Pioggia Di Sangue

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Pioggia Di Sangue
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Table of Contents

  Capitolo 1

  Capitolo 2

  Capitolo 3

  Capitolo 4

  Capitolo 5

  Capitolo 6

  Capitolo 7

  Capitolo 8

  Capitolo 9

  Capitolo 10

  Capitolo 11

  Capitolo 12

  Capitolo 13

  Capitolo 14

  Capitolo 15

  Capitolo 16

Pioggia di Sangue

Serie “Legami di Sangue” Volume 13

Author: Amy Blankenship & RK Melton

Translated by Ilaria Fortuna

Copyright © 2017 Amy Blankenship

Edizione inglese pubblicata da Amy Blankenship

Seconda edizione pubblicata da TekTime

Tutti i diritti sono riservati

Capitolo 1

Ren ricomparve nel negozio, proprio nello stesso punto in cui era scomparso, e guardò Lacey. Era seduta a terra girata di spalle e stringeva Vincent come se fosse un bambino... e lui le teneva la testa premuta sul seno. I muscoli del suo viso si tesero per il nervosismo.

Lacey alzò la testa di scatto e si accigliò quando le luci nella stanza iniziarono a tremolare, temeva che il temporale stesse per far saltare la corrente anche lì come al “museo dei dannati”. Sussultò e strinse la presa su Vincent quando vide un fulmine e l’atmosfera fu sferzata da un tuono assordante.

Vincent sorrise quando vide l’ombra dell’uomo proiettata sul pavimento dalla luce del fulmine. Per puro divertimento, si accoccolò ancora di più contro il petto di Lacey e mormorò: «Il tuo fidanzato è tornato, tesoro.».

Lacey sentì i peli sulla nuca drizzarsi. I suoi sensi paranormali appena acquisiti le fecero capire che Ren era così vicino che, se si fosse piegata leggermente all’indietro, avrebbe potuto toccargli le gambe. Incolpando mentalmente la propria morbosa curiosità, alzò lo sguardo. Ovviamente, Ren era in piedi dietro di lei e guardava storto entrambi.

Quello non era di certo lo stesso sguardo gentile che aveva quando se n’era andato poco prima e Lacey si chiese cosa fosse successo da fargli cambiare umore quand’era tornato al museo. Prima ancora di chiedersi quale fosse il problema, sentì il pavimento vibrare sotto i piedi e, quando tutto nella stanza iniziò a tremare, si guardò attorno convinta che si trattasse di un terremoto.

Ren strinse i denti quando sentì i cristalli e altri oggetti fragili iniziare a vibrare sugli scaffali. Non essendo dell’umore giusto per vedere il negozio distrutto ancora una volta, si fermò e, con un cupo ringhio, si concentrò per stabilizzare l’edificio finché il terremoto non cessò.

Vincent si mise a sedere quando il movimento all’interno del negozio cessò improvvisamente, tuttavia il lampione proprio fuori la finestra continuava ad oscillare avanti e indietro, proiettando un’ombra in movimento nella stanza.

«Che diavolo è?» chiese Vincent a bassa voce quando una nuvola di polvere e detriti passò davanti alla finestra, coprendo quasi tutta la visuale sulla strada.

Ren non aveva bisogno di tirare a indovinare... lo sapeva già. Sentiva i demoni in fuga dalla distruzione. Quando l’onda d’urto si placò, rispose: «Credo che adesso la città sia diventata un museo demoniaco all’aperto, visto che l’edificio non è più in piedi.». Con lo sguardo seguì Vincent mentre andava verso la finestra, lontano da Lacey... una mossa saggia da parte sua.

Sentendosi ancora debole, Vincent si aggrappò al davanzale mentre osservava la nuvola di polvere densa che investiva l’edificio con onde fluttuanti. Fece una smorfia quando iniziò a vedere dei corpi che si muovevano nella coltre e si rese conto che, in realtà, erano demoni in fuga che cercavano di mimetizzarsi.

Non poté fare a meno di indietreggiare quando un demone senza pelle si avvicinò alla finestra. Vide ciò che ne rimaneva della sua pelle, ridotta a brandelli sui muscoli intrisi di sangue. La creatura girò la testa per guardarlo e spalancò la bocca in un urlo silenziosamente grottesco, prima di svanire nella nuvola di polvere.

«Dimmi che questo posto è davvero a prova di demoni.» chiese Vincent, sentendo che c’erano più demoni per strada di quanti ce ne fossero nel museo.

Vedendo la creatura demoniaca alla finestra, Lacey indietreggiò di scatto e finì per urtare Ren. Non le importava, la sua forza era ben accetta in quel momento.

«Non possono entrare senza invito.» ripeté lei in un sussurro spaventato, poi gridò di paura quando una mano insanguinata uscì dalla polvere e, come in un film horror, sbatté contro il vetro lasciando una lunga scia rosso cremisi.

«Maledizione.» mormorò Vincent voltandosi lentamente e scivolando giù sotto il davanzale.

Avrebbe preferito avere a che fare tutti i giorni con i demoni potenti... almeno non erano così terribilmente inquietanti. Le scene come quella gli facevano rivoltare sempre lo stomaco. Non aveva bisogno di guardare di nuovo per capire che erano ancora là fuori... lo capiva dallo sguardo spaventato di Lacey, che guardava fuori dalla finestra proprio sopra di lui.

«Chiudi gli occhi, questo ricordo non deve perseguitarti. Spariranno prima ancora che la polvere si posi.» le disse con voce rassicurante.

I muscoli della mascella di Ren si serrarono mentre lui continuava a fissare l’uomo dall’altra parte della stanza. «Ci sono tanti ricordi di cui avrebbe potuto fare a meno.» disse con un tono pericoloso, inconsapevole del fatto che i propri occhi fossero così luminosi da sembrare due torce accese dietro gli occhiali da sole. Cercò di tenere a freno la rabbia ma, con così tanta malvagità nei paraggi, serviva uno sforzo enorme. I livelli più alti di potere che si avvicinavano e si allontanavano dalla sua portata stavano cercando di spingerlo oltre il milite, lasciandolo un po’ turbato.

Vincent guardò Ren con un’espressione annoiata ma, quando notò il bagliore argenteo dei suoi occhi, sentì la propria rabbia aumentare. Quegli occhi, per lui, erano un maledetto ricordo dei Caduti che lo avevano condannato a quell’esistenza.

«E ce ne sono tanti che non dovevano essere condivisi.» ribatté Vincent con un’enorme dose di sarcasmo. «Ma lei non li ha condivisi con te di sua spontanea volontà, o sbaglio? Cosa ti fa pensare di essere migliore di me?».

Vedendo ombre scure strisciare fuori dalla finestra, Lacey decise di seguire il consiglio di Vincent e chiuse gli occhi. Nell’istante in cui fu circondata dal buio, i suoi sensi andarono in sovraccarico. Poteva sentire i demoni che passavano accanto al negozio e più si concentrava su di essi, più le sensazioni erano intense.

Percepiva così tante emozioni attorno a sé... soprattutto rabbia e paura, distorte da intenzioni malevole. Le sembrava di toccare mentalmente delle cose che erano fuori dalla sua portata e non poteva negarlo, era spaventoso e avvincente allo stesso tempo.

Una sensazione stuzzicante attirò la sua attenzione e lei vi si concentrò; trattenne il respiro quando, all’improvviso, si sentì eccitata e inebriata di passione, cosa che non si addiceva a ciò che stava succedendo là fuori. Rimase sorpresa quando si rese conto di essere vicina all’orgasmo e rabbrividì.

Sentendo il suo respiro affannoso, Ren allungò una mano e le afferrò un polso, facendola alzare. «Dove ti fa male?» le chiese, dimenticandosi completamente dell’altro uomo.

Le guance di Lacey s’infiammarono, non sapeva come rispondere a quella domanda. Sentendo il corpo sodo di Ren dietro di sé e il suo respiro caldo nell’orecchio, spalancò gli occhi. Accidenti se non era eccitata.

Strinse le cosce e si concentrò sull’unica persona che aveva davanti... Vincent. Con sgomento, notò che lui sembrava sapere esattamente cosa le stesse succedendo. Voleva morire quando lo vide abbassare lentamente lo sguardo verso le sue cosce, facendola innervosire. Certo che lo sapeva... erano andati a letto parecchie volte.

Vincent alzò un sopracciglio quando incrociò il suo sguardo. Conosceva quello sguardo eccitato... lui ne era stato la causa parecchie volte ma in quel momento era fuori luogo e la cosa lo preoccupava. Dimenticandosi dell’orrore all’esterno, si alzò... non voleva che Lacey stesse tra le braccia di un demone mentre era in preda all’eccitazione.

Notando il modo in cui Vincent stava guardando Lacey, Ren la fece girare su se stessa, con le spalle rivolte all’altro uomo. Vedendo i suoi occhi troppo lucidi e le guance rosse, ringhiò quando sentì l’odore della sua forte eccitazione. Non erano stati i demoni a farle aumentare il battito cardiaco.

 

L’immagine del viso di Vincent premuto sul suo seno gli balenò nella mente, portandolo a ringhiare di nuovo e a lanciarle un’occhiataccia.

«Forse è meglio se la lasci andare.» disse Vincent. Non gli piaceva il modo in cui Ren la stava guardando... e neanche il suo ringhio animalesco. Fece per avvicinarsi ma rallentò quando udì la voce affannata di Lacey: «Chiudendo gli occhi non vedevo più i demoni... ma li sentivo mentre passavano. Potevo quasi sentire la loro malvagità e la loro aura. Li ho respinti e, senza volerlo, ho iniziato a sentire quello che stanno facendo Gypsy e Nick al piano di sotto.».

Ren dovette sforzarsi per scacciare la foschia rossa che gli offuscava inesorabilmente il cervello e, piano piano, capì cos’aveva acceso la sua passione... ma non sarebbe mai più accaduto che lei pensasse a Vincent invece che a lui... mai più. Alzò lentamente lo sguardo verso l’uomo che stava per uccidere.

Quando le dita di Ren le strinsero il polso quasi dolorosamente, Lacey si liberò con uno strattone e fece un passo indietro. Si strofinò il polso dolorante con l’altra mano e, accigliata, sbottò: «La tua rabbia fa male, perciò datti una calmata. Questi poteri non li ho voluti io, sono colpa tua.».

Quando intravide un lampo argentato dietro gli occhiali da sole, fece un altro passo indietro e un paio di braccia la circondarono. Ancora in preda alle sensazioni residue dell’eccitazione, si accoccolò nel familiare abbraccio di Vincent.

Lui la strinse con fare protettivo e restrinse lo sguardo su Ren. «Di che sta parlando?».

«Vincent, no.» lo avvertì Lacey quando un’ondata di energia negativa ancora più forte scacciò le sensazioni positive provenienti dal seminterrato. Si accigliò quando si rese conto che, se lei percepiva le aure inquietanti in quel modo, allora Ren, molto probabilmente, era sovraccarico.

«Se pensi che ho paura di lui ti sbagli, tesoro.» disse Vincent con calma.

Ren vide che un braccio di Vincent era appena sopra il seno di Lacey, mentre l’altro era pochi centimetri al di sotto. Quella stretta era un po’ troppo sensuale e possessiva per i suoi gusti, e lei aveva ragione su Nick e Gypsy... nonostante l’enorme quantità di malvagità che era ancora alla portata dei suoi poteri di succubo, anche lui sentiva che stavano facendo l’amore. Non era il mix ideale a cui aggiungere rabbia e gelosia.

«Sai, Vincent, c’è una cosa che m’incuriosisce. Quanto ci vuole per resuscitare dopo che ti hanno spezzato il collo?». Le labbra di Ren si curvarono in un lieve sorriso malvagio. «Non ha importanza, so come trovare la risposta.».

Lacey aprì la bocca per dire qualcosa e allungò le braccia per fermare Ren ma, con sua sorpresa, Vincent svanì letteralmente nel nulla, facendola inciampare all’indietro. Dopodiché si ritrovò con la schiena contro il freddo vetro della finestra. Incredula, si chiese come avesse fatto Ren a far sparire Vincent senza neanche toccarlo.

Ren si accorse a stento che Storm gli aveva appena sottratto il bersaglio, e riportò l’attenzione su Lacey. Scattò in avanti e sbatté i palmi sul vetro, facendolo vibrare e braccando la ragazza come una preda. Mentre la guardava vide le ombre dei demoni che passavano oltre la finestra, erano così vicini che avrebbe potuto sfondare il vetro e afferrarli.

Lacey girò lentamente la testa per guardare una delle sue mani e notò che era allineata con l’impronta insanguinata dall’altro lato del vetro. Si formò una crepa proprio in quel punto, che proseguì a zig-zag verso di lei. Si sentì sopraffare dalla paura quando un’ombra colpì la finestra con un tonfo. Deglutì, sapendo che le ombre non avrebbero dovuto fare alcun rumore né potuto far vibrare il vetro in quel modo.

Non volendo che l’unica cosa che la separava dai demoni si frantumasse, Lacey guardò Ren con un’espressione terrorizzata. Doveva calmarlo prima che fosse troppo tardi, perciò fece la prima cosa che le venne in mente.

Poggiandogli una mano su una spalla, si sollevò e premette le labbra sulle sue, mentre con l’altra mano gli afferrò il cavallo dei pantaloni. Capì subito che non era solo fuori controllo, ma anche visibilmente eccitato. Strinse ancora di più la presa su quell’enorme rigonfiamento mentre gli leccava e gli succhiava il labbro inferiore.

Ren chiuse gli occhi e ringhiò, il suo mondo iniziò a chiudersi attorno al desiderio di entrare così profondamente in Lacey da non farle più desiderare le braccia di un altro.

Quando Ren ringhiò minacciosamente, Lacey fece per scostarsi ma lui la strinse subito a sé, circondandola con un braccio. Rimase senza fiato quando sentì la sua coscia farsi strada tra le proprie gambe e si ritrovò a cavalcioni, con il vestito arrotolato sui fianchi.

L’eccitazione che aveva provato prima tornò senza pietà... ma, questa volta, la sensazione travolgente non era provocata dalla coppia al piano di sotto. Era provocata da quell’uomo pericoloso che adesso la teneva in pugno.

Ren la afferrò per la nuca e le fece alzare la testa mentre prendeva il controllo del bacio.

*****

Vincent ringhiò per la frustrazione quando il paesaggio cambiò e le sue braccia mancarono la ragazza che stava proteggendo un secondo prima. Cercando Lacey, girò su se stesso e serrò le mascelle quando si rese conto di trovarsi in un posto completamente diverso... un enorme ufficio, a giudicare dall’aspetto.

«Accidenti.» borbottò, totalmente confuso.

«Benvenuto al quartier generale del PIT.» disse Storm da dietro la scrivania. Non vedeva l’ora di farlo e cercò di non ridere.

«PIT?» disse Vincent, girandosi verso quella voce. «Ho sentito parlare della vostra organizzazione, ma non ho mai pensato che avrei avuto l’occasione di incontrare un membro.».

«Ne incontrerai più di uno... Ren è stato solo il primo.» lo informò Storm.

Vincent s’irrigidì sentendo quel nome. «Non mi stupisce che quell’idiota sia così sicuro di sé. Ha un esercito che gli guarda le spalle.».

Storm trattenne un sorriso. «Ren non ha bisogno di un esercito, ma non è questo il motivo per cui ti ho portato qui.».

«E allora qual è?» chiese Vincent impaziente. Doveva tornare da Lacey e assicurarsi che stesse bene.

«Se hai finito di fingerti schiavo dei demoni... ti voglio nel PIT.» disse Storm, arrivando dritto al punto. «Le tue abilità ti rendono perfetto e la tua piccola dipendenza può essere curata.».

Vincent lanciò un’occhiataccia all’altro uomo. «E quale sarebbe questa dipendenza?».

«Quella di farti ammazzare.» rispose Storm con uno sguardo serio. «Posso assicurarti che, combattendo i demoni insieme a noi, c’è una buona probabilità che tu riesca a soddisfare la tua dipendenza a piccole dosi.».

«È tutto molto bello, ma credo che passerò. L’unico motivo per cui mi trovo in questa dannata città è Lacey, e non è mia intenzione lasciarla da sola con quel demone dagli occhi argentati.» disse Vincent, iniziando ad agitarsi.

«Ren ha un cuore umano, ciò significa che il suo sangue è uguale al tuo.» lo corresse Storm. «Voi due avete molto in comune, entrambi avete dei poteri rari. Tu sei in grado di resuscitare, lui di sfruttare il potere di qualsiasi essere soprannaturale che si trovi a portata di mano. L’astio che provi nei suoi confronti è infondato... Ren non è un Caduto.» spiegò.

Vincent s’incupì: «Che ne sai tu dei Caduti?».

«Ne so abbastanza.» rispose Storm in maniera enigmatica.

E così il suo rapitore era un fan del grande, lunatico e misterioso Ren... fantastico. Povero idiota.

«Se Ren può sottrarre il potere a chiunque lo circonda allora in questo momento è sovraccarico, visto che quel negozio di magia è circondato dai demoni.» puntualizzò Vincent. «Quel tipo non era molto stabile quando mi hai portato via da lì... e credo proprio che avesse intenzione di scoprire quanto ci avrei messo a resuscitare dopo avermi spezzato il collo.».

«Ti ci sarebbero voluti venticinque minuti e tredici secondi.» disse Storm, sorridendo quando Vincent sbiancò. Poi scrollò le spalle e aggiunse: «Doveva succedere già per capire qual era il momento giusto per presentarmi. Sembra che tu sappia premere i pulsanti giusti per far incazzare Ren. Riguardo a Lacey, è totalmente al sicuro in sua presenza.».

«Scusa ma fatico a crederci.» Vincent quasi ringhiò, non volendo perdere altro tempo con quelle cretinate. Aveva avuto a che fare con parecchie figure potenti e, per quanto ne sapeva, nessuna di esse era capace di viaggiare indietro nel tempo.

«Sta a te decidere a cosa credere.» disse Storm scrollando le spalle, sapendo già cosa sarebbe successo. «Se accetti di entrare nel PIT, avrai l’opportunità di vederlo con i tuoi occhi.».

Vincent scosse la testa, «Neanche per sogno. Puoi anche riportarmi dov’ero.».

Storm aveva l’aria preoccupata e non prestò attenzione al suo rapido rifiuto. «Nasconderti tra i demoni non cancella la tua vera natura. Un tempo eri un Cavaliere in uno dei regni più potenti della storia e hai salvato molte vite. Hai protetto i deboli dagli oppressori e, perfino in punto di morte, hai continuato ad affrontare un demone che sapevi di non poter battere... tutto perché volevi proteggere un ragazzino indifeso.».

«E tu come diavolo fai a saperlo?» mormorò Vincent, mentre quel vivido ricordo gli balenava nella mente.

«Forse capirai meglio se mi presento per bene.» disse Storm, poco prima di sparire.

Vincent sussultò quando Storm gli apparve accanto all’improvviso stringendogli un braccio, e il paesaggio cambiò di nuovo. Erano tornati al museo, nascosti in un’alcova buia. Guardò verso la sala principale e vide che i demoni si stavano ancora preparando per l’asta che, ovviamente, non era ancora avvenuta.

Indietreggiò istintivamente quando David entrò nella sala con gli stessi demoni che lo avevano torturato... poteva persino vedere il proprio sangue fresco sulle loro mani.

Il museo svanì all’improvviso e apparve di nuovo l’ufficio. «Mi chiamo Storm e sono un Viaggiatore nel Tempo. Per fare un controllo approfondito su qualcuno, vado semplicemente a verificare di persona.».

Vincent rimase a bocca aperta, combattuto tra lo stupore e il desiderio di tornare da Lacey. Un Viaggiatore nel Tempo... il PIT... quella città era diventata interessante.

«Ti rendi conto che continui a cercare di proteggere chi è più debole di te? È la tua natura. Facciamo un patto.» propose Storm, senza provare alcun rimorso per aver infranto la sua stessa regola sul fare accordi, dal momento che nessuno di loro due era un demone. «Se accetti di unirti a noi, vado a prendere Lacey. In fin dei conti... lei è già un membro del PIT e il suo posto è qui.».

Vincent non ci pensò due volte. Onestamente... che aveva da perdere, a quel punto?

Capitolo 2

Ren mise una mano dietro la schiena di Lacey e la tirò a sé, sentendo il suo calore fluirgli deliziosamente lungo la coscia. Spinse la propria erezione contro la sua mano e intensificò il bacio, ringhiando e muovendosi ad un ritmo erotico che lei assecondò volentieri. La maggior parte dei demoni era andata via, riducendo così il suo picco di potere paranormale, ma non le avrebbe rivelato quel piccolo segreto perché era preso da altre emozioni.

Lacey si fermò quando si rese conto di non sentire più i brividi lungo la spina dorsale, erano stati i demoni fuori dalla finestra a provocarli. Pensare ai demoni ebbe un effetto domino su di lei... le fece ricordare che, solo pochi istanti prima, Vincent era scomparso misteriosamente. La scena le balenò nella mente, facendola sussultare.

Nel momento in cui smise di muoversi e di baciarlo con trasporto, Ren si scostò un po’ per guardarla negli occhi. Vedendo la sua espressione spaventata, abbassò la gamba e fece scivolare Lacey contro il proprio corpo finché non fu in piedi, costretta ad aggrapparsi alle sue spalle per non perdere l’equilibrio.

«Stavo solo cercando di farti calmare.» gli disse lei senza fiato. Adesso che le sue cosce erano di nuovo in fiamme, sperava che le tornassero quei brividi gelidi. Cercando di distrarsi, guardò il punto in cui prima si trovava Vincent. «Dov’è finito Vincent?».

Ren si passò una mano tra i capelli quando si rese conto che Lacey l’aveva baciato soltanto per distrarlo. Sospirò e cercò di ignorare che, al piano di sotto, Nick e Gypsy ci stavano dando dentro come conigli. Serrò le labbra, probabilmente stava ancora assorbendo il potere degli altri membri del PIT, visto che i demoni sembravano spariti.

 

«Lo ha portato via Storm.» le disse, come se non potesse fregargliene di meno.

Si rifiutò di scostarsi, costringendola a scivolare tra lui e la finestra. Ren guardò l’impronta insanguinata sulla finestra, poi spostò lo sguardo per seguire i movimenti di Lacey.

«Portato dove?» sussurrò lei, dandogli le spalle. Sentì un brivido quasi impercettibile quando lui le si avvicinò furtivamente da dietro.

Ren le poggiò le labbra all’orecchio e sussurrò a sua volta, con voce roca: «Ho sentito che l’Inferno è bello da visitare, in questo periodo. Magari Storm l’ha portato lì per una bella vacanza.».

«O magari l’ha solo portato al castello.» ribatté Lacey a voce un po’ troppo alta, girandosi subito verso di lui. Dannazione, le aveva fatto tremare le ginocchia. «Avrebbe potuto darci un passaggio.» borbottò, sentendo le proprie guance andare in fiamme mentre si chiedeva se Storm avesse visto il suo slancio sessuale verso Ren e avesse deciso di non interromperli.

«Come mai tanta fretta?» le chiese Ren, non era ancora pronto a farla ricongiungere con il suo caro defunto. Non riuscì a nascondere un sorrisetto realizzando che avrebbe potuto trasformare quel pensiero in realtà tutte le volte che voleva, visto che quel cretino resuscitava sempre.

Lacey abbassò lo sguardo, risentendo accidentalmente Gypsy e Nick. Sentì il calore riaffiorarle sulle guance. «In negozio c’è solo un letto e penso che sia occupato. E poi voglio assicurarmi che Vincent stia bene.».

«Vincent sta bene.» la informò Storm dopo averli teletrasportati nell’ufficio del castello prima ancora che lei finisse la frase. Si teletrasportò velocemente dietro la scrivania, lontano dalla rabbia di Ren per essere stato interrotto. Non era colpa sua se Vincent rimase impavidamente nella zona di pericolo.

«Venticinque minuti e tredici secondi.» disse Vincent, guardando dritto verso Ren.

«Cioè?» sbottò Ren, sentendo la rabbia aumentare adesso che aveva di nuovo l’idiota davanti agli occhi.

«Ecco quanto ci vuole per resuscitare dopo un collo spezzato.» disse Vincent sogghignando. «Scusa se ti ho rovinato la sorpresa.».

«Ren non era in sé.» disse Lacey mettendosi tra loro, ma il fatto che desse le spalle a Ren la diceva lunga su chi stesse difendendo.

Vincent osservò il ghigno che apparve lentamente sulle labbra del succubo... peccato che Lacey non potesse vederlo. Bene, lui sapeva come accendere la miccia quando le cose si scaldavano. «Presumo che Ren non sia in sé molto spesso, visto che è un succubo e gira in una città infestata da demoni. Io non mi fiderei neanche lontanamente di lui.».

«Beh, peccato che stasera ci ha salvati entrambi.» rispose Lacey caparbiamente.

«Io non ho bisogno di essere salvato... hai dimenticato il mio piccolo difetto?» tuonò Vincent, avvicinandosi per guardarla negli occhi. La vide inspirare a bocca aperta e si pentì all’istante della propria bravura nel ferirla.

La sua espressione si addolcì quando la vide allungare una mano per sfiorargli una guancia ma, quando invece riecheggiò uno schiaffo nella stanza, si accigliò di nuovo. Beh... magari se lo meritava, eppure non riusciva a capire il perché.

«Questo è per esserti ucciso davanti ai miei occhi, idiota senza cuore.» disse Lacey duramente, prima di aggiungere un po’ più forte: «E solo perché non te lo ricordi non vuol dire che ti perdono.».

«Ne prendo atto.» rispose sarcasticamente Vincent quando lei si voltò di scatto e si diresse verso la scrivania dov’era seduto Storm.

Lacey poggiò i palmi sulla scrivania e si sporse verso di lui sussurrando: «Scusa... non dovevo dire niente a riguardo, vero?».

Storm cercava disperatamente di guardarla negli occhi ma continuava a vedere comunque la sua scollatura per il modo in cui si era chinata, con quell’abito sexy che lui stesso aveva scelto. Certe volte si meravigliava da solo.

«Qualcuno doveva dirglielo, prima o poi.» rispose, dopo essersi teletrasportato accanto a lei guardando gli altri due uomini. Si strofinò il mento per nascondere il sorrisetto quando Lacey girò lentamente la testa per guardarlo ma senza cambiare posizione. «Ren, che ne dici di inserire i fatti di stasera nel database?» disse Storm.

Ren apparve all’improvviso dietro la scrivania, cogliendo di sorpresa Lacey che, ben presto, si accorse che lui non la stava guardando negli occhi... abbassò lo sguardo confusa e poi si fermò, vedendo cosa stava fissando in realtà. Rifiutandosi di provare imbarazzo, gli rivolse un sorriso malvagio e si raddrizzò lentamente per poi voltargli le spalle.

Storm fece una smorfia divertita quando Ren lo guardò con aria accusatoria. Quel breve momento di piacere per gli occhi non era colpa sua... almeno aveva condiviso con lui quella delizia. Riportò l’attenzione su Vincent, che era ancora lì in piedi e si strofinava il mento mentre osservava Lacey.

«Non voglio parlarne.» lo informò lei, ponendo fine alla sua lunga serie di domande prima ancora che potesse iniziare.

Vincent alzò le mani in segno di resa, «D’accordo.».

«Hai accettato di entrare nel PIT?» gli chiese, ammorbidendo il tono di voce e cercando di non guardare la sua guancia arrossata.

«Credo di sì.» rispose Vincent, sapendo che Storm lo aveva imbrogliato. Ovviamente Lacey non era affatto in pericolo e il Viaggiatore nel Tempo lo sapeva.

«Ehi, io te l’avevo detto che stava bene.» si difese Storm scrollando le spalle quando Vincent gli rivolse uno sguardo cupo.

«Dov’è la fregatura?» chiese Vincent, non molto turbato per essere stato convinto ad accettare un accordo che lo legava a un leggendario Viaggiatore nel Tempo e all’elusiva organizzazione del PIT.

«Ti serve un partner.» rispose subito Lacey, ricordando il ragionamento alla base di quella regola.

«Ti stai offrendo?» Vincent sorrise, quell’accordo gli piaceva sempre di più.

«No.» rispose Ren, «Lei sta con me.».

Lacey rimase sorpresa per la possessività nella voce di Ren, ma non lo contraddisse. Poi guardò Storm incuriosita e gli chiese: «Non si può fare a tre?». Non si rese conto del doppio senso finché non vide Vincent alzare un sopracciglio e non udì un ringhio dietro di sé.

«Oddio, dateci un taglio, pervertiti. Non intendevo in quel senso e lo sapete.» insistette Lacey, incrociando le braccia sul petto. Sbatté le palpebre, doveva bloccare tutti i cattivi pensieri che stavano improvvisamente cercando di trasformarsi in immagini nella sua piccola mente malvagia.

Storm si strofinò una tempia cercando di non ridere. Qualcuno doveva andarle in soccorso e, a quanto pare, toccava a lui. «A volte le squadre escono in gruppo ma, anche in quel caso, dev’esserci quella persona speciale da tenere d’occhio, e viceversa. Ho un partner temporaneo perfetto per Vincent, visto che il suo compagno è assente per un po’.».

«Beh, non mi sembra che questa persona abbia tenuto d’occhio il suo partner... .» puntualizzò Vincent, si sentiva sarcastico e non gliene fregava se agli altri dava fastidio. Si accigliò guardando Lacey e si chiese quand’è che era diventato così affezionato a lei. La rabbia che aveva provato quando Ren aveva detto “Lei sta con me” non era un buon segno.

«È un po’ difficile tenere d’occhio un mutaforma che si è dato alla macchia. Sono sicuro che Trevor è nei paraggi, ma neanch’io so quale forma ha assunto.» ribatté Storm.

«Un mutaforma... sul serio?» chiese Vincent, sentendosi come se si trovasse improvvisamente in un negozio di caramelle paranormali con sapori esotici di tutti i tipi. Sapeva che i mutaforma non erano solo una leggenda, ma i demoni della cosca cercavano una di queste misteriose creature da sempre e non erano mai riusciti ad individuarla.

«Lo metti in squadra con Chad?» chiese Ren, ma non era contrario all’idea se serviva ad allontanare Vincent da Lacey.

«Pensaci... hanno entrambi lo stesso problema.» gli fece notare Storm, sapendo che avrebbe colto il significato nascosto.

«Vuoi dire che anche lui ha un desiderio di morte?» chiese Vincent con una smorfia, visto che quello era l’unico problema che Storm lo aveva accusato di avere. Ignorò l’occhiataccia che Lacey gli lanciò di punto in bianco. Lei odiava sentirlo parlare della morte come se fosse una cosa da niente. «Se avevi intenzione di mettermi in squadra con un demone, allora perché non mi hai lasciato con quelli a cui mi ero già abituato?»

«Chad è umano al cento per cento ma Storm ha ragione. Poco tempo fa è stato assassinato... pugnalato al cuore.» disse Ren, poi si fermò quando Storm lo guardò e lo avvertì mentalmente di non dire una parola sui Caduti... né Kriss né Dean. Ren dovette concentrarsi per mantenere un’espressione seria mentre metteva insieme i pezzi del puzzle.

Riportando l’attenzione su Vincent, continuò: «Chad è tornato in vita ed è ancora umano come te. Finora è morto solo una volta e contro la sua volontà, quindi non lo chiamerei desiderio.».