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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 4

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Vinci (Leonardo da), celebre pittore nato di buona famiglia nel castello di Vinci presso Firenze, era uno di quei genj felici, a cui nulla costa l'acquisto di quelle cognizioni, che i mezzani ingegni apprender non possono senza una lunga ed ostinata fatica. Le scienze e le arti eran familiari a questo grand'uomo, aveva inventata una specie di lira, che divinamente suonava, ed egli fu dapprima in qualità di musico e di virtuoso sul violino al servigio di Lud. Sforza duca di Milano, con un assegnamento di 500 scudi. Teneva alla sua lira un manico di argento che terminava con una testa di cavallo, ed egli cantava alle volte accompagnandosi con quest'instromento. Dopo aver dipinto in Roma, in Firenze, ed in Milano venne in Francia, ma morì poco dopo a Fontainebleu nel 1520 in età di 75 anni fra le braccia del re, Francesco I, che erasi portato a visitarlo nella sua malattia.

Vinci (Leonardo), compositore celebratissimo nella prima metà dello scorso secolo, nato in Napoli, fu insieme con Pergolesi allievo nel conservatorio de' Poveri di G. C. Nel 1725 diè in Venezia la sua prima opera Ifigenia in Tauride, che ebbe tale successo, che le più grandi città dell'Italia vollero averlo per compositore. La Didone e l'Artaserse che fu l'ultimo dramma ch'egli scrisse, rappresentato in Roma nel 1731, furono riguardati come i suoi capi d'opera. Il Vinci mirabile nella forza, vivacità delle immagini, dice l'ab. Arteaga, prese a perfezionare quella specie di composizione detta volgarmente recitativo obbligato, la quale per la situazione tragica, che esprime, pel vigore che riceve dalla orchestra, e pel patetico, di cui abbonda, è lavoro pregiatissimo della musica drammatica. L'ultimo atto della Didone abbandonata modulato in gran parte da lui a questo modo è preferibile a quanto han di più fiero e più terribile nella pittura i quadri di Giulio Romano. (Rivoluz. t. 2, p. 21). Uno de' principali meriti di questo gran musico, si è di aver cercato sempre a render l'espressione della natura; egli fu rapito all'arte nella immatura età di 42 anni nel 1732. Dicesi di avere avuto il veleno nel cioccolato. Si vuole che egli avesse avuta l'imprudenza di vantarsi, che mentre era in Roma aveva ottenuto i favori di una dama d'alto rango. Uno de' parenti della medesima, trovandosi per allora in Napoli, ne fu informato, e vendicolla dell'indiscretezza del Vinci con farlo avvelenare.

Viotti (Giov. Battista), nato in Piemonte è senza dubbio il primo violinista del secolo. Nel 1782 portossi a Parigi, ove si è fatto ammirare nell'esecuzione de' suoi concerti per un carattere originale, che sembra fissare i limiti del genere, per una fecondità di fantasia, per una felice arditezza, per un brio ed una vivacità temperata da un gusto nobile e puro: vennero applauditi que' bei motivi, che dalle prime misure annunziano il genio del compositore, e quei sviluppi di un pensiero unico, in cui la progressione del sentimento porta al più sublime grado l'effetto. Qual energia e qual grazia insieme nella di lui esecuzione! come è finito negli adagio! come è brillante negli allegro! La regina di Francia M. Antonietta volle, che Viotti venisse a Versailles. Gli si assegna il giorno pel concerto: giungono tutte le persone della corte, e comincia il concerto. Già le prime battute dell'a solo impongon silenzio, e la più grande attenzione, allorquando tutto ad un tratto odesi gridare: place à monseigneur le comte d'Artois. In mezzo al tumulto, Viotti si pone il violino sotto al braccio, e va via, lasciando così tutta la corte con grande scandalo de' spettatori. Da quel tempo in poi egli determinossi a non più suonare in pubblico. Nel 1790, un deputato all'assemblea costituente, intimo amico del Viotti, alloggiava sino a un quinto ordine della casa, egli aveva consentito a dar quivi un concerto. Furonvi invitati dei gran principi e delle dame d'alto rango: Lungo tempo abbastanza, disse Viotti, noi siamo discesi sino a loro; bisogna ora che essi saliscano sino a noi. Viotti aveva gran prontezza di spirito. Un giorno il ministro Calonne dimandogli qual era il violino più giusto. Quello, egli rispose, ch'è meno falso. Allorchè trovavasi insieme con M. Puppo, di cui non apprezzava gran fatto il talento sul violino, diveniva allora più di lui malizioso. Egli sapeva che il virtuoso Lucchese per ogni dove vantavasi di essere scolare del Tartini, e che ciò era una falsità; allora egli pregava M. Lahoussaye, vero allievo del Tartini, di sonare sulla maniera del suo maestro dinanzi a Puppo, e diceva a costui: Amico, senti bene Lahoussaye, ed avrai un'idea dello stile del Tartini. Sulla fine del 1792, Viotti passò in Londra, ove poco dopo diè un addio all'arte musica per darsi interamente al commercio. Questo gran violinista conta tra suoi allievi Rode, Alday, Libon, la Barre, Cartier, Vacher ed altri bravi artisti. Egli ha fatto imprimere 25 concerti, un'opera di quartetti, più opere di trio, che sono in gran pregio, e delle variazioni per violino.

Virbes (M. de), maestro di musica e di cembalo a Parigi, inventò nel 1771, il cembalo acustico, e circa 1777 il clavicembalo armonioso e celeste. L'uno e l'altro ottennero i suffragi delle accademie di Londra e di Parigi. Questi stromenti hanno di particolare, che senza tubi, senza martelletti, e senza pedali imitano per via di corde d'acciajo ordinarie il suono di quattordici o diciotto strumenti. Nel 1786 un suo figlio fecesi sentire sopra un tal cembalo in un particolare concerto.

Vitruvio Pollione da Formia, ora Mola di Gaeta, visse nel secolo d'oro de' romani sotto Augusto. Egli, come a ragion riflette il dotto Andres, non si appagò solo delle opere greche e latine risguardanti l'architettura, ma s'immerse eziandio nello studio della fisica, e passando alle matematiche non seppe starsi ne' primi elementi, ma penetrò nelle più profonde speculazioni geometriche e meccaniche, musiche ed astronomiche d'Archita, d'Aristosseno, ec. (T. 4. dell'Origine de' progressi ec. p. 10). Nel suo Trattato di Architettura, ch'è l'unico rimastoci dell'antichità, ragiona egli a lungo della musica, de' suoi effetti, e della maniera con cui debbonsi costruire i teatri perchè più spicchi l'armonia. Tutti coloro che han fatto de' comenti, o delle traduzioni di questo libro di Vitruvio, come Valla, Barbaro, Perrault, il marchese Galiani e più altri hanno trattato lo stesso soggetto.

Vittoria (Tommaso della), spagnuolo nativo di Avila rivale e contemporaneo del cel. Palestrina, contribuì com'egli colle sue opere alla perfezione della musica di chiesa, e alla gloria del canto italiano. I suoi libri di teoria musicale furono stampati in Roma l'anno 1585, e assai pregiati a' suoi tempi. (V. Lampillas Sag. Apolog. della letterat. spagn. t. 2).

Vogel (Cristoforo), di Norimberga, studiò la musica sulle opere di Graun e del Sassone. Nel 1776 essendo venuto in Francia il suo genio si accese al sentire i capi d'opera di Gluck. Stabilì allora di prenderlo a suo modello, e nel 1786 diè al pubblico la musica del Toison d'or dedicata a Gluck. Questo gran maestro nella sua risposta a Vogel così esprimevasi: Sulle altre vostre qualità quegli che più brilla, si è il talento drammatico, onde di questo con tutto il mio cuore seco voi mi congratulo. Egli è questo un talento tanto più raro, quanto nol dovete voi già alla pratica, ma alla natura. Una febbre maligna il tolse di vita in età di 32 anni a' dì 28 giugno del 1788. Gluck lo chiamava il suo primogenito. La sinfonia del Demofoonte, ch'egli morendo lasciò già compito è un capo d'opera di espressione e di gusto; essa fu eseguita nel 1791 ne' funerali degli uffiziali morti a Nancy, e produsse grandissimo effetto.

Vogler (Abate Giorgio Giuseppe), cavaliere dello speron d'oro, cappellano della corte di Baviera, e dopo il 1786 maestro di cappella del re di Svezia, nato a Virzburgo nel 1749, studiò il contrappunto in Padova sotto il celebre P. Vallotti. Verso il 1776 venne a Manheim, ove stabilì una scuola di musica, e ne diè de' corsi pubblici. Non fu frattanto che l'anno d'appresso, ch'egli si fè conoscere dagli esteri mercè la sua Scuola di musica, opera periodica di cui non ne pubblicò che tre soli anni. I critici il censurarono allora di aver molte idee non ben digerite, e di mancar di chiarezza. I viaggi ch'egli intraprese dopo il 1780, per tutte le grandi città dell'Europa, han servito a far conoscere i suoi talenti. Egli si è mostrato da per tutto grand'organista, gran suonatore di forte-piano, gran compositore e dotto autore insieme, onde vien detto il Brown della musica. È inventore altresì di un organo di nuova specie, a cui ha dato il nome d'orchestrion, perchè imitando tutti gli stromenti, rappresenta una compiuta orchestra. Egli fecene costruire uno in Amsterdam, ove fecesi sentire in un suo secondo viaggio con ammirazione di tutti. Le sue composizioni abbracciano tutti i generi, e ve ne ha gran parte impressa: le sue sonate per piano-forte sono pregiatissime. Vi ha inoltre di lui gran numero di opere teoriche: tali sono, 1. La teoria della musica e della composizione, Manheim 1776. – 2. L'arte di formar la voce, 1776, ibid. – 3. Esame della scuola di musica di Manheim, 3 vol. – 4. Molte dissertazioni, nelle notizie di Wetzler, 1779 e 1780. – 5. Risposta a diverse quistioni relative al suo sistema, 1790. Nel 1800 l'ab. Vogler pubblicò il suo Choralsystem, ossia Sistema musicale, Koppenhagen ec. Egli è diviso in tre parti, di cui gli intendenti fanno moltissimo caso (V. Lichtenthal p. 8, in not.). Pio VI trovandosi a Spira fece comporre dall'ab. Vogler un Miserere a 4 voci con organo e bassi quivi impresso nel 1782.

Voss (Jean de) profferì un discorso in onore del cel. Haydn a Berlino, li 9 Settembre 1809 nel salone detto Royal-Yorck, ove eransi radunati in gran numero i musici, e gli amatori. Vi si eseguirono quindi molte composizioni dell'Haydn, fra le quali, la sua cantata d'Arianna a Nasso, a cui M. Schneider si era permesso di aggiungere gli accompagnamenti di tutta l'orchestra, non essendo stata scritta dall'Haydn che per il solo piano-forte.

 

Vossio (Gerardo-Giovanni), professore in Amsterdam molto abile nelle belle-lettere, nella critica, nella storia e nell'antichità, si è fatto gran nome presso i letterati per un'infinità di opere assai ben scritte, piene di profondo sapere, e di solide osservazioni. Noi non farem qui menzione che di alcune, nelle quali egli ha trattato diffusamente della musica. Così nella sua opera: De astium et scientiarum naturâ, et constitutione, parla dell'oggetto e criterio della musica, e delle diverse sette degli antichi musici: della di lei antichità, e quanto essa debba a Pitagora: chi è stato il primo a scriverne, e di alcuni altri antichi scrittori di musica che si son perduti: dell'utilità della musica: delle diverse parti, e generi della musica, de' primarj autori greci di questa scienza, e finalmente de' latini. Nell'altra sua opera De scientiis mathematicis tratta ancora a lungo della musica considerata come parte della matematica. Nelle sue Institutiones Poeticæ al secondo e terzo libro parla altresì di molte materie di musica. Questo cel. letterato morì in Amsterdam nel 1649. Sua figlia Cornelia Voss viene annoverata tra le più colte donne del suo secolo: ella aveva ancora delle cognizioni stese nella musica. In una lettera al dotto Meursio suo padre la chiama peritissima in ogni genere di musica. Ella annegossi nel 1638 nel passar che faceva in una vettura sopra i ghiacci.

Vossio (Isacco), l'ultimo tra' figli del precedente, e il primo per la erudizione, si rese molto abile nella storia e nella critica greca e latina. Egli si stabilì in Inghilterra, fu canonico di Windsor, e morì quivi nel 1689. Questo letterato aveva una prodigiosa memoria, ma mancava di giudizio. Il suo ingegnoso libro de Poematum cantu et viribus rythmi, Oxford 1675 in 8º, merita di esser letto da' poeti e da' musici. Egli vi sostiene con autorità, e con ragioni, che gli antichi greci han fatto uso dell'armonia simultanea, o contrappunto, e schernisce con ingiurie i moderni per avere avuto l'arditezza di negarlo, ed ammette come vere tutte le maraviglie attribuite all'antica musica. Per divertire alquanto i lettori rapporteremo una sua curiosa osservazione, lasciando a ciascuno la libertà di giudicare, quanto l'immaginazion dell'autore, possa aver aggiunto alla realità del fatto. Dice egli adunque essere un gran piacer il farsi strofinare o pettinare da coloro, che lo fan bene in misura. Ed aggiunge d'esser più d'una volta caduto fra le mani di parrucchieri così detti, che coi loro pettini sapevano perfettamente imitare i movimenti d'ogni maniera di canti e di ritmi, cosicchè colla più esatta precisione esprimevano ora i giambi, ora i trochei, altre volte i dattili o gli anapesti, e talora gli amebrachi, ed i peonii. Egli è certo però che sebbene non si trovin da per tutto parrucchieri così eruditi, ad ogni passo e ad ogni momento può osservarsi, quanto abbia di forza anche negli uomini più volgari l'abitual sentimento della regolar misura del tempo. Qual contadino è sì rozzo e sì sfornito d'orecchio, che intonando le sue villerecce canzoni non faccia manifestamente sentire la regolarità degl'intervalli di tempo, con cui son modulate le più semplici cantilene? Tanto è vero, che cantar senza misura non è cantare, come sensatamente dice Rousseau; e che il sentimento della misura non essendo men naturale di quello dell'intonazione, una di queste cose non ha mai potuto star senza l'altra.

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Walker (John), professore di musica in Londra, nel 1787 pubblicò nel Monthly Review una sua Dissertazione col titolo: The melody of speaking delineated, etc. ossia Sulla melodia del linguaggio, o la declamazione insegnata come la musica per via di segni sensibili. Vi dà egli de' precetti per la modulazione e l'espressione degli affetti, e delle passioni, dimostrata con alcuni scelti passaggi, tratti da' migliori compositori.

Wallis (John), professore di geometria nella università d'Oxford, e membro della R. Società di Londra morto a Oxford nel 1703, ha contribuito moltissimo ad illustrare l'antica musica con le sue traduzioni dal greco delle opere armoniche di Tolomeo, e de' Comentarj alle medesime di Porfirio, alle quali ha aggiunte delle dottissime annotazioni. Trovansi queste nella superba edizione delle sue Opere matematiche in 3 vol. in fol., a Oxford 1799. Hawkins nella sua Storia della musica rapporta una lettera del Dr Wallis, in cui descrive un rituale greco manoscritto trovato a Buda nel 1686, ch'egli crede più antico almeno di tre secoli, cioè del sec. 13. Vi si trovano le note musicali sotto gl'inni e le antifone greche solite cantarsi nella chiesa di Costantinopoli, e la spiegazione inoltre di queste note, ch'erano allora in uso, delle loro forme, de' loro nomi e del valor loro. “Senza di queste cose, egli dice, non sarebbe intelligibile il resto dell'opera, ed anche con tal soccorso vi abbisogna molta attenzione e molta sagacità per comprendere e poter comparare questa musica colla nostra. Egli è vero, che questo manoscritto è assai più moderno delle opere di Aristosseno, e degli altri musici greci, essendo posteriore allo stabilimento del cristianesimo, ma è il più antico di questo genere, che ci sia stato conservato.”

Walther (Gio. Godefredo), dotto musico della corte e della chiesa di Weimar, fu precettore del giovane principe, e della principessa sua sorella. Egli è autore di un Lexicon musicale, o Biblioteca di musica in tedesco, 1732, a Lipsia. Vi si trovano non che gli antichi e moderni musici, che si sono distinti nelle differenti nazioni sì nella teoria, come nella pratica; tutto quel che si sa di ognuno di essi, e quai scritti han lasciati; ma eziandio la spiegazione de' termini tecnici della musica in uso nel greco, nel latino, nell'italiano, e nel francese, con la più parte de' segni usitati, per ordine alfabetico. Quest'opera è piena di molte ricerche, e compilata con maggior esattezza di quella più recente di M. Gerber. L'autore dopo l'impressione dell'opera proseguiva a raccorre degli altri materiali, che gli erano sfuggiti, e che aveva nuovamente scoverti, ma non ebbe il tempo di pubblicarne il Supplemento, essendo morto a' 23 di marzo del 1748.

Walther (D. Michele), figlio di Giov. Walther, uno de' migliori contrappuntisti alemanni del sedicesimo secolo, è autore di una dissertazione de harmoniâ musicâ, Willeberg 1679.

Warren (Ambrogio), dotto inglese, ed amatore di musica sul principio dell'ultimo secolo in Londra. Nel 1725 pubblicò quivi The tonometer: explaining and demonstrating, by an easie method, in numbers and proportion, cioè: Spiegazione e dimostrazione de' tuoni musicali con un nuovo metodo di proporzioni e di numeri. Presso Scheibe (Composizion musicale) si trova una distinta analisi del trattato di Warren sulla divisione dell'ottava in 32 tuoni differenti.

Webb (Daniel), letterato inglese, e dilettante di musica sulla fine dello scorso secolo a Londra, è autore di un trattato, che ha per titolo: Observation on the correspondence between poetry and music, cioè: Osservazioni sull'affinità della poesia con la musica 1793. Egli prova con molto gusto ed eleganza, che la vera ragione degli effetti e de' fenomeni della musica risiede nell'armonia de' movimenti, che l'anima ed i suoni producono su' nervi, e gli spiriti vitali. Mr. Eschenburg l'ha tradotto in tedesco (V. Desessarts Bibl. d'un homme de goût, t. 3; Paris 1808).

Weber (F. A.), nato a Heilbronn nel 1753, è quivi dottore in medicina, e distinto compositore ed autore di più opere di musica. Le sue opere di teoria sono: 1. Caratteristica delle voci, e di alcuni stromenti in uso; – 2. Osservazioni sul violino e la maniera di sonarlo con esempj; – 3. Dissertazione pratica sulla viola di amore, e i miglioramenti che recar vi si possono; – 4. Dissert. sulla perfezione dell'intavolatura italiana, ad uso de' suonatori di cembalo, con una serie di sonate ec; – 5. Osservazioni sulla dottrina del contrappunto; – 6. Corrispondenza musurgica sopra molti argomenti di Estetica musicale, ed analisi delle opere dei gran maestri, con de' paralleli de' più recenti; – 7. Molte altre dissertazioni di musica; – 8. L'arte poetica di Orazio secondo la traduzione di Ramler, con note per i compositori ed i musici, 1806-1810. Egli ha scritto in oltre molta musica sì stromentale, che vocale, che è in molto pregio per la novità e 'l gusto. Il d. Lichtenthal rapporta, che Weber come medico ha impiegato la musica con successo ne' dolori d'occhi (Influenza della mus. p. 62).

Weigl (Giuseppe), valente maestro di musica de' nostri giorni, detto dal Carpani il Parmigianino della musica, fu per qualche tempo scolare del grand'Haydn. Egli si è reso celebre pel suo stupendo oratorio della Passione, che solo basterebbe a immortalarlo, dice il sullodato Carpani, e dove fece buon uso delle fughe (Lett. III e X). Weigl riferisce del suo maestro Haydn, che aveva per via di certi suoi calcoli numerici, stabilito un metodo con cui reggeva l'artificio della sua composizione, e che non volle mai comunicar ad alcuno questo suo magico ritrovato: quando ne veniva pregato, rispondeva sorridendo: provatevi e trovatelo. Nel magazzino di musica del Ricordi in Milano abbiamo di Weigl i seguenti drammi buffi italiani: il Rivale di se stesso; l'Uniforme; l'Amor marinaro; la Famiglia Svizzera; Casa delli orfanelli; la Principessa d'Amalfi.

Weimar (Pietro), maestro di musica nel ginnasio elettorale di Erfurt, è autore di alcune dissertazioni sullo stato della musica in quel paese, inserite nel Magazino musicale di Cramer. Vi ha anche di lui impressa molta musica a Reval, ed a Lipsia, e dopo il 1790 una collezione di canti per la chiesa. L'arte deve a lui molti allievi, che fannogli onore.

Werembert, monaco di S. Gallo, morto l'anno 884, era figlio di Adalberto uno degli uffiziali di Carlo-magno: fece i primi suoi studj nella scuola di Fulda, e li terminò a S. Gallo. Egli coltivò le belle-arti, e le scienze, la poesia, la musica, la teologia e la storia. Abbiamo di lui un Trattato sulla musica, che è il più importante tra le sue opere.

Werner (Greg. Giuseppe), primo maestro direttore della scelta numerosa orchestra del principe Ant. Esterhazy verso il 1758, fu in quel posto il predecessore dell'Haydn, e secondo il Carpani, uomo di molto merito. Vi sono di lui alcune cantate a 4 ed a 5 voci con due violini, e basso, ed alcune sinfonie.

Widder (Feder. Adamo), professore nell'università di Gottinga, nel 1751 fecevi imprimere una dissertazione, citata con lode da Lichtenthal: De affectibus ope musices excitandis, augendis et moderandis.

Wieland, uno de' più celebri scrittori e poeti dell'Alemagna, verso il 1780 diè al pubblico un Saggio sullo stato della musica a quell'epoca. Egli dà tutto il merito della perfezione di quest'arte al cel. Gluck: “Mosso da una delle più belle massime di Pitagora, egli dice, Gluck ha preferito le Muse alle Sirene; egli ha sostituito ai vani e falsi ornamenti quella nobile e preziosa semplicità, che nelle Arti come nelle Lettere fu sempre il carattere del vero del grande, e del bello. Eh! quai nuovi prodigj non produrrebbe quest'anima di fuoco, se qualche Sovrano de' nostri giorni volesse fare per l'opera quel che fece altrevolte Pericle per il teatro di Atene?” Wieland è autore altresì del Poema delle grazie, una delle più predilette composizioni del suo autore, Lipsia 1770 in 8º, ove tratta a lungo della musica, e del bello ideale di quest'arte.

Wien (Saverio), nato a Pesmes nella Franca-Contea; diè al pubblico: Musique théorique et pratique reduite à ses principes naturels, ou nouvelle méthode pour apprendre facilement et en peu de tems l'art de la musique, Paris 1742-1744 in 4º.

Wiese (il barone di), amatore di musica a Bade, nel 1790 pubblicò un trattato col titolo: Anweisung ec. cioè: Metodo meccanico di accordare il cembalo secondo un nuovo temperamento. Havvi di lui altresì un manoscritto col titolo: la teoria della divisione delle corde vibranti.

Wilelmo, abbate del monistero di Hischau nel dodicesimo secolo, molto istruito per que' tempi nella musica, ha lasciato un trattato de Musica, che l'ab. Gerbert ha inserito nella sua collezione, t. 2 p. 154.

 

Winter (Cristiano), direttore di musica a Hannover, membro della società musicale di Mitzler, viveva sino all'anno 1786. Abbiamo di lui: Dissertatio de musices peritia theologo neque dedecòra, neque inutilis, Cell. 1749. – Diss. de eo quod sibi invicem debent musica, poetica et rhetorica, artes jucundissimæ, Hannov. 1764. Il dottor Forkel loda principalmente quest'opera: De curâ principum, et magistratuum in tuendo, et conservando cantu ecclesiastico, Hann. 1772. – Dissertazione intorno a S. Cecilia patrona de' musici, nel magazzino di Hannover 30 giugno 1786.

Winter (Pietro), cel. compositore tedesco de' nostri giorni, nato nel 1758, non ha faticato solamente pel teatro di sua nazione, ma ha arricchito altresì di molte altre opere il teatro italiano, comecchè dovizioso abbastanza per le produzioni de' Sarti, de' Jommelli, de' Cimarosa, de' Guglielmi, de' Mayer, de' Paer. Egli ha scritto più drammi italiani e serii e comici eseguiti con gran successo su' teatri di Venezia, di Napoli, di Vienna, di Parigi e di Londra. Questo compositore è energico, ricco, abbondante, drammatico, e sempre locale nella sua musica, e ne' suoi motivi.

Wolf (Ernesto Guglielmo) era uno de' migliori compositori della Germania nell'ultima metà del passato secolo. Nel 1761 egli divenne maestro di cappella del duca di Saxe-Weimar, e diè lezioni alla giovane duchessa, per il cui favore ottenne quel posto che onorevolmente occupava ancora nel 1791. Egli ha arricchito la musica di un gran numero di opere assai pregiate sì teoriche che pratiche. Non ne citeremo che le più rimarchevoli. Viaggi di musica ne' mesi di giugno, luglio, ed agosto 1782, Weimar 1784. Regole ed osservazioni per ben suonare il cembalo, che danno a divedere la sua profonda cognizione in quest'arte. Lezioni di musica per il canto, per l'accompagnamento, e per la composizione; per l'espressione e la disposizione delle composizioni, ad uso di quegli, che vorranno esercitare ed insegnare altrui la musica, Dresda 1788 in fol. Vi ha altresì di Wolf diciassette pezzi di musica vocale per chiesa, per teatro, e per camera: ed un'infinità di musica stromentale impressa a Lipsia, a Lione, a Breslavia, assai ricercata dagli intendenti.

Wolf (Giorgio-Federico), maestro di cappella del conte di Stolberg, è autore di più opere. Tali sono: Breve istruzione e chiara per toccar di cembalo con una tavola di note, Gottinga 1784. Istruzione nell'arte di cantare, Halle 1784. Breve dizionario di musica, Halle 1787, contiene la spiegazione de' termini tecnici. Per la pratica: Canzoni con melodie pel cembalo, Nordhausen 1781. Mottetti funebri con cori, 1786.

Wunsch (Ernesto), dottore in filosofia e in medicina a Francfort, nel 1776 pubblicò in Lipsia: Initia novæ doctrinæ de naturâ soni, e nelle memorie alemanne presentate all'accademia di Berlino l'anno 1793, trovansi di lui degli Esperimenti sulla propagazione del suono. (V. Chladni Acoust. p. 319).