Incantesimo D'Amore

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Incantesimo D'Amore
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INCANTESIMO D’AMORE

I DRAGHI DELLE SMOKY MOUNTAINS

LIBRO 1

di Kristen Strassel

Sommario

Titolo Pagina

Incantesimo d`Amore (I Draghi delle Smoky Mountains, #1)

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Capitolo 13

Capitolo 14

Capitolo 15

Capitolo 16

Capitolo 17

Capitolo 18

Capitolo 19

Traduzione a cura di Chiara Vitali

Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati in modo fittizio e non devono essere considerati come reali. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o a persone, in vita o defunte, è puramente casuale.

Cover Art e modifiche successive © 2019 Sotia Lazu

“Love Spell” © 2019 Kristen Strassel

“Incantesimo d’Amore” traduzione italiana © 2021 Chiara Vitali

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta elettronicamente o stampata senza autorizzazione scritta, fatta eccezione per brevi citazioni inserite nelle recensioni. Potete contattare l’autrice al seguente indirizzo:

kristen@kristenstrassel.com

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Pubblicato da Tektime

www.traduzionelibri.it


Un drago bloccato nella sua forma umana.

Una strega alle prime armi con un blog piccante.

E un incantesimo d’amore vecchio di decenni che forse sta per avere successo.

Sophie Whynot non può stare a guardare un’altra delle sue amiche sposarsi o avere un figlio quando le sue possibilità di trovare l’amore sono disastrose. Anzi, catastrofiche. Il trasferimento a Summerland, una cittadina ai piedi delle Smoky Mountains, per stare con sua nonna, è un nuovo inizio davvero tanto necessario. Un’opportunità per far decollare il suo blog e conoscere la magia che pratica sua nonna. Un’occasione per conoscere veramente se stessa.

Tyson Drake sa esattamente chi è, e la sua identità gli è stata rubata quando, mezzo secolo prima, la nonna di Sophie ha lanciato un fallimentare incantesimo d’amore sul suo drago. Quella magia avrebbe dovuto aiutarlo a trovare la sua anima gemella, ma invece lo ha condannato a vagare sulla terra come essere umano, senza nemmeno l’ombra di una compagna all’orizzonte. Nulla di ciò che ha tentato per recuperare il suo fuoco ha finora funzionato.

Quando i suoi sentimenti per Sophie diventeranno più intensi, sarà disposto a correre il rischio con un’altra strega Whynot, o la magia che lei esercita sarà la sua fine?




Capitolo 1


Sophie

––––––––


Non era strano per me fare cose orribili, ma questo era un nuovo record personale. Quando bussò alla porta della mia camera da letto, mia nonna mi beccò letteralmente con le mutande calate e un grosso dildo rosa che vibrava in mano. In qualità di sua ospite per il prossimo futuro, tecnicamente era la porta della sua camera da letto. Quel tecnicismo era l’ultima delle mie preoccupazioni.

Aggrottò la fronte quando mi vide col sedere al vento a tirare su le coperte per coprirmi le parti intime. Che cosa mortificante.

«Ti senti bene?» mi chiese.

«Alla grande.» Cazzo, il vibratore ancora ronzava come uno spazzolino elettrico. Lo spinsi sotto la coperta e le feci il miglior sorriso che potessi tirare fuori, date le circostanze.

Questo passo falso non era stato fatto per il mio piacere personale, era una questione di affari. Vivevo con la nonna in modo da poter dare un nuovo inizio alla mia vita, e una parte importante del mio piano era avviare un blog di sex toys. A dire il vero, la mia visione era più grande. Speravo di creare un forum per tutte le donne messe perennemente alla prova dalle relazioni amorose, un luogo dove poter parlare delle nostre difficoltà, e naturalmente volevo assicurarmi che tutte fossero soddisfatte, sia che stessero compiendo il viaggio della vita in solitaria o che avessero trovato quella creatura mitica che è l’anima gemella.

Un blog di sex toys era una nuova carriera che richiedeva un’applicazione pratica. Non avrei soggiornato nella casa della nonna per sempre, e volevo costruirmi un lavoro che non sarei stata costretta a lasciarmi alle spalle a Summerland, nel Tennessee. Certi giorni, l’idea di essere una nomade digitale sembrava sexy, ma lo era anche avere un posto da poter chiamare casa per sempre.

Mi tenevo aperte tutte le porte.

La nonna non era tipo da giudicare, e alla fine avrei chiarito le mie intenzioni. Una volta tirate su le mutande.

Soffocò una risata mentre sistemavo le coperte per coprire il rumore del dildo. «Ero passata per chiederti se ti andava di venire ai mercatini dell’usato con me. Dopo che quella signora in TV ha detto che liberarsi delle cose superflue avrebbe donato a tutti la felicità, ne ho messe da parte parecchie. Forse riesci a trovare qualcosa per il tuo prossimo appartamento. Non che ti stia buttando fuori, ovviamente.»

Mi ero liberata di tutto quello che avevo prima di arrivare lì. Non era stato proprio un esaurimento nervoso. Certamente NON una crisi di mezza età. Avevo avuto un piccolo incidente al baby shower della mia migliore amica. Ero stanca di essere sempre quella senza un compagno, quella che evidentemente non aveva messo la testa a posto quando tutti gli altri lo avevano già fatto da un pezzo. Non volevo finire come una di quelle zitelle tristi delle commedie – quelle che avevano sempre un esaurimento nervoso un attimo prima che l’eroina con la testa sulle spalle le scaricasse per vivere una vita migliore.

Quindi mi ero sbarazzata di tutto ciò che non mi rendeva felice prima di partire per la casa della nonna per riorganizzarmi.

«Mi piacerebbe dare un’occhiata a qualche mercatino.» Mi alzai e mi lisciai i capelli. Effettivamente la nonna era arrivata proprio al momento giusto, prima che mi mettessi al lavoro. Se quel giocattolino si fosse guadagnato una recensione a cinque stelle con la nonna dall’altra parte della porta... io non avrei potuto sopportarlo. Questo nuovo percorso professionale richiedeva chiaramente uno spazio tutto mio.

La nonna mi aspettava vicino alla porta d’ingresso con la solita stretta mortale sulla borsa. Summerland era un grazioso paesino che vinceva costantemente dei premi come miglior posto in cui vivere nelle Smoky Mountains, ma lei stringeva sempre la borsa come se stesse passando davanti a un gruppo di criminali. Non erano quei premi ciò che mi aveva attirata lì. Ero venuta dalla nonna per la sua magia. Lei era un’incantatrice – stando a quello che si diceva, almeno. Mia mamma aveva sempre messo a tacere ogni domanda su quella parte della vita della nonna. Tutto ciò che sapevo era che qualunque cosa contenesse quella borsa, era molto più preziosa del denaro.

 

Era magica.

E io volevo sapere tutto al riguardo.

La nonna non disse nulla a proposito dell’incidente, come d’ora in poi mi sarei riferita a ciò che era capitato, finché non fummo in macchina. «Ho riflettuto se chiederti cosa stavi facendo...»

«Ti prego, non farlo.» Mi chiesi quanto avrebbe fatto male saltare da un veicolo in corsa.

«Non ti tirerai fuori dai guai così facilmente, Sophie Rae» disse ridacchiando. Sì, faceva proprio ridere, nonna. Cosa vuoi che siano un po’ di graffi causati dall’impatto sull’asfalto? «Non ti sto giudicando. Dio solo sa quanto io stessa mi sia esercitata...»

«Nonna» gemetti. La mia mano era già sulla maniglia della portiera nel caso non avesse lasciato perdere. Okay, era ora di confessare quale fosse il mio piano. «Sto mettendo in piedi un blog di recensioni sui sex toys.»

«Davvero?» Pigiò sui freni con tale forza da farci sobbalzare sui sedili. «È meraviglioso, tesoro! È importante che le persone celebrino l’amore e facciano tutto ciò che le rende felici.»

«Voglio realizzare uno spazio in cui le donne possano cercare e trovare in tutta sicurezza quello che le fa stare bene.» Anche se avevo la nonna più forte del mondo, le mie guance bruciavano ancora. Avrei usato uno pseudonimo sul sito, ma era ora che mi sentissi a mio agio a parlare di sesso, se avevo intenzione di guadagnarmi da vivere con il blog.

«Se hai bisogno di suggerimenti...» Rise quando rimasi senza fiato. «Cosa? Credi che non sappia come far funzionare uno di quegli aggeggi? Non è stata la tua generazione a inventarli. E potrò anche essere vecchia, ma di certo non sono morta.»

«Me la sono cercata...» dissi mentre scendevo dalla macchina, più a me stessa che a lei.

Si mise accanto a me mentre ci avvicinavamo al primo mercatino. «Prova il modello che si collega alla presa elettrica. Quell’affare ti farà decollare.»

Dovetti allontanarmi dalla nonna per un minuto.

Il mercatino era pieno di gente. Chi ne parlava diceva sempre che era possibile trovare un diamante grezzo in mercatini come quello, specialmente nel reparto gioielli. Effettivamente, c’erano degli oggetti fantastici. Vinili classici, e opere d’arte troppo belle per essere vendute in un posto così, e, dato che eravamo arrivate abbastanza presto, c’era ancora un’ottima selezione di bigiotteria anni Cinquanta.

Mentre studiavo attentamente la collezione, mi resi conto che chiunque possedesse quegli oggetti li aveva conservati per molto tempo, e la romantica che era in me si intristì all’idea che qualcosa li avesse spinti a liberarsene.

Sollevai la più bella spilla a forma di drago che avessi mai visto. Sputava un fuoco di gemme preziose. Chiunque se ne stesse sbarazzando sarebbe stato felice di sapere che quell’oggetto sarebbe finito in buone mani.

«Guarda questo piccoletto» dissi alla nonna, ma non ero sicura che mi avesse sentito. Dopo l’incidente, era possibile che non volesse più guardare qualunque cosa io chiamassi piccoletto.

La sua attenzione era stata catturata da una scatola dorata. Non era grande, ma abbastanza pesante da dover essere sorretta con entrambe le mani. Incastonata di gioielli che non potevano essere veri, era troppo bella per un mercatino dell’usato.

Chiunque vendesse quella roba era disperato, oppure aveva commesso un errore.

«È carina» aggiunsi. No, non stava ascoltando.

«Quanto costa questa scatola?» chiese un uomo con una voce liscia come il whisky. Vibrò in profondità dentro di me, come l’inizio di molte delle mie cattive decisioni. «Pagherò il doppio.»

«Lascia perdere, rettile.» La nonna gli fece gesto di andarsene. Lei non parlava mai a nessuno in quel modo. «La scatola appartiene a me. Torna al tuo tesoro.»

Pensai di portare la nonna a farsi controllare gli occhi, una volta finito il giro dei mercatini. L’uomo che le aveva chiesto della scatola era assolutamente stupendo, con lunghi capelli scuri, una maglietta attillata che non nascondeva i suoi muscoli e un paio di jeans consumati. Sembrava uno che avesse preso la svolta sbagliata sulla via del ritorno a Nashville, e fosse finito nel cortile di un perfetto sconosciuto.

«Farò in modo che ne valga la pena, Nora.» Il suo sorriso era tutto per la nonna. Era lei ad avere la piena attenzione di quella splendida creatura.

Sussultai come se una corrente elettrica mi avesse attraversata. La piccola spilla con il drago mi cadde di mano e andò a sbattere contro il tavolo. Alla fine, ebbi l’attenzione di quell’uomo. L’elettricità veniva direttamente da lui, ne ero sicura, e ci stava vincolando l’uno all’altro. Quegli occhi. Dannazione. Non riuscivo a guardare da nessun’altra parte. Erano verdi come il peridoto, e più sbalorditivi di ognuna delle gemme sulla scatola che sperava di sottrarre a mia nonna.

La nonna mi afferrò il braccio, e fu come se un vetro fosse andato in frantumi. «Prendi la tua spilla. Vediamo se Jerry è dell’umore giusto per farci lo sconto.»

Guardai alle mie spalle mentre la nonna mi trascinava dal tizio che possedeva la casa, Jerry, che probabilmente si sarebbe accorto di aver commesso un errore mettendo quella bellissima scatola sul tavolo di una svendita. Alla nonna sarebbe preso un colpo se lui avesse deciso di non cedergliela.

Quel concentrato di whisky alto e scuro non si mosse, come se fosse una delle opere d’arte in vendita.

«Che prezzo puoi farci, Jerry? Mia nipote vuole questa spilla e io sono disposta a farti un’offerta equa per la scatola, se questo pomeriggio stai cercando di fare un po’ di soldi.»

Jerry guardò la nonna con diffidenza. «Tu non vuoi quella scatola, Nora.»

Lo sapevo.

«Sei in combutta con quella lucertola troppo cresciuta?» sbottò lei. La nonna aveva i suoi gusti, ma si stava comportando in modo terribilmente territoriale con la scatola. «Ti do venti dollari per tutte e due.»

Venti dollari. Jerry strinse le labbra, e io mormorai un mi dispiace.

«Accetto. Ma ti ho avvertita.»

«Non esiste la sfortuna, solo le cattive intenzioni» mormorò la nonna mentre gli consegnava i soldi. Si girò sui tacchi e fece un cenno con la testa perché la seguissi. Per quanto riguardava la nonna, quella svendita era terminata.

Non avevo idea di cosa fosse appena successo. Seguii la nonna fino alla macchina, superando quel bellissimo uomo che lei aveva definito un rettile, che era ancora in piedi vicino al tavolo dei gioielli, sbalordito.

La nonna fece quasi fuori le gomme quando uscì dal parcheggio.

«Mi vuoi spiegare cos’è appena successo?» le chiesi.

Lei emise un suono di disapprovazione. «Volevo la scatola. E non avrei permesso a Fiato di Lucertola di contrattare per averla.»

«Dubito che quel tipo avesse il fiato di una lucertola. Sembrava...» Come potevo ammorbidire un po’ le cose parlando di Super Sexy, dal momento che la nonna, evidentemente, nutriva del rancore nei suoi confronti? «Aveva un gran buon odore.»

Ecco, non c’era da stupirsi che fossi ancora single.

Lei emise un lungo sospiro. «Sì, è bello, ma devi dimenticarti di lui.»

Dimenticarmi di lui? Di quegli occhi? Di quella voce? Non sarebbe successo tanto presto. Avevo una scatola intera piena di sex toys che aspettavano solo di essere provati, e avevo un disperato bisogno di quel tipo di ispirazione.

«Voi due, ovviamente, vi conoscete già.» Diedi alla nonna la possibilità di tappare gli enormi buchi di quella storia, ma lei si limitò a serrare le labbra. «Sarebbe molto più facile portargli rancore assieme a te se mi spiegassi cosa ti ha fatto.»

«Più a lungo rimani a Summerland, più a lungo ti renderai conto che non tutto è come sembra.» La nonna pigiò di nuovo con forza sui freni: una macchina era sfrecciata fuori da un parcheggio come se non ci avesse nemmeno viste. «C’è mancato poco.»

«Non hanno nemmeno frenato.» Il mio cuore stava battendo all’impazzata. «Se questa cosa ha a che fare con la magia, mi piacerebbe che me la spiegassi. Sono qui per imparare. La mamma non ha risposto a nessuna delle mie domande al riguardo.»

«Tua madre di certo non mi ha reso le cose facili.» Non parlavamo spesso di mia madre proprio per quel motivo. Era l’opposto della nonna, abbracciava l’ordinario, mentre la nonna si dilettava con lo straordinario. «Non posso insegnarti tutto in un giorno.»

«Stai parlando per enigmi» gemetti. «Se non me lo dici, darò per scontato che tu abbia avuto una focosa relazione con quell’uomo, e che il motivo per cui vuoi che gli stia alla larga è perché a letto faceva schifo.»

La nonna rise. «Pensa ciò che vuoi, Sophie. Ho accettato di insegnarti la magia, ma questo significa che lo faremo alle mie condizioni. La magia ha bisogno della giusta energia per prosperare. L’odio e l’intimidazione la soffocano come una candela spenta.»

«Scusa» le dissi. La sua resistenza a parlarmi di quel tipo stava facendo sbocciare la mia curiosità.

Entrò nel vialetto, spense il motore e poi posò una mano sulla mia. Non sembrava affatto una donna di settantacinque anni. E io avevo ereditato quella qualità. Le mie amiche venivano chiamate signora, mentre a me veniva ancora chiesta la carta di identità quando dovevo comprare anche solo del vino in cartone. «Non volevo insinuare che tu sia stata irrispettosa. Ma considera quella di oggi una lezione. E dimenticati di quell’uomo.»

«Okay per la prima cosa.» Mi chinai e la baciai su una guancia. «Ma per la seconda? Impossibile.»




Capitolo 2


Tyson

––––––––


Nora Whynot era la peggior incantatrice del mondo. Ma essendo l’unica un po’ professionale di Summerland, era ancora in attività. La sua magia aveva più cortocircuiti di una scheda madre bruciata, e avrei dovuto lasciare quella svendita nel momento in cui l’avevo vista gironzolare tra i tavoli.

Avrei davvero dovuto.

Forze più potenti di lei mi avevano trattenuto lì, distraendomi dal mio scopo. Ora dovevo dire al resto dei ragazzi che Nora Whynot aveva avuto la meglio su di noi. Ancora.

Il nome con cui chiamavamo gruppi come il nostro era tuono, una parola evocativa che rendeva bene l’idea di chi, o cosa, noi fossimo.

«Dov’è la scatola?» mi chiese mio fratello Chance. Tecnicamente, era più vecchio di me. Secondo Chance la cosa aveva ancora un certo peso, ma per me era una cazzata. Nella nostra forma umana, noi cinque membri rimanenti del tuono ci presentavamo come uomini sulla trentina. Un’età perfetta, in cui si era degni di fiducia in un contesto professionale, ma in cui la gente si chiedeva perché fossimo ancora single.

Era passato così tanto tempo da quando qualcuno di noi aveva assunto la sua forma di drago, che non riuscivo a ricordare che aspetto avessimo così. E dovevamo ringraziare Nora Whynot per essere rimasti bloccati come esseri umani negli ultimi cinquant’anni.

Ora aveva lei la reliquia che avrebbe potuto porre fine a quell’incantesimo. O a quella maledizione, come ci eravamo abituati a definirla negli ultimi decenni.

«Dannazione, speravo che anche solo toccare quel cazzo di affare sarebbe stato sufficiente per farti mutare.» Jax, mio cugino, scosse la testa. «Non vedevo l’ora che stasera ci fosse una piccola tempesta di fuoco su Summerland.»

 

«Somiglia alle rappresentazioni presenti nei grimori?» Tanner era il nostro storico, quello che si aggrappava alla tradizione e che aveva ancora un po’ di magia residua, ma non abbastanza per farlo mutare. «La mia visione era corretta? Se lo era, non posso credere che proprio Jerry, tra tutte le persone, avesse un manufatto sacro nella sua cantina. È pazzesco che fosse un essere umano ad avere ciò di cui abbiamo bisogno, proprio sotto il nostro naso. Cosa diavolo ancora ci sta nascondendo?»

Anche Rafe, che vedeva il lato peggiore di ogni cosa, era senza parole. Si era già alzato per aprire la teca di vetro che conteneva i nostri antichi libri di incantesimi.

Nessuno di loro pensava che sarei tornato senza la reliquia.

«È una scatola, e assomiglia a quella nei nostri grimori.» L’acido mi bruciava la lingua in attesa della dichiarazione che stavo per fare. «Ma ora ce l’ha Nora Whynot.»

«Cazzo.» Rafe richiuse la teca con così tanta forza da farla traballare, e il suo inestimabile contenuto vibrò a causa di quel movimento. «Come ha fatto quella strega a mandare tutto a puttane anche questa volta?»

«C’era sua nipote con lei.»

«Sì, lo sappiamo, è una tipa sexy» gemette Jax. Il tuono teneva d’occhio Nora, nel caso avesse lanciato altri incantesimi mal riusciti. Quindi, quando era andata a vivere con lei una ragazza che sembrava la sua versione più giovane, uguale a come era stata Nora ai tempi in cui era stato commesso quel crimine, ce ne eravamo accorti. «Ha il tipo di curve morbide che sono pericolose perché non pensi di dover rallentare quando le incontri. Ma, ovviamente, se non stai attento, ti fa andare a sbattere dritto contro un muro di mattoni. Come ha fatto con te oggi. E se stesse lavorando con Nora per tenerci lontani dalla scatola?»

«È potente.» Non sapevo nemmeno il suo nome, ma aveva fatto sfrigolare l’elettricità sulla mia pelle, e io desideravo ardentemente provare ancora quella sensazione. «Solo che non credo che lei lo sappia ancora.»

«Ottimo. Può annullare la maledizione in modo da farci finalmente mutare, cazzo.» Tanner sorrise. «Se non hai preso la scatola, sei riuscito almeno a recuperare il codice che contiene?»

«Non ancora.» Ma avevo intenzione di farlo.

«Quindi sei stato distratto da quella piccola strega. Ma perché la scatola ce l’ha Nora e non tu?» chiese Rafe.

La solita fortuna. «Perché penso che Nora mi abbia lanciato un altro incantesimo.»

Mi aspettavo il coro dei gemiti. Cinquant’anni prima, quando il Tuono delle Rocky Mountains aveva perso tutti i suoi draghi fino ad allora sopravvissuti, eravamo rimasti noi l’unico tuono del Nord America. Ed eravamo solo in cinque. Eravamo nati per proteggere le montagne. Senza compagne, stavamo perdendo la nostra forza.

Avevamo chiesto aiuto a Nora.

Avevamo sperato che lei attirasse dei draghi femmine, in modo da farle avvicinare a noi. Sarebbero arrivate da altri tuoni, o magari sarebbero giunte a noi dopo essere state abbandonate o dimenticate ai piedi della massiccia catena degli Appalachi, di cui proteggevamo la sezione meridionale. Là fuori potevano esserci altre creature della nostra specie, che eravamo stati troppo deboli per accogliere, alla ricerca di noi come noi lo eravamo di loro.

Non eravamo esattamente immortali, ma potevamo vivere per molti millenni. Non volevamo essere l’ultima generazione. Le montagne avevano bisogno di noi nella nostra piena potenza e gloria. Nora aveva promesso di lanciare un incantesimo che avrebbe attirato le nostre compagne, facendole venire da noi, in cambio di un enorme pezzo di quarzo dal nostro tesoro.

Non era stata una decisione unanime a sancire quel patto. Rafe ancora insisteva, dopo tutti quegli anni, che le avevamo dato troppo potere. Era convinto che fosse quello il motivo per cui l’incantesimo era andato terribilmente storto, facendoci rimanere bloccati, da allora, nelle nostre forme umane.

«Com’è che si dice, se male non fai...?» Chance scosse la testa. Non aveva bisogno di dirlo. Avevo fatto un casino. «Qualcuno ha bisogno di spruzzare della vernice sulla porta d’ingresso del suo negozio di tarocchi. Dannazione. Quando gli ultimi cinque draghi del Nord America moriranno, nessuno se ne accorgerà, perché siamo umani da troppo tempo. Probabilmente pensano già che siamo morti.»

Quel pensiero faceva riflettere, perché probabilmente era vero. Dopo tanto tempo nella mia pelle umana, riuscivo a malapena a definirmi un drago. Summerland era una città sicura, ma se fosse successo qualcosa di serio, saremmo stati fottuti. I nostri poteri erano un ricordo e non una minaccia.

«Ci ha fregati, ma prenderemo quella scatola e saremo pronti a combattere.» Oggi avevo fallito, ma quella scatola sarebbe presto stata mia. Senza di essa, nessuno sapeva cosa sarebbe potuto accadere.

«Combattere per cosa?» ringhiò Rafe. «Non ci sono altri draghi nel Nord America. Abbiamo esaurito l’oro da vendere. E se fossimo costretti a dare via la nostra terra?»

«Nessuno è intenzionato ad acquistare una catena montuosa» lo presi in giro.

Mosse la mano davanti a sé. «Ci sono case che spuntano ovunque, sulle montagne. Alla fine, un imprenditore ci farà un’offerta che non potremo rifiutare. Se ci spostiamo, non avremo più alcuna protezione.»

Jax alzò gli occhi al cielo. «Bel modo di scrivere i nostri necrologi, Rafe. Non dirmi come va a finire. Mi sdraierò in mezzo all’autostrada e aspetterò che un diciotto ruote mi macini le budella sull’asfalto prima di accettare di non poter mai più mutare.»

«La scatola dovrebbe contenere il codice per spezzare l’incantesimo. Questo è quello che dice il grimorio.» Tanner, oltre a sapere ogni fottuta cosa sull’essere un drago, era quello che ci teneva sempre in riga. Se Chance era l’ideatore, era Tanner quello che eseguiva il piano.

Ero sempre stato orgoglioso di lavorare ai loro ordini, ed ero un combattente dannatamente bravo. Ma da quando eravamo rimasti intrappolati in quell’incantesimo andato male, avevamo dovuto giocare secondo le regole umane.

Non più.

«Abbiamo tutto per cui lottare. Il nostro futuro. Le nostre compagne.»

Rafe si fece beffe di me. «Hai la testa tra le nuvole se stai ancora aspettando una compagna.»

«Recupera la scatola da Nora» ringhiò Chance. «Seduci la nipote, se devi. Non hai bisogno di un incantesimo d’amore. È l’unica speranza che hai di salvarti il culo.»

**


L’ordine di Chance non era stato l’unico motivo per cui avevo pensato ininterrottamente alla nipote di Nora Whynot dopo la visita ai mercatini. Ogni volta che chiudevo gli occhi, lei era lì, più bella della volta precedente, con i suoi riccioli color miele, gli occhi azzurri e quelle labbra carnose e rosa. Mio fratello non scherzava nemmeno sulle curve pericolose. Sentii la pelle d’oca formarsi sulle braccia. Vedevo quella donna nei miei sogni da anni. La mente mi stava giocando brutti scherzi.

Non poteva essere un incantesimo vecchio di cinquant’anni che finalmente funzionava. La vecchia strega aveva lanciato una sorta di blocco magico sul mio cammino.

Oppure quella donna, la nipote di Nora Whynot, era la mia compagna.

La vibrazione che emanava era rimasta con me sin dal mercatino. Una sensibilità maggiore.

Lussuria.

Ero stato con molte donne, mi piacevano il loro corpo e la loro compagnia, ma mi ero sempre allontanato da loro senza pensarci due volte.

Ma la mia magia non era abbastanza potente da scuotere quella donna. Un essere umano non avrebbe avuto alcuna possibilità con di lei. Si sarebbe reso ridicolo solo a stare in sua presenza.

E non c’era nessuna garanzia che io non facessi lo stesso.

Quella sensazione si intensificò quando arrivai in città. Il negozio di carte di Nora si ergeva orgoglioso al centro del paese, e, per un momento, mi preparai a umiliarmi abbastanza da oltrepassare la sua soglia.

Per anni, il nostro tuono aveva maledetto quella donna dopo il suo incantesimo fallito. Non potevo chiedere il suo aiuto o quello di sua nipote, nemmeno se avesse potuto aiutarmi a mettere le mani su quel manufatto. Nemmeno se mi avesse fatto scorrere fuoco nelle vene come non mi capitava da quando non ero nella mia forma di drago.

Se avessi avuto mezzo cervello in testa, sarei stato lontano dalla nipote di Nora Whynot.

Ma quel mezzo cervello era pronto a mettere tutto a repentaglio, perché se il tuono stava per spezzare quel maledetto incantesimo, avrei dovuto fare cose che non avevo mai fatto prima. Rischiare e agire in base a una fede pura e cieca.

La vibrazione si intensificò di nuovo. Ero di fronte al negozio di tarocchi, ma non era da là che proveniva. Era il Summerland Brew Shop a ronzare così forte che pensai che le vetrine stessero per andare in frantumi.

Ed eccola lì, in tutta la sua gloria, con i colori del miele e del sole, seduta di fronte al vetro con la mano stretta attorno a una tazza, a sorridere al suo laptop. Mi chiesi cosa facesse per lavoro. Qualunque cosa fosse, la rendeva felice.

Volevo sapere tutto di lei.

Summerland aveva solo un bar ed era sempre pieno. C’era un cartello sul bancone che supplicava gli avventori di condividere i tavoli, qualora rimanessero lì per lavorare. Ecco come avrei fatto.

Mentre mi avvicinavo al suo tavolo, mi venne in mente che forse tutto ciò di cui aveva bisogno l’incantesimo era il tempo.

Rimase a bocca aperta quando mi vide in piedi davanti a lei

«Non so se ti ricordi di me.» Chissà se era riuscita a pensare ad altro, dall’ultima volta che l’avevo vista. Perché di sicuro io non c’ero riuscito.

«Certo che sì.» Un rossore salì a tingerle le guance. Il mio drago apprezzò molto. Era passato molto tempo dall’ultima volta che la mia bestia aveva avuto un’opinione su qualcosa. Quella donna aveva più di un po’ di magia: c’era un fuoco acceso dentro di lei.

Non era solo un incantesimo. Era la mia compagna. Non ero mai stato più sicuro di qualcosa nei miei mille anni su questa terra.

«Questo posto è occupato?» le chiesi.

«No. Prego, siediti.» Si affrettò a liberarmi un po’ di spazio sul tavolo, e quasi fece rovesciare la tazza. «Speravo di rivederti.»

Sì, commentò il mio drago. L’incantesimo aveva colpito anche lei. «Vorrei che avessimo avuto la possibilità di parlare, alla svendita.»

«Non pensavo che a uomini come te interessassero cose di quel genere. Non che io stia giudicando» ridacchiò, poi si sporse in avanti. «Posso farti una domanda strana?»

La mela non era caduta lontano dall’albero, a quanto pareva. Era identica a Nora quando aveva la sua età. Gli occhi azzurri scintillanti, le guance rotonde, il naso all’insù.

«Chiedimi tutto quello che vuoi.»

Si morse il labbro. «Non posso credere che questa sia la prima cosa che sto per chiederti, ma hai avuto una storia con mia nonna?»