Pazza Di Te

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Pazza Di Te
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A. C. Meyer

Pazza di te

Tradotto da Cecilia Metta

Pazza di te

Serie After Dark – 01

Seconda Edizione

Copyright © 2013 di A. C. Meyer

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere usata o riprodotta su qualsiasi supporto esistente senza il permesso scritto degli editori.

Edizione digitale: Laura Pohl

Formattazione digitale: Andreia Barboza

Copertina: Fernanda Fernandez

Testo rivisto secondo il nuovo Accordo Ortografico della Lingua Portoghese.

Indice

Capitolo uno

Capitolo due

Capitolo tre

Capitolo quattro

Capitolo cinque

Capitolo sei

Capitolo sette

Capitolo otto

Capitolo nove

Capitolo dieci

Capitolo undici

Capitolo dodici

Capitolo tredici

Capitolo quattordici

Capitolo quindici

Capitolo sedici

Capitolo diciassette

Capitolo diciotto

Capitolo diciannove

Capitolo venti

Capitolo ventuno

Epilogo

Nota dell’autrice

Playlist

A proposito dell’autrice

Libri dell’autrice

Leggi il primo capitolo di In punta di piedi

A mia madre. Perché al mondo non esiste un amore uguale al suo.

Capitolo uno
Julie

Vedete questa ragazza sdraiata nel letto? Sì, la biondina magra con gli occhiali e con il pigiama di SpongeBob, avvolta nel piumone mentre ascolta i gemiti provenienti dall’appartamento vicino?

Sono io, piacere, e vi racconterò la mia storia.

Tutte le notti mi sveglio spaventata dai suoni che arrivano dalla casa accanto. E tutte le notti, provo invidia sentendo i gemiti delle ragazze occasionali, gemiti che dovrebbero essere i miei...

Mi chiamo Juliette Walsh, ma tutti mi chiamano Julie. Ho ventitré anni e, da quando ero bambina, sono perdutamente innamorata di un ragazzo che non mi vede. O meglio, lui mi vede, ma è come se fossi la sua sorella più piccola. Ed è questo ragazzo a causare, ogni notte, i gemiti delle altre...

Ho convissuto con Daniel praticamente per tutta la mia vita. Ha tre anni più di me e sua sorella, quella vera, è la mia migliore amica. Eravamo vicini di casa. I nostri genitori erano molto amici e, quando ho perso i miei in un incidente d’auto, sua madre ha iniziato a prendersi cura di me come se fossi sua figlia.

Sono figlia unica, così come lo erano i miei genitori, e i miei nonni erano già morti. Gli Stewart erano l’unica famiglia che mi era rimasta. La famiglia del cuore.

Mia madre era una bella donna, con dei lunghi capelli biondi e degli occhi azzurri molto espressivi. Ho ereditato da lei queste caratteristiche fisiche, ma non sono bella come lei neanche lontanamente. Era una di quelle persone assurdamente innamorate – di mio padre, ovviamente. Perdere tutta la mia famiglia in una volta sola è stato un grande dolore, ma in fondo è stato meglio così. I miei genitori erano una coppia fastidiosamente felice e non penso che l’uno sarebbe sopravvissuto alla perdita dell’altro.

È da loro che ho ereditato la convinzione che l’amore dovrebbe muovere le nostre vite e che un giorno anch’io troverò un principe azzurro che mi salverà dai miei problemi, mi porterà a cavallo verso il tramonto e con il quale sarò felice per sempre...

Ed io l’ho incontrato. Prima sotto forma di un bambino dispettoso che mi tirava le trecce e si faceva inseguire da me e Johanna.

Poi, durante l’adolescenza, ho visto quel bambino crescere diventando un ragazzo affascinante che, schioccando semplicemente le dita, poteva conquistare il cuore di tutte le ragazze della scuola. Compreso il mio.

Dopo aver perso i miei genitori, mi sono trasferita a casa degli Stewart che hanno ottenuto la mia custodia, cosa di cui sono estremamente grata, e Danny si è preso ancora più cura di me. Non mi lasciava uscire o frequentare i suoi amici perché diceva che non ero abbastanza grande da partecipare ai giochi “da grandi”. Non lo faceva solo con me, no. Trattava sua sorella Jo più o meno allo stesso modo.

Finché non è andato al college per frequentare la facoltà di Economia e finalmente ho avuto qualche fidanzato. Niente di serio. In realtà mi servivano per fare più esperienza per quando Danny sarebbe tornato a casa per sempre e, naturalmente, tra le mie braccia.

Ma non è quello che è successo. Dopo la laurea, è tornato più bello, più seducente e più affascinante e mi trattava ancora di più come la sua sorellina, come se fossi ancora quella ragazzina quattordicenne e non una donna di ventuno anni, il che mi faceva impazzire dalla rabbia.

Danny è tornato dal college con un progetto di vita che si adatta perfettamente al mio: ha deciso di aprire un’attività, in società con i suoi due migliori amici, Rafe e Zach. Un bar, con musica dal vivo tutti i giorni e dei barman molto simpatici. Diciotto mesi dopo, l’“After Dark” ha aperto le porte ottenendo un successo clamoroso ed è diventato un luogo famoso tra i giovani di Los Angeles.

Vi starete domandando in che modo il mio progetto di vita si adatti al suo. Semplice: quello che faccio meglio in questa vita è cantare. È l’unica cosa che so fare, che ho sognato e che mi sono preparata a fare... ma che Danny non mi lascia fare. Potreste accettare una cosa del genere?

Quando hanno iniziato a fare i colloqui con le band per il bar, mi sono offerta, ho chiesto, ho implorato di avere una possibilità ma Daniel ha risposto che non ero pronta ad affrontare il pubblico e ha proibito ai ragazzi di affrontare quest’argomento.

Quando ho detto che avrei fatto l’audizione da un’altra parte, è scoppiato il panico. Abbiamo discusso molto e, alla fine, ho ceduto. Perché?

Perché l’amore è cieco, sordo, muto e stupido.

Poiché non potevo inseguire il mio sogno di cantare, ho finito per accettare un lavoro all’After Dark come cameriera.

Non sono mai voluta andare all’università, il sogno della mia vita era di guadagnarmi da vivere con la musica. Ho preso innumerevoli lezioni di canto, di danza, ho imparato a suonare diversi strumenti. Quindi non mi sono preparata per nessun altro tipo di lavoro.

Poco tempo dopo l’inaugurazione dell’“After Dark”, ho deciso di lasciare la casa degli Stewart. Amo i genitori di Daniel come se fossero i miei, ma volevo i miei spazi. Per caso, una proprietà accanto alla casa di Daniel, che vive da solo, si è liberata, e lui mi ha suggerito di trasferirmi lì. In questo modo non avrebbe dovuto preoccuparsi di me ed io avrei avuto vicino qualcuno della “famiglia”.

Speravo che avesse capito che ero cresciuta, che non ero più la bambina con i codini che conosceva. Ho liquidato uno degli investimenti che il commercialista aveva creato con l’eredità dei miei genitori e ho comprato la casa, sognando che, se fossi rimasta nei paraggi, un giorno Danny mi avrebbe notata.

E pensavate che avrebbe funzionato veramente? Già, non avrei dovuto pensarlo neanche io. Ecco perché sono sdraiata nel mio letto, da sola, durante il mio venerdì sera libero, ad ascoltare i gemiti sempre più forti della “sciacquetta” di turno, che se la fa con quello che dovrebbe essere il mio uomo.

La casa di Danny è simile a un bordello. È un donnaiolo dichiarato e, ogni notte, ha una compagnia diversa. Per fortuna, la maggior parte degli abitanti del quartiere è single e non si preoccupa di questo. Sarebbe complicato se avessimo dei vicini anziani che vogliono guardare le soap opera mentre, nella casa accanto, sembra venga girato un film porno.

Il fatto di essere il proprietario di un bar rende le sue conquiste molto più facili. Ogni sera Daniel lascia il bar abbracciato a una ragazza diversa e si dirige verso il suo nido d’amore. E, nonostante tutta questa rotazione e varietà di donne, non mi ha mai dato l’opportunità di provare il sapore di un suo bacio.

 

Certo che no. Io sto qui, a sospirare frustrata, mentre lui si sazia con la scopata del giorno.

Vi starete chiedendo perché non cambio casa, perché non cambio la mia vita.

Vi rispondo subito, anche se sono sicura che penserete che sia ancora più pazza: ciò che mi trattiene qui, è la speranza... È ciò che mi fa restare qui e accettare un lavoro che non sognavo, che mi fa rinunciare al mio desiderio e trascorrere le notti ad ascoltare i gemiti della casa accanto. La stupida speranza che un giorno lui si svegli e capisca che sono io la donna della sua vita. Oh, Dio. Sembra stupido anche a me. Ma chi dice che io possa rinunciare a quest’uomo?

Ed è per questo che ogni notte vivo lo stesso tormento. Prima la rabbia e poi la frustrazione. Mi alzo e bevo un po’ d’acqua per cercare di calmarmi, perché mi rifiuto di masturbarmi per trovare un po’ di sollievo dal tormento mentre lui fa sesso con qualche ragazza. Così mi sdraio di nuovo sul letto, accendo la televisione, accedo a internet per vedere se c’è qualcosa d’interessante sui social o almeno qualcuno con cui parlare. Mi giro di nuovo nel letto. A volte sono ispirata e scrivo delle canzoni che non canterò mai a nessuno e che esprimono tutto l’amore che provo per questo idiota. E così vado avanti, finché non arriva l’alba, la casa accanto è silenziosa ed io, esausta, riesco a dormire.

Capitolo due
Julie

Il giorno dopo, mi costringo ad alzarmi alle sette del mattino per fare la doccia e prepararmi per la mia corsa mattutina.

Ci sono due cose cui non rinuncio la mattina: la mia dose gigante di caffeina e la corsa. Sono fondamentali per me per affrontare il resto della giornata, dato che sono una persona che lavora e vive di notte.

Oggi vado a lavorare all’“After Dark” e devo essere di buon umore per affrontare la giornata.

Indosso un paio di leggings, metto le scarpe da ginnastica, prendo il mio telefono e seleziono la playlist “Pop Divas”, su cui ci sono delle canzoni che m’incitano a correre.

Esco dalla porta cantando Baby One More Time ancora una volta mentre mi scaldo per andare a casa di George, il mio compagno di corsa e mio migliore amico. Sa tutto di me, conosce i miei gusti musicali e sa anche della mia cotta non corrisposta per Danny.

— George, andiamo! Svegliati!

Busso forte alla sua porta.

— Sto arrivando, ragazzina — grida da dentro. — Fammi salutare il mio amore.

Se George non fosse gay e felicemente sposato con Ben, lascerei perdere questa folle cotta per Danny e lo prenderei per me. È bellissimo, intelligente, di successo, ha un buon profumo e si veste bene. Ha i capelli scuri e gli occhi azzurri profondi. È praticamente un Colin Egglesfield più giovane... sarebbe perfetto, se non gli piacesse la stessa cosa che piace a me!

— Ragazzina, cos’è quella faccia? Sembra che tu sia caduta da un camion in corsa. Che c’è? Non hai dormito di nuovo? — Mentre parla, George s’infila una ciambella in bocca, senza darmi il tempo di protestare che sta mangiando del cibo spazzatura. Sta seguendo una dieta ferrea, perché deve andare a un matrimonio e deve entrare nel suo abito elegante di Armani.

— Già. Lo speciale di Playboy TV mi ha di nuovo tenuta sveglia tutta la notte — rispondo, cercando a questo punto di trovare un po’ di umorismo.

— Devi fare qualcosa: o salti addosso a Danny Boy, il dio greco del sesso, o trovi un altro ragazzo che tolga le ragnatele e cancelli tutta la tua frustrazione.

— Se gli salto addosso, penserà ancora che sia una bambina e che voglio giocare a fare la lotta, e non ho amici o conoscenti che siano attraenti. Dai, metti su Rihanna e andiamo a correre.

Corriamo per circa cinque chilometri in compagnia delle nostre dive del pop e, sulla via del ritorno, ci fermiamo da Starbucks. Questa è un’abitudine cui non rinunciamo mai: prendere un cappuccino alla vaniglia e riposare su uno dei divanetti del caffè.

— Julie, che mi dici dell’audizione da corista in quel gruppo pop? Quando è?

— La prossima settimana. Ma non so...

— No, no, no! — m’interrompe lui. — Non prendermi per il culo con questi discorsi sul fatto che non sai se devi andare o meno. Lavori all'“After Dark” da anni e quel bell’idiota non ti ha mai dato una possibilità. Non puoi buttare dalla finestra questa possibilità. Hai una voce fenomenale.

In quel momento il mio telefono emette il suono di un messaggio in arrivo.

Jo: Qualche novità? Gli hai parlato?

Mi manda lo stesso messaggio tutti i giorni. La mia amica spera che, dopo tutti questi anni, un giorno mi sveglierò, busserò alla porta di Daniel, gli chiederò di sposarmi e la farò finita con questa storia.

Io: No.

È la mia solita risposta. Non appena premo “Invia”, vengo sorpresa dal telefono che mi vibra in mano e rispondo senza neanche controllare chi mi stia chiamando così presto.

— Pronto?

— Ju, sono Danny. — È l’unica persona che mi chiama così. — Sei fuori? Sto bussando alla tua porta e non mi rispondi…

— Ciao, buongiorno — rispondo. George alza gli occhi al cielo quando sente la mia voce mielosa al telefono. Lo spingo leggermente. — Io e George siamo da Starbucks. Ti serve qualcosa?

— Ti volevo solo far sapere che sto partendo per un viaggio importante. C’è un locale che, secondo l’agente immobiliare, sarebbe perfetto per la nuova succursale dell’“After Dark”. I ragazzi stanno pensando di espandersi in altre città.

— Ah, va bene. Starai via a lungo?

— Ancora non lo so. Ho intenzione di rimanere una settimana per studiare il posto e fare qualche indagine. Forse un po’ di più, ma ti farò sapere.

— Va bene, Danny. Puoi stare tranquillo, andrà tutto bene all’“After Dark”. Vengono anche i ragazzi?

— Viene Zach, ma Rafe resta e si occuperà di tutto. Se hai bisogno di qualcosa, chiamalo. Devo correre o farò tardi. Abbi cura di te. Baci.

— Lo farò. Buon viaggio. Baci.

Attacco il telefono con un’espressione triste sul viso e George alza il sopracciglio chiedendo che cosa sia successo.

— Sta partendo per andare a vedere un locale. Non posso credere che non vedrò Danny per così tanti giorni.

— Dio mio, Julie, dimentica quell’uomo! Devi crescere, ragazza ti trascinerò a qualche festa pazzesca, rimorchierai un figo pazzesco e ti toglierai Daniel dalla testa.

Rido al suo commento.

— Lascia perdere. In questo momento l’unica cosa pazzesca che voglio è un bagno caldo.

***

Alle cinque del pomeriggio, arrivo all’“After Dark” e mi preparo per il mio turno. Prima di iniziare a lavorare, le cameriere si riuniscono sempre per ripassare i dettagli, ascoltare le prove della band e avere un feedback della sera precedente.

Prima di entrare nella sala principale vengo sorpresa dalle grida di Rafe che sta al telefono.

— figlio di puttana! Non posso credere che tu mi stia facendo questo proprio oggi!

Spalanco gli occhi e porto le mani alla bocca. Questo è il tipo di reazione, qualunque essa sia, che mi aspetterei da chiunque ma non da Rafe. È educato, affascinante, ha un timbro di voce un po’ roco, che fa impazzire molte delle ragazze al bar, e non dice mai parolacce.

Ovviamente, tutti i dipendenti sono scioccati, proprio come me.

Attacca il telefono come se avesse perso il suo migliore amico. E tutti si dileguano, spaventati da questo suo lato nuovo e strano.

Tranne me, che non ho paura del pericolo.

— Rafe, che cosa è successo? Posso aiutarti? — chiedo, senza lasciarmi scuotere troppo dal suo nervosismo.

— No — risponde bruscamente, ma subito dopo avermi guardata, il suo tono diventa più gentile. — Scusami. No, Julie. — Si passa entrambe le mani tra i capelli, mostrando tutta la sua tensione. — Ho due ore di tempo per trovare un nuovo cantante. Sono fottuto.

— Che cosa è successo a Snash?

Snash è il cantante di “The Band” — un nome ridicolo come quello del cantante — che suona qui al bar nei fine settimana.

— L’idiota ha smesso di cantare. Ha detto di avere avuto una visione con un guru che gli ha detto di lasciare tutto e di andare in India alla ricerca della pace interiore. Riesci a crederci?

Sì, posso crederci. O meglio, potrei perché Snash è sempre stato tutta una questione di pace interiore. Fa schifo.

— Posso aiutarti io, Rafe. Mi lasci cantare? Per favore. — Ho indossato la mia migliore maschera da “Gatto con gli stivali” per cercare di convincere quest’uomo che ha chiaramente bisogno di aiuto.

Mi guarda, si passa entrambe le mani tra i capelli già del tutto scompigliati e abbassa di nuovo la testa.

— Dolcezza, sai che questo è un argomento tabù da queste parti. Se lo faccio, Danny mi ucciderà.

— Non capisco per quale motivo non mi lasci cantare al bar. Canto molto bene, lo sai. Non ti metterò in imbarazzo.

— Danny pensa che se canti qui, i ragazzi ci proveranno con te, che sei una ragazza troppo innocente per affrontare questi squali.

— Siete ridicoli. Ho ventitré anni, per l’amor di Dio. Non sono una bambina, so come difendermi. Quando lo capirete tutti?

— So che sei una donna, ma Dany considera te e Jo come le sue sorelline. Questo per un ragazzo è sacro.

— È una stronzata e tu lo sai. E chi metterai al posto di Snash?

— Non lo so, Julie. Non lo so.

Mi allontano da lui schiumando dalla rabbia. Come possono essere così stronzi? Devo fare qualcosa per cambiare questa situazione.

Sto al bar ad aiutare Justin, il barista, a mettere a posto le bevande, finché Rafe, un’ora dopo, viene da me con un’aria sconfitta.

— Sai che quando Danny scoprirà che ti ho lasciato cantare, romperà con me, vero?

— Non hai trovato nessuno?

— No, Julie. Nessuno. Puoi?

Lancio un grido e gli salto addosso.

— Uhuuuuuuu! Certo!

Mi mette giù e scuote la testa mormorando “Sono fottuto”. Dopodiché va in ufficio mentre io faccio la mia danza della vittoria e chiamo Jo e George chiedendo loro di portarmi dei vestiti adeguati, i trucchi e il loro appoggio morale.

Capitolo tre
Julie

Mentre aspetto le mie due fate madrine, mi dirigo verso il palco per parlare con i ragazzi della band e scoprire la scaletta prevista per la serata.

Ho una buona memoria musicale e non ho difficoltà a memorizzare i testi. Inoltre, ho cantato con loro innumerevoli volte prima dell’apertura del bar – e lontano da Danny, ovviamente.

— La nostra stella è pronta a brillare? — domanda Alan, il chitarrista. È il più carino dei tre musicisti. Alto, capelli castani lisci e tutto tatuato. Spesso scherzo con Jo affermando che lui è l’incarnazione di Kellan Kyle, il giovane protagonista del libro Intenso Demais, di S. C. Stephens.

— Sì! Sono molto nervosa, ma voglio fare del mio meglio. Voglio che sia il primo di molti spettacoli.

— Sai che quando Danny lo scoprirà...

— Lascia Danny fuori da tutto questo. Il sabato sera la gente viene qua aspettandosi di ballare al suono della musica di The Band. Non possiamo deludere i clienti – esclamo con un sorriso sul volto, mostrando una sicurezza che non sento.

— Per me va bene — dice Alan, ridendo. — Sarà meraviglioso suonare con te. La nostra scaletta di stasera è questa, ma penso che possiamo fare alcune modifiche per mostrare un po’ di più la tua personalità durante lo spettacolo — continua, porgendomi un foglio contenente l’elenco delle canzoni.

Do un’occhiata ai titoli, approvando le sue scelte e pensando ad altre tre o quattro canzoni che vorrei includere.

— Hai una penna? Vorrei aggiungere alcune canzoni, se per te va bene!

— Certo! Puoi aggiungere o togliere quello che vuoi.

Mi siedo sul bordo del palco per scrivere e penso che questa sia una meravigliosa opportunità che non mi lascerò sfuggire.

 

Questa sarà la prima di molte serate con i The Band, prometto a me stessa.

***

— Amicaaa, siamo qui! — grida Jo, riportandomi alla realtà.

— Hai portato un bel vestito? — domando concitata, dirigendomi verso il camerino improvvisato.

Il locale ha solo un camerino e, dato che la band è formata solo da uomini, condividono lo spazio. Quindi io mi preparerò nell’ufficio di Danny, visto che nessuno lo userà.

George mi porge tre borse piene di vestiti di un negozio di moda del centro commerciale, nel quale sono sicura di non essere mai entrata.

— Che cosa è questo, George? — domando, rovistando nelle borse. — Non mi hai preso un vestito?

— Ragazzina, quali vestiti volevi che prendessi? Una tuta da ginnastica? O quei pantaloni da yoga che continui a indossare? O dei jeans e una maglietta? Quindi io e Jo siamo dovuti andare al centro commerciale a fare un po’ di shopping per te. E ti abbiamo preso della roba IN-CRE-DI-BI-LE! — esclama eccitato, battendo le mani.

— Avanti, amica mia, togliti i vestiti, e scegliamo! — mi sollecita Jo mentre io li fisso sbalordita.

— Ma... ma...

— Niente “ma”, ragazzina! Andiamo, non abbiamo molto tempo.

Rimango cinque secondi con la bocca aperta, guardando prima l’uno e poi l’altro. Va bene, non sono certamente la persona più alla moda del mondo. Vivo con le scarpe da ginnastica, i leggings o quei pantaloni da yoga, ma ho un abitino nero nella parte posteriore dell’armadio che sarebbe proprio perfetto per questa serata.

Riprendendomi dallo shock, afferro i vestiti che mi porgono—una minigonna nera di paillettes e una maglietta bianca— e inizio a vestirmi.

— Questa gonna è troppo corta.

— Non è affatto corta, amica mia. Devi mostrare quelle gambe meravigliose.

— La camicetta è stretta...

— Devi mettere in risalto il tuo davanzale! Come puoi brillare sul palco se non sei vestita in modo adeguato?

Mi guardo allo specchio e penso di essere carina ma mi sento strana. La minigonna è molto mini, ma non è troppo stretta e sembra davvero bella da indossare per uno spettacolo di sera. E con la maglietta, il look è ancora basico, cosa che mi piace molto.

- Ora, mettiti quelle scarpe!

Prendo le scarpe che Jo mi porge. Sono nere, hanno dei tacchi molto alti e delle suole rosse.

Louboutin, riconosco il marchio.

- Mio Dio, devi averle pagate una fortuna! - Mi lamento, infastidita dal fatto che i miei amici spendano così tanti soldi per me.

- Niente sarebbe perfetto senza queste scarpe. Devi indossarle, - dice George, ridendo.

Mentre indosso le scarpe, mi mettono dei braccialetti e un paio di lunghi orecchini neri. L'unica cosa che posso pensare è che grazie a Dio ho fatto da poco la ceretta, perché non sarei a mio agio a indossare questa gonna corta con le mie gambe pelose.

Non contenti di vestirmi e adornarmi come se fossi una versione reale di Barbie, i miei amici mi mettono sulla sedia in un angolo della stanza e, mentre Jo apre una valigetta gigante di trucchi, George inizia a sciogliere la mia coda di cavallo, studiando i miei capelli come un esperimento scientifico.

- Che cosa state facendo? George, sistemami i capelli all'indietro.

- Julie, hai una miniera d'oro qui e la stai nascondendo per qualche motivo. Ti mostrerò che possiamo giocare con questi capelli e farti sembrare come se volessi mangiarmi.

- Oh, mio Dio.

- Chiudi gli occhi e rilassati, ragazza. Andrà tutto bene.

Senza niente da fare, mi siedo sulla mia sedia e lascio che i due artisti facciano il loro lavoro. Prego di avere un aspetto almeno presentabile e di non sembrare un pagliaccio in fuga dal circo.

Mezz'ora di sofferenza dopo, soprattutto per mano di George - che ha tirato, strattonato e bruciato la mia testa innumerevoli volte - mi viene permesso di alzarmi in modo che possano "valutarmi". Mi sento come un cavallo a una mostra.

Mi alzo e sembro un gigante, perché non sono abituata a scarpe così alte, che aggiungono almeno una dozzina di centimetri alla mia misera statura di 1,58 m.

Entrambi stanno lì a bocca aperta ed io comincio a innervosirmi, immaginando di sembrare ridicola e di non avere il tempo di cambiarmi perché è già l'ora dello spettacolo.

- Che cosa c'è che non va, gente? Dov'è lo specchio? Voglio vedere!

Tutti e tre veniamo colti di sorpresa da un colpetto alla porta e George grida "Avanti!", ancora con l'aria attonita. Rafe entra e inizia a parlare:

- Julie, è quasi ora... merda!

Divento ancora più nervosa. Devo avere un aspetto terribile, perché Rafe ha fatto uscire la sua terza parolaccia della giornata.

- Cosa? Cosa? Cosa? Ragazzi, voglio uno specchio!

- Julie, sei tu? Oh, mio Dio, Danny aveva assolutamente ragione. Quando scoprirà che ho autorizzato tutto questo... sarò fottuto- dice, rivolgendosi più a se stesso che a me.

Quando George si rende conto che sto per scoppiare in lacrime, pensando che la mia carriera di "diva del pop" sia finita prima ancora di cominciare, mi accompagna in bagno per potermi guardare allo specchio.

Mi sento esattamente come deve essersi sentita Cenerentola vedendo il cambiamento che la Fata Madrina ha prodotto in lei per il ballo.

Guardandomi allo specchio, sento un'enorme stretta al cuore. Mi vedo, per la prima volta, esattamente come mia madre. È come se la vedessi riflessa dallo specchio, che mi guarda, esattamente come ricordo quando ero bambina.

I miei occhi blu sono enormi, esaltati dall'ombretto scuro e dall'eyeliner applicati da Jo. Sulla mia bocca, un velo di rossetto, con una leggera lucentezza, rende le mie labbra sexy.

E i miei capelli non assomigliano affatto a quelli che sono sempre appiccicati perché li trovo noiosi. Non so quale magia abbia fatto George, ma ha lasciato delle onde perfette, con volume e un look da "diva del pop", esattamente ciò che si vede sulle copertine delle riviste.

Questa è una versione turbo e adulta della ragazzina che Danny era abituato a vedere. Non c'è da stupirsi che non mi abbia mai guardato in modo diverso. Prima, al massimo sembravo una diciannovenne. Ora sono una vera donna. Bella, sexy e adulta.

- Che te ne pare, ragazzina? Di’ qualcosa!

- George, lo adoro. Sarei pazza a non farlo. Non avevo idea che tu potessi essere così bravo.

Esco dal bagno con un sorriso smagliante sul viso e m’imbatto in Rafe, ancora sconcertato.

- Rafe, è ora?

- Venti minuti. Sei sicura di volerlo fare? Danny ucciderà prima me e poi voi tre.

Decido di ignorare il suo avvertimento.

- Di' ad Alan che cominceremo con Put your records on - dico, rivolgendogli quello che spero sia il mio sguardo più sexy.