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CATTURA

(GLI INIZI DI RILEY PAIGE—LIBRO 4)

B L A K E P I E R C E

TRADUZIONE ITALIANA

A CURA

DI

IMMACOLATA SCIPLINI

Blake Pierce

Blake Pierce è l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAGE, che si compone (al momento) di quindici libri. Blake Pierce è anche autore della serie dei misteri di MACKENZIE WHITE, composta (al momento) da tredici libri; della serie dei misteri di AVERY BLACK, composta da sei libri; della serie dei misteri di KERI LOCKE, composta da cinque libri; della serie di gialli GLI INIZI DI RILEY PAIGE, composta (al momento) da quattro libri; della serie dei misteri di KATE WISE, composta (al momento) da cinque libri; della serie dei gialli psicologici di CHLOE FINE, composta (al momento) da cinque libri; della serie dei thriller–psicologici di JESSE HUNT, composta (al momento) da cinque libri.

Avido lettore e appassionato da sempre di gialli e thriller, Blake riceve con piacere i vostri commenti, perciò non esitate a visitare la sua pagina www.blakepierceauthor.com per saperne di più e restare in contatto con l’autore.

Copyright © 2019 di Blake Pierce. Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto permesso dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né potrà essere inserito in un database o in un sistema di recupero dei dati, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso. La licenza di questo ebook è concessa soltanto ad uso personale. Questa copia del libro non potrà essere rivenduta o trasferita ad altre persone. Se desiderate condividerlo con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non è stato acquistato solo a vostro uso personale, restituite la copia a vostre mani ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questo autore. Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell'immaginazione dell'autore o sono utilizzati per mera finzione. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, è frutto di una pura coincidenza. L’immagine di copertina è di proprietà di Korionov, sotto licenza di Shutterstock.com.

LIBRI DI BLAKE PIERCE

I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT

LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1)

IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2)

LA CASA PERFETTA (Libro #3)

IL SORRISO PERFETTO (Libro #4)

I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE

LA PORTA ACCANTO (Libro #1)

LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)

VICOLO CIECO (Libro #3)

UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4)

RITORNO A CASA (Libro #5)

I GIALLI DI KATE WISE

SE LEI SAPESSE (Libro #1)

SE LEI VEDESSE (Libro #2)

SE LEI SCAPPASSE (Libro #3)

SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4)

SE FOSSE FUGGITA (Libro #5)

SE LEI TEMESSE (Libro 6)

GLI INIZI DI RILEY PAIGE

LA PRIMA CACCIA (Libro #1)

IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)

ADESCAMENTO (Libro #3)

CATTURA (Libro #4)

I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)

UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)

IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)

LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)

VITTIME SUI BINARI (Libro #12)

MARITI NEL MIRINO (Libro #13)

IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14)

IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15)

OMICIDI CASUALI (Libro #16)

I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)

PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)

PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)

PRIMA CHE SENTA (Libro #6)

PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)

PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)

PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)

PRIMA CHE ANELI (Libro #10)

PRIMA CHE FUGGA (Libro #11)

PRIMA CHE INVIDI (Libro #12)

PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13)

I MISTERI DI AVERY BLACK

UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)

UNA RAGIONE PER CORRERE (Libro #2)

UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)

UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)

UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)

I MISTERI DI KERI LOCKE

TRACCE DI MORTE (Libro #1)

TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)

TRACCE DI PECCATO (Libro #3)

TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)

TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)

INDICE

PROLOGO

CAPITOLO UNO

CAPITOLO DUE

CAPITOLO TRE

CAPITOLO QUATTRO

CAPITOLO CINQUE

CAPITOLO SEI

CAPITOLO SETTE

CAPITOLO OTTO

CAPITOLO NOVE

CAPITOLO DIECI

CAPITOLO UNDICI

CAPITOLO DODICI

CAPITOLO TREDICI

CAPITOLO QUINDICI

CAPITOLO SEDICI

CAPITOLO DICIASSETTE

CAPITOLO DICIOTTO

CAPITOLO DICIANNOVE

CAPITOLO VENTI

CAPITOLO VENTUNO

CAPITOLO VENTIDUE

CAPITOLO VENTITRÉ

CAPITOLO VENTIQUATTRO

CAPITOLO VENTISEI

CAPITOLO VENTOTTO

CAPITOLO VENTINOVE

CAPITOLO TRENTA

CAPITOLO TRENTUNO

CAPITOLO TRENTADUE

PROLOGO

Al ritorno dalla sua escursione tra le colline impervie e sterili dell’Arizona, Brett Parma non entrò immediatamente nel suo camper ma si appoggiò alla fiancata del veicolo, lo sguardo rivolto ai luoghi in cui era appena stata, e prese una lunga boccata d’aria secca e pulita. Quel posto le piaceva sempre di più.

E persino a dicembre! pensò.

Nulla poteva essere paragonabile al freddo inverno ventoso a North Platte, Nebraska. Naturalmente, sapeva che in tutta quell’area ci sarebbe stato un caldo insopportabile d’estate, anche a quell’ora tarda del giorno. Con quelle temperature, fare escursioni sarebbe stato di certo fuori questione.

Aveva fatto la scelta perfetta per una vacanza di tre settimane, sia quanto al luogo sia quanto al periodo dell’anno. I campeggi non erano affatto affollati, come sarebbe stato durante la stagione turistica. Ed era stata una mossa intelligente trasformare il suo furgone in un camper.

Aveva avuto disperatamente bisogno di quella vacanza. Era impiegata come receptionist alla Hanson Family Medical Group ed il suo lavoro stava diventando sempre più un ingrato ogni giorno che passava. Quasi tutte le persone con cui interagiva, al telefono o di persona, sembravano furiose per un motivo o per un altro: la copertura assicurativa, gli orari per gli appuntamenti, l’indisponibilità di determinati medici …

Tutti problemi che non posso risolvere io.

Quel caos e quei guai sembravano provvidenzialmente distanti al momento. Brett si ritrovò a pensare …

E se non ci tornassi più?

Non sarebbe stato bello andare in pensione già all’inizio della trentina? O forse poteva fare qualcosa ancora più folle. E se avesse continuato a guidare e guidare, passando da un campeggio all’altro, scegliendo luoghi isolati in cui fermarsi per la notte, magari proseguendo fino al Messico per non tornare più?

 

Rise di se stessa.

No, non era affatto quel tipo di spirito libero; non era una persona in grado di ignorare spensieratamente pericoli e responsabilità per poter …

Come terminava la frase?

Oh, sì. Seguire la felicità.

Lei sapeva che un’avventura simile non era affatto scritta nel suo destino. D’altro canto, i suoi risparmi si sarebbero esauriti a breve, e a quel punto dove sarebbe andata? Come avrebbe fatto a sopravvivere?

Nel frattempo, nei giorni di vacanza che le rimanevano, avrebbe cercato di carpire tutta la gioia possibile.

E a dire il vero, non sembrava affatto una cattiva prospettiva.

Mentre osservava il sole che iniziava a tramontare sulle colline rocciose e color ruggine, sentì il rumore di un veicolo che si avvicinava. Voltandosi, vide approssimarsi un grosso camper.

Ne fu leggermente sorpresa. Aveva scelto quella strada panoramica secondaria, perché aveva immaginato che sarebbe stata da sola, specialmente in quel periodo dell’anno.

Fu ancora più sorpresa, quando il guidatore accostò il veicolo a margine della strada e parcheggiò accanto al suo. Quel camper molto più grande faceva sembrare minuscolo il suo piccolo camper improvvisato ma, del resto, era capitato lo stesso con la maggior parte delle case mobili incontrate nelle aree di campeggio.

Dev’essere bello … tutto quel lusso su ruote.

Il guidatore uscì dal veicolo. Era un uomo comune ma di aspetto gradevole.

Guardò Brett e disse …

“Ehi, non ti ho vista al Campeggio di Wren West?”

Ripensandoci, l’uomo e il suo veicolo sembrarono a Brett familiari; forse lo aveva incrociato nel campeggio in cui era stata la notte precedente. Rientrava nella tipologia di uomini che aveva incontrato frequentemente nei campeggi: più grande di età e ovviamente con una posizione finanziaria di gran lunga migliore. In genere, un’intera famiglia viaggiava con loro.

“Forse è così” rispose.

“Sono Pete” l’uomo si presentò.

“Io sono Brett.”

“Piacere di conoscerti, Brett.”

“Piacere mio” Brett replicò. “Dove sei diretto?”

“Al Campeggio Beavertail” Pete rispose.

“Anch’io” Brett ribatté. “A quanto pare è a circa dieci minuti d’auto da qui.”

Pete annuì e sorrise. “Sì, infatti.”

Poi, si avvicinò all’insegna che diceva PERCORSO ESCURSIONI e restò a fissare le colline per un istante.

Infine rivolse lo sguardo a Brett, dicendo: “Sembra che tu sia arrivata qui dopo un’escursione.”

Brett sapeva che non era difficile intuirlo, visto che indossava ancora lo zaino.

“Esatto” esclamò.

Pete la guardò strizzando gli occhi. “Potrei provare il percorso anch’io. Me lo consigli?”

Brett si mostrò un po’ meravigliata alla domanda.

Disse: “Um, è davvero un bel percorso, ma … è piuttosto tardi ora, non credi? Presto sarà buio.”

Pete sospirò deluso.

“Immagino sia vero” disse. “Forse tornerò qui domani.”

L’uomo fissò di nuovo le colline per alcuni istanti, poi si diresse al proprio camper.

Poi, si voltò e disse a Brett: “Ti andrebbe di venire dentro per una birra?”

Brett fu sorpresa e contenta al contempo per l’offerta. Non si era portata nulla da bere ad eccezione di bottiglie d’acqua e alcune bibite analcoliche per quel viaggio, e una buona birra fresca sembrava rinfrescante. Inoltre, le sarebbe davvero piaciuto poter dare un’occhiata all’interno di quel camper.

“Mi farebbe piacere” rispose.

Una volta all’interno, vide che il camper sembrava ancora più spazioso di quanto apparisse dall’esterno. Aveva una zona cucina di notevoli dimensioni, dotata di fornello, e un letto sufficientemente grande da ospitare più di una persona: una coppia con un bambino o due, forse.

Ciò nonostante, quell’uomo sembrava viaggiare da solo. Brett immaginava che avrebbe finito per viziarsi tremendamente se avesse viaggiato con un camper del genere. Il suo veicolo non era molto equipaggiato; in sostanza, aveva solo un materasso.

Pete indicò una porta e disse: “Sei sulla strada da un po’ di tempo ormai. Forse vorresti usare il mio bagno.”

Brett soffocò un piccolo sussulto.

Un vero bagno!

Naturalmente, non poteva essere molto più grande di un ripostiglio. Ma, rispetto ai servizi igienici nei ristoranti, nelle stazioni di servizio e nelle strutture pubbliche nei campeggi, questo sarebbe stato un vero lusso.

“Grazie!” rispose.

La donna aprì la porta ed entrò nello stanzino. La porta sbatté chiudendosi alle sue spalle, e si ritrovò nella totale oscurità.

Strano, lei pensò.

Il bagno non aveva almeno una finestra?

Tastò intorno alla parete accanto alla porta, in cerca di un interruttore della luce, ma non riuscì a trovarlo. Ad ogni modo, doveva aspettarsi che ci fosse corrente elettrica finché il camper non fosse collegato appropriatamente ad una linea?

Si voltò per andarsene, ma si accorse che il chiavistello della porta non funzionava.

Dev’essere rotto.

Allora disse timidamente …

“Ehi, sono bloccata qui dentro.”

Non ci fu alcuna risposta.

Iniziando ad essere preoccupata, a quel punto, s’infilò una mano in tasca, prese il cellulare e attivò la torcia.

Quando il fascio di luce iniziò ad illuminare intorno, la paura si impadronì di lei.

Questo non era un bagno.

Forse lo era stato, una volta, ma ora era privo di tutti i soliti impianti.

Si trovava in un semplice spazio rettangolare, con pareti e soffitto ricoperti di piccole piastrelle quadrate con minuscoli forellini.

Piastrelle acustiche, comprese subito.

La stanza era insonorizzata?

La sua paura aumentò sempre di più.

Quando gli occhi si adeguarono all’ambiente, vide che le piastrelle erano bucate e graffiate.

Le pareti erano macchiate e schizzate di qualcosa di rosso.

Sangue!

Quando lei sentì il chiavistello della porta che iniziava a sferragliare, iniziò a gridare.

Ma sapeva che sarebbe stato inutile.

Quando la porta cominciò ad aprirsi, Brett Parma seppe che stava per morire.

CAPITOLO UNO

Un uomo gigantesco, quasi simile a un bue, si avvicinò al microfono e iniziò a parlare.

“Sono onorato di presentare …”

Improvvisamente la sua voce tonante fu interrotta da un rimbombo che riempì tutto l’enorme auditorium.

Il rumore, anche se di breve durata, quasi fece venire un colpo a Riley Sweeney, che, tuttavia, un paio di secondi dopo sogghignava nervosamente insieme al resto dei diplomati dell’Accademia dell’FBI. Si sapeva che il Direttore dell’FBI Bill Cormack aveva una voce profonda e tonante, che causava scompiglio negli impianti audio.

Sarebbe meglio se spegnesse il microfono, Riley pensò.

Con una voce tanto potente, senza dubbio l’uomo era in grado di farsi sentire da tutti i presenti senza molti problemi.

Invece, sorridendo con ironia, il Direttore Cormack riprese a parlare di nuovo al microfono, a tono molto più moderato questa volta.

“Sono onorato di presentare i diplomati di quest’anno dell’Accademia dell’FBI di Quantico. Congratulazioni a tutti voi per aver affrontato tutte le sfide delle ultime diciotto settimane.”

Riley rimase colpita da quelle parole.

Diciotto settimane!

Se solo avessi avuto diciotto settimane complete!

Aveva saltato quasi due settimane, trascorse ad inseguire un brutale killer, anziché a partecipare alle lezioni ed ai vari addestramenti alla base.

Il suo mentore, l’Agente Speciale Jake Crivaro, l’aveva strappata via dall’Accademia, senza molti complimenti, per farla lavorare ad un caso in West Virginia: si era trattato di un caso davvero orribile di un killer che uccideva le sue vittime, avvolgendole nel filo spinato.

Dopo quell’esperienza, recuperare il tempo perso all’Accademia era stato difficile. Aveva invidiato gli altri studenti, che avevano più tempo per un compito così impegnativo. Ma, alla fine, Riley sapeva che quel giorno non si sarebbero diplomati tutti i 200 studenti che avevano iniziato con lei: alcuni avevano fallito e altri avevano semplicemente gettato la spugna.

Riley era orgogliosa di essere riuscita ad ottenere il diploma, nonostante tutto; tornò a rivolgere la sua attenzione al discorso del Direttore Cormack.

“Ripenso con stupore al viaggio che io e molti altri agenti abbiamo fatto prima di voi, e a quello che state per intraprendere oggi. Posso dirvi, per esperienza personale, che è un viaggio profondamente gratificante, ma, talvolta, non si ottiene molta riconoscenza. Le vostre azioni altruiste non sempre saranno accolte pubblicamente con gratitudine.”

Si fermò per un istante, come se riflettesse sulle esperienze personali.

Poi riprese: “Ricordate che ben poche persone, al di fuori del Bureau, hanno idea delle vostre importantissime responsabilità. Sarete criticati per come svolgerete il vostro lavoro; ogni vostro errore sarà soggetto ad un’analisi spietata, spesso sotto lo sguardo dei media. Quando non riuscirete a risolvere un caso, vi sembrerà di essere messi all’indice da tutto il mondo. Quando invece avrete successo, spesso vi sentirete trascurati e sottovalutati.”

Si protese appena in avanti, aggiungendo quasi in un sussurro …

“Ma ricordate sempre, non sarete soli. Ora siete parte di una famiglia, la famiglia più orgogliosa, leale e rassicurante che possiate immaginare. Ci sarà sempre qualcuno qui a confortarvi nella sconfitta e a celebrare con voi in caso di trionfo.”

Riley sentì formarsi un nodo in gola al semplice suono di quella parola …

Famiglia.

Di fatto non ne aveva più avuta una, dal momento in cui sua madre era stata uccisa proprio davanti ai suoi occhi, quando era ancora una bambina. Suo padre era vivo, già, un ex-Marine inasprito e solitario, che viveva sugli Appalachi. Ma non lo aveva visto da …

Quando?

L’ultima volta era stato prima di laurearsi, al college, nell’autunno precedente, ricordò. E quell’incontro non era stato affatto piacevole. In realtà, con ogni probabilità, suo padre non sapeva quasi nulla di quello che lei aveva fatto da allora, in quei mesi. Gliene avrebbe mai parlato? Si chiese, incerta anche sulla sola prospettiva di rivederlo.

E, ora, il Direttore Cormack le stava offrendo la promessa di qualcosa che aveva sognato, ma non aveva mai avuto.

Famiglia!

Era davvero possibile?

Si sarebbe sentita come parte di una grande famiglia nei giorni a venire?

Si guardò intorno, osservando i volti dei colleghi diplomati. Molti si sorridevano tra loro, altri invece sussurravano l’uno all’altro, mentre il discorso del Direttore Cormack proseguiva. Riley sapeva che molti avevano creato delle amicizie durevoli in Accademia.

Soffocò un sospiro, consapevole di non aver davvero trovato una “famiglia” in quel luogo. Impegnata totalmente dall’ultimo caso di omicidio, non aveva avuto molto tempo a disposizione per socializzare e uscire con gli amici.

Tuttavia, aveva scoperto due amicizie molto solide nel tempo che aveva trascorso in Accademia: la sua coinquilina, Frankie Dow, e John Welch, un ragazzo idealista e bello che aveva imparato a conoscere durante l’estate, quando entrambi avevano partecipato alle dieci settimane del Programma d’Internato dell’FBI.

Anche John e Frankie erano presenti. Visto che la classe di diplomati era seduta in ordine alfabetico, Riley e i due amici non avevano potuto sedersi insieme e lei non conosceva i colleghi che le erano accanto.

Riley ricordò a se stessa che lei e il suo fidanzato, Ryan Paige, erano già, o quasi, una famiglia. Si doveva presto trasferire con lui nel loro appartamento di Washington DC ed avevano progettato di sposarsi presto. Riley aveva subito un aborto all’inizio della sua gravidanza, ma sicuramente avrebbero avuto figli negli anni a venire.

Si domandò se Ryan fosse lì tra il pubblico. Era sabato e poteva essere un giorno lavorativo per un avvocato all’inizio della sua carriera come Ryan. Inoltre, Riley sapeva che l’uomo nutriva sentimenti misti nei confronti della carriera che lei aveva scelto.

 

Il discorso del Direttore Cormack giunse al termine; era arrivato il momento del giuramento di tutti i nuovi agenti. Ad uno ad uno, l’uomo avrebbe pronunciato i loro nomi. Ognuno di loro avrebbe raggiunto il palco e prestato il giuramento dell’FBI; una volta ricevuto il proprio distintivo, sarebbe poi tornato a sedersi.

Furono chiamati in ordine alfabetico, e, mentre Cormack proseguiva a leggere la lista, Riley si ritrovò a desiderare che il suo cognome non iniziasse con la diciannovesima lettera dell’alfabeto. Fu una lunga attesa. Frankie, naturalmente, salì sul palco prima di lei; le fece um cenno di un saluto, sorridendo, mentre tornava al proprio posto.

Quando, finalmente, il direttore chiamò il nome di Riley, sentì le ginocchia diventare deboli, mentre si alzava e si faceva strada passando davanti agli altri diplomati seduti, fino ad imboccare il corridoio. Quando salì sul palco, le parve di distaccarsi dal proprio corpo.

Finalmente, si ritrovò sul palco, sollevò la mano e ripeté dopo il Direttore Cormack …

“Io, Riley Sweeney, giuro solennemente di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici, stranieri e interni …”

Dovette soffocare una lacrima, mentre continuava.

E’ tutto vero, si disse. Sta succedendo davvero.

Il giuramento era breve, ma a Riley sembrò che la voce potesse cederle prima che di giungere al termine. Infine, pronunciò le ultime parole …

“… e che adempierò bene e fedelmente ai doveri del servizio in cui sto per entrare. Che Dio mi aiuti.”

Riley protese la mano, aspettando che il Direttore Cormack le consegnasse il distintivo. Invece, l’uomo robusto le rivolse un largo sorriso, in qualche modo malizioso, e poggiò il distintivo sul podio.

“Adesso, aspetta, ragazza. Abbiamo una piccola questione di cui occuparci.”

Riley sussultò. Non sarebbe dunque riuscita a diplomarsi?

Il direttore estrasse una piccola scatola nera dalla tasca della sua giacca e disse …

“Riley Sweeney, è con mio grande onore che ti conferisco il Premio del Direttore per l’Eccellenza nella Leadership.”

Riley era stupita.

Il direttore aprì la piccola scatola ed estrasse un nastro al quale era attaccata una medaglia. Esplose un fragoroso applauso, mentre Cormack le metteva la medaglia intorno al collo. Cormack elogiò Riley per il suo spirito di iniziativa e la sua leadership durante le sue settimane all’Accademia.

Riley provò ad ascoltare attentamente quelle parole, ma si sentì stordita.

Non svenire, si ordinò. Resta in piedi.

Sperava che qualcuno stesse registrando qualunque cosa il direttore stava dicendo, perché era tutto confuso per lei.

Cormack le diede qualcosa.

Il mio distintivo dell’FBI, comprese Riley e l’accettò.

Poi, l’uomo le porse la mano. Lei la strinse, e poi si voltò per andarsene.

Mentre, da nuova agente dell’FBI, scendeva dal palco, Riley Sweeney vide che non tutti i diplomati sembravano felici per lei. Infatti, aveva appena finito di lavorare ad un caso di omicidio ed era stata premiata come team leader per le attività in Accademia. Non era un segreto che alcuni studenti sentivano che il recente lavoro sul campo svolto da Riley le avesse dato un ingiusto vantaggio su di loro. Era sicura che qualcuno, nell’ambiente delle forze dell’ordine, dovesse esserne particolarmente infastidito.

Riley tornò al proprio posto, sentendosi arrossita per l’emozione provocata dal premio conferitole. Non riusciva a ricordare che qualcosa di simile le fosse mai accaduto prima. Nel frattempo, le ultime reclute salivano ad una ad una sul palco, prestando il giuramento e ricevendo i distintivi. Quando fu il turno di John, Riley sorrise e gli fece un cenno di un saluto, ricambiato timidamente.

Dopo che gli ultimi studenti avevano prestato giuramento, il Direttore Cormack si congratulò di nuovo con le reclute per il risultato raggiunto e la cerimonia si concluse. Gli studenti si alzarono dai loro posti, cercando impazienti i loro amici.

Riley trovò rapidamente John e Frankie, raggianti d’orgoglio, mentre stringevano i loro nuovi distintivi.

“Ce l’abbiamo fatta!” John disse, abbracciando Riley.

“Siamo davvero agenti dell’FBI!” Frankie aggiunse, abbracciando anche lei Riley.

“Certo che lo siamo” Riley replicò.

Frankie aggiunse: “E la cosa migliore di tutte è che lavoreremo alla Sede Centrale di Washington DC. Potremo stare insieme!”

“Che cosa grandiosa!” Riley acconsentì.

Poi fece un respiro profondo. Dopo quell’estate difficile, tutto stava procedendo proprio bene. Meglio di quanto aveva immaginato.

Si guardò intorno, cercando Ryan, e lo vide muoversi attraverso la folla, verso di lei.

Era riuscito a venire dopotutto, e aveva un piacevole sorriso sul volto.

“Congratulazioni, tesoro” le disse, dandole un bacio sulla guancia.

“Grazie” Riley rispose, baciandolo a sua volta.

Prendendo la mano di Riley, Ryan soggiunse: “E ora, possiamo andare a casa.”

Riley sorrise ed annuì. Sì, quella era davvero una gran cosa in quella giornata. Durante tutte le sue settimane all’Accademia, aveva dovuto dormire nel dormitorio, mentre Ryan era rimasto nel loro appartamento di Washington DC. Non avevano passato molto tempo insieme, come entrambi avrebbero voluto.

La sua assegnazione alla Sede Centrale di Washington dell’FBI significava che avrebbe lavorato a poche fermate di metro dal loro appartamento. Potevano stabilirsi lì e creare una vita insieme, forse persino programmare presto il loro matrimonio.

Ma, prima che Ryan e Riley potessero andar via, John la chiamò.

“Aspetta un attimo, Riley. C’è ancora una cosa di cui occuparsi.”

Riley sgranò gli occhi, ricordando …

Sì, c’è ancora una cosa da fare.

Lei e i suoi amici uscirono nella fredda aria invernale; i nuovi agenti erano tutti allineati e attraversavano il cortile interno, diretti al poligono di tiro dell’FBI. Riley e gli amici si precipitarono a unirsi alla fila, mentre Ryan li seguì.

Riley si accorse che Ryan sembrava alquanto perplesso.

Non capisce che cosa sta succedendo, pensò.

Non c’era tempo per discutere in quel momento. Riley e gli amici si stavano avvicinando al quartiermastro.

Quando lo raggiunsero, l’uomo diede ad ognuno di loro un’arma di servizio, una pistola Glock calibro 22.

Ryan spalancò la bocca, sorpreso e anche un po’ agitato, Riley ne era sicura.

Dovrà abituarsi al fatto che io abbia un’arma da fuoco, lei pensò.

Riley gli sorrise e disse: “OK, possiamo andare a casa ora.”

Tirò un sospiro di sollievo, quando comprese che l’uomo non intendeva dire alcunché il fatto che stesse portando con sé un’arma letale. Entrambi salutarono i suoi amici e attraversarono di nuovo il cortile interno.

Andrà tutto bene, pensò.

Poi, improvvisamente, un ragazzo le si avvicinò, dandole una busta.

“Sei Riley Sweeney?” il giovane chiese.

“Sì” Riley rispose.

Il giovane le porse la busta e disse: “Mi hanno chiesto di darti questo. Devi firmarlo.”

Riley firmò per la busta, poi la aprì frettolosamente.

Lei barcollò, indietreggiando di alcuni passi, mentre leggeva.

“Di che cosa si tratta?” Ryan chiese.

Lei deglutì e gli disse: “Mi hanno cambiato incarico.”

“Che cosa significa?” lui chiese.

“Non lavorerò più alla Sede Centrale del Bureau di Washington DC. Sono stata assegnata all’Unità di Analisi Comportamentale, proprio qui a Quantico.”

Ryan balbettò: “Ma, ma tu hai detto … che avremmo vissuto insieme.”

“Lo faremo” Riley gli rispose in fretta, rassicurandolo. “Dopotutto, non è un viaggio così lungo.”

Nonostante le sue parole rassicuranti, sapeva che il cambiamento avrebbe senz’altro complicato le loro vite: non avrebbe reso impossibile la loro convivenza, ma non l’avrebbe resa facile.

Ryan scattò: “Beh, non puoi farlo. Dovranno cambiarlo.”

“Non posso far cambiare niente” Riley replicò. “Sono l’ultima ruota del carro qui, proprio come lo sei tu nello studio legale.”

Ryan restò in silenzio per un lungo istante, poi brontolò: “Ma di chi è stata quest’idea?”

Riley ci rifletté. Non aveva mai neppure inserito Quantico tra le sue scelte. Chi era intervenuto per farla assumere lì?

Poi, comprese con un sospiro …

Credo davvero di saperlo.