Loe raamatut: «Sette Pianeti»
Indice
Titolo
Copyright
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Primo Capitolo
Secondo Capitolo
Terzo Capitolo
Quarto Capitolo
Quinto Capitolo
Sesto Capitolo
Settimo Capitolo
Ottavo Capitolo
Nono Capitolo
Decimo Capitolo
Undicesimo Capitolo
Dodicesimo Capitolo
Tredicesimo Capitolo
Quattordicesimo Capitolo
Quindicesimo Capitolo
Sedicesimo Capitolo
Diciassettesimo Capitolo
Maria Grazia Gullo - Massimo Longo
Sette pianeti
L’esoscheletro e l’oggetto di Parius
Copyright © 2017 M.G. Gullo – M. Longo
L’immagine di copertina e la grafica sono state realizzate e curate da Massimo Longo
Tutti i diritti riservati.
Codice ISBN:
Indice
Primo Capitolo Il Mare del Silenzio | pag.5 |
Secondo Capitolo Sopra le loro teste pendeva una spada di roccia | pag.22 |
Terzo Capitolo Le pieghe che ne risultavano erano occhi e bocca dell’essere | pag.42 |
Quarto Capitolo Un ufficialetto dalla corporatura sottile | pag.54 |
Quinto Capitolo Un sonno così ristoratore | pag.66 |
Sesto Capitolo Lo abbracciò come si fa con un figlio | pag.86 |
Settimo Capitolo Questa continua lontananza mi distrugge | pag.101 |
Ottavo Capitolo L’attaccante fece schioccare la Revel | pag.111 |
Nono Capitolo L’uncino all’estremità della sua ala la ferì | pag.127 |
Decimo Capitolo Uno specchio d’acqua cristallina | Pag.142 |
Undicesimo Capitolo Tanta bellezza in mezzo ad una feroce battaglia | Pag.157 |
Dodicesimo Capitolo Piombò dentro la stanza senza farsi annunciare | Pag.169 |
Tredicesimo Capitolo Cominciò a fissarlo, le sue mani tremavano | pag.188 |
Quattordicesimo Capitolo Hai l’acqua necessaria per spegnere questo fuoco? | pag.206 |
Quindicesimo Capitolo Tutto tremava intorno a Ruegra | Pag.221 |
Sedicesimo Capitolo Solo un grande fuoco d’artificio in cielo | Pag.237 |
Diciassettesimo Capitolo Chiusi a riccio nelle loro corazze urlavano di gioia | Pag.250 |
Primo Capitolo
Il Mare del Silenzio
Il Generale Ruegra fissava lo spazio fuori dall’enorme oblò della sua cabina, che fascino aveva vedere così l’intero sistema planetario di KIC 8462852, con i suoi sette pianeti in orbita. In questa congiuntura riusciva a vederne solo cinque: Carimea, la sua patria, con la sua atmosfera ormai grigia, destinata per vocazione e posizione al comando; Medusa, azzurro e incantevole, magnetico e pericoloso come i suoi abitanti; Oria, piccolo e brullo come una Luna, dal colore bianco chiaro perché in lui si rifletteva la nostra stella; non lontano da Oria, Sesto Pianeta, di colore verde brillante, il più socialmente e tecnologicamente avanzato dei pianeti; infine Eumenide, con la sua atmosfera rosata, pieno di fascino come le sue terribili abitanti.
Tutto questo presto sarebbe stato degli Anic e lui sarebbe stato eletto capo supremo, doveva solo avere pazienza e portare a termine il suo piano, con la pergamena nelle sue mani tutto si sarebbe piegato al suo volere.
Il Generale Ruegra fissava lo spazio fuori dall’enorme oblò della sua cabina e dentro di sé cresceva la fame di dominio nell’anno 7692 dalla fondazione della civiltà Anic.
Ruegra si destò dai suoi sogni di gloria bruscamente, la nave aveva urtato qualcosa, stavano attraversando gli anelli di Bonobo, sarebbe stato meglio dirigersi al ponte di comando, per quanto l’avvicinamento al pianeta fosse una manovra di routine, poteva avere in serbo delle sorprese.
Al suo ingresso sul ponte, fu salutato con deferenza dai suoi sottoposti.
Non tutto andava secondo il piano di volo, come temeva qualcosa aveva colpito la nave.
- Settore otto danneggiato, Generale, una roccia ci ha colpiti - fece subito rapporto il comandante.
- Isolatelo immediatamente e procedete all’espulsione.
Il comandante ordinò di iniziare la procedura di evacuazione del settore:
- Evacuazione immediata dell’area…
- Isolatelo! Non perdete altro tempo!
L’ufficiale eseguì immediatamente l’ordine, nessuno osò far notare a Ruegra che questa scelta significava sacrificare inutilmente dei soldati.
Le paratie che separavano il modulo dal resto della nave vennero abbassate, soltanto alcuni ebbero la prontezza di lanciarsi sotto la paratia in chiusura per non essere trascinati via alla deriva, ma non per salvarsi dall’immagine dei soldati con cui, un attimo prima, avevano condiviso l’esistenza, che disperati colpivano la paratia e svanivano nel vuoto.
Il distacco venne effettuato e il modulo abbandonato alla deriva nello spazio.
Tutte le navi Carimeane erano da combattimento, a forma di un enorme trilobite e caratterizzate da una spiccata segmentazione, in quanto predisposte ad espellere le sezioni danneggiate per preservare al massimo le loro prestazioni durante gli scontri. Ad esclusione della cabina di comando, composta da una grande placca con contorno variabile da semiellittico a poligonale e della parte che fungeva da colonna vertebrale, tutte le sezioni centrali e la coda, dalla forma di un guscio di ostrica, erano espellibili.
Attorno a loro, c’era la distesa infinita degli enormi anelli grigi del pianeta Bonobo, formati da grossi detriti della morte nera di un asteroide che si era avvicinato troppo a KIC 8462852.
Bonobo, secondo pianeta per distanza dalla stella, possedeva una grande massa che aveva attirato a sé i detriti, risparmiando il più piccolo Enas e dando così vita ad uno degli spettacoli più sorprendenti dell’intera galassia.
Al centro degli anelli, ecco il pianeta, meravigliosamente ricco e vario, riserva imperiale Anic di caccia, di schiavi e di approvvigionamento materie prime. La sua popolazione, di forma antropomorfa, era ancora agli albori della civiltà, i Bonobiani avevano la postura eretta, piedi prensili e buona parte del corpo ricoperta da peli.
Grandi come gorilla, ma ingenui e arrendevoli come bambini, si riproducevano velocemente ed erano resistenti alle fatiche, caratteristiche ideali, insomma, per farne degli schiavi perfetti.
Bonobo era l’unica conquista degli Anic rimasta sotto il loro controllo, grazie alla vicinanza dei due pianeti che descrivevano orbite simili e simultanee intorno a KIC 8462852.
Carimea era riuscita ad occupare altri pianeti, ma ne perdeva sistematicamente il controllo a causa di rivoluzioni fomentate dalla Coalizione dei Quattro Pianeti, facilitate dalla distanza tra le orbite.
La nave atterrò in perfetto orario, alla base erano già pronti i rifornimenti, Ruegra scese a terra per parlare con Mastigo, il Governatore locale. Il Generale non amava quell’Evic, troppo rozzo, ma i suoi metodi con la popolazione locale erano efficaci, apparteneva ad una delle tribù dominanti di Carimea.
Gli Evic erano degli enormi rettili grigio verdi in grado di camminare sulle tozze e possenti zampe posteriori. Leggermente più bassi degli Anic, avevano il corpo, escluso il viso, ricoperto da squame. Il loro volto, per metà ovale, all’altezza dei fori delle orecchie si allargava per assumere la forma di mezza campana, era privo di zigomi e con il naso appena visibile come quello dei serpenti. Aggressivi, ma con poco ingegno, erano l’unica etnia, per numero e forza, a contendere agli Anic il potere. Indossavano un lungo gilet di seta che li copriva fin sopra il ginocchio, chiuso sulla pancia con un paio di bottoni. Per assicurarsi il loro appoggio Ruegra aveva scelto uno di loro come Governatore di Bonobo.
Il Generale fu ricevuto con grande sfarzo nella sala a vetri del palazzo di governo da cui si ammirava uno splendido paesaggio tropicale, era una meravigliosa serata e il cielo splendeva dei riflessi degli anelli.
Ruegra guardava attraverso il vetro che rifletteva la sua immagine.
Il colore del suo corpo possente, ricoperto di scaglie, variava adattandosi al colore dell’ambiente circostante, a stento adesso si poteva distinguere dagli alberi del paesaggio esterno. Una corona rigida di scaglie cheratinose, alta circa trenta Kidus, o centimetri, contornava la sua figura a partire dal capo. Distesa sul corpo, si apriva a ventaglio in occasione di pericolo, diventando una corazza che gli Anic utilizzavano in antichità per intimidire gli avversari. Sul braccio, una volta aperta, veniva ancora usata come protezione.
Nelle vicinanze del viso ovale, le scaglie rimpicciolendosi assumevano una leggera uniformità, sotto la fronte alta, le sopracciglia e le ciglia cheratinose e azzurre facevano risaltare i grandi occhi verdi e gli zigomi sporgenti di un colore più tenue, in contrasto con il naso grande e un po’ deforme come quello di certi pugili. La bocca era ben proporzionata con le labbra verdi, grandi e carnose.
Gli Anic sovrastavano per dimensioni tutti i popoli del sistema solare, da sempre dominavano la piramide predatoria.
Ruegra, come tutti gli Anic, vestiva con un gonnellino aperto sui lati a causa delle scaglie che contornavano il suo corpo, sulle spalle portava un mantello che distingueva casta e ruolo ricoperto, il suo era oro, colore del comando, con i contorni grigio fumo e un ricamo centrale dello stesso colore che raffigurava un rapace Atrex.
- Il mio saluto va al più invincibile dei Carimeani. Sei sempre il benvenuto, mio Generale, com’è andato il viaggio? - lo salutò Mastigo inchinandosi leggermente.
- Bene, la missione procede secondo le mie aspettative - mentì Ruegra - Ho solo bisogno di riposare, gli anelli ci fanno sempre ballare un po’ - disse per sbarazzarsi del suo interlocutore.
Mastigo gli fece servire una coppa di frutti locali per ristorarlo dal lungo viaggio interplanetario, era meglio che si mettesse comodo perché doveva fargli rapporto su un insolito fatto avvenuto.
- Ho uno strano caso da sottoporti - iniziò ad esporre Mastigo - due giorni Bonobiani fa, è stata intercettata una navicella commerciale in entrata senza autorizzazione, le sentinelle non hanno fatto in tempo a fermarla, si è immersa nel Mare del Silenzio prima che potesse sembrare potenzialmente pericolosa.
Abbiamo indagato e il suo proprietario ha dichiarato di averla venduta recentemente ad una Eumenide. Ho mandato dei soldati in ricognizione nel punto presunto del suo atterraggio, ma sai com’è, dal Mare del Silenzio non riceviamo comunicazioni, quindi non ci resta che aspettare pazientemente.
Disturbato dall’insistenza del Governatore per un fatto di nessuna rilevanza, chiese:
- Cosa c’è di strano? Non capisco…
- Il punto in cui si dirigeva…guarda… - disse Mastigo indicando una mappa del Mare del Silenzio.
- Quella è l’area in cui sorge la vecchia cittadella sacra dei Bonobiani… - sussurrò Ruegra quasi fra sé.
- Per questo mi sono permesso di riferirti un fatto in sé banale. Ho inviato una squadra sul luogo. Potrebbe essere un caso ma meglio non rischiare, quel posto è pieno di misteri. Sarebbe l’ideale per una base ribelle vista l’assenza di comunicazioni e rilevazioni radar di cui gode, quasi fosse un buco nero…
- Potresti avere ragione, tienimi costantemente aggiornato Mastigo, ora è meglio che vada a riposare, domani ripartiamo all’alba.
Quella sera Ruegra aveva altro a cui pensare, ritiratosi nei suoi appartamenti si sedette sul morbido divano e si versò un bicchiere di Sidibé, un distillato di frutti di cactus del luogo. Il suo sguardo si perdeva nel vuoto e i suoi pensieri si rincorrevano come nubi prima dell’uragano.
Il viaggio da cui tornava, al contrario di quanto appena dichiarato al suo fedele alleato, era stato un enorme fallimento.
Si era recato sulla Luna di Enas, alla colonia mineraria di Stoneblack, famosa per i suoi marmi, per incontrare un uomo che suo padre rispettava, un vecchio nemico di Carimea.
La colonia era governata dalla tribù dei Trik, come gli Anic popolo di Carimea, ma con influenze secondarie sul comando del pianeta.
La loro natura era servile e infida, si erano sempre dimostrati pronti a tradire appena il vento gonfiava le vele in un’altra direzione. Su quella Luna, anche gli amici potevano cospirare contro di lui, quindi travestì la visita da ispezione a sorpresa e pretese delle gocce di Ambra Lunare da donare al fratello al suo rientro.
Ruegra sfilò davanti agli ufficiali che, portando il gomito all’altezza della spalla e la mano di taglio davanti alla bocca, parallela al terreno, gli facevano il saluto. Quel gesto della mano stava ad indicare silenzio davanti al comando ed obbedienza assoluta. Trattenevano immobili il fiato al suo cospetto.
La colonia mineraria utilizzava come manodopera i malviventi condannati ai lavori forzati e i prigionieri di guerra. Uno di loro era tenuto d’occhio più degli altri…ed era il suo uomo. Oltre ad essere il più alto in grado, godeva del rispetto dei suoi compagni e li rappresentava.
Il Generale, affiancato dal comandante e seguito da alcuni soldati addetti agli uffici, fu fatto accomodare nella sala relax del comando riservata agli ufficiali.
Il comandante della colonia fece gli onori di casa e chiese se potesse servirgli qualcosa.
Ruegra non perse tempo, rifiutò l’offerta e ordinò:
- Voglio verificare le condizioni dei prigionieri politici della guerra contro il Sesto Pianeta, fatemi parlare con il più alto in grado fra loro.
- Il Generale Wof?
- Si, proprio lui. Conducetemelo!
- Si, signore.
Il comandante fece un cenno a due guardie e, pochi minuti più tardi, queste fecero ritorno nella sala con un uomo ormai non più nel fiore degli anni, dal fisico stanco e provato, ma che conservava ancora lo sguardo fiero e indomito del guerriero mai vinto.
- Lasciateci soli - comandò Ruegra.
Rimase solo con il suo nemico dall’ingegno più tagliente. Ricordò che, durante le battaglie, grazie alla sua abilità strategica e con pochi Sistiani al suo comando, riusciva a sovvertire i pronostici che lo davano per spacciato.
Tentennò un attimo prima di rivolgergli la parola, aveva riflettuto su diverse strategie durante il lungo viaggio, sapeva che difficilmente avrebbe preso alla sprovvista il suo avversario. Era giunta l’ora di sceglierne una e cominciare la schermaglia verbale.
Scelse di usare l’adulazione, sperando che la vecchiaia e la stanchezza avessero aperto un varco alla vanità.
- Saluti Wof, posso dire di non trovarti male nonostante non ti sia riconosciuto un trattamento eccellente, ma ho disposto che ti siano portati libri e conoscenze.
- È tanto che non ci vediamo - disse Wof fissandolo con i suoi profondi occhi neri - cosa ti porta in questo luogo dimenticato dalla luce, dove l’oscurità è sovrana?
- Vengo per parlarti di mio padre. Da bambino ricordo di averlo sentito fantasticare su una pergamena di cui tu conoscevi i segreti. Ora che invecchio ripenso a lui e mi chiedo cosa ci fosse di vero in quella storia.
Wof cercò di dissimulare la sua sorpresa accarezzando i suoi riccioli ormai bianchi che contornavano il viso scuro come l’ebano.
- Il racconto di tuo padre corrisponde al vero, ma a quanto pare non ti considerava all’altezza di conoscerne i dettagli, anche lui era a conoscenza dei segreti di cui parli. Ruegra sembrò stupito, suo padre aveva spesso accennato a quel mistero, ma non aveva mai voluto approfondirlo.
- Cosa c’è Generale, ti chiedi perché non te ne abbia mai parlato?
- Forse la mia giovane età e la mia impulsività mi rendevano un cattivo interlocutore.
- Direi piuttosto che le caratteristiche che ti hanno sempre contraddistinto sono la passione per il potere e la conquista.
- Il potere è indispensabile per l’ordine e la stabilità - puntualizzò il Generale alzandosi spazientito.
- La tua fede è nell’ordine al servizio di un solo individuo e nella stabilità di una sola tribù - ribatté Wof.
Ruegra cominciò a camminare nervoso, aveva già da tempo perso la pazienza, ma sapeva bene che a nulla sarebbero valsi torture o ricatti con l’uomo che aveva seduto davanti, l’unico spiraglio era provare a conquistare la sua fiducia.
Tentò l’ultima carta e disse, mentendo:
- Sai che avevo un gran rispetto di mio padre, quando ero bambino dicevi che gli somigliavo, ti vedevo come un maestro allora…
- Cosa ti fa pensare che ti possa svelare come trovare la pergamena? La purezza del fanciullo in te è svanita in fretta, Ruegra, e la voglia di primeggiare ha lasciato il passo alla fame di potere - disse non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi.
- Non sono più l’Anic che ricordi durante la guerra, saprei gestire il potere in modo equanime, mio padre sbagliò a non raccontarmi tutto - si fece sfuggire in un attacco di ira il Generale.
- Se sei venuto da me non eri degno della sua fiducia. Quale padre nasconde al figlio il suo sapere? Quanta amarezza deve esserci stata in questo suo gesto, chi meglio di lui ti conosceva e chi sono io per svelarti tutto ignorando sconsideratamente la sua valutazione al riguardo? Come vedi non posso che rispettare il suo volere per onorare la sua memoria - proferì Wof e si alzò per congedarsi dal suo carnefice.
Quella scena non lasciava la mente del Generale che con il bicchiere nella mano continuava a fissare il vuoto in quella sera calda di Bonobo.
Il mattino seguente, Ruegra ispezionò personalmente i lavori effettuati per la sostituzione del modulo distrutto dall’asteroide.
Mastigo aveva seguito i lavori alla perfezione e i suoi meccanici come sempre avevano svolto un’eccellente opera di ricollocazione. Salparono all’ora prevista alla volta di casa.
I giorni passavano lenti a bordo e Ruegra aveva una gran fretta di rientrare, temendo congiure, anche se il fratello, a cui aveva lasciato il comando del pianeta in sua assenza, forniva assidui rapporti completi sulla situazione, che nulla facevano temere. Carimea era un groviglio di razze, diverse tribù contendevano agli Anic il primato del comando, ma durante l’ormai lungo dominio di Ruegra, questi aveva eliminato innumerevoli oppositori. Era stata fondata da gruppi provenienti da vari sistemi solari, la maggior parte di loro erano avventurieri in cerca di fortuna o ex detenuti in cerca di una patria dove ricominciare una nuova vita. Solo una piccola parte di loro era originario del pianeta, queste popolazioni locali erano state barbaramente sottomesse e isolate.
Sulla via del ritorno, seduto sulla poltrona di comando in plancia, rifletteva sulle parole di Wof, “mio padre sapeva” continuava a ripetersi.
Poi d’un tratto pensò a come il padre si allontanasse frequentemente nei periodi di caccia e in quei momenti che precedevano la guerra, e come la meta frequentata con maggiore assiduità fosse proprio la terra dei Bonobiani e in particolare il Mare del Silenzio.
Mentre questi pensieri attraversavano la sua mente, fu colpito da una folgorazione “come aveva fatto a non pensarci prima?” Là doveva trovarsi qualcosa o qualcuno che avrebbe potuto fornirgli informazioni sulla pergamena.
Legò questa intuizione al rapporto di Mastigo sulla navicella mercantile, forse qualcuno lo aveva preceduto.
Ordinò un immediato cambio di rotta. Si rientrava a Bonobo.
Mastigo, stupito dal rientro, accorse sotto la nave per anticipare il suo comandante in capo.
- Il mio saluto va al più invincibile dei Carimeani. Generale, come mai questo rientro improvviso?
- Ho riflettuto sull’atterraggio della navicella mercantile, questo mi ha indotto a rientrare per occuparmi personalmente della situazione.
- Ancora una volta non ti sbagli, visto che i miei informatori non rientravano mi sono deciso a recarmi sul luogo. Ho scoperto che erano stati eliminati dagli stranieri.
Ruegra sperò per un attimo, conoscendo i modi del suo Governatore, che non avesse distrutto tutte le possibilità di ricevere informazioni.
- Non è rimasto più niente lì - riferì subito Mastigo, soddisfatto come un bimbo sadico che tortura le sue piccole prede.
Ruegra si trattenne dal saltare addosso al suo interlocutore e domandò che fine avesse fatto l’equipaggio della navicella.
Mastigo prese fiato, sapendo di non dare una buona notizia.
- Non siamo riusciti a trovarli, devono essere fuggiti.
- Non solo hai distrutto tutte le prove, hai fatto fuggire il commando! Sei stato un incompetente! Portami sul luogo!
Poi, pensando che non fosse il caso di far sapere a Mastigo cosa stesse cercando, si corresse:
- Preparami una squadra partirò senza te.