Tasuta

Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1

Tekst
iOSAndroidWindows Phone
Kuhu peaksime rakenduse lingi saatma?
Ärge sulgege akent, kuni olete sisestanud mobiilseadmesse saadetud koodi
Proovi uuestiLink saadetud

Autoriõiguse omaniku taotlusel ei saa seda raamatut failina alla laadida.

Sellegipoolest saate seda raamatut lugeda meie mobiilirakendusest (isegi ilma internetiühenduseta) ja LitResi veebielehel.

Märgi loetuks
Šrift:Väiksem АаSuurem Aa

Bingham (Joseph), nelle sue Origines Ecclesiasticæ t. III, lib. 6, cap. 7, ha egli raccolto i passaggi de' Padri della chiesa, per i quali si prova l'esistenza e l'uso degli organi nelle religiose assemblee dei primi cristiani, ed ha dimostrato non esservi affatto veruna quistione per l'organo, ma degl'instrumenti de' Giudei. (V. Orgelhistorie p. Sponsel.)

Bini (Pasqualino,) di Pesaro, uno degli allievi favoriti del gran Tartini, eragli stato raccomandato all'età di quindici anni dal cardinale Olivieri, suo protettore. Nello spazio di tre quattro anni, il giovane musico travagliò con tale assiduità, che giunse a trionfare di tutte le difficoltà che presentano le composizioni del Tartini. Quando ebbe finiti i suoi studj musicali, il card. Olivieri il fè venire in Roma, ove sorprese per la sua esecuzione tutti i professori che l'udirono, e sopratutto Montanari, allora primo violino della città. Dicesi che costui rimase talmente soprappreso della superiorità di Bini, che ne morì di dispiacenza. Mr. Wiseman, avendo voluto prendere lezioni di violino, drizzossi a Tartini, il quale gli propose Bini in questi propj termini, in cui risplende la modestia di questo gran maestro. “Io lo mando a un mio scolare che suona più di me, e me ne glorio per essere un angelo di costume e religioso.” Verso il 1757, Bini divenne maestro di concerto del duca di Wittemberga, a Stuttgart, nel tempo medesimo che la cappella era sotto la direzione di Jomelli.

Biot (M.) membro della prima classe dell'Istituto e della società delle scienze d'Arcueil, è autore di più memorie ed esperimenti fisici sul suono. Nel libro intitolato: Archives des découvertes dans les sciences et les arts pendant l'année 1808, nell'articolo delle Matematiche vi ha di Biot: Expérience sur la propagation du son à travers les corps solides et à travers l'air dans des tuyaux cylindriques très-alongés, a Paris 1809. Mr. Chladni nel suo trattato d'acustica cita spesso con elogio i suoi sperimenti e le sue memorie, che si trovano nel t. 4º des Mémoires de Mathématique et de Physique, e nel tom. II, des Mémoir. de la Soc. d'Arcueil.

Birnbaum (Giov. Abramo) fece imprimere a Lipsia, nel 1738: Unparteiische ec., cioè: Osservazioni imparziali sopra un passaggio delicato del musico critico in 8º. Mitzler ha inserito questo scritto nel primo vol. della sua Biblioteca di musica. Nel 1739, pubblicò egli ancora Verteidigung ec. cioè: Difesa delle osservazioni imparziali, in 8º. L'uno e l'altro scritto è contro Scheiben, il quale aveva tentato di criticare nel suo Musico critico, le composizioni e la maniera di sonare del gran Sebastiano Bach.

Bisch (Giovanni) professore di musica, nel 1802 pubblicò una sua opera pei ragazzi, intitolata: Explication des principes élémentaires de musique. I figli del celebre compositore Devienne sono stati instruiti nella musica da Mr. Bisch a Charenton.

Blainville (Cristiano-Arrigo) maestro di musica in Parigi, e sonator di violoncello, pubblicò nel 1765, l'Harmonie théorico-pratique; nel 1754, l'Esprit de l'art musical; e nel 1765 l'Histoire générale, critique et philologique de la musique. Queste opere sono delle compilazioni senza gusto, che non vagliono più delle sue sinfonie, dice con ragione Mr. Laborde. Nel 1751, egli annunziò come una nuova scoverta, un modo misto tra 'l maggiore e 'l minore. Questo terzo modo, come ne conviene lo stesso Rousseau in una lettera all'ab. Raynal, e nel suo dizionario, è la medesima cosa dell'antico modo plagale, che sussiste tuttora nel canto-fermo, e che era il duodecimo degli antichi. Da un'altra parte, Mr. Serre di Ginevra, ha fatto vedere che questo nuovo modo è il semplice rovescio del modo maggiore, quanto agl'intervalli. La semplice nozione de' nostri modi avrebbe insegnato a Blainville che il suo preteso modo altro non è che la scala del modo minore di la, presa dalla quinta, o quella del modo maggiore di ut, presa dalla terza. Mr. Fabre d'Olivet, nel 1804, ha tentato di far risorgere il modo di Blainville sotto il nome di modo ellenistico, ed ha avuto il medesimo successo del suo predecessore. Nel 1778 Vandermonde gran geometra, e nonpertanto falso spirito, propose quattro specie di modi minori, come può vedersi nel suo articolo. Intorno a questa materia può leggersi con profitto il libro di Mr. Choron, Elémens d'harmonie et d'accompagnement à l'usage des jeunes élèves, a Paris 1810. Gli autori dell'Estratto della letteratura Europea d'Yverdon anno 1768, lodano molto la storia di Blainville come interessante per molti riguardi, e dove il tutto, dicono essi, è semplice, luminoso e facile ad impararsi: ma si vede non esser eglino al giorno della materia, e della condizione medesima dell'autore del libro, di cui ragionano, affermando che egli non è musico, ma che ha molto letto ed ha saputo ricavare dalla sua lettura le più importanti cognizioni; il che dà a divedere quanto valore abbiano gli elogj de' Giornalisti.

Blanchet, autore di un'opera intitolata: L'art, ou les Principes philosophiques du chant, 1755 in 12º. Egli pretende che Bérard gli abbia involato una parte del suo manoscritto per comporre la sua Arte del canto, ma nulla è più falso. Il libro di Bérard è pieno di viste eccellenti, e quello di Blanchet abbonda di grossolani errori.

Blangini (Giuseppe-Felice), nato in Torino li 8 novembre 1781, fece i suoi studj sotto l'ab. Ottani, maestro di cappella della cattedrale di quella città. All'età di 14 anni egli fece quivi eseguire una messa a grande orchestra. Venuto in Parigi nel 1799, si è dato col più felice successo a dar lezione. Il suo Neftali, dramma musicale in tre atti, rappresentato nell'accademia imperiale, riscosse grandissimi applausi. Nei concerti egli riunisce la società più brillante a molto gusto ed espressione, ed accompagnandosi col piano-forte canta con molta grazia. Chiamato a Munich nel 1805, fecevi eseguire una sua opera, in seguito della quale fu nominato maestro di S. M. il re di Baviera. Nel 1809, il re di Westfalia gli conferì il titolo di maestro di musica della cappella, del teatro e della sua camera. Le opere, che sino al presente ha composto M. Blangini, consistono in diciotto collezioni di romanze, quattordici di notturni a due e a tre voci; dieci di ariette italiane; molti drammi serj come il Neftali, il sacrificio di Abramo, Ines de Castro, le feste Spartane; opere buffe, la falsa Duegne, opera cominciata dal maestro Dellamaria, Zelia e Terville ec. Musica istromentale: 4 sinfonie a piena orchestra.

Blankenburg (Quirino van) nato in Olanda nel 1654, organista della nuova chiesa riformata all'Haya, pubblica quivi nel suo idioma: Nuovo lume per la musica ed il basso continuo, un libro di musica semplice ed alcune sonate pel cembalo dedicate alla principessa d'Orange. Egli morì assai vecchio nel 1738.

Blankenburg (Federico) nato presso Colberg li 24 gennajo 1744, dirigeva nel 1786, la nuova edizione della ben nota opera di Sulzer: Teoria generale delle arti e belle lettere, con sue addizioni, in 8º. Egli ha aggiunto ai principali articoli concernenti la musica, delle note sulla letteratura musicale.

Blasio (Federico), capo di orchestra del teatro dell'opera-comica in Parigi, virtuoso di violino e insieme di clarinetto, di flauto e di bassone o fagotto; pubblicò nel 1796, Principes et théorie de musique; e Nouvelle Méthode de clarinette et raisonnement des instrumens. Ha pubblicato ancora delle sonate: duo, trio, quartetti e concerti per il violino, il clarinetto o 'l bassone; dispose in quartetti per due violini, viola e basso, le belle sonate di Haydn per il piano-forte, e ha ridotto in musica instromentale più opere, fra le quali Il matrimonio segreto, di Cimarosa. Egli compose inoltre la musica di Annetta e Lubino, dramma di Favart.

Blavet (Mr.) celebre sonatore di flauto, nato a Besansone nel 1700, venne in Parigi nel 1723, e divenne soprintendente della musica del conte di Clermont sino alla sua morte accaduta nel 1768. L'imboccatura pastosa e nitida, i suoni meglio filati e un uguale successo nel tenero e nel brioso, ecco quel che i conoscitori ammiravano in lui. In Parigi fece all'opera le delizie degli amatori di musica. Questo egregio artista riuniva la pratica e la teoria della sua arte, e compose anche molti balletti, come i Giuochi-Olimpici, e la Festa di Citera. Si racconta l'aneddoto di un cane, che andava in furore ogni qual volta sentiva suonar alcuno il flauto, ma calmavasi e veniva a leccare con gran brio i piedi di Blavet, allorchè udiva i suoni melodiosi ch'ei sapeva trarne.

Blanviere, nativo del paese di Liegi, era verso il 1772, maestro di canto nella chiesa di S. Andrea a Anversa. Il dottor Burney dice di avere in lui trovato un uomo pieno di cognizioni e straordinariamente versato nella letteratura musicale. Le sue composizioni per Chiesa provano che egli possedeva profondamente tutti i principj del contrappunto. (V. Burney e Travels.)

Blondeau (Augusto-Luigi) nato in Parigi nel 1786 allievo di Mr. Mehul, è attualmente alla scuola francese in Roma; riportò il gran premio di composizione stabilito dal conservatorio nel 1808. La cantata proposta al concorso era Maria Stuart parole di Jouy. Mr. Blondeau ha avuto lezioni di violino da Mr. Baillot, ed ha pubblicato per quest'instromento, I. un aria con variazioni; II. un'opera di trio; III. delle sonate di Beethoven ridotte in quartetti. La di lui cantata di Maria Stuart trovasi nel Giornale-Eddomadario di Mr. Leduc, nom. 45-48.

Boccaccio (Giovanni) illustre poeta e letterato italiano, conosciuto pel suo Decamerone, nato a Certaldo in Toscana nel 1312, e quivi con sentimenti religiosi morto nel 1375. Hawkins nella sua storia, assicura che quasi esclusivamente alle opere del Boccaccio deve egli tutte le notizie che rapporta su la musica di quel secolo, e su gli stromenti in uso nell'Italia nel secolo 14º. Egli le avrà attinte nell'opera de' casi degli uomini illustri, e delle chiare donne.

 

Boccherini (Luigi) nacque in Lucca l'anno 1740: ebbe le prime lezioni di musica e di violoncello dall'ab. Vannucci, allora maestro di musica dell'arcivescovato. Mostrò egli di buon'ora le più grandi disposizioni. Suo padre abile sonator di contrabasso, coltivolle con diligenza, e finì con mandarlo in Roma, ove prestamente acquistossi una gran fama, e sorprese con produzioni non che feconde, ma anco originali. Pochi anni dopo tornò in Lucca, e volle dare un luminoso attestato di sua riconoscenza al suo maestro Vannucci ed al seminario, ove erangli stati offerti tanti mezzi d'istruzione, sebbene lontano dagli studj ecclesiastici. Egli fè sentire allora, per la prima volta i saggi del suo genio. Filippino Manfredi, allievo di Nardini e concittadino del Boccherini, trovavasi in quel momento a Lucca. Eglino eseguirono insieme le sonate di violino e violoncello, che formano l'opera VII; e rapirono tutta l'udienza. D'allora in poi si unirono nella più stretta amicizia, e lasciaron l'Italia per rendersi in Spagna, ove il regnante principe aveva gusto di riunire i primi talenti. Prevenuti dalla fama, furono accolti con particolar distinzione; ma il lor carattere non era assolutamente lo stesso. Manfredi era quivi venuto nella sola intenzione di ammassar dell'oro, nel mentre che Boccherini, più occupato della sua gloria, consentiva a farsi sentire da' grandi che il sollecitavano; prese dunque il partito di stabilirsi nella Spagna. Ammesso dal monarca, fecesi amare; tosto di poi, fu attaccato alla reale accademia di questo principe, e colmo da lui di onori e di doni. La sola obbligazione, ch'ei gl'impose, fu di dare ciascun anno nove pezzi di sua composizione per uso dell'accademia. Boccherini vi consentì, e mantenne la sua parola. Morì egli a Madrid, nel 1806, in età di 66 anni, vivamente compianto da tutti gli amici delle arti. Una porzione della corte intervenne a' suoi funerali. Le composizioni, ch'egli ha fatte imprimere, formano in tutto 58 opere di sinfonie, sestetti, quintetti, quartetti, trio, duo, e sonate per violino, violoncello e forte-piano. Lo Stabat mater è la sola delle sue opere per chiesa, che sia stata impressa. I padri dell'oratorio di Palermo ebbero anni sono da quei di Genova due Oratorj in musica del Boccherini, il Giuseppe riconosciuto, e il Gioas re di Giuda. Come Durante, egli nulla scrisse per il teatro. Luciano Bonaparte, amatore illuminato delle arti e protettore del sublime Boccherini, è depositario d'una ventina di quintetti, che il Racine della musica instromentale aveva composto per lui; egli ne ha fatto imprimere sei nel 1811. MMrs. Imbault, Boucher e Pleyel posseggono ancora de' quintetti manoscritti del N. A. Gli adagio di Boccherini fanno principalmente l'ammirazione degl'intendenti e la disperazione degli artisti; essi danno l'idea della musica degli angeli. Negli allegro ei non lascia d'esser nobile. Questo compositore non ha mai profanato il suo genio: la sua musica è attinta alla fonte dei sacri libri; perciò è che ella respira quella grandiosa religiosità, in un genere nel quale niuno l'uguaglia. “Gli ammirabili terzetti, quartetti ec. del Boccherini, dice il Ch. Mattei, saran sempre i modelli più perfetti della musica instrumentale; perchè oltre l'estro, la dottrina, l'invenzione, l'esattezza, han la qualità cantabile sempre annessa, che rende quelle note non già un capriccioso accozzamento canoro, ma una misurata ed armonica poetica cantilena.” (Elog. di Jomm.) Boccherini ha preceduto Haydn, egli il primo ha fatti de' quartetti, ed ha fissato il vero carattere del genere. Fino al presente egli è il solo che abbia composto de' quintetti a due violoncelli, ed eccone la ragione, che non è stata data ancora da veruno. Entrava nel suo sistema di composizione il render la musica con tutta la soavità di cui ella è suscettibile; or la qualità de' suoni del violoncello adempie quest'oggetto meglio del violino. Egli dunque si è posto nell'impegno di fare sortire il soprano dal violoncello, riserbando per l'armonia il violino, la violetta ed il basso: quindi l'idea del suo secondo violoncello, che spesso va in concerto col primo. Boccherini manteneva da Madrid una corrispondenza seguita col grande Haydn. Questi due sommi uomini cercavano a rischiararsi vicendevolmente sulle loro composizioni. Mr. Puppo ha ben valutati ambidue col dire: che Boccherini è la moglie di Haydn; poichè si ammira sempre in questo l'armonista: in quello tutto è l'opra dell'inspirazione; la forza brilla eminentemente nel primo, e la grazia nell'altro, e quindi Mr. Cartier ha detto di una maniera originale: Se Dio volesse parlare agli uomini userebbe della musica di Haydn; e s'ei volesse intender della musica, si farebbe sonar quella di Boccherini. Pria di morire egli lasciò al marchese di Benaventi 24 quintetti, l'ultimi che ha fatti e che si possono chiamare il canto del cigno. (Extrait des quatre saisons de Mr. Fayolle.) Carlo IV re di Spagna fratello del nostro amabile Monarca, accoglieva ben volentieri i primi virtuosi di musica, e colmavali di doni. Boccherini fu uno di questo numero e compose molta musica per la corte di Spagna. Si racconta ch'egli fè sentire al re un trio, un passaggio del quale, per esser troppo replicato, fu a S. M. dissaggradevole. Boccherini rifece quel trio, ma secondando troppo il suo umore, affettò di replicare, ancora più il passaggio di cui si trattava. Il re non potè contener la sua collera, e l'autore cadde in disgrazia. Allora fu che Luciano Bonaparte, ambasciadore di Francia in Ispagna, fece a Boccherini una pensione di mille scudi, a condizione ch'egli comporrebbe per suo conto sei quintetti in ogni anno.

Bocchi (Francesco) fiorentino, uno di que' letterati del secolo decimosesto, che illustrarono la musica co' loro scritti, e ne formarono i principi specolativi. Egli era nato nel 1548, e pubblicò Discorso sopra la musica, non secondo l'arte di quella, ma secondo la ragione alla politica pertinente, in Firenze 1580.

Bochsa (Roberto-Niccola) nato a Montmedi nel 1789, ebbe sin dalla più tenera età le prime nozioni della musica da suo padre, primo oboè nella grande orchestra di Lione. Di sette anni appena egli eseguì sul piano-forte un concerto in una pubblica accademia. Il suo gusto per la composizione sviluppossi all'età di nove anni, egli compose un duo di flauti ed una sinfonia: di sedici anni mise in musica per la città di Lione, nel passar che vi fece l'Imperatore nel 1805, il dramma di Trajano. Nel tempo stesso applicossi all'arpa, e già quest'istromento eragli divenuto familiare, quand'ei seguì la sua famiglia a Bordeaux, ove il rinomato Beck gli diede delle lezioni di composizione, che tanto era ansioso di apprendere. Egli travagliò con lui per un anno, fece la musica del ballo della Dansomania, e un oratorio del Diluvio universale, ove eravi un coro eseguito da due orchestre. Finalmente portossi a Parigi, e preso avendo delle lezioni dal cel. Mr. Catel, riportò sin dal primo anno, il primo de' premj dell'armonia; e proseguì a perfezionarsi nell'arpa. Egli ha fatto imprimere delle sonate, de' duo, de' quartetti per arpa e forte-piano, una cantata a quattro voci e cori, o omaggio degli artisti francesi a S. E. l'ambasciadore di Persia, per due arpe, flauto, oboè, corno inglese, clarinetto, corno, fagotto, violoncello e contrabasso.

Bocrisio (Giov. Arrigo) professore di filosofia a Schweinfurt, nacque nel 1687, e morì compiti appena i 29 anni nel 1716. Nelle miscellanee di Lipsia t. 4, p. 96, vi ha di lui: Observatio de musicâ præexercitamento Hebræorum, ove parla degli effetti dell'armonia su lo spirito de' profeti, e prova con i luoghi stessi della Scrittura, come costoro per mezzo della musica si disponevano alle divine inspirazioni.

Bode (Giov. Cristiano) stampatore assai erudito di Hamburgo, nato in Berlino nel 1728, oltre un gran numero di opere, che non si appartengono al nostro soggetto, pubblicò i viaggi musicali di C. Burney, da lui tradotti dall'inglese con addizioni e note, Hamburg 1773 in 8º. Egli è ancora compositore di musica, e nel 1762, pubblicò Zærtliche ec.; cioè: Canzoncine tenere e comiche. Le sue sei sinfonie per dieci istromenti comparvero nel 1780, op 2, ed alcune altre composizioni.

Bodenburg (Gioachino) rettore a Berlino, nel 1745 egli vi fece imprimere Einladungs etc. cioè: Della musica degli antichi principalmente degli Ebrei, e de' più celebri musici degli antichi (V. Mittags, hist. abhandl.).

Boeclero (Giov.) dottore in medicina, pubblicò a Strasburgo un'opera intitolata De sono. (V. Joecher.)

Boely (Mr.), antico artista-musico, ritirato nella casa di S. Perina di Chaillot, pubblicò nel 1806: Les véritables causes dévoilées de l'état d'ignorance des siècles reculés, dans lequel rentre aujourd'hui la théorie pratique de l'harmonie, notamment la profession de cette science. L'autore avendo intimato Mr. Gossec di dirgli quel che pensava di questa sua opera, questi ha risposto a nome de' membri del conservatorio, suoi ignoranti confratelli in armonia, ch'egli riguardava il cartello di Mr. Boely, come un atto di demenza che doveva restare senza risposta: soggiungendo ch'egli salutava Boely, e desideravagli buon orecchio e sanità.

Boerhave (Ermanno) famoso medico olandese, nato nel 1666, e morto nel 1738, ha lasciate molte dotte opere su la medicina; ove si trovano moltissime cose concernenti la musica, in quel che appartiene alla fisica. (Intorno a quello che questo Ch. professore ha scritto sulla musica, veggonsi Mojon, Griselini, Lichtenthal ec.)

Boezio (Anicio Manlio Severino) nacque in Roma l'anno di G. C. 470 da una delle più illustri e ricche famiglie. Flavio suo padre scorgendo le buone di lui disposizioni per le scienze, inviollo in Atene sin dall'età di dieci anni, dove per il corso d'altri diciotto studiò profondamente le lingue greca e latina, la geometria, la filosofia, la musica e le matematiche, e fin la teologia: ed in queste scienze vi fece egli così grandi progressi che tornato in sua patria arricchì la lingua latina colle sue traduzioni dal greco delle migliori opere degli antichi, o colle sue proprie sopra ciascuna di queste facoltà. Egli occupò i primi posti sotto Teodorico re d'Italia, ma malgrado gl'importanti servigj che reso avevagli, ed i grandi onori di cui avevalo ricolmo, venuto questo re in sospetto di lui, fra' più orribili tormenti fecelo ingiustamente morire li 23 di ottobre dell'anno 525, di sua età 55. Così perì questo grand'uomo, l'ornamento del suo secolo, il più fermo sostegno della fede cattolica, il protettore delle scienze, dell'innocenza e delle leggi. Boezio, per tacere delle altre sue opere, scrisse cinque libri della musica da specolativo calcolatore piuttosto che d'armonico pratico, non dicendoci una parola del metro e del ritmo. La perdita delle opere musicali di Albino, il quale aveva dati il primo i nomi in latino alle corde greche, ha reso più stimabile Boezio: egli fu un erudito compilatore di Nicomaco nella grande sua opera. Le scuole dell'Europa, prevenute dall'opinione che nelle cattedre cattoliche meritava Boezio per la sua sana dottrina e per il suo peripateticismo molto allora in pregio, presero i libri armonici di lui come la più sicura guida pel ristabilimento dell'antica armonia, e fondarono in esso i primi loro discorsi su la greca musica pieni di que' medesimi errori, dei quali abbonda l'originale di Boezio. “I dotti in certe epoche di decadenza, dice l'ab. Requeno, pubblicano quanto loro piace con la sicurezza di non esser soggetti all'esame degl'ignoranti contemporanei. Boezio pubblicò il suo sistema armonico, e con esso un gran numero di teoremi musici, che lo distruggono senza che nessuno gli contraddicesse. Vedo che tale maniera di scrivere in Boezio deriva dal prender esso da diversi autori fra loro contrarj nelle sette armoniche la sua dottrina, senza avvedersi della loro contrarietà… Osservisi bene da' moderni accorti critici la contraddizione di questo scrittore. Noi siamo ben lontani dallo scrivere per voglia di contraddire, o per accattar plauso notando errori d'uomini rispettabili.” (Saggi ec. tom. 1, c. XIV.) L'ab. Gervaise nella sua storia di Boezio stampata a Parigi nel 1715, ha data l'analisi de' di lui cinque libri della musica.

Boileau (Niccolò) signore di Despreaux, celebre poeta francese, dell'Accademia delle iscrizioni e belle lettere, ed istoriografo di Luigi XIVº, morto in Parigi nel 1711 in età di 74 anni. Nel terzo tomo delle sue opere si trova un Dialogo in versi tra la Poesia e la musica, che per ordine del re aveva egli scritto per servir di prologo ad un'opera in musica. Il poeta era di sentimento, che la musica non riesce punto nella narrativa: che le passioni non vi possono esser dipinte in tutta l'estensione, che esse richieggono; e che spesso non sa ella mettere in canto l'espressioni veramente coraggiose e sublimi. Ma noi abbiamo le prove in contrario in più composizioni de' bravi maestri, e nella più parte delle migliori cantate, il di cui recitativo consiste in pure narrazioni: esse sono in oltre piene di espressioni assai forti e sublimi, e il maestro non vi è rimasto inferiore al poeta. La musica è sempre in istato di dipingere i sentimenti e le immagini in qualsivoglia maniera vengano espresse. Il soggetto adunque di questo Dialogo è una contesa tra la Poesia e la Musica su l'eccellenza dell'arte loro, ed erano già presso a dividersi, quando ad un tratto la Dea dell'armonia scende dal cielo con tutti i suoi vezzi, e leziosaggini, e le riconcilia tra loro.

 

Boisgelou (Franc. Paolo Roualle, de) morto in Parigi nel 1764, era consigliere al gran consiglio. Egli erasi molto applicato all'alta analisi e alla teoria della musica. Se gli deve un metodo di calcolo differenziale, che è indipendente dalla considerazione degl'infinitamente piccoli. In quanto alla teoria musicale di Boisgelou, lo scopo del suo sistema si è di trovare tra gl'intervalli, applicandovi il calcolo, dei rapporti che siano simmetrici. Rousseau, all'artic. Système del suo Dizionario, ha snaturato il sistema di Boisgelou, per mancanza d'intenderlo; ma è stato poi ristabilito da Mr. Suremain, che giunse ai medesimi risultati per vie differenti, e ne ha estese le applicazioni teoriche. Nello stesso Dizionario Mr. Rousseau rapporta due altri tentativi di questo autore, uno per trasportare in un colpo la chiave convenientemente ad un tuono o a qualsivoglia modo, ed all'artic. Clef transposée, “I musici, egli dice, non determinano le trasposizioni che a forza di pratica o a tastone, ma la regola di Boisgelou è dimostrata generale e senza eccezione.” L'altro riguarda un mezzo di rimediare all'imbarazzo che si prova nel solfeggio, con aggiungere cinque note per compire così il sistema cromatico. “Molti hanno tentato, dice Rousseau, sì fatta correzione, ma finora senza successo. Il pubblico con non far molto esame sul vantaggio dei segni che segli propongono, se ne sta a quelli ch'ei trova stabiliti, e preferirà sempre una cattiva maniera di sapere ad una migliore di apprendere.” V. artic. Solfier.

Boisgelou (Paolo-Luigi de) figlio del precedente, nato a Parigi nel 1732, studiò nel collegio di Luigi il Grande, dove cominciò la sua educazion musicale. Ragazzo ancora, veniva citato pel suo talento sul violino: di lui parla Gian-Giacomo nell'Emilio in questi termini. “Io ho visto presso un magistrato il suo figliuolo, buon fanciullo di otto anni, che si metteva su la tavola del dessert, come una statua in mezzo a' piatti, a suonar quivi il violino quasi dell'istessa grandezza di lui, e sorprendere per la sua maniera di eseguire, gli artisti medesimi.” (Emile, l. 2, t. 7, p. 337, Genève 1782.) Egli si è incaricato, mercè il suo zelo per l'arte, e di una maniera puramente benevola, di porre in ordine la parte musicale della nuova immensa Biblioteca in Parigi; con fare in quest'occasione un travaglio assai interessante ed utile per trarne buon partito nella storia letteraria della musica. Egli finì di vivere in Parigi li 16 marzo 1806.

Boisquet (Mr.) autore di un'opera, cui diè per titolo: Essai sur l'art du Musicien chanteur ossia Saggio sull'arte del Musico cantante, Parigi 1813. Non conosco quest'opera che per trovarla citata con elogio dal nostro sig. ab. Scoppa nel tomo terzo de' suoi Principes de versification etc. p. 184.

Bollioud (Luigi de Mermet) dell'accademia di Lione, morto nel 1793. Questo stimabile autore, oltre a molte opere di diverso argomento, una ne scrisse col titolo De la corruption du goût en musique, a Lyon 1745, in 12º. M. de Boisgelou il figlio dice ch'egli poteva tanto meglio essere buon giudice in questa materia, in quanto era egli stesso abil musico. Sonava così bene l'organo, che i migliori organisti non mancavano di andare a sentirlo, allorchè si divertiva di toccar l'organo nelle chiese di Parigi. Questo brieve trattato è stato tradotto in tedesco nel 1750, da Freytag con delle note storiche. (V. il Musico critico di la Sprèe, p. 321.)

Bolsena (Andrea Adami da), uno dei maestri di cappella del papa. Di costui abbiamo una Storia della Cappella Pontificale, che contiene molte particolarità: essa comparve in Roma nel 1711, col titolo di “Osservazioni per ben regolare il coro dei cantori, della cappella pontificia, tanto nelle funzioni ordinarie che straordinarie”, in 4º. Si trovano in quest'opera dodici ritratti dei principali cantori di questa cappella, con le loro biografie. Arteaga ne parla con elogio.

Bona (Giov.) cardinale dottissimo, piemontese fogliantino di somma pietà, morto in Roma nel 1674, tra le sue opere raccolte, in Torino nel 1747, in fol. una ve n'ha col titolo di Psallentis Ecclesiæ Harmonia, dove tratta della musica in uso nella chiesa dai primi secoli sino a suoi tempi. Si trova presso Walther un saggio di quest'opera.

Bona (Valerio) nobile milanese e maestro di musica in san Francesco di Milano. Egli era minor conventuale, e pubblicò nel 1591, Regole di Contrappunto e composizione brevemente raccolte da diversi autori, Cazale in 4º; e inoltre Esempj delli passaggi delle consonanze e dissonanze, e d'altre cose pertinenti al compositore, in Milano 1596, in 4º. V. Walther.

Bonadies (P. Giov.) carmelitano e maestro di Franchino Gaffurio, fioriva verso il 1440. Il p. Martini nella sua storia, cita di lui, giusta un manoscritto in pergamena del 1473, conservato in Ferrara, un Kyrie. (V. Marpurg Lett. crit. t. II.) Il di lui vero nome era Gutentag.

Bonanni (Filippo) gesuita morto in Roma nel 1725. Abbiamo di lui: Gabinetto armonico pieno d'istrumenti sonori indicati e spiegati con figure, Roma 1722, in 4º, e nuovamente ivi stampato nel 1776. (V. Cailleau, Dict. Bibliogr. t. 1, Paris 1802.) Essa è una curiosa collezione, ma poco esatta, intrapresa in occasione del gabinetto d'istrumenti di musica, che nel 17º secolo fu stabilito accanto del collegio romano.

Bonesi (Bened.) da Bergamo, ebbe per maestro di canto Angelo Cantoni della scuola di Bernacchi; per il corso di dieci anni seguiti studiò la composizione sotto Andrea Fioroni, scolare di Leo, e maestro di cappella della cattedrale di Milano. Egli pubblicò nel 1806, un'opera col titolo Trattato della misura o della divisione de' tempi nella musica e nella poesia in 8º. Ha composto ancora molte opere al teatro di Beaujolais.

Bonifacio (Baldassare), giureconsulto, direttore, e professore dell'università di Padova, dopo il 1632. Era nato a Rovigo nel 1586. Trovansi nei capitoli ottavo e nono del primo libro della sua Historia ludicra, alcuni articoli de musicâ hydraulicâ et mutâ. V. Joecher.

Bonini (Pietro Maria) fiorentino, pubblicò nel 1520, in latino: Acutissimæ observationes nobilissimæ disciplinarum omnium musices. V. Martin Stor. e Walther.

Bonnet (Giacomo) pubblicò in Parigi nel 1715, un vol. in 12º intitolato Histoire de la musique et de ses effets, opera mediocre, ma che offre de' preziosi monumenti intorno a Lulli ed i suoi contemporanei. Bonnet era nipote dell'ab. Bourdelot; M. Freneuse ne ha data una seconda edizione a Amsterdam 1725, aggiuntovi un paragone della musica italiana e della francese. Bonnet è anche autore del Supplément de l'histoire de la musique depuis son origine jusqu'au présent, avec l'histoire des bals, a Paris 1723, in 12º.