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Traduzione italiana a cura di
Immacolata Sciplini
Che cosa hanno detto di APPUNTI DI UN VAMPIRO

“La Rice eccelle nel farvi entrare nella storia sin dall'inizio, grazie alla sua grande capacità descrittiva, che trascende la mera descrizione dei luoghi….Ben scritto, ed estremamente veloce da leggere.”

--Black Lagoon Reviews (su Tramutata)

“Una storia ideale per i giovani lettori. Morgan Rice ha svolto un ottimo lavoro nel dar vita a continui colpi di scena … Fresco ed unico. La serie ruota intorno ad una ragazza… una straordinaria ragazza! … Facile da leggere ma estremamente incalzante… Merita PG.”

--The Romance Reviews (su Tramutata)

“Ha catturato la mia attenzione fin dall'inizio e non l'ha più lasciata andare…. La storia è una grandiosa avventura, dal ritmo incalzante, ed è ricca di azione sin dall'inizio. Non contiene una sola pagina noiosa.”

--Paranormal Romance Guild {su Tramutata}

“Ricco di azione, amore, avventura e suspense. Mettete le mani su questo libro e ve ne innamorerete perdutamente.”

--vampirebooksite.com (su Tramutata)

“Una grande trama: questo è proprio il libro che avrete difficoltà a mettere via la notte. Il finale mozzafiato è così spettacolare che vi farà venire immediatamente voglia di acquistare il libro successivo, per vedere che cosa accade.”

--The Dallas Examiner {su Amata}

“E' un libro che può competere con TWILIGHT e VAMPIRE DIARIES, uno di quei libri che vi catturerà e vi farà leggere tutto in un fiato fino all'ultima pagina! Se siete tipi da avventura, amore e vampiri, questo è il libro che fa per voi!”

--Vampirebooksite.com {su Tramutata}

“Morgan Rice si dimostra ancora una volta una narratrice di enorme talento….Attrarrà un pubblico molto vasto, inclusi i fan più giovani del genere dei vampiri e del fantasy. La storia culmina in un finale mozzafiato che vi sbalordirà.”

--The Romance Reviews {su Amata}
Chi è Morgan Rice

Morgan Rice è autrice di tre serie bestseller: APPUNTI DI UN VAMPIRO, dedicata ai ragazzi, che comprende già undici libri; LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA, un thriller post-apocalittico, che comprende ad oggi due libri; L'ANELLO DELLO STREGONE, una storia epica fantasy, composta finora da tredici libri. Tutte e tre le serie vedranno presto la pubblicazione di nuovi libri.

Le opere di Morgan Rice sono disponibili in edizione cartacea e come audio-libri; le traduzioni fino ad oggi realizzate sono in tedesco, francese, italiano, spagnolo, portoghese, giapponese, cinese, svedese, olandese, turco, ungherese, ceco e slovacco (e molte altre lingue si aggiungeranno).

A Morgan piace ricevere i vostri commenti! Andate dunque a visitare il sito web www.morganricebooks.com,iscrivetevi alla mailing list, chiedete di ricevere una copia gratuita di un suo libro ed altri omaggi gratuiti oppure scaricate le applicazioni gratuite: potrete trovare le ultime news e restare in contatto via Facebook e Twitter!

Libri di Morgan Rice

L'ANELLO DELLO STREGONE

UN'IMPRESA DA EROI (Libro #1)

LA MARCIA DEI RE(Libro #2)

DESTINO DI DRAGHI (Libro #3)

GRIDO D'ONORE (Libro #4)

VOTO DI GLORIA (Libro #5)

UN COMPITO DI VALORE (Libro #6)

RITO DI SPADE (Libro #7)

CONCESSIONE D'ARMI (Libro #8)

UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9)

UN MARE DI SCUDI (Libro #10)

UN REGNO D'ACCIAIO (Libro #11)

LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12)

A RULE OF QUEENS (Libro #13)

LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA

ARENA UNO: MERCANTI DI SCHIAVI ( Libro #1)

ARENA DUE ( Libro #2)

APPUNTI DI UN VAMPIRO

TRAMUTATA ( Libro #1)

AMATA ( Libro #2)

TRADITA ( Libro #3)

DESTINATA ( Libro #4)

DESIDERATA (Libro #5)

PROMESSA ( Libro #6)

SPOSA ( Libro #7)

TROVATA ( Libro #8)

RESURRECTED ( Libro #9)

CRAVED ( Libro #10)

FATED ( Libro #11)

Scaricate i libri di Morgan Rice ora!

Copyright © 2012 di  Morgan Rice

Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto previsto dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o mezzo, né inserito in un database o in un sistema di backup, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso.

La licenza di questo ebook è concessa soltanto ad uso personale. Questo ebook non potrà essere rivenduto o trasferito ad altre persone. Se desiderate condividere questo libro con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non è stato acquistato solo a vostro uso personale, allora restituite la copia ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questa autrice.

Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono il frutto  dell'immaginazione dell'autrice o sono utilizzati a puro scopo d'intrattenimento. Qualsiasi somiglianza a persone reali, viventi o meno, è frutto di una pura coincidenza.

In copertina:

Modella: Jennifer Onvie. Fotografia: Adam Luke Studios, New York. Truccatrice:  Ruthie Weems.

Se desiderate contattare uno di questi artisti, scrivete a Morgan Rice.

FATTO:

La remota Isola di Skye (termine nordico che significa “l'isola della foschia”), situata al largo della costa occidentale della Scozia, è un luogo antico, dove sovrani hanno vissuto e combattuto, dove esistono ancora i castelli, e dove i guerrieri migliori si sono allenati per secoli.

FATTO:

Sull'Isola di Skye, esiste un luogo chiamato Faerie Glen dove – secondo quanto si racconta – se si esprime un desiderio, questo si avvera.

FATTO:

Da più parti si racconta che la Cappella di Rosslyn, situata in una cittadina in Scozia, sia il luogo in cui è conservato il Sacro Graal; stando alle voci, la sacra reliquia è custodita dietro una parete nascosta, in una cripta nei sotterranei più remoti dell'edificio.

 
GIULIETTA: Quali soddisfazioni vorresti avere da me stanotte?
 
 
ROMEO: Lo scambio del voto del tuo fedele amore per il mio.
 
 
GIULIETTA: Io ti ho dato il mio ancor prima che lo chiedessi:
                    E sono qui e vorrei dartelo ancora….
                    La mia ricompensa è immensa quanto il mare,
                    Il mio amore è così profondo; più te ne do,
                    Più ne ho, perché è per entrambi infinito.
 
--William Shakespeare, Romeo e Giulietta


CAPITOLO UNO

Highlands, Scozia

(1350)

Caitlin aprì gli occhi e vide davanti a sé solo su un sole rosso sangue. Colmava l'intero cielo, una sfera gigantesca sull'orizzonte, tanto estesa da superare quasi l'immaginazione. Una sagoma solitaria si stagliava su questo sfondo, una figura che lei sentiva, nel suo cuore, poteva essere solo suo padre. L'uomo teneva le braccia aperte, come se volesse che la ragazza corresse da lui.

E Caitlin desiderava disperatamente farlo. Ma, prima ancora di provare a mettersi seduta, guardò in basso e vide che era incatenata ad una roccia, legata per i polsi e le caviglie, impossibilitata a muoversi. In una mano, teneva tre chiavi – quelle che sapeva le occorrevano per raggiungere suo padre – e nell'altra la sua collana, con la piccola croce d'argento che pendeva nel suo palmo. Lottò con tutta la forza di cui era capace, ma proprio non riusciva a muoversi.

Caitlin sbatté gli occhi, e improvvisamente, vide suo padre, chino sopra di lei, sorriderle. Lei poteva avvertire l'amore provenire da lui. L'uomo s'inginocchiò e gentilmente la liberò dalle catene.

Caitlin si allungò e lo abbracciò, avvertendo il calore del suo affetto, del suo conforto. Era così bello stare tra le sue braccia; sentì le lacrime scenderle lungo le guance.

“Mi dispiace, papà. Ti ho deluso.”

Lui si tirò indietro e la guardò, sorridendo e fissandola negli occhi con grande intensità.

“Tu hai fatto tutto quello che avevo sperato, e di più,” rispose. “Manca soltanto un'ultima chiave, e saremo insieme. Per sempre.”

Caitlin sbatté gli occhi, e quando li riaprì, lui era sparito.

Al suo posto, c'erano due figure, che giacevano immobili su un altopiano roccioso. Caleb e Scarlet.

Improvvisamente, Caitlin ricordò. Il loro malessere.

Lei provò a spostarsi dalla roccia, ma era ancora incatenata, e, per quanto si sforzasse di liberarsi, non riusciva a raggiungerli. Sbattè ancora gli occhi, e Scarlet, improvvisamente, fu su di lei, guardandola.

“Mammina?” le chiese.

 

Scarlet le sorrise, e Caitlin sentì il suo amore avvolgerla. Voleva abbracciarla con tutto il cuore, ma non riusciva a liberarsi.

“Mammina?” Scarlet chiese di nuovo, allungando la sua piccola mano.

Caitlin si mise a sedere di scatto

Ancora con il respiro affannato, si tastò con entrambe le mani i fianchi, per capire se fosse ancora incatenata o se fosse libera. Riusciva a muovere liberamente mani e piedi e, guardandosi intorno, non vide alcun segno delle catene. Alzò gli occhi e vide un enorme sole rosso sangue all'orizzonte;  poi notò che si trovava su un altopiano roccioso. Proprio come nel suo sogno.

Era l'alba e il sole era appena sorto all'orizzonte. Fino a dove riusciva a spingere lo sguardo, vedeva monti, seminascosti dalla foschia, che si stagliavano splendidamente contro il cielo. Cercò di sfruttare la tenue luce dell'alba per provare a capire che cosa ci fosse intorno a lei e, subito, il suo cuore ebbe un sobbalzo. Lì, a una certa distanza, due figure giacevano immobili. Caitlin capì subito di chi si trattava: Caleb e Scarlet.

Balzò in piedi, corse verso di loro e, raggiuntili, si inginocchiò tra i suoi cari, posando contemporaneamente le mani sui loro petti e scuotendoli con delicatezza. Il cuore le batteva forte per la paura, mentre si sforzava di ricordare gli eventi della loro precedente incarnazione. Immagine dopo immagine, terribili ricordi le tornarono in mente, di quanto fossero stati male; rivide Scarlet coperta di bolle a causa del vaiolo e Caleb morente per aver ingerito un veleno letale per i vampiri. L'ultima volta che li aveva visti, la loro morte sembrava inevitabile.

Caitlin spostò le mani al proprio collo e avvertì al tatto due piccoli fori. Improvvisamente si ricordò di quel momento cruciale in cui Caleb si era nutrito di lei. Aveva funzionato? Lo aveva riportato indietro?

Caitlin iniziò a scuoter eentrambi con sempre maggiore frenesia.

“Caleb!” gridava. “Scarlet!”

Sentiva le lacrime scendere lungo le guance, mentre si sforzava di non pensare a come sarebbe stata la sua vita senza di loro. Era troppo perfino da immaginare. Se potevano vivere con lei, allora preferiva morire.

All'improvviso, Scarlet si mosse. Il cuore di Caitlin divenne improvvisamente leggero, mentre la speranza si faceva strada nel suo animo: la osservò spostarsi, e poi, con mosse lente, gradualmente, tirarsi su e aprire gli occhi. La bimba la guardò e Caitlin, in quell'istante  vide che la sua pelle era completamente guarita, i suoi piccoli occhi blu, erano brillanti e luminosi.

Scarlet esplose in una grosso sorriso, ed il cuore di Caitlin iniziò a volare.

“Mammina!” Scarlet disse. “Dov'eri?”

Caitlin iniziò a piangere per la gioia, mentre si allungava e stringeva Scarlet a sé, abbracciandola. La testa poggiata sulla spalla della bimba, le rispose: “Sono qui, tesoro.”

“Stavo sognando che non riuscivo a trovarti,” lei disse. “E che io ero malata.”

Caitlin respirò con sollievo, sentendo che Scarlet era completamente guarita.

“E' stato solo un brutto sogno,” Caitlin disse. “Ora stai bene. Andrà tutto bene.”

Improvvisamente sentirono abbaiare e Caitlin si voltò giusto in tempo per vedere Ruth spuntare di corsa da dietro l'angolo, diretta verso di loro. Fu felice di vedere che anche lei era riuscita a tornare indietro nel tempo, e fu stupita di vedere quanto Ruth fosse cresciuta: ora era una lupa adulta, sebbene si comportasse ancora come una cucciola, scodinzolando eccitata mentre saltava in braccio a Scarlet.

“Ruth!” Scarlet gridò, staccandosi da Caitlin, e abbracciando la lupa.

Ruth riuscì a malapena a contenere la sua eccitazione, saltandole addosso con una tale forza da farla cadere in terra.

Scarlet si rimise prontamente in piedi, ridendo felice.

“Che cos'è tutto questo trambusto?”.

Caleb.

Caitlin si precipitò, sentendo un brivido al suono della voce di Caleb. Lui era in piedi davanti a lei, sorridente. Caitlin non riusciva a crederci. Sembrava così giovane e forte, aveva un aspetto migliore rispetto all'ultima volta che lo aveva visto.

Lei saltò e lo abbracciò, felice che fosse vivo. Avvertì la forza dei suoi muscoli mentre ricambiava l'abbraccio: era così bello stare di nuovo tra le sue braccia. Finalmente, tutto era giusto nel mondo.  Era stato come un lungo incubo.

“Ho avuto tanta paura che fossi morto,” Caitlin disse, il capo reclinato sulla sua spalla.

Poi si fece indietro e lo guardò.

“Ricordi?” chiese. “Ricordi di essere stato male?”

Lui aggrottò il sopracciglio.

“Vagamente,” fu la sua risposta. “Sembra tutto come un sogno. Ricordo… di aver visto Jade. E … di essermi nutrito da te.” Improvvisamente, Caleb la guardò, con gli occhi spalancati. “Mi hai salvato,” lui disse, sbalordito.

Lui si piegò in avanti e l'abbracciò.

“Ti amo,” lei gli sussurrò all'orecchio, mentre lui l'abbracciava.

“Ti amo anch'io,” lui rispose.

“Papà!”

Caleb sollevò Scarlet e le diede un grande abbraccio. Poi, si allungò ed accarezzò Ruth, così come fece Caitlin.

Ruth non avrebbe potuto essere più felice con tutta quell'attenzione: saltava e guaiva, provando a ricambiare il loro abbraccio.

Dopo un po' di tempo, Caleb prese la mano di Caitlin, e insieme si voltarono e guardarono verso l'orizzonte. Una tenue luce mattutina riempiva l'immenso cielo davanti a loro; lontane vette si stagliavano contro l'orizzonte, la luce rosea spuntava attraverso la foschia. Sembrava che i monti si estendessero all'infinito e, guardando in basso, Caitlin poté vedere che erano alti migliaia di metri. Caitlin si domandò dove potessero trovarsi.

“Mi stavo chiedendo la stessa cosa,” Caleb disse, leggendole la mente.

Insieme osservarono attentamente l'orizzonte, voltandosi in ogni direzione.

“Lo riconosci?” Caitlin chiese.

Lui scosse lentamente la testa.

“Ecco, sembra che abbiamo soltanto due opzioni,” lei continuò. “Su o giù. Siamo già così in alto, dico di salire. Vediamo che cosa si vede dalla cima.”

Caleb annuì in segno di approvazione, Caitlin si allungò e prese la mano di Scarlet, ed i tre cominciarono a salire.

Faceva freddo lassù, e Caitlin non era vestita in modo adeguato a quel clima. Indossava ancora gli stivali neri di pelle, i pantaloni neri ed attillati ed una camicia nera a manica lunga, scelti per l'addestramento in Inghilterra. Ma non erano affatto sufficienti a proteggerla da quel freddo vento di montagna.

Ciò nonostante, proseguirono, arrampicandosi lungo il declivio, passando tra le rocce e facendosi strada verso la cima.

Quando il sole salì più alto nel cielo, mentre Caitlin stava cominciando a chiedersi se avessero preso la decisione giusta, finalmente raggiunsero il punto più alto.

A corto di fiato, si fermarono ed osservavano ciò che li circondava, finalmente in grado di vedere oltre il crinale.

La vista lasciò Caitlin senza fiato. Lì, di fronte a loro, c'era l'altro lato della catena montuosa, che si estendeva per quanto il loro occhio riuscisse a vedere. Di là da essa c'era un oceano. E nell'oceano, distante, spuntava un'isola montuosa, in cui la roccia si alternava al verde. Quell'isola primordiale, proprio lì nel bel mezzo dell'oceano, era più suggestiva di qualsiasi altra cosa che lei avesse mai visto. Sembrava un luogo che poteva esistere solo nelle favole, specialmente alla prima luce del mattino, avvolta da una misteriosa foschia, illuminata da una luce arancione e viola.

Ma c'era qualcosa di ancora più sorprendente: il solo collegamento tra l'isola e la terraferma era un immenso e lungo ponte di corda, mosso violentemente dal vento, che sembrava avere centinaia di anni. Al di sotto di esso, si apriva un vuoto di decine e decine di metri e poi le acque dell'oceano.

“Sì,” Caleb disse. “Eccola. L'isola mi è familiare.” Lui la scrutò con stupore.

“Dove siamo?” Caitlin chiese.

Lui scrutò di nuovo l'isola con riverenza, poi si voltò e guardò Caitlin, con l'eccitazione negli occhi.

“Skye,” le disse. “La leggendaria Isola di Skye. Dimora di guerrieri e della nostra razza, per migliaia di anni. Allora, ci troviamo in Scozia,” lui disse. “vicini a Skye. Chiaramente, è qui che dovevamo venire. E' un luogo sacro.”

“Voliamo,” Caitlin disse, sentendo le sue ali già attive.

Caleb scosse la testa.

“Skye è uno dei pochi luoghi sulla terra, su cui non è possibile. Ci saranno sicuramente dei guerrieri vampiri di guardia, e, cosa più importante, ci sarà uno scudo di energia a proteggerla direttamente dal volo. L'acqua crea una barriera psichica per proteggere l'isola. Nessun vampiro può accedervi senza un invito.” Si voltò e la guardò. “Dovremo entrare nel modo difficile: attraverso quel ponte di corda.”

Caitlin guardò il ponte, che oscillava al vento.

“Ma quel ponte è pericoloso,” lei esclamò.

Caleb sospirò.

“Skye è diversa da qualsiasi altro luogo. Solo chi ne è degno può entrare. La maggior parte delle persone che prova ad avvicinarsi, incontra la propria morte, in un modo o nell'altro.”

Caleb la guardò.

“Possiamo tornare indietro,” propose.

Caitlin ci pensò e poi scosse la testa.

“No,” lei rispose, determinata. “Siamo stati mandati qui per una ragione. Facciamolo.”

CAPITOLO DUE

Sam si svegliò con un sussulto. Il mondo stava girando e poi oscillando violentemente, senza che gli riuscisse di comprendere dove si trovasse, o che cosa stesse accadendo. Giaceva sulla schiena, per quanto ne sapeva, su quello che sembrava legno, curvato in una posizione scomoda. Stava guardando dritto al cielo, e vide le nuvole muoversi in modo irregolare.

Sam si allungò, si aggrappò ad un pezzo di legno, e si tirò su. Rimase lì seduto, sbattendo gli occhi, mentre il mondo stava ancora girando, cercando di comprendere che cosa lo circondasse. Non riuscì a crederci. Era su una barca, una piccola barca a remi in legno, seduto sul fondo della stessa nel bel mezzo dell'oceano.

L'imbarcazione oscillava violentemente nel mare agitato, scossa dalle onde che si susseguivano. Scricchiolava e cigolava mentre si muoveva, andando su e giù e oscillando pericolosamente. Sam vide la schiuma delle onde infrangersi tutta intorno a lui, avvertì spruzzi freddi e salati portati dal vento su capelli e volto. Era mattina presto e c'era una splendida alba a fare da cornice, con il cielo illuminato da una miriade di colori. Il ragazzo si chiese come avesse fatto a finire lì.

Sam si guardò intorno, e controllò la barca; immediatamente vide una figura giacere lì, nella tenue luce del mattino, sul fondo dell'imbarcazione dal lato opposto, coperta con uno scialle. Per un momento si chiese chi potesse essere, bloccata con lui su quella piccola barca nel bel mezzo del nulla. E poi, percepì. Fu come una scossa elettrica, che gli attraversò il corpo. Non aveva bisogno di vedere il suo volto.

Polly.

Ogni osso nel corpo di Sam glielo comunicava. Era sorpreso di quanto fosse immediata quella consapevolezza, di quanto fosse connesso con lei e di quanto fossero diventati profondi i sentimenti che provava per lei – quasi come se i due fossero una cosa sola. Lui non riusciva a capire come tutto fosse accaduto così in fretta.

Mentre stava seduto lì a guardarla, immobile, improvvisamente fu investito da un senso di timore. Non poteva dire se fosse viva o meno, e, in quel momento, si rese conto di quanto  sarebbe stato male se lei fosse stata morta. In quel momento capì, finalmente, senza dubbi, che l'amava.

Si alzò in piedi, inciampando nella barchetta, mentre un'onda s'infrangeva contro di essa, facendola oscillare, e riuscì a fare pochi passi per poi inginocchiarsi accanto a lei. Si allungò e tirò gentilmente giù lo scialle, scuotendole le spalle. Lei non reagì, e il cuore di Sam batteva forte, mentre aspettava.

“Polly?” chiese.

Non ci fu alcuna risposta.

Polly,” disse, più deciso. “Svegliati. Sono io, Sam.”

Ma lei non si muoveva e, quando le accarezzò la pelle bianca della sua spalla, la sentì fin troppo fredda. Il cuore gli si fermò. Era possibile?

Sam si allungò e tenne il viso di lei tra le sue mani. Lei era bella così come la ricordava, la sua pelle era di un bianco traslucido, i capelli color castano chiaro; i suoi squisiti tratti perfettamente cesellati splendevano nella prima luce mattutina. Vide le sue labbra perfette e piene, il piccolo naso, i grandi occhi, i lunghi capelli castani. Ricordava quegli occhi quando erano aperti, di un incredibile blu cristallino, come l'oceano. Desiderava rivederli aperti ora; era disposto a fare qualunque cosa. Desiderava vederla sorridere, sentire la sua voce, la sua risata. In passato, l'aveva talvolta infastidito quando lei parlava troppo. Ma ora, avrebbe dato di tutto per sentirla parlare per sempre.

 

Ma la sua pelle era troppo fredda nelle mani di Sam. Fredda come il ghiaccio. E lui stava cominciando a temere che i suoi occhi non si sarebbero mai più aperti.

“Polly!” gridò, e, in quello stesso istante, poté sentire la sua stessa disperazione nella sua voce, che si perdeva nell'aria mescolandosi con il verso di un uccello, alto nel cielo.

Sam cominciò a disperarsi sempre di più. Non aveva idea di che cosa fare. La scosse più forte, sempre più forte, ma lei non proprio non rispondeva. Ripensò alla volta e al luogo in cui l'aveva vista per l'ultima volta. Il palazzo di Sergei. Ricordò di averla liberata. Erano tornati poi indietro, al castello di Aiden, e avevano trovato Caitlin, Caleb e Scarlet, tutti che giacevano senza vita su quel letto. Aiden gli aveva detto che erano tornati indietro nel tempo, senza di loro. Sam aveva implorato Aiden di mandare anche loro indietro. Aiden aveva scosso la testa, dicendo che non erano destinati a farlo, che avrebbe interferito con il destino. Ma Sam aveva insistito.

Infine, Aiden aveva celebrato il rituale.

Polly era morta nel viaggio indietro nel tempo?

Sam guardò in basso e scosse di nuovo Polly. Ancora nessuna reazione.

Infine, Sam si abbassò e avvicinò Polly a sé. Spostò i lunghi e bei capelli dal suo viso, mise una mano dietro al collo, e spinse il volto vicino al suo. Lui si allungò e la baciò.

Fu un lungo e intenso bacio, piantato pienamente sulle sue labbra, e solo allora Sam ricordò che quella era solo la seconda volta che si erano davvero baciati.

Sentì che le labbra di lei erano così morbide, così perfette sulle sue. Ma anche troppo fredde, come fossero prive di vita. Non appena lui la baciò, provò a concentrarsi, inviando il suo amore attraverso di lei, desiderando che tornasse in vita. Nella sua mente, provò a inviare un messaggio chiaro. Farei di tutto. Pagherei qualunque prezzo. Farei qualsiasi cosa per riaverti. Torna da me.

“PAGHEREI QUALUNQUE PREZZO!” Sam si appoggiò indietro e urlò alle onde.

L'urlo sembrò alzarsi fin negli strati più alti del cielo e, non appena lui lo emise, riecheggiò, mescolandosi con uno stormo di uccelli, che volava in alto. Sam sentì un brivido percorrergli il corpo, accorgendosi, in quello stesso istante, che l'universo aveva sentito e gli aveva risposto. Seppe in quel momento, con ogni singola fibra del suo corpo, che Polly, alla fine, sarebbe tornata a vivere. Sebbene non fosse quello il destino di lei. Semplicemente perchè lui aveva desiderato che accadesse, modificando qualche piano più grande sull'universo. E che, effettivamente, ne avrebbe pagato il prezzo.

Improvvisamente, Sam guardò in basso, e vide gli occhi di Polly aprirsi lentamente. Erano blu e belli così come li ricordava, ed erano puntati diritti su di lui. Per un istante, furono vuoti, ma poi si animarono, dando segno di averlo riconosciuto. Infine, la più grande magia che avesse mai visto, un piccolo sorriso si formò all'angolo delle sue labbra.

“Stai provando ad approfittarti di una ragazza mentre dorme?” Polly chiese, nella sua tipica voce allegra.

Sam non riuscì a fare a meno di esplodere in un grosso sorriso. Polly era tornata. Non importava altro. Lui provò a scacciare dalla mente l'infausta sensazione di aver sfidato il destino, e la consapevolezza che, presto o tardi, avrebbe dovuto pagarne il prezzo.

Polly si tirò su, tornando al suo io sveglio e felice, imbarazzata di essere stata così vulnerabile tra le sue braccia, e provando a sembrare forte ed indipendente. Consapevole di dove si trovasse, si tenne all'altro lato della barca, mentre un'onda li fece ondeggiare in alto, per poi abbassarsi.

“Questa non è esattamente ciò che chiamerei una romantica escursione in barca,” lei disse, sembrando un po' pallida, mentre provava a restare ferma nel mare ondeggiante. “Dove ci troviamo esattamente? E che cos'è lì all'orizzonte?”

Sam si voltò e guardò nella direzione che lei stava indicando. Non l'aveva vista prima. Lì, a poche centinaia di metri di distanza, si ergeva un'isola rocciosa, che sbucava proprio in mezzo al mare, con alte e implacabili scogliere. Sembrava antica, disabitata, con il suo terreno roccioso e desolato.

Sam si voltò e scrutò l'orizzonte in ogni direzione. Sembrava che fosse l'unica isola nell'arco di centinaia di chilometri.

“Sembra che ci stiamo dirigendo proprio lì,” lui disse.

“Certamente lo spero,” Polly disse. “Ho davvero la nausea su questa barca.”

Improvvisamente, Polly si sporse da un lato e vomitò, ancora e ancora.

Sam si avvicinò e le mise una mano rassicurante sulla schiena. Polly finalmente si riprese, asciugandosi la bocca con il retro della manica e distolse lo sguardo, imbarazzata.

“Mi dispiace,” lei disse. “Queste onde sono implacabili.” Lei lo guardò, sentendosi in colpa. “Dev'essere sgradevole.”

Ma Sam non ci stava affatto pensando. Al contrario, si stava rendendo conto che nutriva dei sentimenti per Polly, ancora più profondi di quanto avesse mai realizzato.

“Perché mi stai guardando in quel modo?” Polly chiese. “E' stato così orribile?”

Sam distolse rapidamente lo sguardo, realizzando che la stava fissando.

“Non stavo affatto pensando a quello,” lui esclamò, arrossendo.

Ma furono entrambi interrotti. Sull'isola, apparvero improvvisamente diversi guerrieri, allineati sulla cima di una scogliera. Continuavano a comparire, uno dietro l'altro, e presto l'orizzonte ne fu pieno.

Sam si abbassò, provando a vedere quali armi aveva portato con sé. Ma fu deluso di scoprire che non ne aveva nessuna.

L'orizzonte si oscurò, pullulando sempre di più di vampiri guerrieri, e Sam vide che la corrente li stava portando direttamente verso di loro. Stavano finendo dritti in una trappola, e non c'era nulla che potessero fare per impedirlo.

“Guarda lì,” Polly disse. “Stanno venendo a salutarci.”

Sam li studiò attentamente, e giunse ad una diversa conclusione.

“No, affatto,” lui disse. “Stanno venendo per metterci alla prova.”