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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1

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In Roma, secondo l'espressione di un dotto Inglese30, fu la musica quasi innestata, e trapiantata onde non potè avere quell'influsso su i costumi, sul governo e sull'educazione che ebbe presso i Greci loro maestri. Nulla in fatti hanno aggiunto i Romani alla Musica di costoro, contentandosi solo di copiarli e di tradurli. I Scrittori latini della teoria musicale, come S. Agostino, Cassiodoro, Albino, Marciano Capella, Macrobio e più di tutti Boezio più non dissero di ciò, che avevano imparato da' Greci, cui ciecamente seguivano.

Ma lo stato della musica divenne ancor più deplorabile alcun tempo dopo la rovina dell'impero Romano. Fra tante nazioni barbare che se ne impadronirono, solo trovò un'asilo, il che sembra incredibile, presso i Saraceni o gli Arabi. Costoro dopo di aver distrutto nelle loro prime conquiste tutti i monumenti delle Scienze e delle Arti, e tutti i tesori letterarj che conservavansi nella famosa biblioteca d'Alessandria, appassionatamente si diedero quindi a ristabilirle, e con particolarità nella Spagna. Sopravanzano ancora alcuni loro scritti su la Musica, che essi coltivarono con impegno e come Arte, e come Scienza, recato avendovi l'ajuto delle matematiche cognizioni. L'Ab. Andres, che fè tradurne alcuni dal dotto Casiri autore della Biblioteca Arabo-Ispana, per la sua Storia Letteraria, così ne giudica. “Si vede, egli dice, che gli Arabi, benchè seguaci della dottrina de' Greci, non l'abbracciarono senza esame; ch'ebbero forse più giuste cognizioni della parte meccanica de' suoni, che gli stessi loro maestri, e che in varj punti ne corresser gli errori, ed empirono il vuoto della loro dottrina. Ma degli scritti arabici su la Musica rimasti sepolti nelle biblioteche, poco, o nulla sappiamo per poterne ritrarre qualche lume, e conoscere i progressi, che dovrà forse quella scienza all'erudite loro fatiche, ma che sono a noi poco noti.” (Dell'origine, dei progressi ec. tom. 4.)31.

Nel decorso di questi secoli d'ignoranza dee la Musica alla Religion Cristiana qualche misero avanzo di cultura: non considerossi più allora come un'arte di genio, di cui i progressi interessar dovessero la sensibilità e 'l piacere, ma come una specie di liturgico rito, cui bastava aggiugnerne quello soltanto e non più che richiedevasi per soddisfar al bisogno. “Non per erudizione e cultura, non per compiere il quadrivio delle scuole, non per illustrare le matematiche discipline, ma per cantare degnamente i divini ufficj si coltivava lo studio della musica: e nel lungo catalogo, che si potrebbe formare degli Scrittori di musica di que' tempi, non s'incontrano che monaci ed ecclesiastici.” (Andres ib.)

Dissipatasi finalmente in Europa poco a poco la spessa nebbia, che per lungo tempo oscurato aveva l'intendimento degli uomini, e postosi il genio in attività, rinnovossi l'amor delle scienze e le arti liberali cominciarono a riprendere il loro antico vigore. La Musica, egli è vero è stata fra queste l'ultima a coltivarsi, perchè non trovò essa come le altre, degli antichi esemplari e modelli da imitare, perita essendo quasi del tutto la pratica musicale de' greci e de' latini, e non essendosi scoperte ancora le opere di costoro, che in qualsivoglia maniera ne contenevano i precetti. Per tal ragione si è quest'arte dovuta creare nuovamente del tutto in Europa. Rozzi è vero ne furono i principj, ma questi non debbonsi che all'Italia32: i primi albori di questa scienza non apparvero che in questo clima felice. Guido monaco d'Arezzo sul cominciare dell'undecimo secolo fu l'inventore di un metodo precettivo di Musica, e dettò delle regole certe. A ragione, dice l'Arteaga, “vien egli comunemente considerato come il fondatore ed il padre della moderna musica. In que' tempi tenebrosi egli è ciò, che nel mare agli occhi de' naviganti smarriti è una torre, che veggasi biancheggiar da lontano. I suoi meriti principali sono d'aver migliorata l'arte del cantare, ampliata la stromentale, gittati i fondamenti del contrappunto, e agevolata la via a imparar presto la Musica troppo per l'addietro spinosa e difficile.” (Rivol. tom. 1, pag. 106.) Dopo costui altri valenti Italiani si accinsero a migliorarne il metodo, e a slargarne i confini. Tali furono un Marchetti maestro del re Roberto di Napoli, e Prosdocimo ambi di Padova, e Mascardio e Franchino Gaffurio di Lodi, e Anselmo Parmigiano, e Fisifo da Caserta e più altri. Nel secolo XV e su i principj del seguente cominciossi ancora in Italia a dissotterrare e a tradurre in latino le opere dei Greci Armonici. Niuno di questi Scrittori era stato sino allora pubblicato nè in greco, nè in latino. Giorgio Valla da Piacenza nel 1497, diè il primo una versione latina dell'Introduzione Armonica di Cleonide, o del preteso Euclide, insieme con l'Architettura di Vitruvio, ove questo latino Scrittore tratta ancora di musica. Valgulio da Brescia nel 1507, diè al pubblico una non spregevole traduzione del Dialogo su la Musica di Plutarco con un suo Discorso su l'Antica Musica, e contenente la spiegazione di più termini musicali di questo autore. Troviamo in oltre che nelle opere del prelodato Gaffurio stampate sulla fine del decimoquinto secolo vengono da lui citati i Greci Musici Aristosseno, Tolomeo e Porfirio suo scoliaste, il vecchio Bacchio, Briennio e Plutarco. È prova oltracciò del suo sapere la traduzione di Aristide Quintiliano a sua istanza intrapresa da Francesco Burana Veronese circa 1494, che manoscritta si serba in Verona per testimonio del Maffei (Veron. illustrat.)

A promuovere vie più i progressi dell'Arte stabilironsi allora in Italia molte Accademie. Nel 1543, quella de' Filarmonici in Vicenza, d'onde passò ella poi a Verona. Nel 1662, formossi in Bologna una società dello stesso genere col titolo di Accademia de' Filomusi, e l'anno di appresso quella de' Musici Filachisi, che cedettero quindi il loro luogo al cel. Istituto di quella città. E come è assai naturale il cercar di dare maggior rilievo e annobilire i titoli della prima gloria, si diè allora in Italia il fastoso nome di Virtuosi a coloro che esercitavan l'arte del canto o del suono. Sorsero ancora in que' tempi molti grand'ingegni che co' loro lumi cercarono, per quanto fu loro possibile di fissare le vere regole sì per la teoria, come per la pratica, un Galilei, un Caccini, un Zarlino, un Doni, e altri molti dotti italiani. A riformar poi il cattivo gusto del gotico contrappunto, ch'era in gran voga presso le nazioni tutte d'Europa non vi contribuì che solo l'Italia. “Se la musica italiana, dice Mr. Beattie, ancora nella sua infanzia, non fosse venuta a cadere sotto la direzione d'un gran genio, come Palestrina, non sarebbe così prontamente giunta alla sua virilità. Una lunga serie di Compositori subalterni può menare ad alcune scoperte in un'arte; ma non potrà farla giammai sortire dalla mediocrità, poichè cotali persone non esercitano un'influenza capace d'interessare i dotti ed il volgo ai successi d'un'arte novella. Ma Palestrina ha fatto della sua arte un oggetto d'ammirazione non solo del suo proprio paese, ma d'una gran parte ancora dell'Europa, e tutti gl'intendenti, buoni giudici di questa materia, vedevano con piacere che il suo sistema era fondato sopra ben ragionati principj, e che quantunque potesse esser condotto a maggior perfezione, non poteva frattanto riguardarsi come perfetta se non perchè vi era conforme. Dopo quest'epoca in fatti, la Musica è stata coltivata in Italia con altrettanta attenzione che successo. Bisogna dunque farsi maraviglia dell'eccellenza senza pari della Musica Italiana?” (Essay on poetry, and music, sect. III.)

Un altro efficace mezzo trovato anche in Italia si è l'istituzione de' Conservatorj, nome che si è dato alle scuole pubbliche di musica, senza dubbio perchè son eglino destinati a naturalizzar perpetuamente quest'arte, a perfezionarne il gusto, e a conservarla in tutta la sua purità. Prima di tai stabilimenti eranvi a dir vero in diverse città d'Italia delle scuole assai celebri per il canto ed il suono, per la composizione e per il miglioramento della teoria musicale, ma non eran queste delle fondazioni a perpetuità, e tenevansi solo in case di alcuni particolari. Roma dove la particolar esecuzione della musica sacra avea da lungo tempo introdotta la necessità degli studj, e de' maestri, ebbe la celebre scuola dei Fedi, e degli Amadori. Modena quella di Peli: Milano di Brivio, e Firenze quella di Redi. Bologna ebbe per caposcuola Pistocchi, e quindi il cel. Bernacchi, e per la stromentale il Corelli, ec. Ma l'esperienza ha dato a diveder chiaramente la maggior utilità de' Conservatorj, dove la buona scuola si perpetua, e più agevolmente si propaga. Sono essi in Italia delle pie fondazioni, ove i ragazzi vi sono alloggiati, mantenuti e gratuitamente instruiti. Vi si ammettono inoltre de' pensionarj, di modo che tutte le classi de' cittadini andar possono a cercarvi comodamente un'educazion musicale, che deesi molto preferire alle lezioni particolari. I teatri, e le chiese traggono egualmente da' Conservatorj i soggetti, di cui hanno bisogno.

 

Venezia si reca il vanto di possederne quattro destinati all'educazione delle giovani orfane donzelle, mantenute ivi a spese de' ricchi amatori di musica, nobili, negozianti e altri. Rigorosamente tenute in riguardo a' costumi, vi sono instruite da' migliori maestri dell'Italia; Jommelli e Sacchini furon di questo numero. Tutti i sabati e le domeniche alla sera vi si fanno de' pubblici concerti, ed egli è curioso pei forastieri, che vi assistono, il sentire non solo tutti i diversi generi di voce, ma ancora tutte le specie di strumenti maneggiati da donne, senza che la durezza delle corde del contrabbasso, o gli aspri suoni della tromba e del corno sbigottissero la debolezza de' loro polmoni, o la delicatezza delle loro dita. Queste ragazze vengono in que' Conservatorj alimentate, finchè vanno a marito.

Napoli sopra tutto è la più famosa in Italia per siffatti stabilimenti, che colà son forse i più antichi. Tre una volta ve n'erano per i figliuoli, poichè il quarto, detto de' Poveri di G. C. che recavasi a gloria di aver formati i Vinci e i Pergolesi, nomi illustri per la musica, era stato soppresso per istabilirvi un Seminario. Quivi era già che presso a seicento allievi occupavansi interamente dello studio della musica33. Ciascuno de' Conservatorj aveva due principali maestri, uno per la composizione, l'altro per il canto, oltre a più maestri per ogni sorta di strumenti. Fra i primi si contano i Scarlatti, i Leo, i Duranti, i Finaroli, ec. e per loro allievi l'Hasse, Traetta, Piccini, Sacchini, Guglielmi, Anfossi, Paesiello, Cimarosa, Zingarelli ec. resi celebri per tutta l'Europa colle immortali loro produzioni. Questa scuola di Napoli da più di un secolo è stata la più feconda in rinomati musici: essa sola ne ha certamente prodotto più che tutto 'l rimanente dell'Italia e fin anche dell'Europa intera34. Se vi sono in Italia alcune città meno principali ove non hanno potuto aver luogo i Conservatorj, vi ha pur nondimeno una scuola, dove un Maestro di cappella assai abile istruisce i giovani principalmente in quel che riguarda il servizio della orchestra della chiesa cattedrale, e che può in certa maniera supplire al difetto de' Conservatorj. Da questi seminarj è quindi straordinario il veder uscire un numero considerevole di gran maestri dell'arte e de' famosi artisti che percorrono le provincie per ispirarne il gusto e moltiplicarne gli amatori? Ed ecco come in Italia tutto il mondo è musico; le orecchie assuefatte alla musica, divengono musicali: ecco perchè si odono su le pubbliche piazze i calzolai, i fabbri, i falegnami, i ciabattini, le donnicciuole ed altre persone di questa specie, cantar delle arie a più parti, con una precisione ed un gusto ammirabile, con ispezialità in Roma e in Venezia, ove si desidererebbe esser tutto orecchio, al dire di Mr. Burney nel suo Giornale de' Viaggi, per sentire e prendere tutto ciò che vi ha di più bello in riguardo alla musica. “Bisogna attribuire questa ricchezza alle numerose istituzioni musicali che la pubblica munificenza e l'amor delle Arti vi hanno da per tutto erette, ed al grand'uso che vi si fa della musica nelle chiese, ne' teatri, negli oratorj.” Così scriveva pochi anni sono un dotto Francese, esortando la sua nazione a seguir l'esempio dell'Italia, se pur voleva una buona scuola di musica (M. Raymond, Lettre à M. Millin, dans le Magaz. Encyclop. 1810.)

Se la Germania è la seconda patria di quest'arte incantatrice, che le deve sì grandi progressi: se la Germania è egualmente celebre per l'immenso numero de' suoi artisti, virtuosi e compositori di prima sfera, ne è in parte debitrice all'Italia. I Conservatorj di Napoli sono stati sempre pieni di Tedeschi; i più gran maestri della Germania Hendel, Bach, Hasse, Gluck, Nauman, Haydn, Mozart, Gretry35 o sono venuti in Italia ad apprender nelle sue scuole la musica, o formarono il loro gusto spezialmente per la vocale su quello de' maestri italiani. “È più d'un secolo, al dire di M. Suard, che il gusto della musica e della buona musica italiana si è generalmente stabilito in Germania, e secondo il giudizio di molti, vi si è conservato più puro e più austero che nella stessa Italia; che quivi più che in Italia si eseguisce musica italiana, che da Leopoldo I, sino a Giuseppe II, gli Imperatori hanno amato e coltivato la musica, hanno chiamato alla loro corte, protetto e ricompensato da gran principi i gran maestri italiani.” Siffatta protezione36 e gara, ed istinto della bella musica italiana ha fatto che i Tedeschi siano naturalmente tutti musici.

Quel che ha contribuito ancora a spargere il gusto della musica in tutta la Germania, egli è un'antichissima usanza, che non si trova in verun altro paese. In tutte quasi le pubbliche scuole de' villaggi come delle città, s'impara la musica ai ragazzi nel tempo stesso che s'insegna loro il leggere e lo scrivere. Niun maestro di scuola vien ammesso ad esercitare la sua professione, che non sappia almeno gli elementi di quest'arte, e sonare qualche instrumento: e quel ch'è più a rimarcarsi, egli è, che da per tutto ove i Gesuiti hanno avuto de' collegj e delle scuole, son essi stati i più attivi in questa parte del pubblico ammaestramento, essi, che da per tutto altrove si sono mostrati poco favorevoli alla coltura delle belle arti37. Ma siccome trovarono in Germania l'insegnamento della musica stabilito nelle scuole, e 'l gusto di quest'arte protetta dal Governo sparso per tutto il paese ebbero la politica di favorirne lo studio e la pratica.

Non v'ha paese al mondo, senza eccettuarne l'Italia, dove il popolo abbia un gusto più generale per la musica come nella Germania; perchè niuno ve n'ha dove le orecchie siano più continuamente inzuppate di musica d'ogni specie. In tutte le città, delle truppe di virtuosi ambulanti vanno per le strade e riempiono le osterie, cantando e sonando molti instrumenti. Da per tutto dove vi sono delle università e de' collegj, gli studenti si radunano per andar per le strade, e sopra tutto la notte, a cantar degl'inni, de' canoni, o de' pezzi da teatro a concerto, accompagnandosi con ogni sorta di stromenti; e prendono senza difficoltà del danaro da quei che se ne sono divertiti38. Fin anco i soldati hanno delle scuole particolari ove apprendano il canto: e poche sono le persone di servizio che non sappiano sonar qualche stromento. Tutti i principi hanno una musica militare; e la maggior parte fanno accompagnare la loro tavola dal suono delle trombe e dei timpani. “Bello è il Prater a Vienna, dice con trasporto il D. Lichtenthal, esso è un pubblico passeggio in un'isola del Danubio. Quà s'ode musica concertata, là sonatori d'arpe, altrove liuti e ghironde, più lontano si volge una folla ebbra di allegrezza dietro il suono di timpani e trombe; non v'è nulla di più magico, di più animato. Le musiche consuete nelle pubbliche piazze, nelle osterie, ne' caffè, divagano la plebe infelice dal sentimento della vita.” (Influenza della musica ec. pag. 26.)

 

Quel che dà ai Tedeschi un luogo molto distinto nella storia dell'arte, si è il rapido e mirabil progresso ch'eglino han fatto fare alla musica strumentale; quell'immensa copia di concerti, di sinfonie, di sonate di clavicembalo, di cui hanno arricchito tutte le orchestre dell'Europa, dove quasi più non si eseguisce altra musica di questo genere, o che sia composta almeno sul loro gusto. Noi non staremo quì ad annoverare l'infinito numero de' virtuosi del primo merito di questa nazione in tutti i generi: il nostro Dizionario soverchiamente ne abbonda. Ma tra i gran servigj che i Tedeschi han reso alla Musica, obbliar non si devono le preziose e moltiplici invenzioni loro per la perfezione de' diversi strumenti. Noi lor dobbiamo l'uso dei clarinetti, dei tromboni, de' corni nell'orchestre, e di aver portato alla più gran perfezione il cembalo, il piano-forte e l'arpa. Deesi finalmente ai Tedeschi un gran numero di Opere su la teoria e su la pratica della musica. Senza far quì parola dei trattati su l'antica musica, e su quella di chiesa, come su le controversie relative al contrappunto, che hanno diviso ed occupato più dotti uomini per il corso di due secoli, sopra tutto in Italia e nella Germania, citeremo solo l'Opera di Fux, Gradus ad Parnassum, che gl'Italiani tradussero nella loro lingua e per lungo tempo se ne servirono come di un buon libro elementare: e i diversi trattati di Kirnberger, che ha fondato una scuola ed ha sottoposto ad un nuovo sistema tutti i principj dell'armonia. La letteratura musicale della Germania è senza contraddizione e senza alcun paragone la più ricca dell'Europa: essa possiede in riguardo a tutte le parti dell'arte una quantità prodigiosa di eccellenti opere, pubblicate nel corso del secolo 18º, da Mattheson, da Marpurg, da Bach, da Knecht, da Vogler, da Forkel, Nickelman, Gerbert, Koch ed altri moltissimi che potranno quì riscontrarsi.

Se vi fu un tempo in cui i Tedeschi, i Spagnuoli e gl'Inglesi credettero di buona fede di possedere una musica loro propria, persuasi che vi andava della loro gloria ad abolire certe produzioni musicali nelle rispettive loro lingue, che essi vantavano quai capi d'opera dell'arte, benchè insoffribili a tutte le orecchie tranne le loro: alla fine il sentimento e 'l piacere trionfarono della lor vanità, ed essi non dubitarono di sacrificare al gusto ed alla ragione de' pregiudizj, che rendono spesso le nazioni ridicole per quell'onore stesso che esse vi attaccano. Ma i Francesi39, che di tutti i popoli sembrano aver l'orecchio il meno musicale, sono stati gli ultimi nell'Europa ad adottare il buon gusto della musica italiana. Chi non sa l'aspre guerre e le lunghe accanite altercazioni che suscitaronsi nella nazione da' zelanti partigiani della musica francese? “Noi abbiamo veduto a nostri giorni, scriveva un filosofo di que' tempi, delle persone assai folli, e d'un orgoglio abbastanza insoffribile per voler incitare il Magistrato a rigorosamente procedere contro lo scrittore che dando la preferenza alla musica italiana, era d'un sentimento diverso dal loro.” (Helvet. de l'esprit, Disc. II. Chap. III.) Finalmente dopo più di sessant'anni di guerre musicali, il gusto nazionale ha trionfato dell'ostinazione di alcuni individui interessati a sostenere un falso sistema: le penne filosofiche di Rousseau, di d'Alembert, dell'ab. d'Arnaud, di Suard, di Choron han dimostrato appieno la superiorità della musica italiana e della sua scuola. Ad imitazione dell'Italia si ha fin anche eretto in Parigi un Conservatorio di musica nel 1795. Secondo la sua attuale organizazzione, avendo per oggetto la conservazione e la riproduzione della musica in tutte le sue parti, e della declamazione drammatica ed oratoria, comprende due scuole particolari, una di musica, l'altra di declamazione. Un direttore e tre ispettori formano un comitato di direzione, e di soprantendenza all'insegnamento. Trentatrè professori, sei altri sopraggiunti e ventisette allievi ripetitori, danno di due giorni l'uno, lezioni a trecento allievi divisi per classi, tra quali vi ha circa a cento donne. Il cel. Cherubini italiano è uno de' maestri di composizione.

Il Conservatorio è divenuto un punto di riunione per tutti gli amatori di musica. Gli esercizj de' suoi allievi sono i più briosi concerti di Parigi. La musica strumentale sopra tutto vi si eseguisce con rara perfezione, sì per le sinfonie, come per gli a solo degl'istrumenti. Vi si sentono ancora i migliori pezzi di musica classica. L'Instituto nazionale delle Scienze e delle Arti distribuisce ciascun anno de' premj a quegli allievi che più disimpegnati si sono nel concorso musicale, e a spese dal Governo son questi mandati a Roma per compirvi i loro studj. Il Conservatorio ha reso in oltre de' nuovi servizj all'arte, con la pubblicazione di un corpo di opere elementari, compilato in ciascuna parte da' più valenti professori. Quelle, che sinora sono uscite alla luce, hanno avuto tal successo, che si sono sparse per tutta l'Europa e tradotte in più lingue. Si è unito al Conservatorio un teatro destinato a' pubblici esercizj degli allievi e alla distribuzione de' premj, ed una biblioteca pubblica contenente libri e produzioni musicali d'ogni genere.

Sebbene le opere di erudizion musicale sian rare in Francia, e molte ve n'abbia su la teoria, le quali, o hanno per autori degli Artisti, e per non saper eglino ben pensare e ben scrivere, son difettose per la sostanza e per la forma, o de' Letterati che non possedendone la pratica, non insegnano che sistemi ed errori, vi ha tuttavia gran copia di Trattati, i quali contengono delle eccellenti vedute su l'espressione, su l'imitazione, sulla poetica e sulla filosofia della musica. Oltre i Dizionarj di Brossard e di Rousseau, e la parte della grande Enciclopedia che tratta di quest'Arte e Scienza, l'Enciclopedia Metodica, più anni sono, intrapresa da alcuni illustri letterati e molto intendenti di musica di questa nazione, abbracciar doveva con maggior estensione tutti gli oggetti e tutte le parti della medesima; ma per disavventura non si è ancora, e non si sarà forse più oltre al primo volume pubblicato nel 1791. I suoi autori con una libertà e un disinganno, degno veramente della loro filosofia e de' loro lumi, quasi ad ogni articolo combattono gli antichi pregiudizj della lor nazione, e rendon giustizia alla scuola italiana.

Oltracciò un altro non meno insigne letterato della Francia, M. Choron, professore di mattematica, e capo di brigata nella scuola Politecnica, dopo un profondo studio di tutte le diverse scuole di musica, dopo aver letti i migliori didattici sì italiani che tedeschi, de' quali appreso aveva espressamente le lingue, mosso da zelo per gli avanzamenti di quest'Arte tra' suoi nazionali; diè al pubblico nel 1809, i Principj di Composizione delle scuole d'Italia in tre gran volumi in fol., elegantemente incisi in 1456 rami che formano un corpo compito e metodico delle migliori regole che si trovano sparse quà e là in più trattati di autori italiani. Quest'opera d'immense fatiche e d'immense spese, ha meritamente riscossa l'approvazione e gli applausi di tutti i buoni conoscitori non che della Francia ma dell'Europa intera, e può dirsi il trionfo della scuola italiana. Il suo Autore promette in oltre un'immensa collezione di tutti i Classici Italiani. Tale è oggidì lo stato della Musica in Francia, e tra le persone di educazione più non vi ha chi non apprenda la lingua e la musica italiana.

L'Inghilterra è il solo paese, dove la musica è stata considerata a segno di promuovere al dottorato; e ben può dirsi che leggiermente non vi si tratta questa scienza, dappoichè i decreti dell'università d'Oxford obbligano a far prova di sette anni di studio e di pratica, prima che si sia ammesso al grado di Baccelliere, e di altri cinque anni dopo di essere ammesso a questo grado, per aspirare a quello di Dottore. È d'uopo in oltre, per il primo grado, che si facciano eseguire in pubblico de' pezzi di musica a cinque parti, in una sessione intimata tre giorni innanzi; e per il dottorato, de' pezzi a sei e ad otto parti. Reca pur maraviglia che tale usanza, la quale rimonta sino al decimoquinto secolo, non sia stata imitata ancora da veruna delle nazioni d'Europa. Dopo più di un secolo il gusto degl'Inglesi per la musica è diviso a ragione tra quella de' Tedeschi per la strumentale, e quella degl'Italiani per la vocale. A quest'ogetto non vi ha tra le persone colte chi non impari la lingua italiana, per essere più sensibile agl'incanti della sua poesia e della sua musica, e per la stessa ragione vi sono colà più teatri di opere e serie e comiche in questa lingua, rappresentato da attori italiani. “I nostri giovani compositori, dice il dottor Burney parlando de' suoi nazionali, si fanno anche un merito di essere imitatori della musica italiana, senza che siano stati in Italia. Noi abbiamo in Inghilterra l'Opera italiana e seria e buffa in una grande perfezione, e nella lingua italiana, composte l'una e l'altra, ed eseguite dagl'Italiani. Puossi quindi convenire, che questo paese (l'Inghilterra) esser dee una scuola ben adatta a formare un giovane compositore.” (Travels etc.) “Londra sopra tutto è perciò divenuta l'Indie de' maestri, e de' virtuosi italiani: quando uno di questi giunge a contentare gl'Inglesi, comincia allora a stimare se stesso, ed a conoscere di quanta ricompensa sia degna la temerità d'aver affidata la propria sussistenza ad un'arte la di cui sorte dipende puramente dal capriccio.” (Eximeno l. 3, c. 4.) Molti Scrittori in oltre ha prodotti quest'isola su la Musica, che con la profondità delle loro riflessioni e delle loro erudite ricerche, ne hanno illustrato la teoria e la storia.

“La nazione Spagnuola tanto dal carattere, quanto dalla lingua ha dopo l'Italiana le disposizioni più vantaggiose per la Musica, ma queste restano quasi sterili, per mancanza di esercizio. Generalmente la Musica sta nella Spagna confinata nelle chiese, i di cui maestri di cappella sono ecclesiastici, e sono una vera appendice de' contrappuntisti del seicento. Nella Corte e nelle provincie meridionali vi è più passione e più senso per la musica: l'Opera italiana vi è molto ben intesa.” Ecco il saggio che ne dà un disinvolto Spagnuolo (Eximen. loc. cit.). Noi possiamo aggiungervi che molti di questa nazione son riusciti eccellenti compositori dopo di avere studiato in Italia; tali sono stati il Terradeglias, e più recentemente il Martini ed altri. Ma un più importante servigio reso da alcuni dotti Spagnuoli alla Musica sono le opere classiche di un Salinas tra gli antichi, e tra' moderni di un Eximeno, d'un Yriarte, d'un Arteaga, d'un Requeno. Ed ecco abbastanza per dar a divedere, come aveva promesso, il gusto particolare delle principali nazioni d'Europa in riguardo alla musica, e la parte che ha preso ciascuna ai progressi di quest'Arte e Scienza.

Non mi resta che dar conto ai lettori de' materiali, di cui ho fatto uso per la compilazione del presente Dizionario. In riguardo a' Greci e a' Latini Armonici mi sono servito, oltre delle Biblioteche Greca e Latina del Fabricio, della storia delle Scienze presso i Greci di Meiniers, dell'Autore de' Viaggi di Anacarsi, e principalmente de' Saggi del Requeno, sulle di cui tracce ho voluto dare una bastevole idea delle loro Opere. Per gli Scrittori ed Artisti Italiani io ho fatto uso del Tiraboschi, del Bettinelli, dell'Arteaga, del Martini, ec. Per quei delle altre nazioni io ho consultato, per quanto mi è stato possibile, i loro Storici, o le loro opere; e generalmente per tutti ho svolto più giornali, più storie letterarie, gli Atti e le Memorie di più Accademie; ed in questa occasione io devo a molti amici un pubblico attestato della mia riconoscenza per avermi soccorso co' loro lumi, e provveduto ancora di que' libri, che facevano all'uopo. Tutte le volte che io ho potuto aver per le mani le opere stesse de' Scrittori di Musica, io ne ho dato un più lungo Estratto, ed in mancanza di ciò non ho omesso di darne un Saggio d'appresso agli Autori che ne han parlato. Io ho cercato da per tutto delle notizie de' più celebri Compositori ed Autori tuttora viventi: pur nondimeno non ho la presunzione di credere, che molti non ne abbia omessi egualmente pregevoli. Avendone ulteriormente notizie saprò trarne profitto col mezzo di un Supplemento, che si darà alla fine dell'ultimo volume.

Dopo di avere io raccolti e messi in ordine tutti i materiali del mio Dizionario, pervenne a mia notizia che in Francia se ne era pubblicato già uno sullo stesso argomento; per lo che ragionevol cosa mi parve di sospendere allora il mio lavoro, e di ritardarne la pubblicazione. Ebbi l'attenzione di provvedermi di quel Dizionario, ed ecco il giudizio e l'uso che ne ho fatto. Il nome di M. Choron40 che va in fronte del medesimo come uno de' suoi autori, previene in suo favor da prima ogni lettore, che è al fatto de' gran servigj ch'egli ha reso alla Musica; ma, come dicesi espressamente nella prefazione, egli soltanto ne concepì il progetto, e l'esecuzione ne fu ad altre mani affidata41. Tranne alcuni pochissimi articoli e l'Introduzione, che è un eccellente compendio della Storia della moderna Musica, e quel medesimo che M. Choron aveva pubblicato alla fine del terzo volume de' suoi Principj di Composizione, tutto il resto appartiene a dirittura a un certo M. Fayolle, da cui pare che non si possa pretendere tutta l'esattezza e la perfezione, che senza dubbio vi si sarebbe trovata, se fosse stata l'opera di quel valent'uomo, a cui non mancavano i lumi e le cognizioni a ciò necessarie. Nel suo Dizionario vi si trova dell'eccesso e del difetto, e benchè abbracci una più vasta estensione di oggetti, vi ha tuttavia un'infinità di articoli che non contengono se non nomi oscuri e poco benemeriti dell'Arte, mentre moltissimi altri se ne omettono che tornerebbe più conto a far conoscere. Tali sono la più parte de' Greci Armonici e de' loro Scrittori di Storia musicale, de' quali se vi ha degli articoli, nè pur si dà un Saggio delle loro opere. Malgrado però questi difetti, mi è stato d'uopo confessarlo, egli mi è stato utile in riguardo agli Scrittori e Compositori moderni della Francia e della Germania. Io ne ho fatto uso, qualora non mi è riuscito di trovar altronde delle notizie. Ma oltre a quattrocento e più articoli del tutto nuovi nel mio presente Dizionario, che ivi in niun modo s'incontrano, si vedrà che non abbiamo tutti e due attinto agli stessi fonti. Il lettor ne faccia il paragone e ne giudichi.

30Brown, dissert. sull'origine, unione ec. della poesia e della musica, Londra 1763.
31Nell'Enciclopedia Metodica all'articolo Arabes si dà un Saggio della musica specolativa e pratica di questa nazione.
32C'est aux Italiens que l'Europe doit la renaissance de la musique comme de tous les arts. Mr. Suard, au mot Académie dans l'Encyclop. method.
33Sotto il glorioso governo e la protezione de' generosi nostri Sovrani Carlo e Ferdinando, esistevano in florido stato questi Conservatorj di Napoli. La provida cura e 'l zelo per gli avanzamenti di questa bell'arte mossero l'attuale nostro Monarca a formar sin anche per quello detto della Pietà nel 1792; una copiosa Biblioteca di libri teorici, non che di carte d'ogni genere di Musica antica e moderna, di cui ne affidò l'impegno al celebre letterato D. Saverio Mattei. Ma, da che questa città cadde sotto la dominazione francese, si sa che i tre Conservatorj furon ridotti a un solo, la di cui organizazzione, per confession medesima di M. Choron, non ha riuniti i suffragj di tutti.
34Una pia fondazione di un Conservatorio vi ha anche in Palermo sin dal 1618, detto de' figliuoli dispersi, ai quali facevansi solo da prima apprendere le arti meccaniche. Pensò quindi saggiamente il Governo nel 1747 di aggiungervi la musica ed altri studj per migliorarne l'educazione. Prosperi ne furono i principj, e non pochi allievi ne sortirono virtuosi per la composizione, per il canto e la parte strumentale, che non solo si sparsero in tutto il regno, ma portatisi alcuni di loro in Germania, in Francia, in Spagna, in Inghilterra ed altrove, o vi si stabilirono con onore ed ottimo successo, o ritornarono nella patria dopo di avervi riscossi e meritati degli applausi. Moltissimi potrei annoverarne se non me l'impedisse la brevità d'una nota. Coll'andar però del tempo, per le angustie del paese, più non bastando le rendite a mantenere il necessario numero de' maestri, ed un sufficiente numero di allievi per tutti i rami dell'Arte, questo Conservatorio di Musica è venuto meno a segno che corresi rischio di non esservi di quà a pochi anni più musica in Sicilia. L'anno scorso volendovi provvedere il Governo, diè a me e al Sig. Guerra l'ordine di formare un Piano di Scuola di Musica per una nuova organizazzione del Conservatorio: si ebbe la bontà di approvarlo; ma altre più interessanti cure gli sono state sinora d'ostacolo, perchè non si sia potuto mettere in esecuzione. Il Conservatorio di Milano è d'una data assai recente: egli non fu stabilito che nel 1808, il cel. maestro Bonifacio Asioli ne ebbe allora la direzione. Egli è formato di 14 professori e di 60 allievi tanto pensionarj che esteri, e ha dati già de' soddisfacenti risultati. Di ciò ne sia un picciol saggio, che dopo men di quattro anni della sua istituzione si fu in istato di farvi eseguire con esattezza la cel. musica della Creazione e delle quattro stagioni di Haydn da' suoi allievi, come glie ne rende pubblica testimonianza il Sig. Carpani nelle sue Haydine, Lett. 11, nella nota p. 186.
35La scuola italiana, dice quest'ultimo, è la migliore che esiste, tanto per la composizione che per il canto; la melodia degli Italiani è semplice e bella… Con qual piacere io mi trovai in un colpo nelle praterie smaltate di fiori, dove si sarebbe detto che un Genio benefico mi avesse trasportato dalla terra ai cieli! Ma quale fu la mia sorpresa allorchè intesi per la prima volta i canti italiani… questa fu la prima lezione di musica che io ricevetti in un paese ove io correva per instruirmene. Le contrade settentrionali di Europa non han mai prodotto Artisti segnalati, che non abbiano fatto un soggiorno più o meno lungo nell'Italia. Sembra al certo, che questo sia un tributo da pagarsi a quel clima privilegiato, che in ricompensa ne assicura la loro riputazione. Gretry, Essai de Musique, p. 131 seg. edit. de Paris.
36Non solo gli Imperatori ma la più parte eziandio de' Principi della Germania sono stati in ogni tempo i più zelanti e più generosi Mecenati di un'Arte che essi medesimi per lo più non isdegnavano di coltivare. L'elettor Palatino, la di lui sorella l'elettrice di Sassonia, a cui si fè gloria di dedicar l'Opera sua l'Eximeno, il duca di Wittenberga, senza escluderne il gran Federico re di Prussia sono stati compositori di musica. Si sa che quest'ultimo, il quale regolava da se stesso tutti gli affari di un gran regno, trovava il tempo di sonar di flauto ciascun giorno, per levarsi di noja, con Quantz suo maestro, e che compose un minuetto nella sua tenda dopo aver perduta la battaglia di Collin.
37Il dotto ab. Lami, che per più anni in un foglio periodico di Firenze proccurò di spargere de' lumi e del buon gusto nell'Italia, mostrava un dì a un forestiero le curiosità di quel paese. Nel vedere il palazzo Pitti, ecco, disse il forestiero, la culla delle arti; ed eccone la sepoltura, gli rispose Lami, nel mostrargli la casa de' Gesuiti che era dirimpetto a quel palazzo.
38In Berlino vi ha uno stabilimento per mantener 24 figliuoli, che sono instruiti nella musica, vestiti in uniforme, e vanno così a cantar per le strade.
39Les françois sont celui des peuples qui paroissent avoir l'oreille la moins musicale (M. Suard).
40Questo è il titolo dell'opera: Dictionnaire Historique des Musiciens Artistes & Amateurs, morts ou vivans, qui se sont illustrés en une partie quelconque de la Musique et des Arts qui y sont relatifs, tels que Compositeurs, Ecrivains didactiques, Théoriciens, Poëtes, Auteurs lyriques, Chanteurs, Instrumentistes, Luthiers, Facteurs, Graveurs, Imprimeurs de musique, etc. Par Al. Choron et F. Fayolle, tom. 2, in 8vo a Paris 1810, e 1711.
41La santé de M. Choron ayant éprouvé un dérangement assez long et assez violent, M. Fayolle resta seul chargé du travail, et le fit presqu'en entier; en sorte que, si l'on excepte l'introduction et un très-petit nombre d'articles, cet ouvrage est devenu le sien. Avant-Propos p. 1.