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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1

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Bresciano (Benedetto) era bibliotecario del gran duca di Toscana in Firenze e gran mattematico, conoscitore ed amatore di musica. Egli era nato in Firenze nel 1658, e quivi morì nel 1740. Tra le opere ch'egli ha lasciate, le seguenti si trovano ancor manoscritte: I. De systemate harmonico tractatus, quo instrumentum omnichordum et omnes ejus usus explicantur; II. Libellus de musicâ veterum. V. Joecher.

Brescia (Bonaventura da) frate francescano. Si ha di lui in manoscritto: Brevis collectio artis musicæ, 1489, che trovasi nella libreria del p. Martini in Bologna. Vi ha ancora pubblicato in Venezia nel 1511, Breviloquium musicale; e nel 1545, Regula musicæ planæ. V. Graber Beitræge.

Brétevil (il barone di) eresse in Parigi nel 1784, la scuola reale di musica per dodici fanciulli ed altrettante donzelle, secondo il modello delle accademie d'Italia. Questo stabilimento era destinato a formar dei cantori e delle cantanti per l'opera. Eranvi state sino allora delle lagnanze per la meschina esecuzione della bella musica de' Sacchini, de' Piccini, dei Gluck e de' Gretry: i cantanti francesi, fedeli all'antico lor metodo, e copiandosi gli uni cogli altri, non facevano che urlare e gridare, eziandio sin ne' più belli passaggi. (V. un artic. di Mr. Gerber su questa scuola, nella gazzetta music. p. 133.)

Breval (Giov. Batt.), famoso sonator di violoncello, è autore di più concerti e di trio e quartetti pel violino. Nel 1788, era nell'orchestra dell'opera a Parigi; nel 1804, pubblicò un metodo di violoncello, che forma il numero 42 delle sue opere. Puossene veder la critica che ne è stata fatta nei numeri 50 e 51 della corrispondence des professeurs et amateurs de musique, 1804.

Briennio (Michele) greco scrittore di musica verso il 1320 dell'era cristiana; egli compose tre libri di Armonici, che si trovano in greco colla traduzione latina nel terzo volume delle opere matematiche di Giov. Wallis, a Oxford 1699, in fol. Ecco il giudizio che ne dà il Ch. ab. Requeno: “Briennio è più colto e più intelligente dell'arte che Psello. Sul principio de' suoi libri armonici ci dice con ischiettezza, che la musica all'età sua era quasi abolita: con tutto ciò si mostra egli uno de' più corretti e de' più chiari scrittori pitagorici, che siano esistiti. Lungi dal voler egli imbrogliare con trattati aritmetici e geometrici l'arte armonica, dice, che essa è tutta riposta nella divisione della corda, ossia nel canone de' suoni, de' quali esso ci dà le più precise idee… Briennio pare scrittore pratico, estendendosi egli molto nell'insegnare con qual ordine debbano collocarsi nell'organo idraulico le canne corrispondenti a tutti i tuoni del genere diatonico, ossia a tutti i modi o tropi.” (Saggi ec. tom. 1, c. 14.)

Brijon (Crist. Renato) nel 1782, pubblicò un opera con questo titolo: l'Apollon moderne ou le développement intellectuel par les sons de la musique, in 8º a Lione, cioè “Il moderno Apollo, o lo sviluppo intellettuale per i suoni della musica.” Questo libro, che contiene 264 pagine e 64 figure, è molto curioso ed istruttivo per i maestri di canto. M. Brijon pubblicò ancora un Metodo di violino, in cui trovansi delle buone osservazioni.

Brillon de Jouy (Mad.) era una delle più abili sonatrici di clavicembalo nell'Europa. Il dr. Burney ebbe occasione di sentirla a Passy nel 1770, ed ecco quel ch'egli ne dice nel suo viaggio in Francia e in Italia: “Non solo essa eseguisce i pezzi più difficili con molta precisione, e con molto gusto e sentimento all'aprire di un libro, ma compone eziandio ed ebbe la compiacenza di eseguire alcune delle sue sonate, così sul cembalo, come sul forte-piano, accompagnata dal violino di M. Pagin. I suoi talenti non sono ristretti al solo cembalo: suona diversi stromenti, e ben conosce il genio di quelli che sono in uso. Essa dice che questa cognizione le è necessaria per evitar, nel comporre, quello che codesti istrumenti non potrebbero eseguire: dipinge, incide; ella è una donna compita ad amabile. Molti celebri compositori d'Italia, e di Germania, che han fatto qualche soggiorno in Francia, le han dedicate le loro opere, fra questi Schobert e Boccherini.”

Brossard (Sebastiano de) canonico della cattedrale di Meaux, quivi morto nel 1730 di circa a 70 anni. Fu costui eccellente nella teoria della musica, e gli scritti che ha lasciati sono stati assai bene accolti: i principali sono, Iº Dictionnaire de musique in fol. a Paris 1703, e ristampato quindi anche in 8º con un Catalogo di oltre a 900 autori, che hanno scritto sulla musica in ogni sorta di paesi, di tempi e di lingue. Il suo Dizionario è stato di gran soccorso a Gian-Giacomo Rousseau, somministrandogli la maggior parte delle materie tutte raccolte, e molto bene sviluppate. “Negli articoli, dice Mr. la Borde nel suo Essai sur la musique, in cui questo dotto maestro ha servito al Rousseau di guida, pochi ve n'ha ne' quali vi sia qualche cosa a riprendere; ma non è però così di quelli che sono interamente del cittadino di Ginevra: essi sono presentati frattanto con quell'eleganza, con quell'interesse, e con quel fuoco d'immaginazione, che gli fan perdonare, o scusare i difetti.” IIº Dissertation sur le nouvelle manière d'écrire le plain-chant et la musique. IIIº Deux livres de motets, ec. I suoi mottetti, le sue nove lezioni per la settimana santa, ed una raccolta d'arie cantabili mostrano il suo valore eziandio nella composizione, secondo il gusto del suo secolo e della sua nazione. Brossard possedeva una numerosa Biblioteca di musica, ch'egli diede al re, da cui ne ebbe una pensione di 1200 lire sopra un beneficio.

Brouncker (William) visconte d'Irlanda morto nel 1684. Aveva egli molto gusto per le scienze, e fu uno dei fondatori della reale società a Oxford, a cui presiedette il primo. Nelle transazioni filosofiche vi sono alcune sue memorie sulle mattematiche. Si è ancora pubblicata di lui, benchè senza il suo nome, una traduzione inglese del Compendio di musica di Descartes con alcune dotte osservazioni.

Brown (John, o Giovanni) scrittore di molto spirito, canonico di Carlisle e curato di Moreland, e quindi cappellano ordinario del re della gran Brettagna. Assalito da un furioso colpo di mania si uccise da se stesso nel 1766, di anni 51. Egli è autore di molte dotte opere sulla Teologia e sulla Bibbia: intorno alla musica scrisse in inglese Storia dell'origine e de' progressi della Poesia e della musica, ch'è stata tradotta in francese da Eidous e stampata in Parigi nel 1768 in 8º, ed in italiano accresciuta di note dal Dr Pietro Cocchi, in Firenze 1772, in 8º. Abbonda quest'opera di erudizione, di filosofia e di gusto: termina quindi con varj sistemi dell'A. atti a ricondurre la Poesia e la Musica alla primitiva unione, ed a purgare ambedue queste arti sorelle dalle imperfezioni e dai difetti, che presentemente ne deturpano la maestà, e ne indeboliscono la forza. D'uopo è però confessar con ingenuità, che o per troppa ammirazione degli antichi, o per poca cognizione dell'arte musicale dei tempi nostri, l'A. prende quivi grandissimi abbagli, e mal corrisponde il fine di questa Dissertazione ai principj, che sono pieni di una robusta, e meditata, ed analizzata erudizione. In somma quanto egli profondamente si mostra versato nella più minuta cognizione dell'antica musica, di cui niuno ha forse parlato con analisi più purgata, altrettanto sembra mal pratico della sua teorica forma, dei principj e delle regole della medesima nello stato presente, e lo stesso vuolsi anche dire del Commentatore Dr Cocchi.

Brown, dottore di musica in Londra, e circa al 1760, direttore dell'orchestra reale, è autore della dotta dissertazione che il professore Eschenburg ha tradotta in tedesco, e stampata a Lipsia sotto il titolo: di considerazioni su la musica e la poesia d'appresso la loro origine, la loro forza, il loro accrescimento, la lor separazione e la loro decadenza. Hendel affidò più volte a Brown la direzione dell'orchestra, allorchè dovevansi rappresentare i suoi oratorj.

Brown (Giovanni) pittore scozzese e valentuomo nella letteratura, nato a Edimburgo nel 1752, e morto in età di 35 anni nel 1787. Egli viaggiò in Italia per perfezionarvi i suoi talenti, e tornò quindi in sua patria. Lord Monboddo pubblicò di costui Letters on the Italian Opera, in 12º, 1789, cioè Lettere sulla poesia e la musica dell'opera italiana nelle quali con filosofica imparzialità dà egli per la musica la preferenza all'italiana sopra quella di tutte le altre nazioni.

Browne (Riccardo), dotto inglese, visse in Londra sul principio dello scorso secolo. Egli pubblicò nel 1728, un trattato in 8º sotto il titolo di Medicina musica, or A mechanical Essay on the effects of singing, music and dancing, on human bodies. ec., ossia “Saggio meccanico sugli effetti del canto, della musica e della danza sul corpo umano.” L'autore come medico ragiona sulla natura delle malattie da potersi guarire per mezzo della musica e del ballo. Questo saggio comparve anche tradotto in latino in Londra nel 1735, col titolo di Medicina musica.

Bruce (Giacomo), celebre letterato d'Inghilterra, inviò al dottor Burney una lettera sugli instrumenti di musica attualmente in uso nella Abissinia, che quest'ultimo ha inserito nella sua dotta storia della musica, d'onde l'ha estratta Mr. Forkel per darla tradotta nel t. I, p. 85, della sua opera l'Almanacco musico 1685.

Bruckmann (Franc. Ernesto), dottore in filosofia e in medicina, nato a Marienthal presso Hahnstadt, nel 1697, è autore di una dissertazione sopra un instromento notturno, che suona da se solo. Ha pubblicato ancora: Observatio de epilectico singulis sub paroxismis cantante, negli artic. dell'accademia de' curiosi della natura, vol. II, ed Epilepsia cantante, negli avvisi letterarj di Hambourg, dell'anno 1735.

 

Brumbey (Carlo Gugl.), dall'anno 1783, predicatore a Alt-Lundsberg, nato in Berlino nel 1757, ha scritto delle Lettere su la musica, ec. Quedlinbourg, 1781, in 8º.

Bucher (Samuele-Federico) fece imprimere a Zittau, nel 1741, un'opera in 4º intitolata: Menazzehhim, die Kappellmeister der Hebræer: cioè “I Maestri di cappella degli Ebrei.”

Buchoz (Pietro Gius.) pubblicò nel 1739, a Amsterdam: Nouvelle méthode facile et curieuse de connaître le pouls par les notes de la musique; cioè “Nuovo metodo facile e curioso di conoscere il polso per via delle note di musica”. Si ha ancora di lui una Mémoire sur la manière de guérir la mélancolie par la musique, ec. (V. Forkel, storia; t. 1.)

Buel (Cristoforo) maestro di cappella di Norimberga circa al 1715. Abbiamo di costui: Melos harmonicum e Melos propemtichon, 1624 in 4º. (V. Doctr. duodecim modorum musicalium in fol.)

Bulgarini (Marianna) detta la romanina, famosa cantatrice sul principio del prossimo passato secolo, e più che pel merito del suo canto famosa per un altro più insigne e rispettabil merito agli occhi del filosofo. Sono note ad ognuno le calamitose vicende, dalle quali fu travagliato Metastasio dopo la morte dal suo primo benefattore Gravina. Non solo gli fu negato un impiego onde poter miseramente campare, non solo si vide vicino a perir di fame, ma ciò (che fa fremere ogni cuor sensibile) in Roma ebbe egli a soffrire un ignominioso processo. L'Europa avrebbe perduto per sempre quel gran poeta, se la Bulgarini nol ritraeva dall'indigenza, e nol rimetteva in sentiero. Quest'opera dell'amore e della generosità merita di essere registrata ne' fasti pur troppo scarsi delle umane virtù per riscuoterne l'universale riconoscenza. Questa donna incomparabile, dice l'Arteaga, vivrà negli annali della filosofia insieme col suo illustre amico e protettore; i nomi della Bulgarini e di Metastasio brilleranno fra i posteri finchè esisterà negli uomini un qualche sentimento del Bello morale, e finchè il carattere di Genio riscuoterà i ben dovuti omaggi del Pubblico. Il rifiuto, che fece poi il Metastasio dopo la di lei morte della sua pingue eredità in persona del marito, fu l'effetto piuttosto di un cuore onesto, anzichè sconoscente verso la sua benefattrice. “Io vi faccio libera rinunzia dell'eredità (scriveva egli al marito della Romanina) non già perchè io la sdegni, ma perchè credo, che questo sia il mio dovere, e come uomo onorato, e come cristiano… Io sono debitore al mondo d'un gran disinganno, cioè che la mia amicizia per lei avesse fondamento di avarizia e d'interesse. Io non devo abusare della parzialità della povera defunta a danno del di lei consorte ec.” (V. Mattei, Memorie per servire alla vita del Metast.)

Bull (John), dottore in musica, e primo professore nel collegio di Gresham a Londra, era nativo del contado di Somerset, e cominciò verso l'età di undici anni, a studiare la musica. Il cel. organista della corte, Blithemann, fu il primo suo precettore, egli giunse per le sue lezioni a tal perfezione, che la facoltà di Oxford, nel 1586, lo creò baccelliere d'un voto unanime. Dopo la morte del suo maestro, l'istessa accademia gli conferì il grado di dottore dell'università di Oxford, e lo nominò nel tempo stesso organista della real cappella. La regina Elisabetta lo prepose nel 1596 come primo professore nel collegio di Gresham, e gli veniva ingiunto di dare il suo corso interamente in lingua inglese. Cinque anni dopo intraprese un viaggio nei Paesi-Bassi, in Francia ed in Germania per ristabilirsi in salute, e fecesi ammirar da per tutto. Il successore di Elisabetta, Giacomo I il nominò nel 1607 suo organista, posto nel quale spiegò egli tutti i suoi talenti. Verso il 1620, fece un secondo viaggio in Germania, e morì a Hambourg nel 1652, in età di 60 anni. Egli contribuì molto al miglioramento del contrappunto, dello stile fugato e canonico, che erano allora nell'infanzia. Il dottore Pepusch preferiva le opere di Bull a quelle di Couperin, di Scarlatti ec.; questi le ha raccolte con somma diligenza, e dinotate scrupolosamente, trovandosene pochissime stampate. Per la vita di Bull v. Marpurg memor. storic. crit.

Bunemann (Crist. Andrea) pubblicò nel 1741, in Berlino il suo programma: De cantu et cantoribus ad audiendam orationem de Musicâ virtutis administrâ. Egli era nato nel 1708, a Frenenbriezen: nel 1740 fu nominato rettore nel ginnasio di Fredericstadt a Berlino, ma egli morì a 24 dicembre del 1747, compiti appena i trentanove anni di sua età.

Bunting (Arrigo), teologo luterano, nato a Annover nel 1545, pubblicò a Marbourg nel 1596, un discorso intitolato: De musicâ.

Buonfichi (padre Maestro), religioso nel convento de' servi di Maria e compositore di musica in Parma, pose in note il nuovo dramma di Climene ossia l'Innocenza protetta, che fu eseguito nel teatro di quella città il dì 21 gennajo del 1804, e sommamente applaudito. Ecco l'elogio che fu fatto a questo buon servita in un foglio periodico di quell'anno sotto la data di Parma. “Non si può senza divenire ingiusti, lasciare occulto il nome di chi ha composto, la musica del dramma di Climene: è questi il padre Maestro Buonfichi. Il felice successo di questa sua composizione ha superata la pubblica aspettativa in guisa che si può con franchezza asserire, che lo spirito di prevenzione non ha punto pregiudicato al reale ed intrinseco merito.” Trovasi in oltre di questo compositore nel Magazino di musica del signor Ricordi in Milano: La Lauretta, farsa a tre voci: e la Partenza di Glicera da Fileno, cantata. Abbiamo avviso che adesso altro, più non scrive il buon frate che musica per chiesa, la quale a giudizio degl'intendenti sa troppo dello stil teatrale. Egli vive tuttora in Parma.

Burana (Francesco) uno degli eruditi italiani del secolo decimo quinto, che furono i primi a far conoscere i greci Armonici con trasportarli dal greco idioma in latino. Burana era di Verona e membro dell'Accademia de' filarmonici istituita in quei tempi. Tradusse egli il trattato di Aristide Quintiliano su la musica (V. Maffei, Verona illustrata).

Burette (Pier-Giovanni), figliuolo di un sonator d'arpa, nacque a Parigi nel 1665: imparò egli stesso ben presto a suonar quell'istrumento; all'età di dieci anni, davane lezione nelle case de' particolari, ma ciò non l'impediva di applicarsi allo studio delle lingue. Egli lasciò poi la professione di musico per abbracciar quella di medico. Nel 1705, fu ricevuto nell'accademia delle belle lettere ed attaccossi principalmente a materie che avevano qualche analogia ed alla professione che aveva lasciata, ed a quella che esercitava allora. A questo riguardo egli scrisse da prima tredici dissertazioni sulla ginnastica degli antichi, riguardata dai Greci come una parte essenziale della medicina. Terminata questa fatica, Burette compose un altro trattato in quattordici dissertazioni sull'antica musica, e questa fu l'ultima opera, con cui terminò la sua carriera letteraria. Alla fine dell'anno 1745, ebbe un'attacco di paralisia, di cui le conseguenze l'obbligarono a starsene ritirato in casa sino alla morte accaduta li 19 maggio del 1747, nell'età di 82 anni. (V. l'elogio di Burette par M. Freret, Memor. t. 21.) Mr. Burette sostenne ostinatamente in quelle dissertazioni, che gli antichi non avevano avuta cognizione del concerto a più parti, ossia del contrappunto, contro l'affermativa di due dotti gesuiti. “Le pettegolezze letterarie di Burette co' gesuiti Bongeant e Cerceau, dice l'ab. Requeno, lo impegnarono non solo a negare il contrappunto a' greci, ma a lavorare una dissertazione per provarci la rozzezza de' greci armonici attribuendo gli effetti maravigliosi del loro canto alla barbarie e salvatichezza degli ateniesi de' corinti de' beozj alla loro ubbriachezza piuttosto che alla squisitezza della loro melodia, ed alla finora sconosciuta mirabil arte del loro canto strumentale. Burette non lesse i greci armonici, non pensò intorno ai loro irrefragabili testimonj per la scoperta della verità: egli si applicò al più meschino scrittore dell'antica musica Plutarco, per istruirsi nella storia de' greci cantori, e nella loro armonia; fallo di critica inescusabile, attesa la mancanza di esattezza nelle epoche e ne' racconti di questo greco enciclopedista. Qual maraviglia, se Burette con tal guida entra nel laberinto storico, e trovandosi alle prese con Ateneo ed Eusebio, si vede obbligato ad uscirne, emendando più volte il testo originale di Plutarco per non vedersi in contraddizione coi detti autori?” (Pref. ai Saggi ec.) “Per quanto rispetto io porti, dice l'ab. d'Arnaud, alla memoria di questo dotto Accademico, non posso aderire ciecamente al giudizio di lui. Ho letto le opere sue colla possibile attenzione; e in mezzo al grande apparato di dottrina, onde avviluppa, e involge i suoi pensamenti, v'ho tuttavia rilevato delle dubbiezze, dell'oscurità, delle contraddizioni e de' sbagli.” (Lettre a M. le Comte de Caylus.)

Burney (Carlo) dottore in musica a Londra, nato a Worchester nel 1727. Il costui padre dopo avergli insegnato i primi elementi della musica, mandollo in Londra perchè terminasse d'istruirsi in quest'arte sotto gli auspicj del Dr Arne. Questi abbandonato avendolo al suo genio, cominciò egli a suonar su le orchestre, e a dare delle lezioni di musica; ma le sue entrate non bastando alle spese del suo sostenimento, fu obbligato far ritorno al suo paese natio. Dopo alcuni anni tornò in Londra, e vi fu più fortunato della prima volta. Egli ebbe un posto in un'orchestra e compose un divertimento intitolato Alfredo, che lo fece ben presto conoscere ed essere generalmente apprezzato. Nel 1760, fu chiamato a Swaffham nel contado di Norfolk per esservi organista con cento lire sterline per suo onorario. L'amabilità del suo carattere il rese caro a tutta la nobiltà del contado. Il duca di York finalmente il decise, comechè con gran pena, a tornare in Londra, e questa volta vi compose alcuni concerti, ch'ei fece imprimere. Avendo a quest'epoca concepito il progetto di scrivere la storia generale della musica, occupossi egli soprattutto nel raccorre tutti i materiali, che era possibile di riunire, e di visitare tutti gli stabilimenti che offrivano delle rimarchevoli osservazioni ne' principali stati dell'Europa. In questa vista lasciò l'Inghilterra nel 1770; doppo avere scorso l'Italia, tornò a Londra nel 1772, fu decorato del titolo di dottore. Il piano della sua opera lo menò quindi in Germania; visitò le gran corti, le biblioteche e i personaggi più rinomati. Egli ha pubblicato il giornale de' suoi viaggi: quest'opera è scritta d'uno stile grazioso e fiorito. I signori Eschemburg, e Bode l'hanno tradotta in tedesco, e Mr. Giov. Villelmo Lustig, organista di Groninga, la trasportò in idioma olandese. Annunziò egli poi la sua storia della Musica, in tre volumi. La metà de' sovrani dell'Europa e i letterati di tutte le nazioni, si sono sottoscritti a quest'opera. La quantità dei materiali l'obbligò a faticare quattordici anni alla composizione di quest'istoria, ch'egli pubblicò finalmente in quattro volumi in 4º con questo titolo: History of Music from the earliest ages to the present period, 1776-1788, con figure. Il primo tomo contiene la storia della musica presso i principali popoli, innanzi la nascita di G. C. Il secondo contiene la storia della musica dall'era cristiana sino alla metà del sesto secolo. Il terzo contiene la storia della musica dell'Inghilterra, dell'Italia, della Francia, della Germania, della Spagna e de' Paesi-Bassi, dal sesto secolo sino alla fine del decimo settimo. Finalmente in questo volume, comprende la storia della musica drammatica, o dell'opera e dell'oratorio: dalla sua origine sino al presente. Quest'opera contiene ancora le principali epoche e i progressi della musica di chiesa, come pure le biografie, gli ritratti e gli aneddoti de' primarj compositori, de' cantori e musici celebri. L'autore ha una singolare esattezza nel far l'istoria del dramma inglese, e vi ha aggiunto un ben lungo esame delle opere italiane di Hendel. Nel 1784, pubblicò ancora in Londra una Memoria su la vita di Hendel, e su la festa funerale celebrata in di lui onore nel maggio e giugno di quell'anno. Quest'opera è stata tradotta nel 1785, da Eschenburg, il quale tradotto aveva eziandio nel 1781, il di lui trattato su la musica degli antichi. La storia generale di Burney non è stata sinora tradotta nè in francese, nè in italiano, il che fa gran voto nella letteratura di queste due nazioni, se ne trovano solamente degli estratti in alcuni giornali. Burney, dice l'ab. Arteaga, “è il più accreditato scrittore, che esista della storia musicale” (V. osservaz. contro Manfredini p. 319.); tuttavia il Requeno il censura aspramente per riguardo all'antica storia della musica; ma bisogna convenire che in quella almeno de' tempi più bassi, egli è esatto, dotto e d'una diligenza incredibile: la sua opera è tanto più utile, quanto può riguardarsi in certa maniera come un trattato di musica, a motivo delle regole in gran numero, di principj e di riflessioni sopra quest'arte, di cui è ripiena.

 

Burrmann (Ericio), nacque a Bygdea nella Gozia occidentale, li 23 settembre del 1691. Egli pronunziò a Upsal nel 1712, un discorso colà poi pubblicato: De laude musices, e fu nominato direttore di musica alla cattedrale nel 1719, dopo la morte di Zellinger; aveva ancora pubblicato nel 1715 una dissertazione: De proportione harmonicâ. Abbiamo in oltre di costui altre pregevoli dissertazioni, come: De basso fundamentali, e De triade harmonicâ, etc. Egli morì li 3 novembre del 1729. (V. Mattheson Ehrenpforte.)

Bursio (Niccola) Parmigiano, professore di musica nel decimo quinto secolo. Vi ha di lui un'opera assai rara e ricercata da' curiosi con questo titolo: Musices opusculum cum defensione Guidonis Aretini adversus quemdam Hispanum veritatis prævaricatorem, Bononiæ 1487, in 4º. La musica vi è incisa in legno (V. Fournier, Diction. de bibliogr. a Paris 1809), l'opera è stampata in caratteri gotici, e fu scritta contro Bartolomeo Ramos de Pereja, spagnuolo che avea trovato nel metodo di Guido della confusione e delle cose inutili.

Busby (Tommaso) dottore in musica a Cambridge, stimato del pari come compositore e come scrittore. Egli fu incaricato dal dottore Arnold di fare la parte istorica e letteraria del Dizionario di musica, che costui pubblicò nel 1786. Diè poi egli stesso un nuovo Dizionario di musica compiuto, superiore a tutte le opere di questo genere, che sono comparse in lingua inglese. Si sono inoltre pubblicati in Londra molti pezzi di musica pel canto, e per il forte piano sotto la direzione del Dr Busby. Nell'Italico Giornale che si stampa in Londra, t. III, febbrajo 1814, si annunzia e si critica una nuova traduzione in versi inglesi, pubblicata l'anno innanzi dal nostro D. Busby, del poema di Lucrezio. “In quanto riguarda la semplice versificazione, dice l'autore della critica, un'idea ci occorre che forse non ce ne saprà male il degno Dottore istesso. Se vero è che la poesia e la musica siano sorelle, chi meglio d'un Dottore in musica sperar potrebbe di divenir poeta? È da temersi però, che questo supposto grado di mitologica parentela fra le due Muse non abbia avuto il migliore degli effetti sul nostro autore.” (p. 49.)