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Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 4

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Steffani (Agostino) di Castelfranco, piccola città dello stato Veneto, fu uno de' più gran compositori, e cantanti del suo tempo. Suo principal maestro nella musica fu Ercole Bernabei, uno de' primi virtuosi a quell'epoca, e maestro di cappella di S. Pietro in Roma. Fece ancora i suoi studj di dritto, prese la tonsura a Monaco, e il titolo di abbate che portò sempre di poi. Dopo avere composto molta musica per teatro, e per camera con incredibil successo, Innocenzo XI gli conferì la dignità di vescovo di Spiga, nelle possessioni spagnuole dell'America: non volle più mettere allora il suo nome alle sue composizioni musicali, e corsero d'indi in poi sotto il nome di Greg. Piva suo copista. Sin dallo stabilimento dell'accademia di musica antica in Londra nel 1724, Steffani ne fu scelto di unanime consenso il presidente, posto che egli occupò sino alla morte. Dopo una lunga assenza dalla sua patria, nel 1729, tornò in Italia, ed ebbe in Roma l'onore di esser sempre nella compagnia del cardinale Ottoboni, il quale faceva spesso rappresentare le di lui opere, oratorj, o altri suoi capi d'opera. Egli morì finalmente a Francfort nel 1730, di anni 80. L'ab. Steffani era di mezzana taglia, e di delicato temperamento, indebolito altresì da' suoi studj, e dalle continue fatiche. Era di serio contegno, ma modificato nella conversazione da una estrema affabilità. Oltre a molte di lui composizioni musicali vi ha una sua Dissertazione italiana, dotta insieme e profonda in difesa della musica contro alcuni pretesi filosofi, i quali sostenevano non esser ella fondata sulla natura, Amsterdam 1695.

Steibelt, compositore eccellente e gran virtuoso sul piano-forte nacque a Berlino nel 1756. Il re di Prussia conoscendo le belle sue disposizioni per la musica, lo fece istruire dal famoso Kirnberger, ed egli ben corrispose alle cure del suo maestro. Viene rimproverato, dice schiettamente M. Gerber, d'estrema incostanza nella scelta di sua dimora. Ed infatti or egli è a Londra, or a Parigi, ed attualmente è in Russia. La sua musica di Juliette et Romeo ottenne in Parigi il più brillante successo nel 1809. Egli ha composto per il piano-forte gran numero di sonate, di concerti, e di variazioni: vi si trova sommo estro e fantasia, ma la loro lunghezza assai sovente ne rovina l'effetto. La più prezzata è la sua Op. 4 di Sonate. Steibelt è uno de' primi improvvisatori sul forte-piano de' nostri giorni.

Steinbart (Samuele), professore di filosofia a Francfort pubblicò nel 1785 un'opera col titolo Idee per la Filosofia del Gusto, di cui la prima parte contiene la Teoria generale della Musica.

Sterkel (l'Abbate Giuseppe), primo cappellano della corte dell'elettore di Magonza, nacque a Wirzburgo nel 1755. L'elettore il fe' viaggiare in Italia nel 1781, ove acquistossi prima in Roma, e poi in Napoli la pubblica stima sì per l'amabilità del suo carattere che per le piacevoli sue composizioni per cembalo. In Napoli per un espresso ordine della regina compose anche la musica del Farnace. Tornò quindi nel 1782 in Germania, ove il numero delle sue sonate impresse è una prova del successo, che vi ha ottenuto. Sino al 1787 egli aveva fatto già imprimere 28 opere, l'ultima delle quali consiste in 4 sonate a quattro mani per i principianti. Le precedenti 27 contengono per lo più sonate per il forte-piano con violino e basso.

Stesicoro d'Imera, città della Sicilia, celebre poeta-musico dell'antichità, visse a' tempi del tiranno Falaride d'Agrigento, sette secoli innanzi G. C. Egli accompagnava i suoi versi al suono del flauto e della lira, ed avendo fatto tutto il possibile per impedire che Falaride usurpasse il governo, e non essendovi riuscito, abbandonò la sua patria, e passò in Atene. A 35 anni dell'età sua alzò cattedra fra' greci, e riformò per ordine del governo i nomi, o sieno i canti de' più antichi e de' più celebri greci compositori. Chi avrà osservato nella storia la gelosia con cui gli ateniesi custodivano le musicali leggi de' loro maggiori, dovrà concepire una sorprendente idea dell'abilità di Stesicoro nella musica, per avergli il senato dato tale incarico. Pieno di nobile franchezza e di amore dell'altrui profitto, pubblicò alcuni de' suoi canti con l'instruzione in iscritto del modo, con che dovevano cantarsi; non avendo così fatto gli antichi, perchè nessuno si facesse bello con le loro composizioni. Stesicoro tornò finalmente nella sua vecchiezza in Sicilia, ove gli si resero ed in vita e dopo morte i più grandi onori. In Catania, la porta della città, d'onde egli era entrato, fu d'allora in poi detta porta Stesicora, vi si eresse una statua lavorata da celebre artefice, rappresentante Stesicoro incurvato dagli anni, involto nel suo pallio, e con un volume in mano. Tale è la descrizione che fa M. Tullio di questo illustre monumento, l'ammirazione de' viaggiatori, finchè fu rubato da Verre. Aggiunge il romano oratore, che Stesicoro in ogni tempo è stato riguardato come uno de' più bei genii della Grecia (l. 2, contra Verr.). Platone nel Fedro, Ateneo, Pausania ne parlano con elogio: Dionigio di Alicarnasso lo dice superiore a Pindaro, ed a Simonide, e Quintiliano afferma ch'egli sostenne sulla lira la dignità e la nobilezza del poema epico (Instit. Orat. l. X c. 10).

Stillingfleet (Beniamino), nipote del vescovo di Worcester, poeta e naturalista inglese, e assai dotto nella musica, viaggiò lungo tempo in diverse contrade dell'Europa; al suo ritorno pubblicò in Londra le sue opere, di cui non faremo qui menzione che di quella sulla musica, intitolata: Principles and powers of Harmony, in 8vo London 1771, cioè Principj e potere della musica, di cui fa menzione l'Ab. Andres (t. 4, c. VIII dell'Acustica). Questo dotto autore morì nel 1772, di 69 anni. M. Fayolle gli imputa a delitto la predilezione, ch'egli ha per gli antichi, il che, egli dice, lo ha strascinato in molti errori, come l'avere attribuito a' medesimi la cognizione dell'armonia e del contrappunto. Una tale censura dà a divedere l'ignoranza di M. Fayolle nella storia degli antichi musici. Veggasi qui appresso l'articolo Stratonico.

Stoelzel (Arrigo), dopo avere profondamente studiato in Allemagna la musica, ed aversi fatto distinguere per la bellezza di sue composizioni, la seducente pittura che gli venne fatta da un suo amico dell'ameno soggiorno dell'Italia, lo fe' risolvere a farvi un viaggio. Portossi da prima in Venezia, ove visitò que' conservatorj sì celebri per le loro belle musiche. Gasparini, Vivaldi, Polaroli, Biffi, ed il cavaliere Vinaccesi erano allora gli inspettori ed i professori delle quattro scuole di musica. Stoelzel si recò a somma fortuna il far con essi conoscenza, e 'l godere della loro amicizia, e de' loro consigli. Il cel. Bened. Marcello gli offrì il comodo di assistere alla musica dei Nobili nel palazzo alli fondamenti nuovi. Si rese quindi a Firenze, ove conobbe Ludwig di Berlino: il duca Salviati gli procacciò nello stesso tempo la conoscenza della principessa Eleonora di Guastalla intendentissima di musica. Il favore, di cui venne onorato da questi due illustri personaggi, avrebbe potuto servire a far la sua fortuna, se non fosse stato di ostacolo la diversità della religione. Venne in Roma di poi, dove contrasse amicizia col cel. Bononcini, ed Aless. Scarlatti: passò per Bologna, e nel 1719 entrò al servigio del duca di Saxe-Gotha come suo maestro di cappella, dove visse più di 30 anni, continuamente occupandosi di nuove composizioni, come Messe, oratorj, e molta musica stromentale. La sua musica ben si distingue per un canto leggiero e piacevole: non è caricato il suo accompagnamento. La disposizione de' suoi cori è variata all'infinito; molti compositori moderni han tirato profitto da ciò, ch'è stato da costui prima di loro eseguito. Il suo genio nell'espressione musicale del testo era inesauribile, ed egli vi riuscì assai volte di una felicissima maniera. Nel 1739 egli aveva scritto un Trattato sul recitativo per la società musicale: Albrecht a Mulhausen aveva promesso di pubblicarlo nel 1762 ma egli con dispiacere degli intendenti non mantenne la sua parola. Chi lo ha letto, lo trova dottissimo. La sola opera, che si ha di lui impressa, prova insieme e la sua profonda scienza nel contrappunto, e 'l poco conto ch'egli faceva de' gran pieni e del fracasso in tal maniera di comporre. Questo trattato comparve nel pubblico nel 1725 col titolo di Musica pratica in tedesco, ma non è stato mai posto in vendita, attesochè l'A. non fè tirarne che cento copie, ch'egli divise tra gli amici. Stoelzel morì nel 1749 di anni 60.

Stradella (Alessandro), famoso cantante e compositore Veneziano sulla metà del sec. 17. La di lui vita offre una sensibile prova della possanza della musica, ed insieme un terribile esempio dell'eccesso della vendetta. Com'egli frequentava le più distinte case di Venezia, gli amatori di musica facevano a gara per aver da lui lezione. Tra' suoi allievi eravi una giovane signora, chiamata Ortensia, di un'antica famiglia di Roma, che teneva un amoroso intrigo con un signor veneziano. Stradella ne fu innamorato, e non stentò molto a farsi da lei preferire al suo rivale; la rapì, e seco menolla in Roma facendosi credere di già maritati. Il Signor veneziano, montato in furore per quel ratto, fece appostar due assassini sulle loro tracce: costoro, dopo averli inutilmente cercati in alcune città d'Italia, scopersero finalmente il luogo del loro ricetto, e giunsero in Roma una sera, che Stradella dava un oratorio in S. Giovanni di Laterano. Questi scellerati, risoluti a compire il loro delitto al sortire ch'ei farebbe dalla chiesa, entrarono per sentire la musica, o sibbene per vegliare sulla loro vittima, e non far che sfuggisse loro. Ma questo lo salvò. Al sentire appena la voce incantatrice di Stradella furon eglino presi di compassione e di rimorsi; rimprocciaronsi a vicenda il loro orribile disegno, ed altra brama e voglia non ebbero che di salvar quello, di cui un istante avanti avevan giurata la morte. Lo aspettarono dinanzi alla porta della chiesa, e vedendolo uscire insieme con Ortensia, gli si accostarono con pulitezza e con garbo, lo ringraziarono del piacere che aveva lor cagionato, e gli confessarono dover egli la sua salvezza all'impressione, che su di loro fatto aveva la sua voce: gli spiegarono dappoi il motivo del loro viaggio, e conchiusero consigliandogli di lasciare al più presto Roma, affinchè potessero far credere a quegli, che gli aveva spediti, di esser giunti assai tardi. Stradella ubbidì loro, e portossi con la donna a Torino, mentre quelle due persone di ritorno a Venezia scusaronsi della maniera che di già si è detta. Ma un tal successo non fece che accrescer rabbia al furibondo veneziano; alla sua vendetta fece compagno il padre stesso di Ortensia, dandogli a sentire, che lavar ei non potrebbe la sua ignominia se non col sangue della figlia, e del di lei rapitore; e lo snaturato vecchio messosi alla testa de' due assassini prese il cammino della Savoja; dopocchè fè darsi delle commendatizie per l'ambasciadore di Francia, allora il marchese di Villars. Frattanto la duchessa reggente di Savoja, informata dell'arrivo de' due amanti, e del motivo della loro partenza da Roma, pensò sottrarli alla vendetta del veneziano. Mise Ortensia in un convento, e diè a Stradella il titolo di primo suo musico, con alloggio nel suo stesso palazzo. Tali precauzioni parvero bastevoli alla sicurezza di ambidue, ed essendo scorsi tranquillamente già alcuni mesi, Stradella credeva non aver nulla a temere, allorquando una sera trovandosi a diporto sui baloardi della città, venne assalito dai tre sicarj, che gli diedero un colpo di pugnale al petto; e lasciandolo per morto in sul luogo, andarono prestamente a ricoverarsi nel palazzo dell'ambasciadore di Francia. Eran costoro il padre di Ortensia, e i suoi due satelliti, che il ministro francese, il quale nè voleva difenderli dopo un sì atroce delitto, nè abbandonarli alla giustizia dopo avergli dato asilo, fece secretamente fuggire alquanto dopo. Fra questo mentre Stradella guarì della ferita, che non era mortale, e 'l Veneziano vide una seconda volta andar in fumo i progetti di sua vendetta, ma non perciò abbandonolli. Stabilì soltanto a differirne d'or innanzi l'esecuzione per renderla più sicura, e contentossi di far spiare il suo nemico da' suoi emissarj. Passò così un anno senza tentare nuova impresa, ed era da presumere che i persecutori eran già stanchi dell'inutilità de' loro sforzi. La duchessa regente di Savoja pensò esser giunto il tempo di render sicura la felicità de' due amanti, e legittima la loro unione. Stradella ed Ortensia contrassero alla fine il lor matrimonio, e si credettero al termine delle loro sciagure. Ma una trista sperienza avrebbe dovuto far loro aprir gli occhi, e diffidare d'una calma apparente; la troppa sicurezza fu infatti la loro rovina. La curiosità di andare a vedere il porto di Genova fece abbandonar loro Torino. Il veneziano ne fu avvisato, e l'indomani del loro arrivo in Genova, entrarono i sicarj nella loro stanza, e gli assassinarono ambidue. L'epoca di questa fatale avventura è dell'anno in circa 1670. Stradella oltre all'essere un cantante di prima sfera, era altresì sommamente virtuoso sull'arpa e 'l violino, e gran compositore insieme. Il dottor Avison afferma ch'egli fu de' primi ad introdurre il recitativo nelle arie.

 

Stradivari (Antonio) da Cremona, rinomatissimo costruttore di stromenti a corda: i suoi violini vengono ricercati tuttora. Gli Amati han fatti de' violini convessi e ricurvi, costui all'opposto li ha fatti tutti poco men che piani. Hanno i primi più dolcezza, e più sonorità i secondi: questi sono più adatti ad eseguire le carte di Haydn e Mozart, e quelli di Boccherini. Stradivari viveva sino al 1734.

Stratonico di Atene, celebre suonatore di cetra, fioriva nel quarto sec. prima dell'era cristiana. Il suo talento per le risposte pronte e vivaci uguagliava in lui quello della musica: egli passava la sua vita viaggiando per i varj paesi della Grecia. Ateneo ci ha conservati parecchi aneddoti intorno a lui. (lib. 8, cap. 9). Avendo non so in qual luogo, promesso di dare pubbliche lezioni di musica, non potè radunare più di due scolari. Egli insegnò in una sala, ove trovavansi le nove statue delle muse con quella di Apollo: Quanti scolari avete voi, gli disse certuno? Dodici, rispose con l'ajuto degli dei. Secondo Faria, citato da Ateneo, egli si esercitò ancora nel canto, aumentò la cetra di molte corde e fu il primo a regolare ed insegnare le corde, ed i ritmi, che potevano negli stromenti, e nel canto unirsi per contrappunto o armonia simultanea con le loro variazioni, e con le regole da osservarsi per l'accordo. “Le innumerabili dissertazioni, dice al proposito di questa invenzione di Stratonico il dotto Requeno, fatte da' moderni per negare il contrappunto a' greci, mi sono sembrate simili alle dissertazioni degli antichi, che negavano l'esistenza degli antipodi: nelle quali si presentavano argomenti e ragioni, che scoperta l'America ci fanno ridere. Scoperta l'antica musica, si vede, che i greci ebbero tutte le nostre corde, ed altre dippiù benchè diversamente ordinate: che divisero la battuta come noi ed il tempo con maggior arte de' moderni, che ebbero le note richieste per variarlo, o contrassegnarlo con maggiore semplicità di noi altri: onde le dissertazioni dei moderni, che adducono per ragioni da negare a' greci il contrappunto, il non aver essi conosciute le nostre consonanze, il non aver distinti che due tempi breve e lungo, e la scarsezza de' segni da notare i tempi, svaniscono e si risolvono in nulla, letti o intesi i greci armonici. Le parole di Ateneo parlando di Stratonico sono: Primumque docuisse concentus musicos, ac cantuum numeros varietatesque designasse. Ecco l'interpretazione che ne dà lo stesso accurato scrittore: Il concentus è accordo di voci diverse: se la dottrina di Stratonico si fosse ridotta all'unisono di molte e differenti voci, era affatto superfluo l'insegnare come doveva distribuirsi il tempo vario delle parti cantanti unite in una cantilena. Stratonico dunque con accurato esame fissò le regole da unire le corde consone in diverso tuono, e in ogni specie di canto; distinguendo e spiegando in ogni canto la maniera, con cui doveva distribuirsi il tempo, e i numeri ritmici di qualunque specie” (Saggi t. 1, p. 200).

Suard (Giov. Antonio), secretario perpetuo dell'accademia francese nato a Besançon, ha pubblicato molti scritti sulla musica. Insieme con l'abb. Arnaud suo amico prese con zelo la difesa di Gluck contro le cabale ordite dallo spirito di partito: tutti i pezzi che nelle memorie per servire alla storia di Gluck vanno sotto il velo dell'anonimo di Vaugirard, sono di M. Suard: ve ne ha ancora di lui nel 4º tomo di Supplemento all'Essai sur la musique de M. la Borde. Finalmente a M. Suard ed all'ab. Arnaud, un poco prima della rivoluzione fu affidata la compilazione generale della parte della musica nell'Enciclopedia metodica, e dopo la morte del suo amico, Suard rimasto solo nell'impresa associossi M. Framery per la parte tecnica dell'arte musicale, e riserbò a se la parte istorica, e ciò che dir si potrebbe la rettorica dell'arte: ma non se ne ha sinora che il solo primo volume; senza speranza di averne il resto. Gli articoli di M. Suard sono di un uomo di gusto, e di profonda erudizione, ha chiarezza e vivacità nel suo stile: propone delle ottime viste, e stabilisce eccellenti principj. Egli è morto in età molto avanzata nel 1812.

Sulzer (Giorgio), della R. Accademia di Berlino, nacque nel 1720 a Winterthur nel cantone di Zurigo. Nel 1763 intraprese la sua Teoria universale delle Belle Arti in tedesco, opera importante, che gli assicura un distinto posto nella Repubblica delle Lettere. Per gli articoli di musica egli fè uso de' lumi, e delle cognizioni profonde di tre celebri maestri, Agricola, Kirnberger e Schutz. Il primo tomo di quest'opera fu pubblicato nel 1771 ed il secondo nel 1774. Una nuova edizione della medesima n'è stata fatta in Lipsia nel 1792, 4 vol. in 8º, e M. Millin ha data la traduzione de' principali articoli nel suo Dictionnaire des beaux-arts, 3 vol. in 8º, Paris 1806. Nelle Memorie dell'accademia di Berlino per l'anno 1770. si trova di Sulzer una distinta relazione dell'opera dell'ab. Roussier, Sur la musique des Anciens: e nel t. 27 la descrizione di una macchina di Holfeld, per notare i pezzi di musica a misura che si eseguiscono sul cembalo. Mr. Sulzer morì in Berlino nel febbrajo del 1779.

Suremain (Franc. Alessio), uffiziale d'artiglieria, nato a Dijon nel 1769, pubblicò a Parigi nel 1793 in età di soli 24 anni un'opera analitica e filosofica intitolata: Théorie acoustico-musicale ou de la doctrine des sons rapportés aux principes de leur combinaison, in 8º. Questa teoria ha avuto l'approvazione dell'accademia delle scienze di Parigi: essa infatti è piuttosto della giurisdizione de' geometri che de' musici. L'autore ha formato l'impresa di sottoporre alla luce dell'esperienza e del calcolo i principj elementari, e primordiali dell'arte musicale: egli si è principalmente proposto di riunire i differenti risultati, ai quali può condurre il calcolo de' suoni ravvisati sotto questo punto di vista, di ricondurre tutti questi risultati ad una teoria generale, e, finalmente di rendere più esatti, più filosofici, e in conseguenza meno arbitrarj la nomenclatura ed i primi elementi della musica. Egli dimostra che tutte codeste nozioni si trovano assai volte confuse nel Dizionario di musica di Rousseau, di cui rileva gli errori, e soprattutto nella sua teoria attacca altresì gli Elementi di musica del d'Alembert, opera che a dirla daddovero, non è secondo lui, nè teorica, nè filosofica. Bisogna confessare, egli dice, che questo gran geometra non pretese se non rischiarare, e semplificare Rameau; e non già fare un'opera che fosse sua, senza di che l'avrebbe certamente egli fatta d'altra maniera. L'A. osserva con ragione, che Rameau ne' suoi scritti sulla musica si era perduto in un labirinto di proporzioni e progressioni d'ogni specie, aritmetiche, geometriche, ed armoniche, e vi aveva sparso quel falso apparato scientifico, che non impone che agl'ignoranti. Rameau era stato assai poco filosofo per avanzare che si trova nella musica il principio della geometria. M. Suremain è assai ragionevole per combattere l'opinion di coloro i quali si danno a credere che le matematiche posson servire a comporre della buona musica. L'uno voleva innalzare la sua arte a spese del buon senso: l'altro conosce abbastanza le scienze esatte, per non accordar loro un potere che non hanno. Costui ha delle sane idee, quegli ha de' pregiudizj da musico. Finalmente quest'opera è ben concepita, e messa in buon ordine; connesse tutte ne sono le parti, tutte concorrono all'unità del soggetto; l'autore ha saputo esser conciso senz'essere oscuro, se non che nel presentar le sue idee d'una maniera troppo generica, farebbe bramare in certi casi degli esempj e delle applicazioni particolari, che sviluppassero ciò che egli detto non ha, se non in una maniera puramente astratta (V. Journal de Physique t. 42 a Paris 1793). Questo profondo matematico, benchè assai giovane, fu una delle vittime della guillotina lo stesso anno 1793 in cui pubblicò la sua opera.