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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 4

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Scorpioni (Domenico), da Rossano, minor conventuale fu maestro di cappella in Roma, e nel Duomo di Messina sui principj dello scorso secolo. Le sue Riflessioni Armoniche stampate in Napoli nel 1701, sono citate con elogio dal P. Martini, e da Gugl. della Valle.

Silva, una delle più rinomate cantanti de' nostri giorni è stata grandemente ammirata per una bellissima voce, per la sua buona scuola di canto, e molto più per la sua singolar saviezza ed avvenenza. Essa nacque di nobil famiglia a Reggio di Modena, e più per suo diporto, che per bisogno ha cantato in alcuni pochi teatri. La fama di questi eminenti suoi pregi giunta essendo in Londra, fu spedita a bella posta una persona di distinzione a Reggio per scritturar la Signora Silva per quel teatro a qualunque condizione volesse ella imporre in quanto al prezzo, ma mentre trattavasi l'affare un'immatura morte venne a rapirla non compiti ancora i trent'anni di sua età.

Silvestro ii (il Papa), ossia Gerberto, prima arcivescovo di Rheims, poi di Ravenna, e precettore di Ottone III, e finalmente sommo Pontefice fu francese di nascita: ma venne giovine a Roma, ove conosciuto dall'Imperatore Ottone I, ebbe da lui il governo del cel. monastero di Bobbio verso l'anno 970. Egli adoperossi singolarmente a farvi rifiorire gli studj. Quattro anni soli governò la Chiesa Romana, ma ciò che il rendette assai caro ed utile all'Italia, ed all'Europa tutta, fu il di lui zelo nel risvegliare in tutti l'ardore del coltivamento de' buoni studj che già da più secoli sembrava del tutto estinto. Nelle sue lettere tratta sovente non sol della matematica, che era lo studio suo prediletto, ma della musica e d'altre scienze nelle quali ei si mostra versato. Le lettere, ove parla egli della musica, sono la 92, 124 e 151. Tra molte sue opere di meccanica si fa menzione di un organo idraulico di sua invenzione, nel quale l'acqua scaldata produceva i suoni (V. Tiraboschi tom. 3).

Solone nacque a Salamina, ma il desiderio di colta educazione lo fè trasferire da ragazzo in Atene. S'istruì nell'armonia e nella scienza de' costumi e della politica, e diede di tutto i più luminosi saggi. Incaricato dal Senato di formare un nuovo codice di leggi, egli vi diè opera con tal senno e prudenza, che ne' giorni festivi i ragazzi si radunavano a cantarlo nel tempio. Si sa che le leggi in que' tempi componevansi in versi e cantavansi in musica (V. l'artic. di Dracone). Platone nel Timeo dice di aver egli cantato il codice di Solone in questa circostanza insieme con gli altri ragazzi; assicurandoci che la melodia de' suoi canti era così particolare, che se gli sconvolgimenti degli Ateniesi non l'avessero disturbato, Solone sarebbe da paragonarsi con Omero, ed Esiodo per la leggiadra armonia delle sue composizioni. Solone morì a Cipro in età di 80 anni sei secoli prima di G. C.

Speranza (l'Abbate), uno de' più profondi teorici, e de' più illustri discepoli del maestro Durante, teneva scuola di musica in Napoli sua patria nella metà del p. p. secolo. A mostrare la di cui celebrità, basterebbe il dire essersi in essa formato il rinomatissimo Zingarelli. “Per avvezzare gli scolari, dice il dotto Carpani, a trarsi d'impaccio speditamente, ecco il metodo che soleva adoperare il celebre abate Speranza di Napoli. Egli obbligava il suo discepolo a comporre trenta volte di seguito, e variando tuoni e tempi, la stessa aria senza uscire dal carattere prescritto dalla poesia. La cosa è fattibile dappoichè trenta diversi maestri possono comporre sulle medesime parole, far ognuno un'aria confacente alle medesime, e nessuno aver fatto la musica dell'altro. Un bell'esempio di ciò ne abbiamo di recente in quella arietta messa in musica da cento e più maestri, e stampata dal Mollo in Vienna. Ma trarre da una sola testa e di seguito trenta cantilene diverse sulle stesse parole è cosa, come ognuno vede, scabrosissima. Di questa fatta il detto Speranza addestrò il rinomato Zingarelli, ec.” (Lett. 3).

Stat (M.), di nazione tedesco, cel. professore ed improvvisator di violino, venne in Italia sulla fine dello scorso secolo: fu in Milano alla corte di Ferdinando arciduca d'Austria. Oltre a più pregi necessarj per ben distinguersi su quell'istromento, che eminentemente trovavansi in lui riuniti, faceva nel suonare anche uso del pollice, di che ricavavane non indifferenti vantaggi. Viaggiò per tutta l'Italia, ed essendo in que' tempi assai illustre la riputazione del Pugnani, recossi a Torino. Ammesso in un'accademia, dove quel virtuoso eseguir doveva in presenza de' Sovrani un suo concerto dopo aver riscosso costui i più grandi applausi dalla corte e da tutti gli astanti, M. Stat pregò Pugnani che gli permettesse di suonar quel concerto medesimo, il che ottenuto capovolse la carta, e l'eseguì con tal franchezza, espressione e forza, che si trasse de' replicati viva, non che l'ammirazione di quanti eran presenti: ma al Pugnani sopraggiunsero così gagliarde convulsioni, che fu costretto ad uscirsene dalla sala. Siffatto aneddoto è il più grande elogio che far gli si possa.

Stellini (P. D. Giacomo), chierico regolare de' Somaschi, di Cividal nel Friuli, coltivò le lingue greca e latina, la poesia, la storia, la musica, le matematiche e la teologia. Fu professore di Morale nell'università di Padova, ove contrasse singolare amicizia col cel. Cesarotti e quindi morì l'anno 1770. Tra le sue opere stampate in Padova dopo la di lui morte nel 1781, in 6 vol. in 8º, molte cose si trovan sulla musica, che possono leggersi con profitto.

Testori (Angelo) da Milano, quanto brutto di persona, altrettanto amabile cantante di soprano è stato molti anni alla corte di Russia. Dopo aver guadagnati quivi de' tesori colla bella sua voce è tornato in Italia a goderne co' suoi ed è tuttora al servigio della R. Cappella di Milano. Era la sua maniera maestosa ed espressiva, e quel che più sorprendeva era il suo talento come attore.

Viganoni da Bergamo, può dirsi il primo de' cantanti di tenore nel genere comico o di mezzo carattere come dicesi in Italia. Egli si è spezialmente distinto nel Matrimonio segreto di Cimarosa per l'aria che fu per lui scritta pria che spunti in ciel l'aurora: non vi è stato teatro dove non gli si sia fatto cantar questo pezzo, senza produrre lo stesso entusiasmo e furore della prima volta. Viganoni è stato lungo tempo in Londra dopo aver girato per tutta quasi l'Europa: alla sua sublime maniera di cantare univa gran talento nell'azione, e sapeva sulle scene far divenire interessante la sua persona. Egli vive oggidì molto agiatamente in la sua patria all'età di 65 anni. Gli s'imputa alcun poco d'avarizia; ma a fare il suo elogio basta il proverbio ch'eravi in Italia: David per il serio, e Viganoni pel mezzo carattere.

Vinci (Pietro), di Nicosia in Sicilia, fu a' suoi tempi celebratissimo per le sue composizioni musicali. Egli fecesi apprezzare anche in Roma ed a Bergamo come maestro di cappella, e morì nella sua patria nel 1584. Il suo epitafio dà a divedere la riputazione di cui godeva al suo tempo. Temporis Amphyon nostri hac modo conditur urnâ – Haec Petrum Vinci barbara saxa tenent: – Ille tamen lapides sonitus dulcedine traxit – Hunc trahit in cineres efferas iste lapis. Egli aveva posto in musica (e sa Dio in quale musica) quattordici Sonetti dell'Eccell. Vittoria Colonna marchesa di Pescara, che fu stampata a Venezia nel 1580 in 4º. I suoi mottetti a quattro voci furono ancor quivi pubblicati nel 1578, onde può rilevarsi come uno sbaglio del dottissimo Andres, l'aver egli asserito che “la prima raccolta e pubblicazione di mottetti notati in musica colle sue parti che sia giunta a di lui notizia è stata quella del Vittoria d'Avila fatta in Roma nel 1535.” (Dell'origine ec. t. 4, pag. 263, ediz. di Parma). La pubblicazione de' mottetti del Vinci precede di sette anni quella del Vittoria. Questa osservazione, benchè di piccolo momento, deesi all'importunità di un mio amico dello stesso paese del Vinci, che volle comunicarmela per farne onore, pubblicandola, al suo compatriotto.

Zamora (Giov. Egidio da), frate spagnuolo di S. Francesco visse sulla fine del tredicesimo secolo. Il re Alfonso X nominollo precettore del principe Sancio suo figlio. Tra molte dotte sue opere si distingue la sua Ars Musica che manoscritta conservasi nella biblioteca del Vaticano. L'abate Gerbert l'ha resa pubblica nella sua Collezione degli autori di musica tomo II, p. 369.

Fine del quarto ed ultimo tomo