(di dentro, con voce festosissima) Claudine! Claudine!
(L'azione che segue sarà molto mossa e molto rapida. Le voci quasi si confonderanno insieme.)
(con una ostentazione di gioia istantanea) Le voilà. C'est lui! (Corre verso la porta in fondo.)
(corrono chiassosamente dietro di lei.)
È lui, è lui, è lui!
Il guerriero! Il guerriero!
L'eroe!
Finalmente!
N'era tempo!
(vorrebbe fuggire. Non sa. Non può. Cerca di nascondersi alla meglio. Torna a sedere sul divano, rimpicciolendosi affinchè il paravento e le foglie delle palme impediscano che Enrico la veda.)
(sulla soglia – col braccio destro infilato in una fascia che gli pende dal collo – circondato, assalito dalle CINQUE DONNE) Cielo, quante donne! (Il suo aspetto è molto diverso da quello che era. Egli serba nella fisonomia la dolcezza di una volta, ma ha il portamento del bell'uomo sicuro di sè stesso. Una bellezza maschia e agile. Una sapiente eleganza mondana. Uno sguardo lampeggiante e a un tempo carezzoso. Un paio di baffi un po' spavaldi. Sulla fronte e intorno agli occhi già qualche segno di una vita molto vissuta.)
(buttandoglisi addosso, abbracciandolo, arrestandolo sulla soglia) Mon cheri, mon cheri!.. Je n'en pouvais plus…
Attenta! Non troppo calore, chè il marchesino mi ha tatuato il braccio.
Oh, c'est idiot!
Nulla di grave, è vero?
Un'inezia. Una scalfittura.
Vi siete stretta la mano?
Ma sì! Povero marchesino!.. Con lui, in fondo, mi sarei potuto anche risparmiare le furie della mia gelosia.
(ha un moto di strano trasalimento.)
(appiccicata a Enrico) Mais embrasse-moi, donc!
Con tutto il cuore, musino mio adorato. Tè! (Le dà un grosso bacio sulla bocca) Questo, per ora.
Un bacio, però, oggi, ci spetta a tutte, caro guerriero.
S'intende.
(tumultuando) Un bacio! Un bacio! Un bacio! Un bacio!
Guarda guarda! Perfino Ninì mi chiede un bacio!
(facendosi animo, si leva per mostrarsi) E perfino io te lo chiederei se queste signore non mi pigliassero in giro.
(con un grido di stupore straordinario) Nanetta!..
(quasi umile) Sì, Nanetta.
(guardandola vivamente) Dio mio… non mi pare una realtà… Non mi pare possibile.
Da quanto tempo, eh?.. Temevo che non mi riconoscessi.
La tua voce è sempre quella…
Sì, forse la voce…
(fanno corona a una certa distanza, ascoltando, osservando con una curiosità crescente. Hanno tuttora le labbra atteggiate a canzonatura, ma è una canzonatura meno audace e un po' dubitosa.)
(correggendosi con deferenza gentile) E neppure di volto ti sei tanto mutata che io avrei potuto non riconoscerti.
(con un pallido sorriso) Sei molto indulgente. Tuttavia, convengo che parecchie cose e parecchie persone, in questo tempo, sono mutate più di me. In peggio, o in meglio. Tu, per esempio, sei diventato magnifico!
Niente di meno?
E parecchie, poi, sono sparite addirittura. Quanti morti, n'è vero?, tra i nostri parenti, tra le nostre conoscenze…
(sospirando) Sì, Nanetta, quanti morti!..
(gli scruta le pupille) Anche… quel povero signor Corrado, l'anno passato… E che misera fine dev'essere stata la sua! (Interrogando con gli sguardi) Solo, come in un deserto, suppongo…
Io ne so poco. Non ero a Napoli, in quei giorni… (Sorvolando) Ma, dunque, com'è, com'è che sei qui, tu?!
Mi credevi in un eremitaggio? Mi credevi seppellita viva?
No, ma da quando mi sono stabilito a Napoli, non ci sei stata mai.
Ci sono venuta ieri…
E hai voluto vedermi?!
(sentendosi estranee, sono estremamente imbarazzate, e, piano piano, si allontanano un po' verso il fondo, raggruppandosi, scambiandosi qualche breve parola, qualche cenno e non cessando mai di essere intente ad ascoltare e ad osservare con la espressione di chi ascolta e osserva cose di cui non abbia nessuna cognizione.)
(Il dialogo fra Enrico e Nanetta procede serrato e animatissimo.)
In ispirito ti ho sempre veduto.
In ispirito, era comodo. Il certo è che mi hai eliminato con una costanza incredibile! Non un saluto, non un segno qualunque in una qualche occasione lieta o luttuosa!
Intanto, oggi, me la sono giocata la mia costanza.
Appunto questo mi fa cascare dalle nuvole!
Eppure, niente di più spiegabile caro il mio cugino. Stamane, per caso, ho appreso che ti saresti battuto, e mi è parso bene di accorrere. È semplice come bonjour… direbbe Claudine Ranier.
(un po' a disagio per avere udito questo nome pronunziato da lei) Sei accorsa per il duello?.. Ora sì che intendo! Come sei stata buona!..
Ma debbo dichiararti che soltanto la paura mi ha indotta a essere buona. Ho concepito, non so perchè, l'eventualità d'un risultato grave, e allora mi son detto: potrò essergli utile, ci vado.
In altri termini, sei intervenuta… come Croce Rossa?
Ecco: come Croce Rossa. E giacchè, fortunatamente, hai avuto un duello elegante, un duellino settecento, con la sola conseguenza di una scalfittura che il profumo di queste belle donnine basterà a guarire, la Croce Rossa non deve fare altro che congratularsi col prode combattente e ritirarsi in buon ordine.
(con involontaria freddezza) Io vorrei poterti trattenere, ma comprenderai che…
(pronta a intervenire, con una falsa intonazione di premurosa deferenza) A ton aise, Enrico! Tu puoi trattenere la tua cucina finchè ti pare e ti piace. Non ti devi genare.
(a Enrico, cogliendo la palla al balzo graziosamente) Ti avverto che Claudine Ranier mi dà… della cugina, ma crede che io sia stata una delle tue amanti. Te la denunzio!
(colpita, fa per parlare.)
(con un violento impeto di protesta austera – a Nanetta) Una delle mie amanti, tu!?
Tutte loro lo credono. Si sono, anzi, compiaciute di farmelo capire.
(rivolgendosi alle donne) Ah, no, perdio! No! Questa scempiaggine mi disgusta e m'indigna!
(appaiono un po' sconcertate, smarrite.)
In fin dei conti, che ci sarebbe stato di male?
Sono cose che accadono specialmente tra cugini.
Chez nous, c'est tout ce qu'il y a de plus naturel!
(nervosa, con una certa esaltazione apparentemente ridanciana) Anche chez nous; ma, tra me e lui, – nel tempo dei tempi – accadde tutto all'inverso…
(sulle spine, interrompendo d'urgenza) No, Nanetta!.. Che ti salta in mente?
Parli, parli, signorina!
Ma sì, parli!
Cela m'intéresse beaucoup. (A Enrico) Perchè ci metti la mussaruola?
(a lui) Ne hanno piacere. Lasciami dire. (E, sempre più presa dal bizzarro nervosismo, si rivolge alle cinque donne che quasi la circondano) Sì, tra me e lui, accadde qualche cosa che gli assicurò la più completa libertà del suo cuore, la più completa libertà della sua giovinezza! Egli ha potuto disporne, infatti, con la gioia di chi dispone d'un patrimonio inesauribile, ha potuto vivere libero, agile, con l'animo pronto ogni giorno a riamare; ha potuto… promettere sinceramente a loro tutte un po' d'amore e darne, forse, a qualcuna di loro, un po' più di un poco. (Eccitandosi intimamente d'una ebbrezza amara) Dianzi, io mi sentivo avvilita. Questo piccolo consesso di galanteria, in attesa del guerriero disputato, si divertiva di me, timida intrusa dal viso avvizzito, che era venuta ugualmente ad attenderlo, senza averne il diritto. Ma se loro avessero indovinato le vecchie vicende della vecchia cugina, mi avrebbero invece accolta con simpatia, perchè avrebbero compreso di dover essere grate (in un tono umilissimo) precisamente a me… di quel tanto d'amore promesso o già offerto da lui. Non è così, Enrico?.. Dillo tu. Attestalo tu alla tua amante e alle tue amiche che ora mi stanno ad ascoltare attonite. Aiuta la povera zitellona a soddisfare la sua vanità innocua…
(sono lì veramente attonite, guardandola, senza più sorridere.)
(ha sopportato, con inquietudine, la bisbetica loquela di Nanetta, e, stretto tra la deferenza che le deve e l'imbarazzo che ella gli procura, si confonde, s'impappina) È così, è così… Ogni tua parola corrisponde… a una verità! Tu fosti per me…
(interrompendo con squisito umorismo) No… Lascia andare. Quel che io fui per te, ti dispenso di dirlo, perchè temo che tu non lo ricordi con precisione. E, del resto, io non desidero altro. (Scherzosamente) Mi hai riabilitata al cospetto delle mie graziose tormentatrici, e quindi posso restituirti, tardi ma in tempo, alle tue occupazioni. Hai ancora tanti baci da distribuire…
(rianimandosi di schietta cordialità) Consentirai, almeno, che faccia io una visita a te, oggi stesso.
Figùrati! Ne sarei felicissima, ma io riparto immediatamente.
Hai una fretta inverosimile!
È il mio regime, oramai. Mi metto in treno o in automobile e corro e corro e corro!.. Non so perchè, mi sembra che a furia di correre io riesca ad abbreviare le ore, ad abbreviare i giorni, ad abbreviare gli anni… Non puoi immaginare come sono lunghi gli anni per chi non ha più nulla da fare!
(ansioso) Ma, dunque, quando ci rivedremo, Nanetta?
(con falsa disinvoltura) Probabilmente, mai più. Se càpito in America, per esempio, addio Europa! Ma, in compenso, durante i miei viaggi, ti manderò spesso… delle cartoline illustrate con un saluto affettuoso. (Affaticandosi in un brio eccessivo di cui s'intravvede il fondo desolato) Sei contento?
(con una mesta ironia) Oh, contentissimo!
E tu me ne manderai altrettante. Senonchè…
Senonchè?
In una di esse, a tua scelta, ci metterai… (S'interrompe.)
Ci metterò tutto quello che vuoi.
… «Un bacio per Nanetta». (Indi, vivacissima) E sì, per bacco! Prima di morire voglio averlo anch'io un bacio d'un uomo, almeno in iscritto.
(trasalisce d'un sùbito e le fissa in volto uno sguardo che vale cento sguardi insieme.)
Cos'è? Hai l'aria di meravigliarti?.. (E, con un forte balzo del pensiero) Ah, già!.. È giusto! È giusto!.. Hai ragione… Che smemorata che sono! Che smemorata!.. (La piglia un piccolo riso convulso, mentre gli occhi le si riempiono di lagrime.)
(ansioso, incapace di raccapezzarsi) E di che ridi, adesso?
(pianissimo alle altre) Ma è un riso che somiglia al pianto!
Vuoi proprio saperlo di che rido?!..
Sì.
(ha cessato di ridere. Gli si accosta un po' di più, come per sottrarsi alquanto all'ascoltazione delle donne. Il suo accento si fa fievole e soave) Ebbene… ti prometto che quando, dopo tanto viaggiare, partirò finalmente per l'ultimo viaggio, ti lascerò una lettera lunga lunga lunga:… una lettera dalla quale saprai tutto ciò che vorresti sapere in questo momento. La leggerai, lo so, con molta pena, e poi… dirai due parole che non hai mai pronunziate… (Le tornano le lagrime agli occhi, e già qualcuna le riga le guance) Dirai: Povera Nanetta!
(intenerita, mormora alle compagne:) Chi sa perchè!
(in uno sbalordimento angoscioso) Quante stranezze, Nanetta, nella tua esistenza!
Nessuna!.. Te ne convincerai tu stesso, a suo tempo. (Si rivolge repentinamente alle donne, con un ritorno di vivacità fittizia) E, questa volta, ho finito davvero, signore mie. Più nulla da rettificare, più nulla da rinvangare, più nulla da promettere. Più nulla di nulla!.. Tutto sommato, sono stata noiosa parecchio con le mie malinconiche goffaggini; ma loro, in fondo, son brava gente, e spero… che vorranno perdonarmi.
(con sincera resipiscenza, quasi con sommissione) Voyons, donc! C'est idiot!.. Ci aspetterebbe a noi di farci pardonare dalla signorina…
(dolcemente grata) Perdoniamoci, dunque, a vicenda, e anche… perchè no?.. separiamoci con una buona stretta di mano. (Stende le mani, offrendole) Significherà bene che la nostra breve conoscenza non lascia in noi nessun cattivo ricordo.
(Le CINQUE DONNE appaiono impacciate, esitanti, umilissime.)
Certamente.
Un cattivo ricordo?!..
Tutt'altro!..
Tutt'altro!..
(E CIASCUNA, compresa da una singolare emozione, le stringe la mano.)
Ecco: così.
(non osa e si ritrae un poco.)
E lei, no?..
Anzi! (Si decide a imitare le compagne. La sua emozione è anche più intensa.) La ringrazio.
(fissandola un istante) Com'è giovane, lei! Ed è la sola che sembri scontenta…
(timorosa, protestando) No, signorina!..
Non abbia paura… Ignoro l'arte di leggere il pensiero… (Poi, a Enrico, in un tono di celia affettuosa:) E ora, per te, cugino: la più forte stretta di mano di tutta la mia vita! Tu non hai libera che la sinistra… Tanto meglio! Quella del cuore.
(gliela dà, e, celiando anche lui tristamente, ripete:) Quella del cuore.
(glie la serra, glie la chiude tra le sue con una infinita tenerezza dolente, con l'anima che è tutta un tremito.) E bada, Enrico, bada di esser felice, sai! Non mi commettere la mal'azione di non esserlo!
Cercherò.
(gli lascia la mano) Vado.
Ma io ti accompagno… Ti accompagno sin giù…
(con un accento di energia scherzosa) Proibizione assoluta di accompagnarmi! Comando io… come sempre.
Obbedisco. (Uno strazio sordo, indeterminabile, lo paralizza, gli torce i nervi, gli preme il cervello. Non più una parola, non più un gesto.)
(Il silenzio di pochi attimi pare un lungo silenzio.)
(dominandosi, si avvia per uscire.)
(s'inchinano, riguardose.)
(giunta all'uscio, si volta, sforzandosi ancora di sorridere.) Ti raccomando, eh?.. Quella cartolina…
Sì, Nanetta.
(esce.)
(confusamente commosse, restano immobili, guardando la porta.)
(a stento trattiene il pianto.)