Loe raamatut: «Se Solo per Sempre »
SE SOLO P E R S E M P R E
(LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR—LIBRO 4)
S O P H I E L O V E
Sophie Love
Fan da tutta la vita di romanzi d’amore, Sophie Love è felice di presentare la sua serie di debutto, che comincia con ORA E PER SEMPRE (LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR – LIBRO 1)
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Copyright © 2017 di Sophie Love. Tutti i diritti riservati. Salvo per quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo e-book è disponibile solo per fruizione personale. Questo e-book non può essere rivenduto né donato ad altri. Se vuole condividerlo con altre persone, è pregato di aggiungerne un’ulteriore copia per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo e-book senza aver provveduto all’acquisto, o se l’acquisto non è stato effettuato per suo uso personale, è pregato di restituirlo e acquistare la sua copia. La ringraziamo del rispetto che dimostra nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Ioana Catalina E, utilizzata con il permesso di Shutterstock.com.
I LIBRI DI SOPHIE LOVE
LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR
ORA E PER SEMPRE (Libro #1)
SEMPRE E PER SEMPRE (Libro #2)
SEMPRE CON TE (Libro #3)
SE SOLO PER SEMPRE (Libro #4)
PER SEMPRE E OLTRE (Libro #5)
INDICE
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO OTTO
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRÉ
CAPITOLO VENTIQUATTRO
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
CAPITOLO UNO
L’anello era più bello di quanto Emily ricordasse. Una fascia d’argento intrecciata era intessuta con un blu che le ricordava l’oceano. Vi era annidata una famiglia di perle. Era meraviglioso, unico, e così assolutamente perfetto.
Un fiocco di neve le atterrò sulla mano, riportandola al presente. Guardò Daniel, ancora inginocchiato sulla spiaggia, con le onde scure che si rifrangevano alle sue spalle, le stelle che gli splendevano sopra alla testa, la sabbia che gli si attaccava ai pantaloni. Negli occhi gli brillavano le lacrime, ed Emily sentì i suoi inumidirsi in risposta. Non riusciva a muoversi, non riusciva a stare in piedi. L’unica cosa che voleva fare era aggrapparsi a Daniel per non lasciarlo andare mai più.
Gli cinse il collo con le braccia e strinse il suo corpo vicino al suo, baciandogli la pelle esposta del collo ancora e ancora, e poi avvolgendogli le dita tra i capelli.
“Ti amo così tanto,” sussurrò.
“Ti amo più di quanto possa esprimere a parole,” rispose Daniel, senza fiato. Poi, con una risatina, aggiunse, “Stai tremando.”
Rise anche Emily, sentendosi una ragazzina spensierata. “Colpa della neve,” disse.
Alla fine si separarono. Daniel afferrò la mano di Emily e l’aiutò ad alzarsi.
“Torniamo indietro?” le chiese.
Emily pensò alla festa del Ringraziamento che in quel momento si stava svolgendo al Bed and Breakfast. Praticamente tutta la città era riunita lì; sicuramente la loro assenza ormai era stata notata. Però non voleva tornare. Non ancora. Voleva restare lì con Daniel in quel perfetto momento il più a lungo possibile.
Emily scosse la testa in segno di diniego e si massaggiò la pelle d’oca sulle braccia. “Non possiamo rimanere qui ancora un po’?”
Daniel sorrise teneramente. “Certo.” La cinse tra le braccia. Si cullarono avanti e indietro insieme, come danzando a una musica che solo loro potevano udire.
“Non vedo l’ora di dirlo a Chantelle,” mormorò Daniel dopo un attimo.
All’accenno alla figlia di Daniel, Emily provò un improvviso entusiasmo. La bambina sarebbe stata felicissima per loro. D’un tratto l’idea di tornare al Bed and Breakfast sembrava molto più allettante. Emily voleva disperatamente vedere la faccia di Chantelle quando le avrebbero dato la notizia. Sarebbe stato un finale da favola per una bimba i cui primi anni di vita erano stati così terribili.
“Dai, torniamo a casa,” disse Emily sciogliendosi dall’abbraccio e prendendo entrambe le mani di Daniel nelle sue.
“Sicura?” le chiese lui.
Lei annuì. Dare a Chantelle la notizia del fidanzamento adesso era il suo desiderio più grande. Improvvisamente si sentiva sicura e orgogliosa di sé, e voleva che tutto il mondo lo sapesse. Voleva salire sul belvedere della locanda per urlare la novità alla città in modo che tutti potessero sentirla anche a miglia di distanza.
Però, mentre percorrevano la spiaggia di buon passo in direzione del Bed and Breakfast, Emily si sentì colta da un nervosismo strisciante. Gli annunci non erano cosa che adorasse fare, e sicuramente non ci sarebbe stato modo di rientrare furtivamente senza che la gente chiedesse loro dove fossero stati. Per non parlare dell’anello. Era difficile che non desse nell’occhio. Chiunque dotato della vista ne avrebbe notato il bagliore a un miglio di distanza.
Emily non poté evitare di immaginarsi tutte quelle facce che la fissavano, alcune con espressioni di supporto ma altre di giudizio. In quel momento il loro fidanzamento apparteneva a lei e a Daniel – e a nessun altro. Era una faccenda privata, uno stato condiviso di pura felicità. Ma non appena data la notizia agli altri avrebbero fatto entrare nel loro spazio sacro delle opinioni esterne.
Forse non sarebbe stato così, pensò Emily mentre avanzavano. Magari i cittadini durante la loro assenza erano stati particolarmente generosi con i mimosa e sarebbero stati così assorbiti dal bere, dal ballare e dalla gioia che non avrebbero neanche fatto caso al loro ritorno.
Raggiunsero il piccolo sentiero che portava dalla spiaggia alla strada in cui vivevano. Emily risalì l’argine scosceso per prima, con Daniel al seguito. Mentre emergeva dagli alberi per sbucare sul marciapiede, vide le luci della locanda brillare e udì i suoni della musica e delle risate volteggiare nell’aria. Sentiva le farfalle nello stomaco.
“Pronta?” chiese Daniel ponendosi al suo fianco.
Emily fece un respiro profondo. Era nervosa, ma si sentiva anche più sicura che mai, come se potesse affrontare tutto il mondo.
Mano nella mano, percorsero lentamente il vialetto, superarono la rimessa che un tempo era stata la casa di Daniel, salirono i gradini del portico e attraversarono la soglia della Locanda di Sunset Harbor. Immediatamente, il calore e la luce li avvolsero. I profumi confortanti della cena del Ringraziamento – il tacchino, i mirtilli, il mais, la torta alla zucca – permeavano l’aria. Emily percepì istantaneamente l’amore che rifluiva dalla locanda.
Proprio allora Serena sbucò nel corridoio dalla sala da pranzo ridendo allegramente. Quando vide Daniel ed Emily lì, sorrise con le sue labbra dipinte di rosso rubino. Era un po’ arrossita, ed Emily si chiese se non avesse qualcosa a che fare con una serata di flirt con Owen, il pianista.
“Oh, ehi,” disse Serena cogliendo lo sguardo di Emily. “Mi stavo chiedendo dove foste finiti.”
Emily e Daniel si scambiarono una timida occhiata. Beccati in flagrante.
Lei si scoprì la lingua improvvisamente legata, come una bambina cattiva che doveva confessare di aver rubato dal barattolo di biscotti. Guardò Daniel in cerca di aiuto, ma lui sembrava preso ancor peggio – aveva un’espressione da cervo impaurito davanti ai fanali di una macchina.
Serena si accigliò. Poi strinse gli occhi sospettosa e le apparve sulle labbra un sorrisetto. Chiaramente aveva capito che c’era qualcosa.
“Uhm,” disse avvicinandosi come una detective. “Neve tra i capelli. Sabbia sui jeans. Deduco che siete stati alla spiaggia.” Si portò un dito al mento. “Ma perché?” Fece una pausa di un attimo, e poi uno sguardo di comprensione le attraversò gli occhi. Trasalendo afferrò la mano sinistra di Emily, in cerca della conferma a quello che le era venuto in mente. Alla vista dell’anello sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
“Oh. Mio. Dio! Siete fidanzati!”
Emily sentì il calore salirle alle guance. Era la prima volta che sentiva qualcuno dire la parola “fidanzata” in relazione a lei, e le sembrava stranissimo. Tutti quegli anni che aveva passato sperandoci e sognandolo, e finalmente eccola, in un astratto stato di “fidanzamento.”
Annuì rapida. Serena lanciò un gridolino e li strinse entrambi in un abbraccio maldestro, agitando i gomiti e le braccia.
“Sono la prima ad averlo saputo?” chiese Serena quando li ebbe lasciati andare – l’entusiasmo le cresceva nella voce.
“Sì,” confermò Daniel. “Puoi chiamare Chantelle? Voglio che lei lo sappia prima degli altri.”
“Certo!” esclamò Serena.
Con gli occhi annebbiati, diede un’ultima occhiata adorante all’anello di Emily prima di andarsene a passo leggero. Emily lasciò andare un gemito che stava tra la risatina nervosa e il lamento imbarazzato.
Daniel le strinse la mano per rassicurarla. Era come se simultaneamente si stesse congratulando con lei per essere sopravvissuta alla reazione di una persona e la stesse sostenendo in previsione della prossima rivelazione, quella che era decisamente la più importante.
Emily fece un respiro profondo. Il cuore le correva a un miglio al minuto. Eccoci. Era il momento.
Il volume della festa crebbe quando la porta della sala da pranzo si aprì scricchiolando. Poi apparve il viso di Chantelle, che faceva capolino timidamente. Emily udì la voce di Serena dall’altra parte, che incoraggiava Chantelle a uscire nel corridoio.
“Vai, non c’è niente di cui preoccuparsi!”
Chantelle uscì del tutto dalla sala e Serena chiuse la porta dietro di lei, attutendo il suono dell’allegria dei festeggianti ancora una volta. Emily trovò il silenzio improvvisamente soffocante.
A un capo del corridoio c’era Chantelle, con l’aria terrorizzata. E all’altro Emily e Daniel – il loro nervosismo era quasi palpabile. Emily fece un cenno alla bambina e Chantelle si precipitò da loro.
“Sono nei guai?” disse con la vocina che le tremava. “Serena ha detto che dovevate parlarmi.”
“Oddio, no!” esclamò Emily. Si avvicinò a Chantelle e la strinse in un forte abbraccio. “Non sei assolutamente nei guai!” Le accarezzò i morbidi capelli biondi. “È solo che io e papà vogliamo dirti una cosa. Niente di brutto.”
Chantelle si sciolse dall’abbraccio e guardò Emily accigliandosi, con gli occhi blu che tradivano lo scetticismo. Aveva solo sette anni, ma aveva già imparato a essere sospettosa e diffidente nei confronti degli adulti.
“Mi rimandate nel Tennessee?” disse Chantelle con audacia, alzando il mento con finta nonchalance.
“No!” esclamò Daniel scuotendo la testa. Se non fosse stata una frase così triste sarebbe stata comica. Nel tentativo di porre fine al dramma di Chantelle il prima possibile, Daniel si accucciò in modo da vedere bene in faccia sua figlia, le prese entrambe le mani e poi, con un gran respiro, esclamò, “Io ed Emily ci sposiamo.”
Ci fu un attimo di esitazione mentre Chantelle elaborava la notizia. Poi la paura le svanì dal volto e sgranò gli occhi dallo sconcerto. Un grande sorriso le si aprì in viso.
“Davvero?” esclamò, guardandoli con meraviglia.
“Sì, davvero,” disse Emily.
Allungò la mano in modo che Chantelle potesse vedere l’anello. Gli occhi le si fecero ancora più larghi mentre fissava incredula il bellissimo anello che brillava sul dito di Emily. Chantelle tenne stretta la mano di Emily.
“Pensavo…” balbettò. “Pensavo che vi sareste liberati di me. Ma in realtà si è avverato.”
“Che cosa si è avverato?” chiese Emily curiosa.
“Il mio desiderio del Ringraziamento,” disse Chantelle. Stava ancora stringendo forte la mano di Emily, e la stretta si fece ancora più salda. “Ho desiderato che vi sposaste in modo che fossimo una famiglia per sempre.”
Al sentire la profonda rivelazione di Chantelle, a Emily si formò un bozzo in gola. Colse lo sguardo di Daniel. Dalla sua espressione capì che gli si scioglieva il cuore, proprio come il suo.
In quel momento Emily si sentì più felice di quanto fosse mai stata in tutta la sua vita. Le stelle alla fine si erano allineate, e le avevano mandato Daniel ad amarla e Chantelle a farle scoprire l’umiltà. Tutto era al posto giusto.
“Posso dirlo io a tutti?” chiese d’un tratto Chantelle.
“Vuoi dire a tutti quelli che sono qui?” chiese Emily indicando la porta della sala da dove venivano i suoni delle chiacchiere e delle risate.
“Ah-ah. Se si può. O volevate fare l’annuncio voi?”
“Ti prego, fai tu!” esclamò Emily, sollevata di non doverlo fare lei.
“Posso farlo adesso adesso?” chiese Chantelle saltando su e giù.
Emily sorrise. La reazione di Chantelle l’aveva resa preparatissima per quel momento. Vedere il suo entusiasmo e la sua gioia aveva eliminato il nervosismo di prima. Finché Chantelle era felice, la reazione degli altri non le importava!
“Adesso adesso,” ripeté Emily.
Nell’udire l’assenso di Emily, Chantelle lanciò un gridolino e corse giù per il corridoio. Era così veloce che Daniel ed Emily dovettero faticare per starle dietro. Poi si precipitò nella sala da pranzo così bruscamente che tutti si voltarono sorpresi dall’improvvisa intrusione. Con tutto il fiato che aveva in gola, Chantelle urlò:
“Si sposano! Si sposano!”
Sulla soglia, Emily e Daniel attesero per qualche secondo di shock che le persone comprendessero quel che Chantelle aveva urlato.
Poi osservarono le espressioni sorprese apparire sui volti dei loro amici e cari: dall’esagerato sussulto di Cynthia alla mano di Vanessa che le andò alla bocca.
La gente li strinse in grandi abbracci. Yvonne e Kieran, Suzanna e Wesley – tutti quelli che avevano imparato ad amare e a chiamare amici si misero ad applaudire.
“Congratulazioni!” esclamò Yvonne, che fu la prima a correre da Emily e ad abbracciarla.
Kieran era subito dietro di lei. Strinse la mano di Daniel, poi abbracciò Emily una volta che Yvonne l’ebbe liberata. A turno arrivarono tutti, con baci e abbracci, auguri ed esclamazioni di gioia. Emily sentiva l’amore della sua comunità circondarla. Non si era mai sentita così appoggiata da qualcuno. Di che cosa si era preoccupata?
“Dobbiamo fare un brindisi alla coppia felice,” annunciò Derek Hansen con la sua voce forte da sindaco.
La gente riempì i bicchieri con dello champagne. Uno venne ficcato in mano a Emily. Accanto a lei, Serena riempiva una flûte di champagne con della coca cola, in modo che Chantelle potesse unirsi a loro. Emily aveva la mente che le svolazzava dappertutto – era davvero sopraffatta dall’euforia. Le sembrava di essere in un sogno.
Poi i bicchieri di tutti furono sollevati, e la luce del lampadario fece danzare migliaia di puntini di luce sui muri, sul pavimento e sul soffitto.
“A Emily e Daniel,” disse il sindaco Hansen. Poi, a Daniel, aggiunse, “All’anima gemella finalmente trovata,” e a Emily, “E all’inseguire il proprio sogno.”
Tutti si congratularono e fecero cin cin mentre Emily si asciugava lacrime di gioia dagli occhi.
Era il miglior Ringraziamento che avesse mai festeggiato.
*
La festa continuò con successo fino a notte inoltrata. Fu piena di amicizia e gioia, ed Emily era più felice di quanto avesse mai creduto possibile – oltre che grata. Però alla fine la festa finì, gli ospiti se ne andarono uno alla volta nella notte frizzante, e sulla locanda cadde il silenzio.
Persino quando lei e Daniel furono andati a letto, Emily si sentiva fremere di energia. Aveva la testa che vorticava e si agitava tra le lenzuola, incapace di calmarsi.
“Non riesci a dormire?” disse Daniel, con metà viso nascosto dal soffice cuscino sul quale riposava. Poi le rivolse un largo sorriso. “Neanch’io.”
Emily si voltò per guardarlo in faccia. Passò le dita sul suo petto nudo e muscoloso. “Non riesco a smettere di pensare al futuro,” disse. “Sono così elettrizzata.”
Daniel allungò un braccio per accarezzarle la guancia. “So cosa potrebbe levarti tutti questi pensieri dalla testa,” disse. Poi posò le labbra su quelle di lei.
Emily sprofondò nel suo bacio, sentendo che tutti i pensieri svanivano mentre il corpo veniva del tutto sopraffatto dalla sensazione del momento. Si tirò vicino Daniel, sentendo il cuore battere contro al suo. Daniel le accendeva sempre una passione ardente, ma quello che provava in quel momento andava oltre a qualsiasi cosa avesse mai provato prima.
Proprio allora si aprì la porta della camera. Una striscia di luce che veniva dal corridoio illuminò la stanza come un riflettore. Emily e Daniel si separarono di colpo.
Sulla soglia c’era Chantelle.
“Non riesco a dormire!” dichiarò correndo dentro.
Emily rise. “Be’, ora siamo proprio tutti,” disse.
Chantelle saltò sul letto con Emily e Daniel, accoccolandosi proprio in mezzo a loro. Emily non poté evitare di ridere. Chantelle era l’unica cosa che poteva interrompere il loro amore senza frustrarla.
“Quando tu e papà sarete sposati, vorrà dire che tu sarai la mia mamma per sempre?” chiese Chantelle.
Emily annuì. Ma poi cominciò a farsi delle domande. Lei e Daniel avevano chiesto al loro amico Richard, che era un avvocato di diritto di famiglia, se c’era la possibilità che potessero adottare ufficialmente Chantelle. Essere sposati avrebbe rafforzato il caso contro la madre biologica di Chantelle? Sheila era una tossica senza fissa dimora, due cose che già andavano in loro favore. Il matrimonio l’avrebbe aiutata a adottare Chantelle?
Emily guardò Daniel e Chantelle, che adesso si stavano entrambi assopendo. Quella vista la riempì di gioia. In quel momento rinsaldò la convinzione di dare il via al procedimento legale. Il prima possibile. Voleva che fossero una vera e propria famiglia più di ogni cosa avesse mai voluto al mondo. Con l’anello che le brillava al dito, si sentì più vicina che mai a rendere realtà il suo sogno.
CAPITOLO DUE
La mattina seguente al Ringraziamento Emily si svegliò con una sensazione di euforia. Non si era mai sentita così felice. Il bellissimo sole invernale penetrava dalle tende di pizzo, incrementando il suo stato già meravigliato e gioioso. Dopo un breve secondo di dubbio, Emily concluse che non stava sognando; Daniel le aveva davvero chiesto di sposarlo – e loro due si sarebbero sposati sul serio.
D’un tratto conscia di tutte le cose che doveva fare, balzò giù dal letto. C’erano delle persone da chiamare! Come poteva essersi dimenticata di chiamare Jayne e Amy per dare la notizia? E sua madre? Era stata così presa dal momento, dalla sua stessa gioia e dai festeggiamenti dei suoi amici, che la cosa non le era neanche passata per la testa.
Si fece in fretta la doccia e si vestì, poi corse sul portico col cellulare. L’acqua le sgocciolava dai capelli ancora bagnati sulla camicia mentre scorreva la lista contatti. Il pollice si fermò sopra al numero di sua madre e prese a tremare. Non riusciva proprio a trovare il coraggio di chiamarla. Sapeva che non le avrebbe dato il tipo di risposta che voleva lei; aveva mostrato sospetto nei confronti di Chantelle e avrebbe dedotto che Daniel stava sposando Emily solo per trasformarla in una madre per sua figlia. Quindi decise di testare il terreno con Jayne. La sua migliore amica si esprimeva sempre senza mezzi termini, ma mai con la stessa aria di disappunto che trasudava sua madre.
Premette sul numero di Jayne e rimase in ascolto dello squillo. Poi la telefonata venne accettata.
“Em!” esclamò Jayne. “Sei in vivavoce.”
Emily fece una pausa. “Perché sono in vivavoce?”
“Siamo in sala conferenze. Io e Ames.”
“Ciao, Emily!” La salutò radiosa Amy. “Riguarda l’offerta di lavoro?”
A Emily ci volle un momento per capire di cosa stessero parlando. Il commercio di candele che Amy aveva avviato nella sua stanzina del college dopo più di dieci anni stava improvvisamente fiorendo. Aveva assunto Jayne e aveva cercato con tutte le sue forze di integrarci anche Emily. Nessuna delle due riusciva a capire davvero perché Emily volesse vivere in una cittadina invece che a New York, perché volesse gestire una locanda invece di lavorare in un ufficio chic con le sue due migliori amiche, e sicuramente non riuscivano a comprendere il fatto che volesse prendersi cura della figlia di un uomo (un uomo con la barba, addirittura!) senza rassicurazione alcuna che un giorno lui le avrebbe dato un figlio suo.
“A dire il vero no,” disse Emily. “Riguarda…” Vacillò, perdendo improvvisamente la risolutezza. Poi si ricompose. Non aveva nulla di cui vergognarsi. Anche se la sua vita stava prendendo una strada diversa da quella delle sue migliori amiche, era ancora valida; le sue scelte erano ancora sue, e loro avrebbero dovuto rispettarle. “Io e Daniel ci sposiamo.”
Ci fu un attimo di silenzio, seguito da acuti gridolini. Emily trasalì. Riusciva a immaginare le amiche con le unghie perfette da manicure, con la pelle idratata che sapeva di rosa e camelia, con i capelli lucenti che si agitavano mentre saltavano su e giù sulle sedie.
Attraverso il rumore, Emily riuscì a cogliere l’urlo di Jayne, “Oddio!” e il grido di Amy, “Congratulazioni!”
Lasciò andare un sospiro di sollievo. Le sue amiche erano a bordo. Un altro ostacolo era stato superato.
Gli striduli incomprensibili finalmente si spensero.
“Non ti ha messa incinta, vero?” chiese Jayne, inappropriata come sempre.
“No!” esclamò Emily ridendo.
“Jayne, sta’ zitta,” la rimproverò Amy. “Raccontaci tutto. Come te l’ha chiesto? L’anello com’è?”
Emily raccontò la storia della spiaggia, delle dichiarazioni d’amore sotto la neve, del meraviglioso anello con le perle. Le amiche tubarono in tutti i momenti giusti. Emily sapeva che erano al settimo cielo per lei.
“Prenderai il suo cognome?” saggiò Jayne. “O te li prendi entrambi? Mitchell Morey è un po’ uno scioglilingua. Oppure Morey Mitchell? Emily Jane Morey Mitchell. Uhm. Non so se mi piace. Forse dovresti tenerti il tuo, sai? È la cosa più forte, di potere e femminista da fare, dopotutto.”
A Emily girava la testa mentre Jayne parlava nel suo caratteristico modo lampo da caffeinomane, facendo le pause minime per darle il tempo di rispondere alle domande.
“Saremo le damigelle, vero?” terminò Jayne alla sua tipica maniera brusca di dire le cose in faccia.
“Ancora non ci ho pensato,” ammise Emily. Jayne e Amy potevano anche essere le sue più vecchie amiche, ma se ne era fatte così tante altre da quando si era trasferita a Sunset Harbor; Serena, Yvonne, Suzanna, Karen, Cynthia. E Chantelle? Era importante per Emily che avesse un ruolo cruciale nella cosa.
“Be’, la cerimonia dove la fate?” chiese Jayne, un po’ scontrosa dato che Emily stava considerando altre persone come damigelle.
“Ancora non so neanche questo,” disse Emily.
Improvvisamente le venne in mente l’immenso compito che aveva per il futuro. C’era così tanto da organizzare. Così tanto da pagare. D’un tratto si sentì sopraffatta.
“Pensate di fare un matrimonio in grande o qualcosa di piccolo?” chiese Amy. Le sue domande erano meno tendenziose di quelle di Jayne, ma anche qui c’era del giudizio. Emily si chiese se Amy non fosse ancora arrabbiata perché il suo fidanzamento con Fraser era andato a monte. Forse ce l’aveva con Emily perché lei aveva un anello e un fidanzato, mentre lei li aveva persi entrambi.
“Ancora non abbiamo parlato di nessun dettaglio,” disse Emily. “È una cosa nuova.”
“Ma lo sogni da anni,” aggiunse Amy.
Emily si accigliò. Il matrimonio, sì. Era qualcosa che voleva da moltissimo tempo. Ma non aveva mai immaginato come sarebbe andata la sua vita. L’amore che provava per Daniel era unico e inaspettato. Il loro matrimonio avrebbe dovuto essere lo stesso. Doveva ripensare a tutto per renderlo perfetto per loro due, per quella specifica relazione, per quella vita.
“Almeno ci puoi dire la data?” chiese Jayne. “Abbiamo l’agenda piena.”
Emily balbettò. “Non lo so.”
“Basta anche solo il mese, per adesso,” insistette Jayne.
“Non so neanche il mese.”
Jayne sospirò dall’esaperazione. “E l’anno?”
Emily cominciò a innervosirsi. “Non lo so!” esclamò. “Non ci ho ancora pensato!”
Cadde il silenzio. Emily riusciva a immaginarsi bene la scena: le sue amiche che si scambiavano occhiate, sedute sulle sedie in pelle dell’ufficio a un enorme tavolo di vetro, il suo grido uscito dal telefono tra di loro e l’eco nella grande sala conferenze. Si fece piccola dall’imbarazzo.
Ruppe il silenzio Jayne. “Be’, assicurati che non si trasformi in uno di quei fidanzamenti che durano in eterno,” disse con praticità. “Lo sai come sono certi uomini; è come se non capissero che una volta fatta la proposta ci si aspetta un matrimonio. Fanno tutto un pomposo fidanzamento e poi dopo averti lusingata con un bell’anello pensano di potersi riposare sugli allori senza metterci mai la firma.”
“Le cose non stanno così,” disse secca Emily.
“Okay,” disse Jayne con leggerezza. “Però, per esserne certa, dovresti vincolarlo con una vera data. Se ti pare che tiri per le lunghe il fidanzamento, scappa.”
Emily strinse il pugno. Sapeva che non avrebbe dovuto permettere a Jayne – una fobica dell’impegno che non aveva neanche mai avuto una relazione vera – di prescriverle cosa avrebbe dovuto provare in quella situazione, ma l’amica era brava a ficcarle in testa dei dubbi. Per quanto ridicoli fossero, Emily sapeva già che nei giorni a venire avrebbe rimuginato sulle parole di Jayne.
“Mi è venuta un’idea,” si intromise Amy, facendo la diplomatica. “Perché non veniamo da te per festeggiare? A trovarti? Per aiutarti a pianificare un po’ di cose?”
Nonostante l’irritazione che provava per Jayne, a Emily piacque l’idea che le sue amiche venissero per essere coinvolte nella preparazione del matrimonio. Una volta lì, sul suo territorio, avrebbero visto con i loro occhi l’amore che lei e Daniel condividevano. Avrebbero visto quanto era felice e avrebbero cominciato ad appoggiarla un po’ di più.
“Sarebbero fantastico, in effetti,” disse Emily.
Trovarono un giorno che andava bene a tutte ed Emily pose fine alla telefonata. Però, grazie a Jayne, aveva la testa che le girava e la fiamma di entusiasmo dentro di lei si era un pochino attenuata. I suoi sentimenti erano corrotti dal fatto che doveva ancora fare la terrificante telefonata a sua madre, che sicuramente sarebbe andata meno bene. Aveva cercato di invitarla al Ringraziamento, ma lei aveva reagito come se l’avesse insultata. Nulla di quello che faceva Emily era abbastanza per Patricia Mitchell. Se si era sentita aggredita da Amy e Jayne, si sarebbe sentita del tutto massacrata da sua madre.
E si trattava della sua famiglia! Quando aggiungeva quella di Daniel al totale, le paure assillanti si intensificavano. Perché il resto del mondo doveva esistere? A Sunset Harbor tutto era perfetto per Emily. Ma fuori c’erano amiche che disapprovavano e madri problematiche. C’erano padri assenti.
Per la prima volta da quando Daniel le aveva chiesto di sposarlo, Emily pensò a suo padre, che era sparito da vent’anni. Di recente aveva trovato in casa delle lettere nascoste che provavano che era ancora vivo. Poi Trevor Mann, il suo vicino, le aveva confermato di aver visto Roy in quella casa pochi anni prima. Suo padre era vivo – eppure saperlo non aveva cambiato nulla. Emily ancora non aveva modo di contattarlo. Le probabilità che tornasse per accompagnarla lungo la navata erano praticamente inesistenti.
Emily sentì le emozioni affollarsi dentro di lei, minacciando di estinguere ogni gioia. Abbassò lo sguardo sullo schermo del cellulare, dove aveva selezionato il numero della madre senza aver ancora raccolto il coraggio di chiamarla.
Prima che avesse la possibilità di buttarsi, Emily udì dei passi venire dalle scale alle sue spalle. Si voltò e vide Daniel e Chantelle che trotterellavano verso di lei. Daniel aveva vestito la piccola con uno dei suoi meravigliosi completi vintage – un abito grembiule color ruggine in velluto a coste con un cardigan bianco e nero a motivi floreali e il collant coordinato. Era adorabile. Lui indossava i soliti jeans trasandati e la camicia, con i capelli neri arruffati e la barba corta che gli incorniciava la mascella volitiva.
“Volevamo fare colazione fuori,” disse Daniel. “Fare qualcosa di speciale. Per festeggiare.”
Emily rimise il cellulare in tasca. “Ottima idea.”
Per un pelo. La telefonata a sua madre avrebbe dovuto aspettare. Però Emily sapeva che non avrebbe potuto rimandarla per sempre. Prima o poi si sarebbe trovata sul lato sbagliato dell’affilata linguaccia di Patricia Mitchell.
*
Il profumo dello sciroppo permeava la calda aria del ristorante di Joe. La famiglia si sistemò su uno dei banchetti di plastica, notando le occhiate e i sospiri che suscitava.