrivo.

Eri l'avanzo ed il bisogno, tutti gli anfratti di mia coscienza.

Non ho più occhi… Nulla da scrivere… Poco da dare e meno da vivere…

Giorni di cuore, senza più fiaba, notte di stelle, senza l'amore di chi m'amava.

Tramonta il sole, fredda la terra, fugge una lacrima... Ma è solo il principio di un'altra guerra!”.

Il piccolo foglio accartocciato cade in strada. È il segnale della riserva accesa. Gli altri lo chiamano Toro Incatenato. È tutto sui pedali. Sbuffa e si dimena... Sembra un toro incatenato ad una improbabile bicicletta. Vorrebbe un soprannome più poetico, ma non conoscono le sue zavorre di carta. Per lui sono liberatorie. Lo lanciano al traguardo, leggero nell'animo!

«Bastardo!» Scagliata con l'insulto una bottiglietta lo sfiora.

Dal mezzo della folla l'ennesimo sputo di quelle settimane... Umiliazione liquida come se piovesse, che dalla guancia gli cola giù per il collo.

Incurante, avanza tra sudore, lacrime e stenti. È stremato e solitario! Ha la coscienza febbricitante, la pelle arsa dal sole e spaccata dal gelo. Un cartello indica i 3 km al traguardo. È la penultima tappa. Quel giro è stato discusso e controverso come pochi. Insulti e accuse dalla gente in strada, sui giornali, in TV e alla radio. Il mondo intero segue questa storia di miseria umana e sportiva. Web e social media se ne cibano con avidità. Illazioni e ricostruzioni fantasiose corrono più dei ciclisti (#rabbiaesdegno).

Sono le 4:03 pm e lì la gravità sembra triplicata. Quel tratto di montagna è isolato: i ripetitori sono difettosi.

«Scoppia!» grida un ragazzino.

Dall'altro lato la novità d'uno sputo alcolico. Forse è vino dolce rimescolato in bocca. Lo centra sul dorso della mano. Si asciuga tra petto e ascella. Vorrebbe nasconderlo alle telecamere. Sono ovunque, impossibile! Ne ha una anche sul casco.

«Bestia!» strilla una vecchia, agitando il bastone.

Sui bordi, due ali di folla s'infiammano. Il suo passaggio è una miccia accesa. Arriva e la gente esplode in insulti e atti concreti! Le transenne ballano una musica fatta d'animi inquieti. È un eco delirante, compulsivo, deformante, di follia collettiva!

Pochi metri e la salita finirà, poi discesa fino all'arrivo. Dalla calca esce un balordo. È di mezza età, panciuto, stempiato, con barba incolta e sudicia. Ha un coltello affilato! Un po' impacciato, corre verso il suo traguardo di follia!

«Stasera non torni ai figli» farfuglia confuso fuori e dentro sé.

Aiutato dalla bassa velocità, lo colpisce una volta soltanto! La lama affonda, devastante... Dal corridore parte un grido sordo di sconcerto e incredulità.

Si guardano... Lo squilibrato ha occhi blu notte, spiritati. Gode del suo gesto, mentre lui prosegue con la lama conficcata nella schiena. Rallenta, ma senza fermarsi. La discesa ne ha pietà... Sbanda senza cadere. Il dolore è così pieno e profondo! Volta la testa. Quel manico è come la banderilla di una corrida. Vede il pazzo: è a terra. Due del servizio d'ordine lo trattengono.

Intorno alla ferita zampillano accenni d'anima in tinta rossa. È un toro nell'arena e quella è la spada finale? È sfinito. Vive un brivido ignoto: è viola; ha sfumature blu elettrico intermittenti; in bocca ha il sapore della ruggine. Lo assale un violento conato di vomito, vuoto di sostanza. Gli manca il fiato... Sbarra gli occhi, ma passa ed è ancora lì a soffrire. Non s'arrende, non l'ha mai fatto! Cerca forze sufficienti per tracciare una linea tratteggiata con il sangue... Vuole oltrepassare il traguardo della sua stessa vita!

​2. Sole, Terra, Vita.

Toro Incatenato, al secolo: Marcelo Valmontedo, uruguaiano di 39 anni, è il gregario per antonomasia. Negli ultimi 20 si è tirato dietro 9 diversi capitani, tutti vincitori di almeno un trofeo prestigioso durante la stagione. Di solito, trainato il team leader per buona parte del tracciato, percorre l'ultimo tratto a mo' di passeggiata. È rimasta celebre la volta in cui, vicino alla prima affermazione personale, ha ubbidito agli ordini di squadra e fatto marcia indietro. «Voltati subito, George ha bisogno di te!» hanno comandato. Giusto, poiché oggi George Van Der Master risulta trionfatore del Gran Giro di quell'edizione.

Mai una volta sul podio, tra belle donne e spumante, invisibile parafulmine d'aria, artefice delle fortune e delle glorie altrui, lui è il gregario perfetto dai tanti soprannomi: Vecchio Toro, Ciclista Operaio, solo a citare due, Marcelo Valmontedo da Montevideo, il Toro Uruguaiano!

C'è chi sostiene, basandosi sull'affermazione: «M'è passata la vita davanti!» che, nell'imminenza del trapasso, la mente umana riproponga gli episodi responsabili o solo riassuntivi del come, quando e perché l'idea di una morte sia nata in seno al mondo. In tal senso il suo viaggio non farà eccezione ed anzi, chiunque con un ruolo nella vicenda, si scoprirà a fare altrettanto.

«Max, Giani disse che me andavi cercando» esordisce con il suo caratteristico accento e parlar contaminato, mentre entra in quell'ufficio di tante riunioni. A seconda delle circostanze e degli stati d'animo parla spagnolo (lingua paterna), portoghese (lingua materna) e italiano (lingua del lavoro).

«Vieni, siedi Marcelo» lo accoglie il direttore Procopio che per posa, naso a punta e rossore sulle guance e attorno agli occhi, sembra un grosso fagiano. «Tutto bene? Famiglia, bambini?»

 

«Sodisfasendo Dios, Diletta fece 8 anni semana passata.» Nel nominarla la voce gli balla. La madre l'aspettava già quando si presero. «O piccolo Alejandro, inveze, con la bola de futbol!»

Il direttore scoppia in una risata roca, gettando il capo dietro di sé. Di solito è indice di sincerità in lui, ma non oggi che ha un macigno da scaricare sul cuore dell'amico Toro.

«Possível, 3 bicicletas nuevas como regalo solo este año!»

Max fa segno di calmarsi. Sa fin troppo bene che quando è nervoso lingua parlata e pensieri coincidono in lui.

«Dopo 3 biciclete nuevas, solo sto ano? Veja e fuja. Ehm, le vede, ma scappa a la pelota!»

Vecchia storia. Il figlio di 6 anni che adora il pallone. Scandalo nella famiglia Valmontedo fondata sul ciclismo! Strano che un uruguaiano possa averlo a cuore più del calcio, ma già chiarito: suo padre, grande passione per quello sport epico, quando lui neppure camminava, lo mise su una bici minuscola con rotelle, manubrio e sedile modificati, affinché non ne cadesse. In pratica un girello per le prime pedalate. Bizzarro, ma coerente. Durante gli allenamenti più duri, Marcelo è solito strillare: «Esta bicicleta me viu nascer e vai me veré morir!» In pratica, in quel misto di spagnolo e portoghese, che la bici lo ha visto nascere e lo vedrà morire.

«Elisabeth?» chiede Max che adesso, con i suoi occhietti da pennuto, lo osserva sospettoso. Difatti gira la voce che quella lo tradisca! «Che mi dici?»

«Ho lassiato Marilisa por ella e te lo sai!» afferma infastidito. Mai accaduto parlando di lei! «Elisabeth sta capriciosa, belisima, ma dificile como ena niña, ehm, bambina de capricio!»

Oggi ogni argomento un campo minato? Il direttore chiude gli occhi restando in silenzio. Sembra un computer al riavvio, fallito il programma perfetto! Pensa a quella graziosa ragazza, Marilisa appunto, coetanea di Marcelo, conosciuta anni prima. Talmente dolce, spontanea, altruista e poi tanto tanto innamorata del suo ciclista... Venuti via insieme dall'Uruguay per condividere i primi anni di una promettente carriera sportiva, ma senza sposarsi e avere dei figli. Errore! Ché il mondo è pieno di tentazioni, come in effetti Elisabeth ha dimostrato. Fosse stato per Max, seppure risultasse oggettivamente spettacolare, non avrebbe permesso un tale affronto alla buona sorte. Già, sì, c'è chi aspetta una vita intera, talvolta invano, sperando di incontrare la persona giusta, così preferire quella a Marilisa davvero un calcio alla fortuna! Ma il passato è passato, così, ricaricato il sistema operativo, replica con convinzione: «Ma che bambina capricciosa, ha 26 anni!»

«Ne teneva 18 quando vene Diletta.» Gli trema la voce, non può farci nulla... «Quase 14 de diferencia! Ricordi la cerimònia? Stavo louco, loco, ehm, pazzo, e sto ancora così!»

«Bello però.»

«Bicicleta, esposa, filhos. Estas são as três razões da minha vida!»

Questa affermazione non lo sorprende. Conosce il senso: “La bicicletta, la moglie, i figli. Sono queste le tre ragioni della mia vita!”. Un marchio di fabbrica, ripetuto come un mantra prima di ogni gara o allenamento.

Sospira, comprendendo che non gli darà alcuna anticipazione sulle intenzioni del fondatore e presidente della loro squadra. Sa quanto stia lavorando duramente per il prossimo Gran Giro e quanto quello sport sia ancora centrale nella sua esistenza. No, non si immagina affermare: «Lui ha deciso che non correrai più per noi!» Pensa alla giovane moglie, eletta Miss Uruguay l'anno in cui si erano incontrati e subito sposati, che da circa un anno e mezzo ha legalmente in mano tutto: case, conti, terreni. Come un padre Max Procopio ha tentato di farlo ragionare, sentendosi rispondere che senza Elisabeth Paceco Garziglia, tutto il resto non avrebbe avuto senso. Dunque? Una rivoluzione per l'ordine costitutivo della sua esistenza: bicicletta, moglie e figli? Il nuovo ordine è adesso: la moglie, la bici e i figli, oppure moglie, figli e infine bicicletta? No mai, ché bici e relative corse l'hanno portato a conoscere e sposare una donna tanto bella e ambita. Quei figli senza lei men che meno sarebbero venuti e allora no, nessuna rivoluzione. Solo l'evidenza che le case, i terreni, i titoli e tutto il denaro possibile non fanno parte, per così dire, del suo sistema solare interno: Sole, Terra, Vita... Già, il Sole come bicicletta, la Terra come moglie e infine la Vita come i loro splendidi bambini.

​3. Tercio de muleta.

Per adeguare il ritmo nelle salite, questa mattina il Toro di Montevideo ha in programma la tabella numero 43 del diario di allenamento personale. Da principio eseguirà un riscaldamento di 15 minuti con rapporto corto a 90 giri al minuto (rpm). Poi 15 km di strada pianeggiante da percorrere con andatura costante, 80 rpm, frequenza cardiaca massima 75% e ancora 6 salite da 2 km a velocità costante medio alta, frequenza cardiaca massima 85% con scatto negli ultimi 200 metri, usando un rapporto lungo. A seguire altri 15 km di strada in piano, con andatura costante 85 rpm e 75% di frequenza cardiaca massima. Finirà con il defaticamento: 15 minuti di rapporto corto a 90 rpm. Dopo anni di preparazioni mirate a raggiungere la forma psicofisica ideale nell'esatta data stabilita, si sente in controllo di una macchina da corsa a trazione umana perfetta. In lui capacità fisica, mentale e tecnica coesistono in equilibrio. C'è metodo, applicazione, spirito di sacrificio e abnegazione negli allenamenti, nell'alimentazione, nel mantenimento di uno stile di vita sano e appropriato e molto altro ancora. Un dettaglio trascura di proposito: l'età anagrafica a discapito di quella biologica, due lustri indietro a sentir lui.

Entrato nell'anticamera degli spogliatoi, dietro a un muro in cartongesso, tra le altre, riconosce la voce calda e appassionata di Gianni Sardena, astro nascente del Team Astrale. Si tratta del suo secondo anno lì e già lo additano quale possibile rivelazione del prossimo Gran Giro d'Europa.

«Ricordate belli, date i cambi come stabilito e nel finale le mie scintille!»

«Ah, ah, ah, ah! Non prendere fuoco dietro quando accendi i razzi!» fanno eco gli altri, divertiti.

Marcelo ricorda di avere visto in bacheca il loro programma. Hanno una simulazione di fuga con strappo a tutta negli ultimi 2000 metri, dopo 80 km complessivi. Guzzi, South, Giansante e Papis, manca solo il capitano Evilthoon, ma per il resto si parla dei 5 migliori elementi sotto contratto.

«Si sa niente del Toro?» chiede Mirko Giansante. «Gli hanno già spezzato le corna?»

Udendoli resta immobile, puntato in direzione di quelle voci come una parabola verso un satellite delle telecomunicazioni.

«Forse», risponde mesto Leon Papis, anch'egli intento nella vestizione, «ora sono tutti dal presidente, nella sala grande.»

«Andava anche Thomas!» esclama Davide Guzzi, ricordando d'averci parlato nel parcheggio. «Lo fanno secco oggi, pesante!»

Senza bisogno di sentire altro, si lancia fuori! In breve irrompe nella sala riunioni, inutilmente inseguito da due segretarie.

«Qué es esta historia?»

È palese abbia luogo qualcosa d'importante. Attorno al tavolo lungo, cristallo e acciaio, l'anziano fondatore dell'omonimo Team Astrale, il vicepresidente Santo Maioli, i responsabili delle aree di Amministrazione, Logistica, Marketing e HR, il capitano della squadra e naturalmente il direttore tecnico sportivo.

«Entri e sieda, caro» gli fa eco il presidente, somigliante a uno Shih Tzu ben pettinato, ma parlante vista la voce flautata. «L'avremmo chiamata noi, ma è lo stesso, vero Giorgio?»

Scuro in volto, il vicepresidente annuisce.

«Gli anni passano e si discute del suo futuro, caro» riprende a dire, armonico, mentre fa ampi cenni affinché l'ultimo arrivato gli sieda a fianco. «Spiegavo che, curati a dovere, anche gli alberi meno giovani portano buoni frutti.»

Fatta eccezione per Lanfranco Astrale, Max Procopio e un vecchio magazziniere peruviano, gli altri sono entrati in società dopo di lui. Marcelo ammira quell'uomo garbato e moralmente impeccabile, ma al pensiero d'essere anch'egli prossimo a un fisiologico avvicendamento, sente ardersi nel petto il fuoco d'una guerra termonucleare. La sua angoscia è spiegata dai problemi degli ultimi tempi con la moglie. Per quanto si sia dimostrato più longevo della totalità dei colleghi suoi coetanei, Elisabeth rifiuta l'idea stessa del suo pensionamento sportivo. Semplicemente non è pronta. Amici e parenti devono provare ancora invidia per la sposa fortunata di un professionista del ciclismo mondiale. Vuol sentirsi in primo piano, coinvolta dal turbinio delle corse, dalle notizie riportate in TV o alla radio. Adora, poi, la diretta delle gare, quando il suo Toro, in testa al gruppo, si tira dietro il resto del bestiame. Non le importa del finale, quando gli altri hanno la meglio, poiché lui le ha spiegato cosa nascondono le quinte di quel teatro sportivo. Sì, conosce e accetta le regole del gioco. Tutte eccezion fatta per quella che sentenzierà la fine del suo divertimento!

«Dicevo che ci ha garantito un lavoro prezioso» prosegue il presidente. «Non ha mai vinto, ma ha portato avanti il gruppo, favorendo i successi dei nostri capitani.»

«Obrigado senhor.»

«Forse sottovaluta l'importanza di tanti anni di sacrifici, ma non tema: la vogliamo preservare. Lei è un simbolo e la qualità del suo lavoro non va dispersa.»

«Grazie señor presidente.»

«Dunque, perché rischiare l'immagine di splendido gregario nel prossimo Giro d'Europa? Se dovesse fallire il bellissimo Toro dell'Uruguay ne uscirebbe infangato, addirittura morto!»

Come eccepire? Marcelo china il capo.

«Stiamo valutando d'offrirle un ruolo nella dirigenza. Non è da tutti e dovrebbe saperlo che ne ha visti passare tanti, caro.»

Come contraddire quella logica schiacciante? In che modo considerare tutto ciò un insulto insopportabile, invece che un premio, un riconoscimento, una gran fortuna, quale in effetti è?

Valmontedo mostra il capo chino, proprio come avviene nel Tercio de Muleta di una corrida. Qui il toro, posto in condizioni d'inferiorità, viene costretto a tenere la testa abbassata, affinché il torero possa conficcargli la spada tra le scapole, fino a poterne raggiungere il cuore. Tuttavia la legge taurina prevede un tempo limitato entro il quale questi debba assestare il colpo conclusivo. Oltre, lo squillo di una tromba lo avvisa di essere in ritardo e di affrettarsi. Proseguendo, infatti, al risuonare dell'ultimo avviso avrà fallito il proprio compito e uscirà tra i fischi del pubblico.

Proprio adesso, nel silenzio che si è creato, risuona discreto un contatto telefonico in ingresso. È il suo! Si tratta di Elisabeth. Si scusa. Motiva l'urgenza di rispondere con un preoccupante stato febbrile del piccolo Alejandro. Rassicura tutti: farà presto ritorno. Appartato spiega quanto di buono stia capitando, nella segreta speranza che lei possa accogliere quelle novità. Così non è! Da principio fredda e scostante, poi addirittura isterica.

«Sono la moglie di un ciclista! Voglio questo!» strilla, come fosse davvero una bambina capricciosa. «O così o non c'è più niente! Lo capisci?»

A stento riesce a calmarla. La convince che non c'è problema, che non ha obblighi. Anzi, volendo potrà rinnovare per altri tre anni. Nulla di più falso, è chiaro, ma adesso due parole ripete in sé: «Gana tiempo.»

Guadagna tempo. Con lei l'ha fatto, ma in quella sala riunioni è in corso una corrida che conosce un unico finale ammissibile: la morte cruenta del toro! Però, ragiona, quando il matador non riesce a ucciderlo, ha fallito e da vivo, per quanto moribondo, viene portato via. Ok, per essere ucciso altrove, ma da vivo, ancora vivo! Forse trovando il modo di convincere Lanfranco Astrale che il prossimo Gran Giro sarà corso bene, addirittura meglio degli altri, promettendo che sarà l'ultimo e che il futuro lo vedrà dirigente… Di lì via, in un'altra squadra! Certo, come no, faranno a gara per aggiudicarsi un trentanovenne che non ha mai vinto. Un passo alla volta. Per Elisabeth, perché le serve ancora un po' del suo mondo perfetto, sì, devo essere perfetto un altro po'. Ne ha bisogno e io di lei, sì, io di lei!

«Gana tiempo» mormora rientrando in quella sala riunioni, d'improvviso grande come l'arena che aspetta il suo tributo di sangue taurino.

«Presidente?» improvvisa, preda del suo delirio. «Es siempre esportivo, corajoso e un grande apostadòr, ehm, scometitore?»

 

Quest'ultimo accenna un sorriso ammiccante che lo riempie di speranza.

«Em breve haverá uma simulação de» si blocca! Non è quello il momento giusto per essere nervosi in portoghese, come in spagnolo, come in generale. «Presto averá una simulazione de gara. Sardena con outros, ehm, con altri.»

Raggiante, Astrale chiede: «Cosa scommettiamo, caro?»

«Queremos apostar que eu termino primeiro? Si puedo, vou estar no Grand Tour de Europa!»

Tale e tanta è la tensione provata, spalle al muro, tra vita e morte del matrimonio, ma anche di più, che neppure s'accorge di come gli escono quelle parole.

Tuttavia non serve traduzione, poiché l'altro rilancia con piglio furbesco: «Va bene. Scommettiamo, ma il percorso lo decido io e al traguardo dovrai avere almeno due minuti di vantaggio. In caso contrario, caro, donerai la buona uscita da corridore per la tribunetta mancante nel nostro velodromo!»

Sì, il toro è vivo, ed Elisabeth è al suo fianco, ma per quanto ancora vi rimarranno?