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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 2

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Haensel (Giov. Daniele), nato a Goldberg nel 1757, allievo di Türck, è attualmente maestro di musica a Halle. “L'Haensel, dice Carpani, il Krommer, il Rombec, dotti insieme e melodiosi, scarseggiano ora di produzioni; forse le circostanze de' tempi li consigliano a ciò fare; lo smercio essendo diminuito, gli stampatori di musica non vogliono pagare che poco le produzioni, e quindi gli autori se le tengono nello scrigno: chi ne discapita è l'arte.” (Lett. 15)

Hambois (Giov.), dottore in musica del sec. 15º nell'università di Cambridge o di Oxford, benchè fosse tenuto peritissimo in tutte le arti, fatto aveva però della musica il principale suo studio, gli scrittori di sua vita affermano, che per la cognizione dell'armonia, per la combinazione delle consonanze, per l'arte di preparare e salvare le dissonanze, egli sorpassava tutti quei del suo tempo (Enciclop. method. p. 83).

Haremberg (Giov.), professore a Brunswick, pubblicò quivi nel 1753, Commentatio de re musicâ vetustissimâ, etc., dove tratta degl'instromenti de' Greci, ed Ebrei.

Harpe (Giov. Franc. de la), noto abbastanza per il suo Corso di letteratura in 16 vol. in 8vo, dove si trovano profonde cognizioni in ogni genere, e una delicata critica, è morto in Parigi nel 1803. Nel suo Journal de politique et de littérature, a Paris 1777, prese egli parte alla guerra musicale di quel tempo, diè il suo giudizio sulle produzioni di Gluck, e molte belle riflessioni offrì sulla musica rappresentativa, ma dalla fazione opposta venne attaccato di non essere egli esatto parlando di musica, tanto più che dichiarato si era di non saperne. A questo proposito egli dice che nelle arti vi sono due parti, l'una elementare, l'altra meccanica: la prima non è conosciuta che dagli artisti, ed essi soli sono in dritto di parlarne. L'altra è il risultato delle operazioni di un'arte, ed ha per giudice chiunque sia fornito di un retto senso e d'organi sensibili. Se non vuolsi ammettere questo principio, sarebbe d'uopo che gli artisti non avessero per giudici che i loro simili. Un uomo, che non sa la composizione, non dirà che tale musica sia corretta, scientifica; non ragionerà sulle combinazioni dell'armonia, o sugli andamenti di una frase musicale, e quindi nulla io ho detto di tali cose. Ecco i mezzi dell'arte: io non voglio entrarvi. Ma quest'aria in quella situazione ha l'espressione bastevole? Questo canto è variato o monotono? è povero o ricco? riunisce le modulazioni che portar devono nell'anima quel tal sentimento? ecco ciò che ha dritto di esaminar ciascun uomo, purchè non sia sfornito di orecchio e di buon senso: ec. Molte altre riflessioni possono quivi leggersi con profitto.

Harington, dottore in musica, fondatore della società armonica di Bath, e uno de' più pregiati poeti moderni dell'Inghilterra, benchè semplice dilettante vien considerato come un buon compositore tra gl'Inglesi. La musica, ch'egli ha posto alle sue poesie, è piena d'espressione e di melodia, e nella strumentale riesce molto nel genere tenero e patetico.

Harris (James), scrittore assai distinto, morto in Londra nel 1780. La prima opera ch'egli pubblicò nel 1774 contiene tre Memorie sulle Arti in generale, sulla Pittura, la Poesia e la Musica. Lord Malmesbury suo figlio l'ha pubblicata nuovamente con le altre di lui opere, e la sua biografia nel 1801, Londra, 2 vol. in 4.º. Ve ne ha ancora una traduzione tedesca a Halle 1780.

Harrison (John), dotto meccanico inglese morto in Londra nel 1776. Nella sua giovinezza fu il capo d'una cel. società di cantanti di chiesa: ha fatti molti sperimenti sul tuono e la scala de' tuoni, mediante un particolar monocordo di sua invenzione, e che vien da lui descritto in una sua opera pubblicata in Londra nel 1775 sotto il titolo di Description concerning ec.; o Descrizione d'un meccanismo per giungere ad una misura esatta e sicura del tempo. Egli pretende darvi una divisione meccanica dell'ottava secondo la proporzione che esiste tra i raggi o il diametro di un circolo e la sua circonferenza. Quest'opera fu criticata come l'effetto della sua decrepitezza.

Hasse (Giov. Adolfo), detto il Sassone, apprese da prima in Germania la musica, ed all'età di 18 anni scrisse l'Antigono, che fu assai ben accolto a Brunswick. Ma egli sin allora erasi abbandonato al suo genio, senza sottomettersi a' profondi studj del contrappunto: ne sentì la sconvenevolezza, e prese la risoluzione di venir ad apprenderlo in Italia. Egli giunse in Napoli nel 1724, e studiò da prima sotto Porpora, ma tra' grand'uomini che quivi allora fiorivano particolarmente distinguevasi, come il più gran maestro di quell'epoca, Alessandro Scarlatti. Hasse ardentemente bramava poter trar profitto dalle lezioni e da' consigli di questo valentuomo, ma non osava fargliene la proposizione, sul timore che le sue finanze non gli permettevano di ricompensarnelo secondo il merito. Rincontrato avendolo in una compagnia, i suoi talenti, la sua modestia e i riguardi che mostrava per lui gli conciliarono l'affezione di quel grand'uomo, che cominciò sin d'allora a chiamarlo suo figlio, e si offrì di buon grado a dargli delle lezioni. Nel 1725, scrisse in Napoli un Dialogo, il quale eseguito dinanzi ad una scelta udienza fu unanimamente applaudito, e poco tempo dopo scrisse per il teatro reale un'opera, che stabilì compitamente la sua riputazione. Da lì in poi tutti i gran teatri dell'Italia si disputarono la gloria di aver Hasse per maestro. In Venezia fu oltracciò scelto per precettore di un conservatorio e scrisse per lo stesso un Miserere a 2 soprani, 2 contralti, 2 violini, violoncello e basso, di cui ne chiamò divina la musica il P. Martini. Fu quindi chiamato a Dresda, a Londra, e a Vienna dove, dopo il 1762 sino al 1766 scrisse sei opere, e nel 1769 compose il suo capo d'opera Piramo e Tisbe, la di cui musica differente dall'altre sue produzioni non invecchia mai. Nel 1771, scrisse la sua ultima opera Ruggiero in Milano per le nozze dell'arciduca Ferdinando, e si rese quindi in Venezia per passarvi tranquillamente il resto dei suoi giorni. Nel 1780, compose un Te Deum che fu cantato dinanzi a Pio VI, e quivi morì nel 1783. Pochi anni prima aveva composto un Requiem che servir doveva pe' suoi funerali, e di cui mandonne copia in Dresda al cel. Schuster. Quest'opera dà a divedere la forza che conservava ancora in un'età molto avanzata. Le sue composizioni per teatro, per chiesa, per camera sono innumerabili: egli ha messo in musica tutti i drammi del Metastasio, sino a due tre ed anche quattro volte, e può dirsi che il suo stile appartiene al secol d'oro della musica, in cui il semplice e 'l naturale bastavano per incantare l'orecchio e soddisfare il gusto. La riputazione, ch'egli acquistossi, corrisponde interamente al suo merito. Hasse era d'una bella figura: aveva un cuore eccellente, e molta nobilezza ne' suoi sentimenti. In Napoli la familiarità, ch'egli contrasse col Marchese Vargas uomo di gran letteratura e religioso insieme, fecegli abbjurare ancor giovane gli errori di Lutero ed abbracciare il cattolicismo (Mattei el. di Jommel.).

Hasse (Faustina Bordoni) moglie del Sassone, nata in Venezia fu una delle più famose cantanti del sec. 18º, ammirata da per tutto ove cantava sulla moderna maniera del Bernacchi, la di cui scuola impegnossi a propagare. In Firenze si arrivò sino ad improntar una medaglia in suo onore; cantò in Vienna e in Londra coll'appuntamento di 12500 scudi. A Dresda sposò il cel. Hasse, che ella aveva inteso nel 1727 in Venezia, e preso avevalo sin d'allora sotto la sua protezione.

Haudenger, nel 1782 eseguì a Manheim un tonometro inventato dal cel. ab. Vogler. Quest'instromento, approvato dall'accademia delle scienze di Parigi, può essere sostituito al monocordo de' Greci. Il tonometro mostra con la più grande precisione, se le proporzioni di un tuono all'altro sono più vicine, più semplici, più piacevoli, ovvero se sono più distanti e meno aggradevoli. (V. Alman. Music. 1783, p. 58.)

Hawkins (John), dotto Inglese ed amatore di musica in Londra sua patria, fu uno di quegli uomini rari, che co' loro talenti e colle eminenti virtù sociali si sono resi commendevolissimi. Egli aveva ereditata dal dot. Pepusch una collezione considerevole di opere teoriche e pratiche di musica. Questa collezione unita a una gran quantità di notizie, ch'egli aveva raccolto per lo spazio di 16 anni, poselo in istato di comporre l'eccellente opera col titolo A general history ec., cioè Storia generale della scienza e pratica della Musica, in 5 grossi vol. in 4º, Londra 1776, che dedicò e presentò egli stesso a S. M. Brittannica. L'edizione presso Payne ne è superba, sì per l'impressione, come per i rami di musica e dei ritratti di 58 celebri artisti con la loro biografia: è un peccato che non se ne sia fatta una traduzione nè in Francia, nè in Italia. Hawkins è morto di paralisia nel 1789, in età di 70 anni.

Haydn (Giuseppe), nacque nel 1732 in un villaggio dell'Austria detto Rohrau da un fabbricator di carri e da una cuoca, ambi cattolici, e tale visse e morì l'Haydn, esattissimo osservatore dei doveri della sua Religione. Mostrò sin da fanciullo molta disposizione per la musica, ma la sua povertà non gli permise di aver un maestro: comperatisi i libri teorici del Mattheson, del Fux, del Bach e del Kirberg, si mise a svolgere giorno e notte quelle carte, e a capirne ciò che poteva. Questo metodo di solitaria ricerca contribuì non poco a fargli scoprire delle cose nuove, delle combinazioni non indicate, de' modi felici e peregrini. Egli s'aprì delle vie sconosciute, principalmente pella collocazione degli accordi, pella maniera di condurre le cantilene, non che di piantare ed intrecciare le fughe, per cui, sostenuto dal suo ricchissimo ingegno, apparve poi quell'originale cui tutta la musica Europea ha preso per suo modello. Tale e tanto era il piacere che l'Haydn provava in questi suoi studj e tentativi, che povero come era, gelando di freddo e morto di sonno accanto del suo sdruscito cembalaccio, diceva d'esser più felice di un re, e non aver conosciuto poi in vita sua felicità maggiore. Il giovane Haydn, tanto smanioso d'imparare quanto povero di mezzi trovò il modo d'insinuarsi in Vienna in casa di Corner ambasciadore di Venezia, con cui abitava il cel. Porpora. Egli si mise a far di tutto per entrare in grazia di quel lurido Napolitano stizzoso ed ottenerne i sospirati armonici favori. La mattina pertempo balzava da letto e spazzava l'abito, puliva le scarpe del Porpora e gli raffazzonava la decrepita parrucca. Questi, uomo poco socievole ed oltremodo rozzo di maniere, gli regalava in premio delle rampogne; ma vedendosi servito per nulla, e conoscendo nel modesto giovinetto molta disposizione e gran brama d'istruirsi, si lasciava commovere a sbalzi, e gli dava qualche buon lume e precetto, sia pel canto, sia per l'accompagnamento, massimamente che doveva accompagnare spesso le difficili sue composizioni, dotte e di bassi non facili ad indovinarsi. Nel tempo stesso, egli esaminava le partiture del profondo Eman. Bach; beveva i precetti di Fux; ne carpiva dal Porpora, interrogava per molte e molte ore della notte il suo fido clavicembalo, e faceva attenzione a quanto udir poteva di lodata musica di altri autori. A questo modo imparando da tutti: e non procedendo sotto l'immediata direzione di nessuno, giunse a formarsi uno stile tutto suo, e ad ottenere il pregio d'essere originale, capace di produrre, come lo fece, una rivoluzione nella musica instrumentale, aprendo nuove strade ignote ai Greci, a' Fiamminghi, agli Italiani, ed a quanti lo precedettero antichi e moderni. Cominciò da prima a scrivere de' Trio, che subito per la singolarità dello stile, ed il lecco che li condiva, scorsero per le mani di tutti. Le belle ideine dell'Haydn, che aveva allora poco men di vent'anni, il suo brio, le sue veneri, le licenze che si prendeva, gli eccitarono contro tutti i barbuti legislatori di musica. Si credette trovare in quelle composizioni errori di contrappunto, modulazioni ereticali, e mosse troppo ardite. Ma l'Ercole in fascie non temeva i serpenti, e prese anzi maggior concetto di se per la guerra che gli facevano maestri di tanto grido, si pose ad arricchire ed a perfezionare tanto più quel suo stile, ch'era stato capace di far nascere sì fatto romore, e pubblicò nuove produzioni, le quali ben presto spuntarono i denti alla critica, rendendo insieme circospetta l'invidia, ed estatica l'arte. Fra questo mentre ebbe egli la fortuna di convivere coll'unico fra i poeti che mancasse agli antichi, ed una stessa casa accolse allora il primo poeta del secolo, ed il primo sinfonista del mondo. Il Metastasio era nato col buon gusto nelle vene: ogni suo detto lo spirava. Amante ed intelligentissima di musica, quell'anima sovranamente armonica gustava i talenti del giovane tedesco, e gli dava coraggio e precetti, oltre all'insegnargli, conversando la lingua italiana. Haydn l'apprese sì bene, che nelle sue composizioni italiane non isbagliò mai un accento; errore, dal quale non vanno esenti talvolta i più vantati fra i maestri d'Italia. Entrò egli dipoi in casa del principe Esterhazy, appassionato filarmonico, e dovizioso, che aveva al suo servizio una scelta e numerosa orchestra, alla cui testa fu posto Haydn; onde agiatissimo divenne, e proseguì con più gloria la sua carriera. Dividonsi le fatiche dell'Haydn in tre classi: le musiche instrumentali, le sacre e le teatrali. Nelle prime fu primo fra tutti. Nelle seconde aprì una nuova scuola che in mezzo a' suoi difetti di genere, gareggia con qualsisia delle prime. Nelle terze non fu che stimabile: ed in queste fu imitatore, laddove nelle altre era creatore. Gli angusti limiti d'un articolo non ci permettono di fare un dettaglio di tutte le sue produzioni in tutti i tre generi, che sono innumerabili. Haydn fu due volte in Londra e riscosse non che gli applausi, ma l'ammirazione dell'Inghilterra: spesso gli avvenne che gli Inglesi facendoglisi da presso, lo misuravano cogli occhi dalla testa sino a' piedi, e lo lasciavano gridando: You are a great man, voi siete un grand'uomo. Il d.r Burney fu il primo che propose all'Haydn di farsi ricevere dottore ad Oxford. L'indomani della sua nominazione, Haydn diresse la musica. Dacchè egli mostrossi, una sola voce di tutti si alzò: Bravo Haydn! Hendel dopo trent'anni di dimora in Inghilterra non aveva ottenuto l'onore di esser promosso al dottorato di Oxford. In quest'occasione Haydn compose uno di quei suoi dotti scherzi, ai quali aveva la mano sì avvezza, cioè un foglio di musica, che leggendosi a capriccio da sopra, da sotto, da mezzo, dai lati, in fine come si voleva, formava sempre una cantilena, ed un periodo giusto e compito. L'accademia de' filarmonici di Bologna, quelle delle scienze di Stokolm e d'Amsterdam, l'Istituto nazionale di Francia, le società filarmoniche di Modena e di Lubiana recaronsi a gloria l'annoverare Haydn tra' loro membri. Egli cessò di vivere li dì 31 Maggio del 1809, in età di 77 anni. Una religione pura ed operosa formò le qualità morali di questo rispettabile uomo, la sua modestia, la sua bontà, la niuna invidia per gli emuli, l'affetto ai parenti, alla patria, ai padroni; la sua purità di costumi, serbata in mezzo al fuoco dell'immaginazione, ed alla tenerezza del cuore, la sua carità verso i poveri; in somma l'essere stato l'Haydn nel sec. 18º un gran genio ed insieme un gran galantuomo. La sua musica sulle sette parole di N. S. sulla croce, il suo Stabat, l'oratorio della Creazione, senza parlare delle sue sinfonie, e musica strumentale, di cui può dirsi il creatore, sono i monumenti più durevoli dell'arte, e i veri titoli all'immortalità dell'autore. Haydn è l'Ariosto della musica: il suo stile riunisce tutti i generi arditamente. Vola il suo genio per tutt'i sentieri. La sua immaginazione apre i tesori d'ogni bellezza, e ne dispone a sua voglia. La sua musica è una magica dipintura, la quale presenta ad ogni tratto il maraviglioso ed il seducente, accompagnati da una varietà senza pari, ed animati di colori vivissimi e sì bene accordati fra loro, che incantano. Se alla sua musica teatrale, benchè buona e talvolta ottima, manca in generale quell'estro, quella naturalezza, quel brio, quel marchio da creatore che risplende nella sua musica instrumentale, e ne' suoi oratorj, come pure nelle Messe, ragion ne è, che costretto a moderare la sua facoltà inventrice giusta le idee del poeta, ed a contenere il suo sapere instrumentale, si trovò quasi dimezzato l'ingegno, e quasi fuori della sua strada. Egli stesso quasi quasi confessava la sua mediocrità teatrale, dicendo però, che se avesse potuto passare in Italia qualche anno e sentirvi que' sommi cantanti, e più di proposito studiar que' maestri, egli credeva che sarebbe riuscito a distinguersi nella musica da teatro, quanto lo aveva fatto nella instrumentale. A tutti i biografi dell'Haydn, il Diez, il Griesinger tedeschi, M. Framery, e M. le Breton francesi, è in ogni conto preferibile l'italiano Carpani sia per l'esattezza delle notizie comunicategli dallo stesso Haydn, sia ancora per le grazie del suo stile, e soprattutto per un quadro di mano maestra ch'egli offre della storia letteraria dell'arte, e per l'imparzialità de' suoi ben fondati giudizj: in questo articolo noi l'abbiamo seguito, anzi parola per parola trascritto.

 

Haydn (Michele), minor fratello del precedente sortì come lui dalla nascita un deciso genio per la musica, e divenuto uno de' più profondi scrittori di musica da chiesa fu maestro di cappella del principe Vescovo di Salisburgo, ove morì nel 1806. Essendo venuto in pensiero a M. Friedberg amantissimo di musica e versato nell'arte, di aggiungere le parole ed il canto all'enfatica e divina musica instrumentale delle sette parole di Haydn, si rivolse per tal fine al di lui fratello Michele, e questi, come dissi, profondissimo nella sua scienza, accettò l'arduo impegno. Friedberg compose le parole, e Michele, senza toccar nulla della musica strumentale, la fè diventare accompagnamento, aggiungendovi il canto a 4 voci e a tutto rigore e precisione di contrappunto. Riuscitogli a maraviglia il lavoro, lo inviò al fratello, e questi non solo l'approvò, ma lo fece eseguire più volte; e lo lasciò correre di poi nel pubblico come fatica sua, dando così al fratello la più lusinghiera prova del grandissimo conto che ne faceva. Costui, finchè visse, ben lungi dal lagnarsene, andò superbo di questa approvazione di fatto, datagli dal celebre suo fratello di carne e di mestiere (Carpani lett. 7). Il maestro Hiller fece eseguire in Lipsia una superba messa di Michele Haydn, di cui vi ha ancora più concerti, sinfonie e quartetti pregiatissimi.

Hendel (Giorgio), nato a Halle, fu un celebratissimo compositore tedesco nella prima metà del secolo 18º. Dopo il 1708, venne in Italia, e scrisse pe' teatri di Firenze, di Venezia, di Roma e di Napoli con incredibile successo. Tornato in Germania e passato quindi in Inghilterra fu tenuto dovunque in grande stima. Giorgio I, pel suo merito lo ritenne in quell'Isola col trattamento di 400 lire sterline per anno. Sulla fine de' suoi giorni perdè la vista, ma conservò in quel tristo stato il suo fuoco e la sua vivacità, e compose sempre, dettando le sue idee al maestro Smith. Sei giorni innanzi la sua morte eseguì uno de' suoi oratorj. Egli morì nel 1759; e fugli eretto un superbo monumento nella badia di Westminster, ove è sepolto in mezzo alle tombe dei re. Per perpetuare la memoria di questo gran maestro si fa dal 1784 in poi annualmente in Londra una gran musica, e vi si eseguisce da un'orchestra di più di 600 musici qualche di lui composizione. Sin dal 1785, s'intraprese in Londra di pubblicare, per sottoscrizione, una collezione compita delle opere di Hendel, impresse con nuovi caratteri di musica, a cui precede il suo ritratto. Hendel, era di grande e nobil persona, e tutto fuoco: lasciò a suoi parenti in Germania 20 mila lire sterline di beni, e mille ne legò egli all'istituto de' soccorsi in Londra. Walther, Mattheson, Burney e più altri hanno scritto la di lui vita, presso i quali può leggersi il lungo catalogo delle sue opere. Oggidì un gustaccio pessimo farebbe sghignazzar taluni, se lor si proponesse lo studio delle carte di Hendel e di tali altri maestri di quel tempo. E pure confessava l'Haydn al suo amico Carpani che udita in Londra la musica dell'Hendel, ne fu tanto colpito che si pose da capo a' suoi studj, come se non avesse nulla saputo fino a quell'ora. Egli ne meditò ogni nota: ed attinse a que' dottissimi spartiti il succo della vera grandiosità musicale. Racconta lo stesso Carpani, che trovandosi vicino all'Haydn, quando si eseguiva il Messia di Hendel, ed ammirando quegli uno di quei bellissimi cori, l'Haydn gli disse, quest'è il papà di tutti. “Dall'Hendel apprese Haydn a levarsi maestosamente, a grandeggiare nelle idee, ad avvicinarsi all'inarrivabile scopo de' suoi canti.” Fra le maraviglie dell'Hendel una sempre mi ha fatto la più gran sensazione (è sempre Carpani che parla); ed è che gli accompagnamenti di esso sono scritti a tre e non più, e pure sono così armoniosi e sonori. Il tutto sta nel primo violino e nel basso: ma non v'è in essi nota che, per servirmi d'una frase del Gluck, non tiri sangue. Hendel non usò sempre gli strumenti da fiato: così pure facevano il Pergolesi, il Leo, il Vinci, e la musica loro era sempre tanto piena d'armonia. Semplicità e forza andavano del pari nelle loro composizioni. Di tutti noi, diceva l'immortale Mozart, Hendel sa meglio quel che riesce di un grand'effetto. Quando vuole, egli va e colpisce come un fulmine.

Hennequin, distinto meccanico, francese di origine, nel 1790 viveva, a Dresda, e da 20 anni prima vi si occupava della soluzione del difficile problema di rendere gl'instrumenti a corde, incapaci a scordarsi. Coll'ajuto di Trincklin giunse nel 1785 al segno, che il tentativo fattone sul forte-piano fu approvato da' migliori virtuosi di Dresda.

Herbin (Giuliano), nato a Parigi nel 1783, mostrò le più felici disposizioni per lo studio: oltre la profonda cognizione delle lingue orientali, leggeva gli autori originali greci, latini, italiani ed inglesi. All'età di 21 anni fu ricevuto come membro dell'Istituto delle scienze, belle lettere, ed arti di Parigi, e morì a 23 anni nel 1806; oltre a molte opere abbiamo di lui Traité sur la musique ancienne, ch'egli compose insieme con M. Villoteau, e pubblicata a Parigi nello stesso anno di sua morte 1806.

 

Herder (Giov. Giorgio), consigliere del supremo concistoro di Weimar, morto circa 1804. Noi non parleremo che delle sue opere; nelle quali direttamente tratta della musica: De l'esprit de la poésie des Hébreux, 2 vol. 1783, il secondo tomo contiene le seguenti dissertazioni: Della musica de' salmi; sulla musica, appendice estratta dalle opere compiute d'Asmus; Riunione della musica, e della danza, per il canto nazionale. In un'altra sua opera intitolata: Feuilles éparses, cap. 2, 1786 evvi una Dissertazione sulla quistione, se produce più effetti la pittura o la musica. Ne' suoi Frammenti, nelle sue Selve critiche, nella Dissertazione Sull'origine delle lingue, e in un'altra Sulle cause della corruzione del buon gusto presso differenti nazioni, vi ha gran numero di preziose osservazioni, di cui il musico può farne l'applicazione alla sua arte.

Herschel, nato ad Hannover, da prima direttore di musica ed organista a Bath in Inghilterra, e in oggi primo astronomo del secolo. Egli non si occupò da principio dell'astronomia che nelle sue ore di ozio, come ancora della fabbrica degli istrumenti d'ottica; ma riuscitogli alla fine di scoprire il pianeta del sistema solare, a cui si è dato di poi il nome di Uranus, rinunziò alla musica per consecrarsi interamente all'astronomia, cui ha arricchita di sue numerose scoverte. Il resto della vita di questo valentuomo assai celebre appartiene alla storia dell'astronomia. Allorchè Haydn passò in Londra, Herschel già suo collega d'arte lo accolse con somma distinzione, e l'onorò di sua amicizia.

Hertel (Giov. Gugl.), celebre compositore tedesco, che ha dato tra' suoi saggio di buon gusto, sì nella musica vocale che strumentale nel p. p. secolo. Egli morì d'apoplesia a 63 anni di sua età nel 1789. Oltre a molte opere di pratica stimatissime, pubblicò egli in sua lingua a Lipsia: Raccolta di scritti sulla musica, 1758, contenente alcune dissertazioni critiche, ed osservazioni estratte dall'italiano e dal francese, sul teatro e la musica di queste nazioni.

Hessel, meccanico di Pietroburgo. Molti virtuosi si erano provati invano di applicare dei tasti all'armonica: egli giunse nel 1785 ad effettuar quest'idea, e a formare in sì fatta maniera un nuovo strumento, a cui diè il nome di Clavi-Armonica.

Heumann (dott. Cristoforo Augusto), nato nella Turingia, fu ispettore del Ginnasio di Gottinga, e vi pubblicò più opere di letteratura. Nel 1726 diè al pubblico: De Minervâ Musicâ, sive de eruditis cantoribus, in 4º. Nel suo Conspectus reipubblicæ literariæ, publicato ad Hannover nel 1746, in 8vo, nel quinto capitolo dà in breve la Storia letteraria della musica.

Heyden (Sebaldo), rettore della scuola di Norimberga, e maestro di musica assai dotto del 16º secolo, pubblicò quivi de arte canendi, di cui ve ne ha tre edizioni: e Musicæ Stichiotis, in 8vo, che nelle ristampe va ancora col titolo d'Institutiones musicæ.

Hiller (Giov. Adamo), direttore e professore di musica in Lipsia, studiò da prima quest'arte a Dresda, sonava più strumenti e riusciva molto nel canto, ma quel che più contribuì a formare i suoi talenti, fu il sentire l'esecuzione per 9 anni di 14 drammi del Sassone, e lo studio continovo di tali partiture. Nel 1758, venne in Lipsia per istudiarvi legge, ma proseguì a coltivare la musica, e molta colà ne compose sì strumentale che vocale. Egli occupossi principalmente alla teoria musicale, e pubblicò una Dissertazione sull'imitazion della natura in musica. Nel 1760, diè i suoi Divertimenti di musica, la prima opera periodica di pratica che comparisse in Allemagna. Nel 1771, stabilì una scuola di canto in Berlino per le donzelle, e quattr'anni dopo una società particolare di amatori, ove non si eseguivano che le opere de' maestri più celebri, che in Germania ha servito di modello. Più opere didattiche e letterarie di lui ci rimangono scritte in sua lingua: Istruzione per cantar giustamente ed elegantemente con esempj, 2 vol. in 4º. Sulla musica e i suoi effetti, traduzione dal francese con note, in 8vo 1781. Biografia di autori di musica e di celebri virtuosi degli ultimi tempi, Lipsia 1784, in 8vo. Notizia sulla rappresentazione del Messia oratorio di Hendel, eseguito nella cattedrale di Berlino da un'orchestra di 300 musici, e da lui diretto, 1786 in 4º. Tre Dissertazioni sulla musica antica e moderna, con osservazioni sul testo del Messia di Hendel, Berlino 1787, oltre molta sua musica pratica, e la traduzione per piano-forte di alcune composizioni classiche di cel. maestri, come dello Stabat di Haydn, dei Pellegrini di Hasse, della Passione di Graun ec. Nel 1789, egli era direttore di musica di S. Tommaso in Lipsia.

Hire (Fil. de la), professore di mattematica nel collegio R. di Parigi, morto nel 1718, era gran matematico e valente astronomo. Nelle di lui Mémoires de matemathique et de physique, Paris 1694, in 4º, evvi un trattato col titolo: Explicatio diversorum sonorum, quos chorda super instrumentum musicum edit, ec. Nelle Memorie dell'Accademia delle scienze 1716, vi ha di lui inoltre: Experiences sur le son.

Hirschfeld (Cristiano), professore di filosofia nel collegio di Kiel, pubblicò nel 1770: Plan d'une histoire de la poesie, de la musique, de la peinture et de la sculpture parmi les Grecs, in 8vo.

Hofmeister (Franc. Ant.), maestro di cappella e mercante di musica in Vienna, è celebre ancora come compositore. Sin dal 1785, egli pubblica ciascun mese un foglio periodico, intitolato: Souscription pour le forte-piano, ou le clavecin. Quest'opera forma una collezione di quartetti, di concerti, di variazioni di Haydn, di Mozart, di Vanhall, e dello stesso Hofmeister.

Holberg (Luigi barone d'), morto in Parigi nel 1754, era della Norvegia: nel corso de' suoi viaggi fu ricevuto membro dalla società di Oxford. In Parigi prese amicizia col P. Castel, e fu da lui istruito sulla pretesa musica de' colori. Malato di quartana, usò, ma in vano, tutti i mezzi di guarirne, quando un giorno al tornare di un concerto, in cui aveva provato sommo piacere, trovossi interamente ristabilito.

Holder (William), dottore in teologia, e autore di un'opera intitolata: Of the natural grounds etc. cioè Sulle ragioni naturali e i principj dell'armonia, Londra 1694 in 8vo.

Holfeld, meccanico di Berlino quivi morto nel 1771. Sulzer ha fatta la descrizione d'un nuovo istrumento inventato da Holfeld all'Accademia di Berlino, nel di cui gabinetto di macchine ne fa il vero ornamento, destinato a notare e scrivere i pezzi di musica, a misura che si eseguiscono sul cembalo. “Io aveva detto solo a quest'uomo quasi unico per le invenzioni di meccanica (dice Sulzer), che desiderava ch'egli provasse il suo genio intorno a questa macchina, di cui nel 1749 Unger in una lettera all'Accademia ne aveva data solo l'idea. Tre settimane dopo Holfeld fece trasportare in mia casa l'istrumento totalmente compito. Dal dettaglio, che io ne darò, i conoscitori vedranno che questo genio quasi unico per l'invenzione sapeva eseguire per le vie le più semplici delle cose, che priachè si fossero vedute, sembravano quasi impraticabili. Questa macchina consiste in due cilindri applicati al forte-piano, in maniera che uno riceve la carta che si svolge dall'altro canto mentre si suona.” Memoir. de l'Acad. de Berlin 1775, t. 27. Egli è inoltre l'inventore di un cembalo a corde di budello, sotto le quali trovasi un arco guarnito di crine, che vien messo in moto da una piccola rota; lo stesso M. Sulzer lo presentò al re di Prussia.

Holzhaver (Ignazio), nato in Vienna, dove studiò il contrappunto sotto la direzione del cel. Fux: ma per acquistare più cognizioni e formare il suo gusto viaggiò più volte nell'Italia, fu in Venezia, in Milano, e in Roma nel 1756, per sentire principalmente la cappella del Papa, venne in Firenze, in Bologna e nuovamente in Venezia, e s'avvide che da per tutto in Italia cominciava a dicadere sensibilmente la scuola del canto. In Torino scrisse per il R. teatro la Nitteti nel 1757, ed ebbe molto successo: l'anno d'appresso scrisse per Milano l'Alessandro nell'Indie, e la sua musica fu con tale entusiasmo ricevuta, che fu quivi ben 30 volte replicata. Nel 1776, compose più opere per il gran teatro di Manheim, e divenne maestro di cappella dell'elettor palatino. Quivi egli morì nel 1783, in età di 72 anni. La Giuditta, la morte di G. C. ed il giudizio di Salomone, e molte messe di lui sono pregiatissime.