Loe raamatut: «Nel Letto Dell'Alfa»
Nel letto dell`Alfa
Nel letto dell’Alfa © Kate Rudolph 2015
Cover design di Kate Rudolph.
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Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati in modo fittizio e non devono essere considerati come reali. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o a persone, in vita o defunte, è puramente casuale.
Pubblicato da Kate Rudolph.
Nel letto dell’Alfa
Tutto si conclude...
Mel ha promesso a se stessa di vendicarsi della strega che ha massacrato la sua famiglia, o di morire nel tentativo. Ladra di fama mondiale, ora è pronta a tenere fede alla sua promessa, ma le cose sono complicate. Quella strega, Ava, non ha preso di mira solo Mel, ma anche le uniche persone sul pianeta a cui lei tiene.
Non è vero che la vendetta sia un piatto da servire freddo...
Luke non avrebbe mai potuto prevedere su quale strada Mel l’avrebbe condotto. Ora farà qualsiasi cosa per salvare la vita di sua sorella e conquistare il cuore della sua ladra. Ava minaccia il suo branco, determinata a rubare un magico manufatto di immenso potere che lui non ha mai saputo di possedere.
Innamorarsi non è mai stato così letale...
In mezzo a tutto questo, Luke e Mel si sono trovati. Ma Mel non sa gestire le relazioni, e il branco di Luke non è entusiasta di avere una ladra come femmina alfa. Quando Mel e Luke sono insieme, il loro rapporto è esplosivo. È un fuoco che può purificare... oppure distruggere.
Indice
1. Capitolo Uno
2. Capitolo Due
3. Capitolo Tre
4. Capitolo Quattro
5. Capitolo Cinque
6. Capitolo Sei
7. Capitolo Sette
8. Capitolo Otto
9. Capitolo Nove
10. Capitolo Dieci
11. Capitolo Undici
12. Capitolo Dodici
13. Capitolo Tredici
A proposito di Kate Rudolph
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1
Capitolo Uno
Luke Torres avrebbe dovuto sentirsi a proprio agio nel suo territorio, ma in quel momento gli alberi forti, nudi e pronti per la prima nevicata invernale non facevano che renderlo nervoso. In agguato in quei boschi c’erano degli estranei. Nemici della peggior specie. Quei vigliacchi non avevano cercato di colpire lui. Al suo posto, avevano preso di mira sua sorella.
E Luke non l’avrebbe tollerato.
Era scesa da tempo l’oscurità e la mezzanotte si stava avvicinando. Luke sentiva sottopelle gli artigli pronti a erompere e ad entrare in azione. Presto avrebbe conosciuto il volto del suo nemico e avrebbe strappato la spina dorsale a chiunque si fosse messo contro di lui o avesse tentato di fare del male a qualcuno della sua gente.
Maya Nunez e Sinclair camminavano al suo fianco, insieme ad una mezza dozzina di altri leoni mutaforma schierati nella loro forma animale. Di solito la foresta subito fuori da Eagle Creek, in Colorado, brulicava di vita a qualsiasi ora del giorno. Ma ora regnava il silenzio, e Luke udiva solo il respiro dei suoi compagni di branco. I predatori popolavano la notte e tutte le prede rimanevano nascoste.
La radura si aprì davanti a loro, piccola, forse sei metri di diametro. Meno di una settimana prima, Luke aveva ritrovato lì sua sorella dopo che era stata rapita da un nemico misterioso. Molte cose erano cambiate da allora. Eppure non sapevano ancora nemmeno lontanamente come guarirla. La strega non era riuscita a neutralizzare la maledizione che stava uccidendo Cassie e non avevano più tutto il necessario per riprovarci.
Il nemico non gli aveva detto di presentarsi da solo, così Luke non aveva fatto alcuno sforzo per nascondere i compagni, almeno non quelli che camminavano su due gambe. Anche se avrebbe potuto portare con sé un numero ancora maggiore di leoni, gli errori del passato gli avevano insegnato molto. Non avrebbe più lasciato senza difese la sua casa e sua sorella. Se non avesse commesso quell’errore la prima volta, la vita di Cassie non sarebbe stata in pericolo.
Le vite di tutti loro, in realtà, molto probabilmente.
L’aria davanti a Luke fremette momentaneamente e si fece più rarefatta, rivelando la presenza di un uomo alto che indossava un impermeabile nero, pantaloni scuri e stivali neri. Doveva aver scelto quell’abbigliamento per apparire minaccioso, ma così com’era sembrava solo ridicolo. Quello stregone era tutto pelle e ossa, l’impermeabile pendeva dalle sue spalle come se fosse appeso su una gruccia. Ma si percepiva molto potere a crepitare nell’aria e Luke sapeva che il pericolo rappresentato da quell’uomo non stava nella sua misera corporatura.
Non vedendo presentarsi altre streghe, Luke si preoccupò. Beh, più di quanto si fosse già preoccupato fino a quel momento. Quante altre ce n’erano, protette dalla magia che le nascondeva come un mantello? Anche i suoi leoni erano abili a nascondersi, ma sfruttavano la conformazione del terreno a loro vantaggio. Usare la magia equivaleva a barare.
Lo stregone diede un’occhiata a Luke, Maya e Sinclair e fece un sorrisetto. “Eri troppo spaventato per venire da solo, vero, grande Alfa?” Parlava come se da un momento all’altro dovesse mettersi ad arricciarsi i baffi o sparire dietro un mantello. Se la situazione non fosse stata così preoccupante, quel modo di fare sarebbe risultato comico.
Luke non aveva tempo per l’umorismo, e per quanto riguardava i suoi nemici, quello in particolare era quasi insultante. “Sembra che tu sia in vantaggio su di me, visto che mi conosci. Tu chi sei?” Non aveva interesse a fare giochetti, non con una posta in gioco così alta.
L’uomo si ricompose, raddrizzò la schiena guadagnando un paio di centimetri in altezza e parlò con un tono di voce più basso di mezza ottava. “C’è chi mi chiama...” iniziò chinando la testa e con un respiro sibilante, poi lanciò un’occhiata alla sua destra e trasalì. Fece un solo rapido cenno in quella direzione e si irrigidì. “Tim. Sono Tim.”
Maya si spostò vicino a lui e Luke fece affidamento sul fatto che fosse pronta ad affrontare la strega al fianco di Tim, anche se rimaneva nascosta. Nel frattempo lui non distolse l’attenzione dal loro nemico visibile. “L’affanno fa parte del tuo nome? O serviva a fare scena?” Era ormai chiaro che Tim fosse l’uomo di facciata in rappresentanza del vero potere.
Lo stregone si accigliò, scoprendo un po’ i denti. “Ti prendi gioco di me quando in realtà hai paura di muoverti da solo nel tuo stesso territorio?”
Luke non si mostrò arrabbiato, ma promise a se stesso che avrebbe avuto il piacere di strappare via le viscere di quell’uomo se solo avesse fatto una mossa sbagliata. “Conosco le mie forze.”
“Evidentemente sei più debole di quanto pensassi,” disse Tim con un sorrisetto, piegando leggermente la testa. Tese una mano, allargando lentamente le dita. Quando il palmo fu rivolto verso il cielo, mosse le dita in uno strano modo e apparve una fiamma scoppiettante. Lo stregone se la passò da una mano all’altra.
“Cosa vuoi?” Luke non si lasciò distrarre dal fuoco. Tim doveva averci sperato.
“Moltissime cose,” rispose, lanciando in alto la fiamma e riprendendola, per poi estinguerla chiudendo la mano a pugno. “Ma tu puoi offrirmene solo alcune.” Lanciò un’altra occhiata alla sua destra, solo per un secondo, prima di tornare a concentrarsi su Luke.
“Allora perché diavolo mi hai voluto qui?” sbottò Luke a denti stretti. Nell’ultimo mese era già stato attaccato sulla sua stessa terra una volta, e mai avrebbe voluto che succedesse di nuovo.
Tim non si offese per quel tono, o almeno non all’apparenza. “Ho bisogno di informazioni.”
“Un modo interessante di procedere, per ottenerle.” Dire a quell’uomo di andare a farsi fottere non avrebbe aiutato Luke in alcun modo; anzi, avrebbe solo peggiorato le cose. A una parte di lui non importava, ma la mise a tacere. Per lui in quel momento era inutile. “Quali informazioni?”
“Dov’è il Pozzo?”
“Così puoi avvelenare la mia acqua?” Che cosa poteva mai farsene uno stregone di un pozzo? E non potevano trovarlo da soli? Né Maya né Sinclair sembravano capire di cosa stesse parlando, anche se non davano a vedere nulla. Era stata la loro mancanza di reazioni a convincere Luke che nemmeno loro avessero idee in proposito.
Tim lo sbeffeggiò. “Sei davvero così disinformato?”
Così non si andava da nessuna parte, e lui aveva già rivelato di non aver capito di cosa si trattasse. Non c’era motivo di non andare fino in fondo. “Non so proprio di cosa tu stia parlando. Non posso darti informazioni che non ho.”
Tim esitò per un momento, occhieggiò verso destra, annuì leggermente e irrigidì le spalle, dandosi un contegno. “Vuoi che tua sorella muoia? Dacci le informazioni e revocheremo la maledizione. Continua a fingere di non sapere nulla e non sopravviverà alla settimana.”
Dalle mani di Luke eruppero gli artigli, pronti a squarciare la gola di quel bamboccio insolente. “Stai ammettendo di essere stato tu ad aver lanciato la maledizione su mia sorella?”
Tim fece spallucce. “Ora sono le tue azioni a decidere il suo destino.”
Luke si sforzò di trattenere i suoi istinti omicidi. Uccidere quello stregone non avrebbe risolto il suo problema. Avrebbe solo complicato le cose. “Sarebbe pericoloso andare lì adesso. Il fiume è straripato, devo organizzarmi.” Un fiume scorreva a sud del suo territorio e le abbondanti piogge, inusuali per la stagione, lo avevano gonfiato fino a rompere gli argini. Non c’era nessun pozzo in zona, ma Luke sperava che il bluff gli avrebbe fatto guadagnare tempo.
“Hai cinque giorni.” Tim schioccò le dita e scomparve, lasciando al suo posto uno scintillio nell’aria. Luke mandò i suoi leoni a perlustrare la zona, ma non c’era traccia delle streghe. Era come se non fossero mai state lì.
2
Capitolo Due
Cassie non aveva più le convulsioni. Era già un miglioramento. Mel guardò Krista lavorare sulla ragazza. La strega sapeva fare miracoli, ma contro una maledizione lanciata con tale maestria e una mutaforma che aveva appena acquisito la capacità di trasformarsi e che l’aveva già seriamente ferita, stava incontrando qualche problema. Due giorni prima Cassie aveva inaspettatamente avuto la prima muta, assumendo la sua forma di leone. Ancora peggio, era stata così assorbita dalla trasformazione che aveva aperto un brutto squarcio nel petto di Krista. La ferita era stata curata e stava cominciando a guarire, ma l’organismo delle streghe non sopportava bene le ferite gravi. Per il momento Krista si prendeva cura della ragazza quando ne aveva la forza, ma non era mai sola nella stanza.
Con Luke e Maya fuori a caccia, rimaneva Mel a fare da babysitter.
Era rimasta lì a sedere per più di un’ora in un silenzio quasi confortevole prima che scoppiasse un gran trambusto, il cui rumore proveniva dall’ingresso. “Sembra che l’alfa sia tornato.”
“Certo,” disse Krista senza guardarla. Mel non riusciva a capire se la sua collera fosse dovuta alla ferita o alla storia di cui non stavano parlando. Non era sicura di quale delle due opzioni avrebbe preferito.
Forse Bob sarebbe stato in grado di dirglielo, ma era fuori a cercare di rintracciare chi aveva lanciato la maledizione su Cassie. Aveva contatti che non avrebbe condiviso né con Mel né con Krista, ma sarebbe andato a prendere le informazioni per loro. Meglio di niente.
Cassie emise un piagnucolio lamentoso e si girò su un fianco, raggomitolandosi. Cominciò di nuovo a tremare e le spuntò del pelo bruno e ruvido sulle braccia. Krista si spostò e lasciò che Mel prendesse il suo posto. Con mani ormai esperte lei afferrò le manette che avevano fissato al muro e incatenò la ragazza. Era umiliante, una cosa orribile da fare, ma Cassie aveva concordato che fosse il solo modo per tenere al sicuro lei e tutti quelli che la circondavano.
La ragazza era così sfinita per le mute quasi continue degli ultimi due giorni che il tremito cessò e lei si accasciò sulla schiena mentre il pelo si ritirava lasciando esposta la dorata pelle delle sue braccia. Aprì gli occhi castani e rivolse a Mel un sorriso triste. “Almeno recupero l’attività fisica degli allenamenti persi in palestra.”
Mel sorrise, ma non seppe cosa rispondere. “Credo di aver sentito tornare tuo fratello,” fu l’unica cosa che riuscì a dire. E quelle parole sembrarono ridare a Cassie un po’ di carica.
La ragazza arretrò sul letto fino a potersi sedere con la schiena appoggiata al muro. Aveva sempre le braccia legate sopra la testa, ma non chiese di essere liberata. Mel non sapeva se pensasse che si sarebbe trasformata ancora o se semplicemente si fosse talmente abituata alle manette da non sentirle più.
Maya entrò dopo un paio di minuti, ma di Luke ancora non c’era traccia. Mel liberò Cassie dalle manette e uscì a cercarlo. Dopo aver perlustrato quasi l’intero piano degli alloggi, lo trovò nella sua stanza, seduto sul letto con la testa tra le mani. Chiuse la porta dietro di sé il più silenziosamente possibile, ma lui la sentì e alzò lo sguardo.
Le sorrise per un momento, anche se i suoi occhi trattenevano le ombre che si erano accumulate negli ultimi giorni. Dato che lei non accennava ad avvicinarsi, il sorriso svanì. Lei rimase immobile, costringendosi a non attraversare la stanza per poterlo stringere fra le braccia. Non si erano toccati per niente negli ultimi due giorni e sentiva quasi un dolore fisico per la mancanza di contatto.
Ma lui non era il suo compagno.
Era stato un commento scherzoso di Bob a metterle quel pensiero in testa quando erano in Messico. Ed era completamente sbagliato. Le ladre non andavano a convivere con gli alfa; non avrebbe mai funzionato, non importava quanto fosse bello baciarlo o essere abbracciata da lui. Poiché quindi non era una possibilità da considerare, lei aveva intenzione di non pensarci più. I furti impossibili era una cosa – con una pianificazione strategica e una squadra solida potevano riuscirle quasi tutti. Ma una relazione? Mai.
Quindi Luke Torres non era il suo compagno e niente avrebbe potuto convincerla del contrario.
“Mi pare di capire che non sia andata bene,” gli disse.
Luke scosse la testa. Si spostò su un lato del letto facendole posto per sedersi, anche se quel letto era talmente grande che lo spazio non era un problema. Sebbene sapesse che non avrebbe dovuto, Mel attraversò la stanza e si sedette accanto a lui.
“Più o meno come ci si poteva aspettare,” rispose Luke. “Minacce, insulti e richieste impossibili da soddisfare.”
“Che richieste?” Mel rilassò una gamba tenendola appoggiata contro quella di Luke. Tecnicamente non lo stava toccando, visto che erano vestiti entrambi. Ma era così piacevole che non si allontanò.
“Preferirei dirlo a tutti in una volta sola.” Si alzò e ruppe quel minuscolo contatto fra loro. Mel decise che non ne era delusa, neanche un po’. Lui si avvicinò al comodino e rovistò nel primo cassetto.
“Cosa stai facendo?” Mel non riuscì a trattenere il sorriso che le solleticava gli angoli della bocca.
Luke tirò fuori dal cassetto una piccola borsa di velluto nero e gliela lanciò. “Penso che dovresti riaverla.”
Mel sapeva cosa c’era all’interno, senza nemmeno dover allungare la mano nella borsa. Ma la capovolse ugualmente facendosi cadere sul palmo la pietra trasparente montata sulla sua catenina d’argento. La pietra rivelatrice. La maledetta origine di tutto quel casino. Grazie ad essa, Mel poteva rintracciare la donna che aveva ucciso i suoi genitori. Luke gliel’aveva sottratta dopo che lei aveva rubato dal suo caveau una gemma di berillo rosso conosciuta come Smeraldo Scarlatto.
“Perché?” gli chiese. Cassie non stava meglio e lo Smeraldo Scarlatto era da tempo finito nelle mani di un compratore sconosciuto. Tutto ciò che lei aveva fatto a Luke, o per lui, aveva solo peggiorato le cose.
Luke chiuse il cassetto. “Avevamo un accordo. Tu hai fatto la tua parte, e io sono un uomo di parola.”
Se era davvero così, perché Mel si sentiva come se le avesse appena dato un pugno nello stomaco? Aveva ottenuto ciò che voleva e poteva uscire dalla porta in quel preciso momento senza più voltarsi indietro. Ma sembrava tutto sbagliato. “Mi stai chiedendo di andarmene?” Se il lavoro era finito, perché sarebbe dovuta rimanere?
Luke lasciò la domanda sospesa nell’aria per un momento. “Non voglio che tu stia qui perché vuoi un compenso. Non voglio quel tipo di obbligo fra noi.”
Lei non sapeva come reagire, non poteva. Si limitò a mettere al collo la lunga catenina lasciando pendere il diamante fra i seni sotto la camicetta. ”Non dovresti custodire le mie inestimabili gemme nel tuo caveau?”
Luke sorrise. “Me le ruberesti in un attimo se le lasciassi in un posto così ovvio.” Si avvicinò ai piedi del letto e le appoggiò le mani sulle spalle. Mel non si spostò, non avrebbe mai ceduto il suo posto a un alfa. Loro non lo facevano mai. Ma Luke si limitò a darle un rapido bacio sulla guancia e si tirò indietro. “Andiamo a parlare con gli altri. Ho delle novità.”
Mel non gli parlò mentre si dirigevano alla stanza di Cassie. Luke era in preda a un conflitto interiore. Non sapeva se fosse giusto restituirle la pietra, ma il pensiero che lei rimanesse perché costretta dalle circostanze, o solo perché si trattava di un lavoro, non gli andava a genio. Lei non era solo una specie di socia in affari che sarebbe sparita nella notte una volta che tutto fosse finito. Era la sua compagna.
O almeno, lui pensava che lo fosse.
Ora che non aveva altre ragioni per restare, Luke desiderava che lei si fermasse per vedere se ciò che c’era fra loro sarebbe davvero sbocciato in qualcosa di reale. Quei dieci minuti in Messico non facevano la differenza, e se ci fosse stata un’altra occasione di mettere le mani su di lei, non se la sarebbe fatta sfuggire. Nessuna telefonata lo avrebbe interrotto, la prossima volta che avessero avuto del tempo per stare insieme da soli.
In quel momento, tuttavia, doveva concentrarsi sulla situazione. Forse Krista sapeva qualcosa su quel pozzo che Tim e le altre streghe volevano. Il branco si sarebbe riunito a breve, e lui doveva raccogliere la maggior quantità possibile di informazioni sul loro nemico e su ciò che stava cercando, prima di parlare con la cerchia più ristretta di compagni. Qualunque cosa stesse arrivando sarebbe stata pericolosa e tutti dovevano essere preparati al meglio.
Aprì la porta della stanza di Cassie e vide Krista seduta su uno sgabello accanto al letto della sorella. Maya era a mezzo passo dietro di lei e Krista teneva la mano a Cassie, parlandole a bassa voce. Nonostante questo, lui riuscì a sentire cosa diceva. “Quando tutto sarà finito, potrebbe permanere un effetto sulla tua capacità di mutare.”
“Hai idea di quando succederà?” chiese Cassie.
Luke fu felice di sentir parlare sua sorella. Se non fosse stato per la terribile urgenza di trovare il modo di guarirla, di far sparire la maledizione, avrebbe passato tutto il suo tempo in quella stanza con lei.
Qualunque cosa la strega si fosse riproposta di fare lo metteva in agitazione. Specialmente dopo essersi accorto che Krista e Cassie si erano irrigidite entrambe quando lo avevano visto entrare nella stanza. Maya non si era mossa di un millimetro e lui non riusciva a capire se fosse perché voleva nascondergli la sua reazione o perché non ne aveva affatto. “Che cosa dovrebbe avere effetto sulla sua capacità di mutare?” chiese, cercando di mantenere la calma. Cassie ci aveva messo così tanto a trasformarsi e aveva già perso così tanto per quel motivo, che non poteva lasciare che sacrificasse quel risultato così facilmente.
Sentì Mel appoggiarsi alla porta dietro di lui. Krista si girò a metà sullo sgabello per poter dare un’occhiata. Si spostò leggermente, in modo che anche Cassie potesse vederlo. Sua sorella gli sorrise e Luke sentì una fitta al petto. Da quando era vittima della maledizione lei aveva perso peso, le sue guance erano scavate e la pelle era diventata grigiastra. Una parte di lei stava appassendo e non c’era una dannata cosa che lui potesse fare per impedirlo. A parte dare a quelle streghe qualcosa che non sapeva di avere.
“Ehi,” disse Cassie, con voce roca e dolce. “Abbracciami.” Gli tese le braccia. Almeno non era ammanettata, al momento.
Krista si alzò e lui prese il suo posto, sedendosi di fianco alla sorella e tirandosela vicino. Lei si sentì come una piuma tra le sue braccia, talmente delicata da poter volare via con una folata di vento. Ma lui poteva ancora percepire una forza immutata dentro di lei, la determinazione a uscire da quella situazione. “Di cosa sta parlando Krista?” le chiese sciogliendo l’abbraccio e dandole un bacio sulla guancia.
Si aspettava una spiegazione dalla strega, invece fu la sorella a rispondere. “Krista pensa di poter fermare le mie mute. O magari di fare in modo che io possa controllarle.” Lo guardò negli occhi, con quello sguardo nocciola così simile a quello di lui. A volte la gente diceva che era impossibile indovinare che fossero fratellastri. Non avevano mai prestato attenzione agli occhi di Cassie.
“Sembra pericoloso.” Senza altre informazioni non poteva lasciare che sua sorella affrontasse qualcosa che poteva privarla di una capacità così vitale. Guardò Krista. “Cosa stai proponendo?” chiese in tono brusco.
Maya si irrigidì ma non disse nulla.
Krista lanciò un’occhiata a Mel prima di parlare, con un piccolissimo sorriso appena accennato agli angoli della bocca. L’espressione contraddiceva la risposta che diede. “Considera questa maledizione simile a un virus informatico,” disse. Luke sollevò un sopracciglio e lei continuò a spiegare. “Se Cassie fosse un computer, la muta sarebbe un programma aperto in background. È sempre lì, ma non sempre attivo.”
“Sì, so come funziona,” e non aveva bisogno che glielo spiegasse qualcuno che non fosse un mutaforma.
Krista cercò di incrociare le braccia, ma trasalì e lasciò perdere, rilassando il braccio ferito al suo fianco. “La maledizione ha preso di mira la muta. Penso che sia successo qualcosa quando ho cercato di romperla. Si sono legate insieme in un grosso nodo. Io posso sciogliere il nodo e bloccare il virus all’interno del programma della muta, per così dire, ma questo in seguito potrebbe impedire del tutto la trasformazione.”
Luke guardò Cassie. “No, è troppo pericoloso. Non dopo...” Si interruppe prima di completare la frase.
Ma Cassie la completò per lui. “Non dopo che mi sono cacciata in questo casino proprio perché volevo così tanto trasformarmi? Non dopo che mi sono lasciata rapire dai vampiri? Non dopo aver fatto tutto questo a me stessa? Non dopo cosa, Luke?”
“Non è quello che intendevo,” rispose con un tono più duro di quanto volesse. Cassie era stata rapita solo dopo che lui aveva cercato di stringere un patto con Mel settimane prima, quando era sua prigioniera. Aveva momentaneamente abbassato la guardia e i vampiri ne avevano approfittato per intrufolarsi e prenderla. In quel momento sembrava che tutto fosse successo secoli prima, ma in parte era perché non aveva ancora avuto il tempo di affrontarne davvero le conseguenze.
Cassie serrò le mascelle. “Non sta a te la scelta.”
“Col cavolo che non sta a me.” Luke voleva alzarsi e camminare, ma rimase seduto. “Sei sul mio territorio, Cass. Pensi che semplicemente lascerò che una strega ti uccida?”
“Sto morendo comunque!” Avrebbe dovuto essere un urlo, ma le uscì solo una rauca tosse. “Le mute arrivano sempre più velocemente. Non so quanto ancora potrò resistere.”
Il dolore senza speranza nella sua voce trafisse Luke nel profondo. Voleva qualcosa da poter combattere, un modo per farla stare meglio. Invece era bloccato lì, a riporre in una strega che conosceva a malapena le sue speranze di aiutare la sorella e di salvare la sua gente.
Prima che potesse dire altro, fu Mel a parlare. “Le persone che le hanno fatto tutto questo si sono fatte vedere? Se vogliono qualcosa da te, probabilmente in cambio revocheranno la maledizione.”
Luke avrebbe voluto raccontarle tutto, gettare la prudenza alle ortiche e chiederle un parere ancor prima di riportare la questione ai suoi fidati consiglieri nel branco. Ma non poteva. Aveva una responsabilità nei confronti della sua gente, e prima di ogni altra cosa non poteva svelare informazioni riservate a una persona che era stata sua nemica fino a poco tempo prima.
O, se non proprio una nemica, Mel era stata come minimo una sua avversaria.
Quindi praticamente non le rispose. “Se anche fosse, perché dovrei crederci?” Si rivolse a Cassie. “Sei sicura di fidarti di Krista fino a questo punto?”
Cassie annuì gravemente. “Sì.”
Allora avrebbe rispettato la decisione di sua sorella. Fino a un certo punto. Guardò Krista, lasciando che dai suoi occhi trasparisse giusto un po’ del suo leone interiore. Lei gli tenne testa, doveva dargliene atto. “Se muore...” La strega annuì prima che lui potesse finire di pronunciare la sua minaccia.
“Capito.”