Loe raamatut: «I Colori Del Drago», lehekülg 2

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Capitolo 3

Dakota

Non ho un granché in comune con il generale. In ogni caso, fisicamente, non possiamo dire che la somiglianza sia così evidente. Il fisico di Robert Jones è austero come il suo carattere. Il suo aspetto sembra sezionato, con lineamenti spigolosi e angolari senza l’ombra di una barba. I suoi capelli sono tagliati in una piccola spazzola senza che non vada fuori neanche un piccolo pelo, come un militare di alto grado dovrebbe essere. Per quanto riguarda il suo abbigliamento, indossa l’abito ufficiale di un generale, un costume senza alcuna piega finta. Senza che sia stato immerso nell’amido per essere rigido fino in fondo, come la sua postura. Direi di avere una madre, ma non ho alcuna sua foto e mio padre si rifiuta di parlarmene. Dopo due tentativi senza esito che si sono conclusi in umiliazione, ho lasciato perdere. Mantengo la speranza di essere stata adottata e che un giorno i miei veri genitori verranno a cercarmi. Immagino che sia la bambina presente in me a sperare sempre di avere due genitori che la amino.

Tuttavia, per adesso, è l’adulta che si trova in questa stanza, che tiene su le spalle e attende la rimostranza che non si fa attendere a lungo. Il generale ci osserva con il suo sguardo severo che, unito ai suoi occhi scuri senza profondità, mi fa rabbrividire la schiena. Sorprendentemente, ho più paura della sua presenza che in mezzo a demoni capaci di farmi a pezzi. Scoprite perché!

– Dakota, sei in ritardo, come al solito. Pensavo di averti educata meglio. La puntualità è un valore e il tuo nome non dovrebbe darti alcun aiuto.

Iniziamo bene. Con quanto, 30 secondi di ritardo? Ed ero nella sala riunioni prima che arrivasse, mi pare, quindi qual è il problema? Lo so, esisto. Questo è il problema. Contro ogni volontà, ha bisogno di me e lo detesta così tanto da non potermi sopportare. D’altro canto, non mi guarda mai negli occhi. Diciamo che gli occhi sono lo specchio dell’anima. Cosa ha paura di trovare nei miei per evitare il contatto sistematico?

– Mi spiace, mio generale.

Stringo i denti su questa denominazione. So che è la norma presso l’esercito, si chiamano le persone per il loro grado e se fosse solo in pubblico non mi darebbe fastidio. Solo che lui pretende che io lo chiami generale fin da quando ho la possibilità di ricordare. Ha sempre rifiutato che io lo chiamassi papà, come se non mi considerasse come sua figlia, il che mi lascia l’amaro in bocca quando rivendica la mia educazione. La prima volta che ho chiamato un uomo papà è stato per prendere in giro George dopo il suo ennesimo sermone. Mi sembra patetico.

– Bene, che ciò non succeda più. Ora iniziamo il debriefing. Comandante?

George tossisce per schiarirsi la voce e racconta la nostra missione, tralasciando alcuni particolari che che mi avrebbero messo in difficoltà, ancora una volta.

– Nient’altro da segnalare?

Stringe gli occhi, con fare sospettoso. Ha dubbi su possibili emissioni nel racconto, sembra. Ad ogni modo, nessuno parla. Ciò visibilmente non piace al generale, che inizia a picchiare sul tavolo, col suo tic nervoso quando la situazione non va come vuole.

– Ho studiato il video degli occhiali di sorveglianza prima di convocarvi. Ho osservato le immagini con tutta la dovuta attenzione.

Fortunatamente, gli occhiali sono solo occhi e non orecchie e i miei auricolari servono solo a comunicare, senza registrare niente, altrimenti li avrei scambiati per la mia matricola.

– Tanto per dirvi subito che ora mi aspettavo di avere qui il cadavere di un serpente all’obitorio. Allora, spiegatemi perché non è così.

Russel prende la parola.

– Il demone non costituita una minaccia per la popolazione. Non ha aggredito esseri umani.

– Non è una minaccia? Eppure ho visto questo mostro appendere Dakota per i piedi. Anche senza il suono, posso assicurarvi che non era un saluto cordiale. Adesso, spiegami perché non hai fatto a pezzi questa creatura, Dakota. A cosa ti servono le tue armi? Come decorazione?

Ecco qua, i fatti sono chiari, per il generale ho torto. Qualsiasi cosa io dica, dirà che avrà sbagliato. Lo sguardo pieno di compassione di Luke mi indica che è giunto alla mia stessa conclusione. È molto gratificante. Mi avvicino ad un viso neutro, con il quale ho lavorato per tutta la mia infanzia per nascondergli le mie emozioni, per spiegare i motivi della mia clemenza, ma dentro sto bollendo di rabbia.

– Il serpente non ha apprezzato la mia incursione nel suo territorio, che è una reazione normale, istintiva, ma gli fatto comprendere rapidamente la ragione e dopo ha collaborato senza discutere.

Il generale aggrotta la fronte quando avverto che la situazione può peggiorare con ogni sua affermazione.

– Come gli hai fatto comprendere la ragione?

Mi rifiuto di rispondere a questa domanda. Non sopporto la menzogna, è viscerale, la detesto, ma non mi faccio illusioni, se gli riferisco che ho dato il mio nome ad un demone, mi dà dell’incosciente e mi ordina di abbattere il demone, a detta sua per proteggere tutti. È vero che rivelare la propria identità ad un demone degli inferi gli dà il potere di farci molto male. Può allora rintracciarci solo sussurrando il nostro nome e pensandoci, con la possibilità di entrare in posti insuperabili, come la base di Fort Benning per citarne una, e di colpo ucciderci nel sonno, nella stessa occasione. Questo, all’improvviso, è un segno di fiducia tra un essere umano e un demone. Il serpente mi ha anche ripagato dandomi una delle sue squame, ma non ho intenzione di dare queste informazioni a mio padre o la fuori, ogni cosa si ritorcerà contro di me, Il mio silenzio ostinato non gli piace.

– Ti ordino di rispondere al tuo generale.

Ordini, ancora ordini, sempre ordini. Non sa dare altro che ordini! Luke viene in mio soccorso prima che la situazione non peggiori irrimediabilmente e io non mi arrabbi, provocandomi ulteriori problemi.

– Lei gli ha semplicemente spiegato che volevamo solo trovargli un territorio meno esposto al mondo umano e lui ha accettato di seguirci.

Il generale ride e non è per niente piacevole.

– Ha deciso di seguirvi di sua volontà come un docile cagnolino?

– Esattamente.

Mio padre si appoggia con veemenza sulla sua sedia, che crolla come rappresaglia. Non c’è cascato, ma senza prove non può fare niente contro la nostra solidarietà.

– È questa la versione ufficiale del tuo rapporto, comandante?

– Assolutamente. È la maniera nella quale si sono svolti i fatti.

Ho ringraziato in silenzio George per aver falsificato il suo rapporto per salvarmi la pelle. I miei compagni di squadra non mi salvano solo sul terreno di battaglia, ma lo fanno allo stesso modo nella vita di tutti i giorni mediando tra mio padre e il mondo generale, e me.

– Questa volta passi, ma al prossimo errore, Dakota, finirà nel sotterraneo.

Si poteva credere che mi stesse facendo un favore, ma in realtà non era altro che una minaccia mascherata. Sono sicura che non scherzasse affatto. È il suo modo di guidare la base. Come i prigionieri disobbedienti finiscono nella buca, i soldati ribelli come me vanno nel sotterrano. Come nel Medioevo. Ho già vissuto alcuni soggiorni in una cella, non è la prima volta che lo faccio arrabbiare. Mio padre ne possiede uno disponibile solo per me, la mia prigione personale. Sono fortunata. Ad ogni modo, non sarà la discussione choc a cambiare le mie opinioni. Una cella di 2 metri per 2 con l’unico comfort di una cuccetta in metallo e un bagno senza alcuna intimità non cambierà mai le mie convinzioni più profonde. In realtà, ciò che più mi preoccupa delle sue punizioni e di non mangiare durante quei due giorni. Sono una combattente, il mio corpo, in particolare i miei muscoli, ha bisogno di proteine per funzionare. Ogni volta ne esco più debole e Luke è costretto a portarmi in braccio e nutrirmi. È la cosa che alla fine trovo più umiliante e credo che mio padre l’abbia capito, perché attende sempre che io sia incapace di sostenermi per liberarmi.

– Proseguiamo con la riunione.

La voce potente del generale mi riporta brutalmente al presente. Questa riunione non finirà mai?

– Alla luce degli ultimi elementi, voglio che un microfono sia installato su Dakota non appena usciate, anche se non ha alcun contatto con il nemico.

Ingoio la mia saliva di traverso e i volti di Jasper e Jared si scuriscono. Si sono arruolati nell’esercito per passione, per fede, ma non sopportano la mancanza di libero arbitro che questa vita esige. Con questo microfono che controlla le mie parole e i dialoghi con gli altri, raggiungiamo somme inesplorate nella mancanza di libertà.

– Con tutto il rispetto che vi devo, generale, un dispositivo di ascolto potrebbe ostacolare e mettere in pericolo l’occhio di lince in un combattimento ravvicinato.

George cerca di giocare sulla sensibilità del generale per ottenere la vittoria della sua causa. Ha solo dimenticato una cosa, mio padre non ha alcuna sensibilità, specialmente nei miei confronti.

– Discutete i miei ordini, comandante?

– No, certo che no.

Il sorriso soddisfatto del mio generale mi fa stringere i pugni al punto da infilzare le unghie nei palmi e sbiancare le falangi. Il problema è che un intervento dalla mia parte lo appoggerà solo nella sua decisione. Qualsiasi cosa io faccia, il generale ha parlato e non posso fare nulla.

– Bene. Allora addestratela con una cimice. Così lei si sentirà come se stesse reagendo in caso di attacco per non perderla o essere imbarazzata. Fate come volete, ma voglio sentire tutto ciò che succede durante le vostre assenze, senza eccezioni. Il dispositivo è obbligatorio non appena uscite dalla base. Chiedete all’ufficio tecnico il miglior apparecchio. Non c’è dubbio che abbia spazi bianchi sul nastro. Non sarà accettata alcuna scusa e voi ne assumerete le conseguenze. Avete compreso?

– Sì mio generale.

Rispondiamo in una bella unione che sembra soddisfarlo, dato che si congeda con un segno disinvolto della mano, come se fossimo semplici servitori e non un’unità d’élite che si lanciava nella battaglia più pericolosa.

Ecco perché ci ritroviamo tutti e sei in palestra, quando il mio unico desiderio è di andare a letto e dormire per almeno 48 ore per dimenticare questa giornata orribile.

– Come va Dakota?

– Tutto bene. Perché non dovrebbe andare bene? Dopo la fotocamera negli occhiali, la cimice. Normale. E la prossima quale sarà? Una pulce GPS installata nella mia pelle?

George si sfrega le mani. Si sente a disagio quando non ha alcun motivo di farlo. Non aveva alcuna colpa per questo genere di decisione e ha lo stesso cercato di aiutarmi. Lui preferisce lasciarmi sola con Luke, che alza le mani in aria davanti a lui in segno di pace, e mi arrabbio subito. Non sono in collera contro di lui, ma contro Robert Jones, l’uomo che afferma di essere mio padre quando gli gira, ma che non ne ha l’attitudine. Ciò che mi infastidisce di più è che dall’esterno il suo eccesso di sorveglianza potrebbe essere considerato come un segno di attenzione, di inquietudine per la mia sicurezza, ma so che non è così. Tutti i suoi dispositivi non sono altro che un mezzo per controllarmi un po’ di più, per salvaguardare l’unità che gli ha consentito di diventare il capo della base.

– Mi spiace, il mio rancore non è diretto a te.

Il mio fratello di cuore mi abbraccia mentre mi bacia la testa. Si rende conto di quanto gli incontri con mio padre siano una vera prova per me, ogni volta.

– DAKOTA.

George mi chiama dall’altra parte della palestra, la sua voce forte risuona contro le pareti. Si trova proprio accanto al sacco da pugilato. Anche lui mi conosce bene. È esattamente ciò che mi serve per allentare la tensione e calmare il mio furore. Lo raggiungo trotterellando mentre Jasper e Jared salgono sul ring per impegnarsi in un match di box amichevole. O quasi. Non mi piacerebbe finire tra i loro colpi. Il mio comandante mi benda le mani con coscienza e mi aiuta ad indossare i guanti. Passo l’ora successiva ad osservare destri, sinistri e ganci. Al contrario di ciò che è stato detto durante la riunione, non ho bisogno di imparare a combattere con una cimice. Che io perda al combattimento o no non ha alcuna importanza perché uno, ciò non mi impedirà mai di salvare la mia pelle e dare priorità al mio sedere, e due, mio padre troverà una ragione per farmi rimproveri. Infine, mi fa male rilassarmi e passare oltre i rimbrotti aspri dell’uomo per il quale dovrei contare più di tutto.

Capitolo 4

Dakota

Dopo l’allenamento, torniamo tutti a casa come di solito. Il mio appartamento è quasi troppo piccolo per accogliere cinque maschi pieni di testosterone, ma sono estremamente a disagio in un ambiente non mio, quindi hanno la gentilezza di accettare di stringersi un po’ in modo lasciarmi i miei spazi.

– Vuoi mangiare qualcosa, Dakota?

Ottima domanda. Cosa potrebbe tirarmi su di morale e addolcire il mio piccolo cuore lacerato?

– Non importa il cibo, finché lo mangerai sul mio corpo da sogno, sarai al settimo cielo, bambola.

Sono esplosa in una risata davanti a Jared che gonfia i pettorali sollevando le sopracciglia in maniera ammiccante. Luke passa dietro di lui per dargli una pacca sulla testa mentre cerco di riprendere fiato e le lacrime pendono da un angolo dei miei occhi. Ecco, più che del cibo, ho bisogno dei miei amici e delle loro buffonate per alleggerire questa giornata stancante.

– Davvero funzionano con le ragazze le tue patetiche frasi da rimorchio?

– Certamente. Hai visto come sono attraente? Nessuna può resistere al mio fascino.

– Il tuo fascino grossolano, vuoi dire?

Lascio Jasper e Jared mentre si prendono in giro e raggiungo George, che cerca disperatamente un cibo commestibile nel mio frigorifero.

– Cosa vuoi che io prepari con un pezzo di formaggio ammuffito e una bottiglia di latte scaduta?

Gli lascio un timido sorriso. Al tempo stesso, siamo partiti in missione da una settimana e il generale non mi ha lasciato il tempo di fare la spesa. Dall’altra parte, anche in tempi normali, senza missioni o altro (il che succede raramente, i demoni non conoscono il concetto di vacanza), non si può dire che io sia una fata della casa. Nessuno mi ha insegnato a cucinare e odio fare le pulizie, accontentandomi dello stretto necessario per mantenere una casa accogliente. Il mio frigorifero non è mai pieno di piatti prelibati. È già un miracolo quando contiene alimenti commestibili. Di contro, numerosi volantini per la consegna a domicilio del cibo sono attaccati sullo stesso frigo.

– Possiamo ordinare cinese?

– Sei sicuro di volere un biscotto cinese con una predizione? Non si può dire che la giornata ti abbia portato fortuna finora.

– Giusto.

Luke arriva per ultimo e posa il suo braccio sulle mie spalle, attaccando il suo corpo caldo al mio. È in questi momenti di complicità che mi dispiace non poterlo vedere davvero. Di non essere capace di osservare tutti tranne che tramite un filtro verde che probabilmente modifica la gioia fumante sul loro viso.

– Hai l’aria pensierosa.

Sussulto quando sento Russel dietro di me. Non mi sono resa conto della sua presenza in cucina. Per un soldato d’élite abituato alle battaglie e alle missioni più pericolose sulla Terra, mi sono lasciata sorprendere come una matricola.

– Ordino delle pizze.

– È esattamente ciò che ti serve. Grasso e pesante che ti farà venire sonno e dormire come un bebè.

– Prendi anche del gelato che puoi leccare su di me.

Jared non può farci niente. E al tempo stesso, è esattamente ciò di cui avevo bisogno: le osservazioni grintose, gli abbracci amichevoli e la compassione tutta paterna di George. È così che ci ritroviamo tutti intorno ad un tavolino, con pizze di peperoni al doppio formaggio davanti a noi, una birra in mano e una rapa, dicono questi uomini delle caverne, sullo schermo. Mi sveglio due ore più tardi, l’effetto soporifero della pizza ha colpito.

I ragazzi sono andati tutti via a parte Luke, che sonnecchia sul divano al mio fianco. Ha l’aria talmente tranquilla che preferisco lasciarlo dormire. Dopo tutto, non è la prima volta che lui si accovaccia sul divano per tutta la notte. Sbatto le palpebre più volte, schiarendomi le idee. Mi chiedo cosa mi abbia svegliato. Per una volta, nessun incubo ha invaso il mio spirito, il mio subconscio mi ha lasciato in pace, nessuna visione di mostri e massacri sanguinosi. Allora perché ho gli occhi spalancati in piena notte, quando mi sentivo a mio agio insieme a Luke e al caldo grazie alla coperta che uno dei miei adorabili colleghi ha posizionato su di me? Il mio sguardo è improvvisamente attirato dalla televisione, che proietta luci sinistre rosse e blu nel mio intero salotto. Le sirene della polizia invadono lo schermo e una banda rossa scorre nella sua parte inferiore. Alzo il volume per capire cosa la giornalista racconta in primo piano.

«Nella piccola città di Gettysburg, Dakota del Sud, la scoperta di una donna sventrata terrorizza la gente. La ragazza, incinta di otto mesi, è stata uccisa in circostanze oscure e il suo bebè è scomparso. Nessuna ipotesi è esclusa al momento, ma alla vista della scena sanguinosa degna di un film horror che ha persino sconvolto le forze dell’ordine, non può essere altro che l’opera di uno psicopatico.» No, questa non è l’unica ipotesi possibile, purtroppo. Un demone è capace di commettere questo genere di orrore. La giornalista continua il suo reportage mentre il mio cervello funziona a pieno regime. «In questa cittadina di soli mille abitanti, questo crimine fa soffiare un vento di panico e la gente chiede l’aiuto dello Stato per fermare al più presto questo assassino ladro di bambini.» Preferisco spegnere la televisione prima della fine. Ho sentito abbastanza per avere una notte agitata. O nessuna notte, visto che la suoneria del mio telefono risuona in tutta la casa. Non serve rispondere, so già di cosa si parla quando sento il telefono di Luke suonare a sua volta. Il sonno attenderà, una nuova missione ci aspetta.

– Pronto.

– Dakota, sono George. Mi dispiace svegliarti, ma siamo attesi al QG.

– Un rapporto con le news che girano in televisione?

– Sì. Luke è ancora a casa tua?

– Lo sveglio e arriviamo.

Riattacco e sento due braccia possenti che mi abbracciano nel corpo caldo di Luke. Mi lascio trasportare e approfitto di questo momento per apprezzare il nostro feeling. Ecco cosa mi fa andare avanti, malgrado tutto ciò che ho visto e vedrò col passare degli anni. Senza di lui, senza loro, non resisterei e finirei per diventare completamente pazza e depressa.

– Brutta notte?

– Brutto sogno. Il generale ci aspetta.

– Ok, andiamo.

Non mi muovo nonostante lui sia pronto a seguirmi. Per la prima volta, ho paura di ciò che vedremo. Una donna incinta, un bebè sparito. Stiamo andando ben oltre nel terrore. Potrebbe essere la mia routine quotidiana da circa sette anni, ma non mi ci abituo mai. Dall’altra parte, se mi abituo, è perché ho perso la mia anima. Cosa è peggio, alla fin fine?

– Problemi Dakota?

– Uhm, ho paura di ciò che troveremo. Ho visto le news in televisione. Sono davvero orribili.

Non mi pone alcuna domanda e apprezzo questo silenzio. Ma non può essere eterno.

– Dobbiamo andare tesoro. Sai bene cosa succederebbe altrimenti.

Oh sì, lo so. Una nuova rimostranza del generale. E una al giorno è più che sufficiente per me. Non ho ancora digerito l’ultima. Lasciamo passare qualche giorno prima della prossima.

– Andiamo.

Ci premuriamo di arrivare con qualche minuto di distanza, l’ultimo incidente ci ha segnato per un momento. Luke aveva dormito da me, esattamente come questa notte, ed eravamo venuti fianco a fianco. Mio padre s’era immaginato che avessimo dormito insieme e, dato che io sono insostituibile, voleva licenziare Luke dalla squadra per aver infranto il regolamento che vieta ogni contatto intimo tra colleghi. George e gli altri avevano utilizzato tanta energia per convincerlo che non stesse accadendo nulla di sentimentale. Ho un po’ l’impressione di essere una peste agli occhi di mio padre. Nessuno ha il diritto di avvicinarsi a me, pena la minaccia di licenziamento.

Lo sguardo scuro del generale mi indica che sta per andare tutto male, ancora una volta.

– Dakota, grazie di farci l’onore della tua presenza tra noi comuni mortali. Ad ogni modo, mi sembra di aver sollevato questo problema con te di recente.

Sono una comune mortale, ma ciò segna una differenza costante tra il mondo e me stessa. Come se non avessi mai la coscienza di essere diversa. Non mi degno di rispondergli, non servirebbe a nulla, a parte iniziare una conversazione sterile, e sono troppo stanca. Lui prende il mio silenzio come segno di penitenza e riprende senza prestarmi attenzione e, alla fine, è di nuovo il migliore.

– Ieri sera, una donna è stata attaccata in un parco di Gettysburg. È stata morsa e sventrata e il bambino che portava in grembo è sparito. Le autorità ci hanno contattato per occuparsi di questo caso.

Come può evocare situazioni così mostruose con un tale distacco?

– Sappiamo cosa dovremo affrontare?

– No, comandante. Andrete alla cieca, quindi voglio Dakota in prima linea.

Simpatico. La maggior parte dei genitori protegge la loro figlia da mari e monti, il mio mi manda avanti nella tana del lupo con la sua benedizione.

– Dovrei restare con lei per salvarle la pelle.

Per fortuna Russell è qui a salvarmi il sedere.

– Assolutamente no. Voglio questo mostro e lo voglio vivo. Una volta che avrai trovato la sua tana, rimarrai in appoggio nella camionetta e interverrai solo se sarà in pericolo di morte. Ho detto di morte. È chiaro per tutti?

Formidabile. Quindi, in pratica, se non sto per morire, ma solo paralizzata, rimani nascosto.

– Mio generale…

– Coloro che hanno problemi non restino alla base e richiedano un nuovo incarico.

Ciò ha il merito di lasciare Jared senza voce. Non credo di averlo mai visto così silenzioso in passato. Il suo aspetto desolato mentre mi guarda mi riscalda il cuore. Mi accorgo che Jasper si aggiusta le scarpe e Luke stringe la sua coscia tra le dita a tal punto da imbiancarle a vista d’occhio. Per quanto riguarda George, non credo di averlo mai visto con la mascella così stretta, sento digrignare i suoi denti. Riesce comunque a parlare con un tono relativamente calmo.

– Ho il permesso di parlare, mio generale?

– Ti ascolto, ma se è per discutere i miei ordini, meglio se taci.

Se gli occhi di Russel fossero mitragliatrici, mi sarei sbarazzata del mio genitore già da alcuni minuti.

– Dakota è un elemento fondamentale della nostra squadra. Perché metterla in pericolo inutilmente? Saremmo più efficaci in binomio.

– Lei non è zucchero, comandante. È un soldato, come tutti voi. Inoltre, non sarà sola. Avrà gli occhiali e il microfono in più nelle sue orecchie, seguirete ogni sua mossa in tempo reale. Potete intervenire al momento opportuno. Non appena avrà puntato il bersaglio con certezza, verrete a sostenerla e procederete all’uccisione del demone senza alcun errore. Nessun intervento prima del tempo. Ve l’ho detto, lo voglio vivo.

È un grande leader. Di solito, vuole i demoni, cattivi o no, sotto la plastica all’obitorio. Perché oggi è diverso? Non ho tempo di riflettere che la domanda esce dalle mie labbra.

– Perché in vita? Di solito devo lottare per fartelo accettare. Risparmieremo un demone così pericoloso?

– Anche se non ti riguarda, te lo dico. Voglio farlo analizzare, nel caso in cui ne appaiano altri.

Per quanto tempo i demoni devono restare vivi affinché vengano studiati dai biologi? Da mai. L’obitorio lo dimostra, è proprio così.

– Ora riposatevi. Avete una lunga strada da percorrere.

Ci alziamo tutti, ma non faccio in tempo a raggiungere la porta che il mio nome risuona nella sala riunioni.

– Dakota.

Inutile far finta di non sentire, lo farà solo piangere un po’ di più. Mi fermo a qualche decina di centimetri dal mio saluto, sotto lo sguardo desolato dei miei amici che se ne vanno con notevole rammarico. Mio padre non si degna neanche di chiudere la porta prima di tirarmi su le bretelle. Lui apprezza le umiliazioni pubbliche. Soprattutto con me. Già sono considerata strada, sarei anche ritenuta disubbidiente. Nonostante i miei viaggi avanti e indietro abbiano già informato il personale della base sui miei difetti.

– Sei un soldato. Ti ho insegnato rispetto e disciplina. Non ti permetto mai più di discutere i miei ordini. Tu obbedisci e basta.

Ho la testa abbassata, come una bambina colta in fallo. Ecco come mi sento davanti a mio padre. Come una bambina che ha commesso un errore e cerca disperatamente di rendere fiero un padre che non si preoccupa per lei.

– Hai compreso?

– Sì.

– SÌ COSA?

Detesto quando urla per attirare l’attenzione di tutti. Sussurro ciò che si aspetta da me per concludere questo momento spiacevole.

– Sì mio generale.

Mi fa un segno con la mano per congedarmi come un fastidioso cane randagio. Sento le lacrime che vogliono uscire dagli angoli dei miei occhi e scorreranno senza dubbio nel QG, di fronte a tante persone che mi osservano con pietà o disprezzo. Mio padre mi lancia un ultimo avvertimento che non comprendo mentre varco finalmente questa maledetta porta.

– Non sei così insostituibile come credi.

Quasi mi precipito fuori per prendere una boccata d’aria fresca e corro a perdifiato fino a casa mia, dove Luke mi aspetta già a braccia aperte affinché mi rifugi lì. Non vedo l’ora di uscire dalla base. Devo segnare una distanza tra mio padre e me.

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