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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 3

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Mozart (Leopoldo), padre del precedente, fece i suoi studj a Salisburgo, e nel 1743 fu ammesso nel corpo de' musici della cappella dell'arcivescovo, come musico della corte. Egli era buon compositore, e suonator di violino: nel 1762, ebbe il posto di sotto-direttore della cappella di quel principe. I doveri del suo impiego alla cappella ed alla corte non assorbivano tutto il suo tempo: e buon teorico ne impiegò il resto a dar lezioni di composizione musicale, e di violino. Nel 1756 pubblicò ad Ausburgo un'opera col titolo: Versuch eines ec. ossia Saggio di una scuola fondamentale di violino, di cui ne fu fatta una traduzione in francese da Valentino Rouser nel 1770. Secondo la testimonianza de' più gran maestri, questo metodo ha servito a formare tutti gli eccellenti violinisti della Germania nella seconda metà del sec. 18, il che è un sufficiente elogio di quest'opera. Egli scrisse ancora dodici oratorj, ed altri pezzi per teatro, oltre la musica per chiesa e alcune sonate per cembalo impresse nel 1759. Il giovinetto Mozart figlio di Giov. Crisostomo, e nipote di costui fa onore all'illustre nome di questa famiglia in Vienna colle sue composizioni, e nel 1806 egli, e la vedova madre, come narra il Carpani, “solennizzarono il giorno natalizio di Haydn con un concerto che diedero al teatro della Wieden, e Mozart il giovane vi produsse una sua cantata in lode del sommo maestro che aveva indicate le vie del bello instrumentale al non men celebre suo genitore, e il pubblico accolse come doveva questo omaggio reso a un grande uomo dal figlio d'un suo grand'emulo, seguace e rivale.” (Letter. 14)

Muris (Giov. de), canonico della chiesa di Parigi e dottor della Sorbona fioriva sul principio del decimoquarto secolo. Egli applicossi alla musica, su la quale scrisse alcuni trattati assai buoni per quell'epoca che trovansi inserti nella pregevole Collezione dell'Ab. Gerbert nel vol. terzo. Nella Summa Musicæ, tratta egli della musica, de' suoi inventori, delle sue diverse specie, delle proporzioni e degli intervalli. Nella Musica speculativa, insegna l'arte di ben situare le voci, ed i mezzi per accordarle insieme: parla quindi del monocordo, della sua divisione, degli istromenti, della musica pratica, delle note, e delle loro figure. Il di lui trattato de Musicâ theoricâ porta la data dell'anno 1323. Il p. Jumilhac nel suo libro intitolato: l'Art du plainchant, in 4.º a Paris 1673, dà un estratto della dottrina di questo autore. M. Rousseau ne ha parlato nel suo Dizionario con molta inesattezza, ed in maniera a far credere ch'ei non l'abbia mai letto. Il principe ab. Gerbert ha rilevati molti abbagli de' Scrittori intorno a Giov. de Muris, fra gli altri quello di averlo spacciato inventore del canto misurato, quantunque sia a costui anteriore di tre secoli.

N

Nani (Emmanuele), nato in Malta circa 1770, da Angelo Nani veneziano, celebre violinista e discepolo del famoso Nazari: suo padre fecelo applicare agli studj delle lettere, destinar volendolo al foro, in cui si era fatto buon nome in Venezia il suo avolo Girolamo Nani: ma sin da' primi anni dimostrò egli gran trasporto per la musica e pel violino, onde si mosse il di lui padre a dargli, benchè di raro, qualche lezione, ma i progressi ch'egli vi fece, furono così rapidi, che in meno di due anni fu in istato di eseguire nel teatro di Malta una sinfonia concertata a due violini obbligati, facendo gli a solo egli e suo padre. Riscosse allora i più distinti applausi non che de' Cavalieri dell'ordine, ma da' più bravi professori, che in gran numero quivi risiedono. Portossi egli di poi in Italia, e benchè assai giovane, fu per alcun tempo primo violino e direttore dell'orchestra nel teatro di Camajore nello stato di Modena, dove trovavasi impresario dell'opera buffa un certo Azzarello palermitano, suonator di contrabbasso. In occasione della gran festa di Lucca in Settembre, Nani volle condurvisi; e dopo essersi esposto all'esame solito farsi per essere ammesso nella gran musica, vinse in quello il suo rivale, e sonò da primo violino del concertino. Quivi egli ebbe degli applausi, e venne chiamato per sonare a solo nel palazzo del Doge insieme col cel. Rolla e con Rovalli e Gros virtuosi in quell'epoca del duca di Parma. Egli sorpassò la comune espettazione nell'esecuzione di un suo concerto, ed i fogli di quel tempo dandone avviso celebrarono la chiarezza del suo suono, la rotondità e dolcezza insieme della corda, ed una singolare giustezza nell'esecuzione. Tornato in Malta acquistossi la celebrità di un deciso ed esatto improvvisatore sul suo instrumento: e di un suonatore di brio e di gusto: egli volle apprendere eziandio il contrappunto sotto il bravo maestro Vincenzo Anfossi, e pubblicò varie sue composizioni di musica sì vocale, che instrumentale. Passò quindi come virtuoso di camera al servigio di S. A. il principe de Rohan, e viaggiò seco sino in Costantinopoli ed in Francia, d'onde scoppiata essendo la fatale rivoluzione del 1789, partì per l'Italia, ed indi per Sicilia. Egli si trova attualmente stabilito in Catania, come primo violino di quel teatro e della cattedrale, ove gode di un'ottima riputazione presso il pubblico.

Nanini (Giov. Maria), da Vallerano, condiscepolo ed amico del Palestrina, studiò il contrappunto sotto Rinaldo del Mell. Circa 1577, era cantante nella cappella del Papa, dove conservansi le sue eccellenti composizioni. Fu quindi il successore di Palestrina, come maestro di cappella di S. Maria Maggiore. Antimo Liberati fa anche menzione di Bernardino Nanini minore fratello di Giovanni, e dice che le di lui composizioni brillavano per il genio e l'originalità. Il P. Martini rapporta nel t. 1 della sua storia un Trattato di contrappunto con la regola per far contrappunto a mente, che ha ambidue per autori.

Nardini (Pietro), nato in Livorno nel 1725, fu il più rinomato e 'l più diletto scolare di Tartini, presso il quale soggiornò lungamente in Padova. Di lui e di Pagin, dice il Conte di S. Raffaele, “con paterna tenerezza faceva menzione il Tartini, dai quali nel pregio della esecuzione ei confessavasi vinto; e confessavalo con quella patriarcal lealtà ch'è un troppo raro fenomeno a dì nostri.” (Dell'Arte del suono). Nardini, dopo di essere stato alla corte del duca di Vittemberga come suo virtuoso, venne nel 1767 a Livorno, ove compose quasi tutte le sue opere: portossi quindi in Padova nel 1769, per rivedere il suo maestro Tartini, e ne prese una particolar cura nella sua ultima malattia, mostrandogli la tenerezza di un figlio. L'anno d'appresso entrò egli al servigio del gran duca di Toscana, come primo suo violinista in Firenze, dove nel passaggio dell'imperatore Giuseppe II ebbe l'onore di eseguire in sua presenza molti concerti: questo principe in attestato della sua soddisfazione gli fè dono di una scatola d'oro riccamente smaltata. Nardini brillava principalmente nell'esecuzione degli adagio: alcuni, che l'hanno conosciuto, assicurano che allorquando si sentiva senza vederlo, tale era la magia del suo arco, che pareva sentire una voce piuttosto anzichè un istromento. Lo stile delle sue sonate è sostenuto, chiare ne sono le idee, ben condotti i motivi, ed espressivi e naturali i sentimenti, ma analoghi al carattere serioso dell'autore. Evita il difficile, e tutto sta il suo fare nell'arte e nel maneggio dell'arco, ch'egli possedeva nell'ultima perfezione. Ecco perchè le sue sonate non fanno più lo stesso effetto, se eseguite non vengono secondo la sua scuola. Veggasi il Saggio sul gusto della musica, del Sig. Rangoni, Livorno 1790, in 12º. Nardini morì in Firenze nel 1796.

Naselli (don Diego), della famiglia de' principi di Aragona, nobile palermitano, allievo di Perez per la musica, alla di cui protezione ben può dirsi che dovette questo maestro la sua fortuna. Il Cavalier Naselli studiò così profondamente la musica, che compose più opere per i teatri d'Italia, che ebbero allora grande incontro. Non volendo però comparirne autore, facevale correre nel pubblico sotto il nome di Egidio Lasnel, anagramma del suo vero nome. L'Attilio Regolo rappresentossi con sua musica in Palermo nel 1748, e il Demetrio in Napoli nel 1749.

Nasolini, compositore italiano nato circa 1767, ha scritto la musica di più drammi in diverse città dell'Italia con buon successo. L'Andromaca fu da lui composta in Londra nel 1790. Invitato a scrivere per il carnovale del 1798 in Venezia, in vece di occuparsi della composizione della sua opera, si diè ai divertimenti ed a' stravizzi con tale eccesso, che ne divenne la vittima, e morì pria che avesse potuto terminare la sua musica. Nel magazino di Ricordi si trova di lui la Merope, dramma serio, e li Opposti caratteri burlesco.

Naumann (Amedeo) nacque a Blasewitz nel 1745. Mostrato avendo dalla prima età delle disposizioni straordinarie e de' gran talenti per la musica, cominciò a studiarla dapprima in Dresda, e nell'età di 13 anni venne a tale oggetto in Italia senz'altro ajuto che i suoi talenti e la sua fortuna. Giunto in Padova, il cel. Tartini graziosamente lo accolse, e gli diè delle lezioni. Dopo otto anni di soggiorno in Italia, la brama di rivedere la patria, i parenti, gli amici, e di consacrare al servigio del suo principe i talenti che aveva acquistati, lo determinò a mandare a suo padre una delle sue composizioni, pregandolo di farla giungere alla corte. Per soddisfare alla sua dimanda, sua madre portossi a Dresda ed ebbe la buona fortuna di consegnarla alle mani dell'elettrice vedova M. Antonietta. Questa principessa assai dotta nella musica, avendo scorso quella composizione alla presenza della madre di Naumann, le diè congedo con dirle che dubitava molto che fosse quella una vera composizione del giovinetto, ma che ne prenderebbe informazione. Assicuratasi quindi della verità mercè le testimonianze unanimi de' migliori professori di musica dell'Italia, ai quali aveva fatto scrivere, e che convenivan tutti nel fare l'elogio di quel giovane virtuoso, essa gli inviò la sua nomina alla cappella di Dresda, alla quale unì insieme la somma necessaria pel suo ritorno. Naumann affrettossi allora di ritornare alla patria nel 1766. Questo viaggio non fu frattanto che una visita passeggiera, stanteche i suoi impegni in Italia ve lo richiamarono alcun tempo appresso, e dopo un secondo soggiorno di due anni in questa patria delle arti, tornò a Dresda e vi ottenne il posto di maestro di cappella in attività di servigio. Pur nondimeno nel 1768 egli venne in Sicilia, e scrisse in Palermo l'Achille in Sciro, che piacque moltissimo. In questa Capitale era seco il cel. Schuster allora assai giovane, e mi ricordo, benchè fossi io allora molto ragazzo, che Naumann invitò un giorno mio Padre a sentire in sua casa alcuni suoi concerti, ed una sinfonia di Schuster; io vi fui condotto ed ho presente tuttora la fisonomia di ambidue questi grand'uomini. Nel 1774, Naumann fece un terzo viaggio in Italia, e scrisse pel teatro di S. Marco in Venezia le Nozze disturbate, dramma comico; l'Isola disabitata, e l'Ipermestra di Metastasio; il Solimano di Migliavacca, per il teatro di S. Benedetto. Scrisse ancora a Copenaghen nel 1785 l'Orfeo in lingua danese, che ebbe quivi tale successo, che la corte gli offrì il posto di maestro della cappella reale, con le più vantaggiose condizioni, ma il suo amore per la patria gli fece ricusar queste offerte, e l'elettor di Sassonia ne lo ricompensò nominandolo capo, e direttor generale della cappella di Dresda, con l'onorario di tre mila scudi. Alcuni anni prima della sua morte egli si era consecrato quasi esclusivamente alla musica di chiesa. Egli ha posto in musica quasi tutti gli Oratorj di Metastasio, un Te Deum, 18 messe, vespri, litanie, mottetti ec. per la corte di Dresda. Nel 1801 passeggiando nella villa elettorale finì subitamente di vivere colpito di apoplesia. Il celebre Wieland ha dato nel nuovo Mercurio allemanno del 1813, un interessante ragguaglio della vita di Naumann; e nello stesso anno Meisner pubblicò alcune memorie per servire alla di lui biografia, in un vol. in 8vo. Tutta la di lui musica si distingue per una melodia dolce e naturale conforme alla buona scuola italiana, e la sua armonia per quella chiarezza e semplicità d'instromentale, che di rado si trova presso i compositori tedeschi.

 

Nauze (Louis de la), dell'Accademia delle Iscrizioni e Belle-Lettere di Parigi, nel di cui tomo X vi ha di lui Dissertation sur les chansons de l'ancienne Grèce en deux Mémoires 1733, n. 18 e 9. Egli tratta questa materia con molta esattezza ed eleganza.

Neefe (Cristiano) nacque a Chemnitz nella Sassonia nel 1748; studiò il dritto e nello stesso tempo la musica in Lipsia, sotto il maestro di cappella Hiller. Animato dalla costui approvazione intorno ad alcune sue composizioni consacrossi interamente alla musica, e pose in note più drammi comici per il teatro di Lipsia con tal successo, che ottenne il posto di direttor della musica. Fu quindi maestro di cappella della corte dell'elettore di Colonia a Bonn, e nel 1783 il suo onorario montava alla somma di 2400 franchi. Nel Museo allemanno del 1776 vi ha una sua Dissertazione su le ripetizioni in musica; e nel Magazino di Cramer an. 1783, un'altra Dissertazione sullo stato della musica a Bonn. (V. Gerber).

Neidhart (Giov. Giorgio), maestro di cappella del re di Prussia a Konisberga, morto nel 1740, è autore di un'opera tedesca che ha per titolo: Divisione perfetta e mattematica del canone diatonico-cromatico, e temperato del monocordo, 1732, con un rame di figure. In essa mostra l'A. di qual maniera si possono trovare tutti i temperamenti, ed esprimerli per via di linee e di cifre. Se n'è fatta una seconda edizione in Lipsia nel 1734.

Neukomm (Sigismondo), nato a Salisburgo nel 1778, cominciò ad apprender la musica all'età di sei anni, ma non lasciò di fare gli altri studj nell'università di Salisburgo, e suo padre professore in quella di calligrafia mostrò somma diligenza per la sua educazione scientifica e musicale. Sua madre essendo in parentela con la moglie del maestro di quella corte Michele Haydn, costui con quella bontà, che ne distingueva il carattere, prestò l'opera sua nell'insegnargli la composizione, e lo impiegò nelle sue funzioni come primo organista della corte. Nel 1798. Neukomm portossi in Vienna, ove Giuseppe Haydn, sulla raccomandazione di Michele suo fratello, lo accettò come allievo. Profittò egli per il corso di sette anni di tale inapprezzabile fortuna, procurando sempre di meritare in qualche maniera le buone grazie di sì gran maestro, che dal canto suo lo trattò come un suo figlio. Nel 1804 si rese egli a Pietroburgo, dove appena giunto fu nominato maestro di cappella e direttore dell'opera, ma i rigori di quel clima nocendo alla sua salute gli fu d'uopo rinunziare quel posto, e andarsene via. Nel 1807 fu eletto membro dell'accademia reale di musica a Stockolm, e l'anno di appresso, della società filarmonica di Pietroburgo. Tornato in Vienna ebbe la sorte di abbracciare il suo caro maestro quattro mesi prima che fosse morto. Da lì passò egli in Francia nel 1810. Neukomm si è provato in tutti i generi, come far dovrebbe ogni giovane artista per indovinar quello a cui è destinato dalla natura; egli ha creduto aver delle disposizioni per il grave. Disperando di fare una sinfonia, che star potesse a fronte di quelle di Haydn, e di Mozart, rinunziò del tutto a tal genere di musica, e compose dei capricci a piena orchestra. Egli ha scritto eziandio molta musica vocale sì latina, che tedesca, francese, italiana, e russa; e molte opere per il forte-piano, e diversi instromenti da fiato.

Neusz (Arrigo), dopo aver fatti de' profondi studj in più scienze, non cominciò a studiar la musica che dopo il cinquantesimo anno di sua età. Egli prese delle lezioni di contrappunto, e di composizione da Bokemeyer, e vi fece tali progressi, che compose della musica per chiesa a 4 voci, con successo eseguita nella chiesa di Wernigerode, dove era egli primo pastore, ed eforo della scuola di quel paese. Pubblicò in oltre una dissertazione Dell'uso, e dell'abuso della musica, che si trova in fronte dell'opera di Werkmeister della nobile dignità della musica, 1691. Lasciò ancora manoscritto un Trattato sulla Musica in 4º: cap. 1. Dell'eccellenza della musica; 2. del suo uso ed utilità; 3. del suo abuso; e 4. sulla maniera di organizzare una musica.

Nichelmann (Cristoforo), dopo avere appreso i principj della musica nel suo nativo paese, fu dal padre suo, che rimarcato aveva i suoi talenti per quest'arte, mandato a studiarla nella scuola di S. Tommaso in Lipsia sotto la direzione del gran Seb. Bach nel 1730, ed il primo figlio di costui insegnogli principalmente il cembalo, e lo guidò ne' suoi primi saggi di composizione. Prese quindi in Hamburgo delle lezioni da tre celebri maestri, Keiser, Telemann e Mattheson: nel 1740, stabilitosi in Berlino fecesi istruire da Graun nella composizione, ed avendovi fatto de' gran progressi, entrò nella corte del re di Prussia come suo cembalista e musico di camera. Nel 1749, in occasione della disputa sulla musica francese ed italiana, egli scrisse la sua opera pubblicata quindi a Danzica nel 1755 con questo titolo: La mélodie d'après sa nature et ses qualités avec 22 planches. Un anonimo confutolla con veemenza in uno scritto intitolato: Idées d'un amateur de musique, in 4º, al quale rispose Nichelmann con un libro pieno d'ironia sotto il titolo di Excellence des idées de M… analisée par un amateur de musique. Egli morì nel 1761. Marpurg nelle sue Memorie storiche e critiche rapporta il catalogo delle di lui composizioni.

Nicolai (Ernesto Ant.), dottore in medicina a Halle pubblicò nel 1745, Verbindung etc., ossia Dissertazione sull'unione della musica con la medicina, ove ragiona degli effetti di quella sul corpo dell'uomo. (V. Lichtent. p. 82)

Nicolai (Federico), dotto librajo di Berlino, quivi nato nel 1733. Nella Relazione de' suoi viaggi le osservazioni, ch'egli fa sulla musica, provano l'estensione delle sue cognizioni in questa facoltà. Le memorie ch'egli rapporta sulla musica di Vienna, e con ispezialità intorno al celebre Gluck, meritano di esser lette. Trovansi egualmente delle notizie molto interessanti su i musici di Berlino nelle sue Descrizioni di Berlino, e di Potsdam.

Nicolini (Giuseppe), bravo compositore di musica per teatro attualmente vivente in Napoli. Le sue opere sono molto graziose ed assai stimate, I Manlj; Abeniamet e Zoraide; il Trajano in Dacia; il Coriolano, drammi serj. Il Trionfo del bel sesso, e le due gemelle burleschi, si trovano nel magazino di musica del Ricordi in Milano.

Nicomaco, greco filosofo, viveva probabilmente verso la metà del secondo secolo dell'era cristiana. Scrisse un piano di musica pregato da una dama, ch'egli chiama la più onesta donna dell'universo, e che volle da lui essere instruita nella scienza armonica. Chiama egli il suo libro Manuale armonico: il secondo annesso a questo dal Meibomio non segli può giudiziosamente attribuire, essendo in esso citato Nicomaco medesimo. “Nel primo si vede, dice il Requeno, che Nicomaco scriveva da erudito, non mai da pratico nell'armonia, nè da esatto specolativo nella pratica.” Le prove di questa proposizione possono leggersi con profitto nel t. 1 de' di lui Saggi, p. 304. “Benchè Nicomaco (soggiugne il Requeno), sia di poco calibro ne' precetti, copiando egli dagli antichi, ci lasciò però alcune scelte memorie dell'arte… Non so come dica Meibomio nella prefazione a Nicomaco, che questo sia l'unico pittagorico scrittore armonico, che ci rimane, essendo tutti quelli della sua collezione tutti seguaci del sistema musico di Pitagora, fuori di Bacchio, o affatto, o in parte. Ciò non può essere venuto in mente a Meibomio, se non per non aver esso intesi gli stessi autori, che ci commenta.” p. 307-309. I Grandi Comentarj, che Nicomaco cita di avere scritto sulla musica, non ci sono rimasti: alcuni frammenti se ne trovano solo presso Porfirio e Jamblico. Secondo quest'ultimo egli dee esser posto nel numero de' più grand'uomini dell'antichità: egli lo chiama un uomo straordinario, che pochi autori hanno uguagliato nelle scienze mattematiche: vanta la sua profondità, e 'l genio inventore, l'ordine, e 'l nesso delle sue idee, la precisione, la chiarezza, e l'eleganza del suo stile. Ma allorchè si leggono i frammenti che ce ne restano, si è sorpreso che i nuovi Platonici abbiano potuto credere tutte codeste cose; se non che la conformità delle opinioni possa solo far credere ad un insensato che un insensato, che gli rassomiglia, è un grand'uomo (V. Meiniers t. 1, p. 212). Che altro infatti reca Nicomaco della musica, che vani confronti delle voci, e degli astri, ed inutili calcoli delle ragioni de' suoni?

Niemetschek, professore nell'università di Praga nel 1804, pubblicò in tedesco Lo Spirito di Mozart, in 8º, dove alla biografia di questo gran maestro fa egli succedere delle interessanti osservazioni sul genio particolare delle di lui famose composizioni, e sulla profonda di lui cognizione dell'effetto, e dell'impiego degli instromenti da fiato. A questo esame unisce egli un'analisi ragionata di tutte le sue opere, che fassi leggere con piacere e con profitto.

Niemeyer (Augusto-Ermanno), professore di teologia a Halle, quivi nato nel 1752, è autore di un'opera pubblicata a Lipsia col titolo di Pensieri sulla Religione, la Poesia, e la Musica, 1807, e di alcuni drammi sacri posti in musica da Rolle.

Nigetti (Francesco), dotto musico italiano circa 1600 fu l'inventore del Cembalo onnicordo, detto il Proteo. Per questa invenzione gode egli d'una gran celebrità nella storia della musica in Italia, che di mano in mano andavasi allora perfezionando (v. Maffei Veron. illustr.).

Nivers (Gabriele). Maestro della R. cappella di Luigi XIV, nato a Parigi, si distinse principalmente per le sue opere teoriche. Vi ha di lui: I. Traité de la composition de la musique, Paris 1668, e Amsterdam 1697, in 8º. II. La gamme du Si, che servì molto in quell'epoca a facilitare il solfeggio. III. Dissertation sur le chant grégorien, Paris 1683, in 8º, che vien ricercata tuttora per le dotte ricerche che vi si trovano. IV. Traité de la musique des enfans. Egli morì assai vecchio nel 1670.

Nopitsch (Guglielmo), attualmente direttore di Musica a Nordlingue, nacque nel 1758. Egli è un eccellente sonatore di forte-piano, e di più altri instromenti, e studiò la composizione sotto Riepel e Beck. Nel 1784, pubblicò a Norimberga un Saggio di un libro elementare dell'arte del canto, ad uso delle scuole normali, con 6 tavole di esempj, in 4º. Egli ha scritto ancora molte sonate per il piano, e nel 1787 un oratorio a piena orchestra molto stimato.

 

North (lord Franc. Guilford), barone di Kertling, fornito delle cognizioni proprie di un uomo di gran nascita, morì a Wroxton nel 1685. Tra le sue opere scritte in lingua inglese vi ha Saggio filosofico sulla musica, 1677. Egli coltivolla ancora come arte, ed ha lasciate molte composizioni di musica.

Nougaret (Pietro) pubblicò in Parigi nel 1769, de l'Art du théâtre, 2 vol. in 8º. Egli vi tratta dottamente della musica drammatica.

Noverre (Giov. Giorgio), cavaliere dell'ordine di Cristo, nato in Parigi coltivò con trasporto le arti, e con ispezialità la danza e la musica, sulle quali ha lasciato de' capi d'opera. Noi non farem quì menzione che delle sue lettere Sur les arts imitateurs, Paris 1807, in 2 vol. in 8º, che assicurano la sua riputazione letteraria, e le sue profonde cognizioni sulla musica e la danza. Egli è morto a S. Germano nel 1810, di ottantatre anni.

Nuwairi (Ahmed), dotto Arabo in Egitto, e giudice del Cairo, morì nel 1352. Egli è autore di un'opera scritta in arabo col titolo di Nekajot ec., cioè Lo scopo del bisogno, ovvero Ricerche ne' diversi generi delle scienze. Non è ella in sostanza che un'Enciclopedia o un trattato universale disposto per ordine di materie, che si conserva ancora nella biblioteca di Leide. Nel terzo capitolo della seconda parte di quest'opera molto pregevole per la letteratura araba, egli tratta del canto e degli instromenti a corda; di ciò che ne han pensato i loro principi e generali che hanno coltivato la musica; della storia de' musici; di quel che saper dee un musico, e di quello che hanno detto i loro poeti intorno alla musica ed agli instromenti.