Il Killer di Halloween

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CAPITOLO QUATTRO

Riley continuava a guardare la sua nuova partner, mentre imboccava l’interstatale, allontanandosi da Quantico. In qualche modo, non riusciva quasi a credere che Ann Marie Esmer fosse davvero una recluta dell’FBI.

Al momento, la ragazza era al cellulare impegnata in una conversazione con lo sceriffo della contea in Maryland: lo stava preavvertendo del loro arrivo e organizzando l’incontro; prendeva appunti mentre parlava.

La sua voce, eccessivamente educata e allegra, a Riley sembrava appartenere ad una sorta di receptionist di un quartiere elegante, o forse ad una voce fuoricampo di una pubblicità televisiva. Era di bell’aspetto, a dire il vero, notevolmente graziosa, con brillanti occhi blu e capelli biondi raccolti e acconciati così perfettamente, che doveva essere stata dal parrucchiere.

Ann Marie era arrivata all’ufficio di Meredith preparata in modo appropriato con una valigetta, così come avevano fatto sia Riley sia Bill. Aveva ovviamente compreso la necessità di essere pronta a partire con pochissimo preavviso. Indossava anche dei vestiti abbastanza adatti: un semplice completo e da scarpe pratiche. Ciò nonostante, i vestiti sembravano nuovi e costosi, e lei indossava una sciarpa decorata con un motivo, con colori che sembravano coordinarsi con capelli e carnagione.

La ragazza mise fine alla chiamata e disse a Riley con la sua voce piacevole e cinguettante: “Lo Sceriffo Wightman è contentissimo del nostro arrivo. Vuole incontrarci sulla scena del crimine, quando arriviamo a Winneway. Il coroner è lì ora ad esaminare il corpo.”

Ann Marie dette un colpetto con la matita al suo taccuino ed aggiunse: “Ho trascritto le indicazioni. Non si preoccupi, non ci perderemo. Sono bravissima con le indicazioni! Ci arriverei anche se non lo fa il GPS.”

Non ne dubito, Riley pensò.

La ragazza sembrava assolutamente efficiente e sveglia.

Poi, Ann Marie disse: “Wow. Ancora non ci credo. Dovrei darmi un pizzicotto per capire se sono sveglia. Voglio dire, eccomi qui a lavorare al mio primo caso dopo settimane trascorse a consegnare scartoffie a Quantico, e ora la mia partner è l’Agente Speciale Riley Paige!”

Poi, emise una risata musicale ed aggiunse: “Se solo i ragazzi dell’accademia potessero vedermi ora. Lì parlano tutto il tempo di lei, lo sa. Abbiamo studiato molto i suoi casi. Spero che non le dispiaccia se lo dico, ma … Agente Paige, lei è così brillante! Anche questo sanno tutti.”

Riley sapeva che avrebbe dovuto sentirsi lusingata. Invece, si sentì vagamente a disagio.

Lei disse a Ann Marie: “Allora, come vanno le cose all’accademia?”

“Beh, sono piuttosto emozionanti, per una ragazza come me. Ma noiose per lei, ne sono sicura.”

Ann Marie poi iniziò a parlare sulle sue lezioni all’accademia, non tanto del suo curriculum o dei suoi studi, bensì di storie e pettegolezzi che riguardavano i compagni cadetti, inclusi aneddoti sulla propria vita sentimentale durante quel periodo.

Aveva ragione su una cosa, Riley pensò, soffocando un sospiro. Per me è noioso.

Riley trovò strano sentire la vita all’Accademia dell’FBI descritta soprattutto sulla base di relazioni sociali. Ann Marie si era ovviamente divertita lì e aveva stretto molte amicizia. L’esperienza di Riley, pur risalente a molti anni prima, non era stata neppure lontanamente così  …

Beh, socializzante.

Come Ann Marie, Riley era stata ammessa al programma dell’FBI, e poi all’accademia, in parte grazie alla calda raccomandazione di un rispettato agente. Il che significava che ognuna di loro aveva già dimostrato insolite doti, ma significava anche che erano state scelte al posto di altri candidati qualificati. Inoltre, Riley era stata costretto a interrompere sia il programma sia l’accademia per aiutare il suo mentore con casi importanti. Quando aveva ripreso le lezioni, si era sentita isolata e persino non gradita. Aveva avuto soltanto una grande amica durante il periodo accademico: la sua compagna di stanza, Frankie Dow.

Perciò, a Riley sembrava strano che l’esperienza vissuta lì da quella ragazza fosse stata alquanto diversa dalla sua.

Immagino che le persone la trovino piacevole.

Riley non provava esattamente lo stesso nei confronti della nuova partner, sebbene dovesse ammettere che probabilmente non fosse affatto colpa di Ann Marie. Non era solo la personalità eccessivamente allegra della ragazza che la infastidiva. La verità era che Riley si sentiva prevaricata dall’ordine di Meredith. Non poteva fare a meno di pensare che avere un partner diverso da Bill non sarebbe mai stata la scelta giusta. Le loro giovani partner più recenti non avevano raggiunto le grandiose carriere nell’FBI a cui erano sembrate destinate.

Riley aveva finito davvero con l’affezionarsi a Lucy Vargas, e la cosa era finita male. La sua morte aveva portato Bill sull’orlo del suicidio.

Jenn Roston era stata una persona più difficile a cui abituarsi, ma Riley e Jenn erano riuscite a fidarsi l’una dell’altra, confidandosi dei segreti piuttosto oscuri.

Riley capì di non essersi ancora abituata al fatto che Jenn se ne fosse andata.

Sapeva che, di lì a poco, voltandosi, si sarebbe aspettata di vedere Jenn invece di Ann Marie, i forti tratti afro-americani di Jenn al posto della perfetta carnagione pallida di quella ragazza, la sicura e seria voce di Jenn invece di quella parlantina cinguettante.

Riley soffocò un sospiro, mentre Ann Marie continuava con il suo spettegolare sull’accademia.

Non sarà facile, pensò.

Ricordò una frase pronunciata da Meredith.

“Presumo che arriverete alla risoluzione di questo scherzo e tornerete qui domattina.”

Riley certamente ci sperava.

Ma oggi sarebbe meglio.

Sperava anche che questa collaborazione si limitasse solo a quel caso.

*

Mentre Riley percorreva il Woodrow Wilson Memorial Bridge sopra il Potomac, entrando in Maryland, fu come se quel breve viaggio stesse per diventare più lungo di quanto avrebbe dovuto in realtà essere. Ann Marie aveva smesso di ciarlare, ma aveva acceso la radio, scegliendo una stazione che proponeva musica pop, un po’ troppo allegra per i gusti di Riley. In realtà, era felice che il GPS interrompesse occasionalmente il suono con indicazioni sulla loro strada.

Nel frattempo, la mente di Riley continuava a vagare, tornando all’incontro con Meredith. Fece una smorfia, ricordando le occhiatacce che il capo aveva lanciato a lei e Bill.

“C’è qualcosa che voi due non mi state dicendo?” aveva chiesto.

Naturalmente, Meredith aveva motivo per sospettare. Dopotutto, la sua convocazione aveva interrotto il suo primo vero appuntamento con Bill, uno sviluppo su cui Meredith aveva ogni diritto di essere curioso.

E poi gli abbiamo mentito.

Entrambi.

Rabbrividì a pensare alle probabili conseguenze di tale bugia. Cosa ancora peggiore, si sentiva in colpa nei confronti di Meredith, che era stato per anni un superiore intelligente, giusto e rispettoso.

Avremmo dovuto dirgli la verità, Riley pensò.

Ma quale era la verità con esattezza?

Questo era il vero problema. Non sapeva che cosa avrebbe potuto riferire a Meredith. Non avevano avuto il tempo di comprenderlo neanche loro.

Riley e Bill ancora non erano consapevoli di quale direzione avrebbe preso il loro rapporto. Con una risposta chiara nella loro mente, forse si sarebbero seduti con Meredith e ne avrebbero parlato apertamente. Sperava che il capo si rivelasse comprensivo, e forse persino felice per loro.

Dopo circa un’ora di strada, entrarono in Winneway, una cittadina ricca e storicamente rilevante. Riley trovava contraddittorio vedere che alcune delle grandi e belle case risalenti all’epoca coloniale fossero fiancheggiate da piscine. Inoltre, era sempre a disagio in contesti facoltosi. Le persone che aveva incontrato in ambienti simili tendevano a trattare gli agenti dell’FBI come servi più che come i professionisti che dovevano essere.

Infine, il GPS le informò che erano giunte a Ironwood Park, una vasta distesa di prati ben curati, inframmezzati da zone boscose. Colorate foglie autunnali rendevano la scena particolarmente gradevole.

Riley imboccò una strada tortuosa, che portava all’interno del parco. Presto, si trovarono dinnanzi ad un gruppo di veicoli parcheggiati: un paio di auto della polizia, un’auto dello sceriffo della contea e un furgone del coroner.

“Il posto dev’essere questo!” Ann Marie cinguettò allegramente.

Riley sussultò al tono gioioso della giovane partner. Per un attimo penso di avvertire la ragazza, ricordandole che stavano per accedere ad una situazione seria, una scena del crimine con il corpo di una vittima d’omicidio ancora presente.

Ma Riley preferì restare in silenzio.

Lasciamo che sia una sorpresa, pensò, soffocando un sorriso sarcastico.

Sapeva che Ann Marie aveva visto dei cadaveri durante il proprio addestramento all’accademia, ma solo in contesti clinici, scientifici. Vedere un cadavere sulla scena di un crimine era un’esperienza del tutto diversa, a cui – Riley ne era piuttosto sicura – quell’apparente farfalla sociale non fosse pronta. Se la recluta non fosse stata in grado di gestirla, Riley sarebbe stata assolutamente felice di rispedirla immediatamente a Quantico.

Uscirono dall’auto e si diressero verso il tratto boscoso, delimitato da barriere e nastro della polizia. Riley fu contenta di vedere che una tenda era stata eretta in mezzo agli alberi, ovviamente per proteggere la scena del crimine. Un paio di poliziotti stavano di guardia proprio all’esterno della tenda.

Qui la polizia sa che cosa fare, pensò.

Riley ed Ann Marie esibirono i rispettivi distintivi, identificandosi con le sentinelle, poi passarono sotto il nastro ed entrarono nella tenda. L’interno era illuminato da un paio di lampade posate al suolo; vi si trovavano diversi uomini, un grosso buco con un cumulo di terreno ad un lato, e un cadavere coperto steso a terra.

 

Riley presentò se stessa e la giovane agente allo sceriffo della contea, Emory Wightman, e al capo coroner Mark Tyler, che stavano aspettando il loro arrivo. Lo sceriffo era un uomo di aspetto  robusto, sulla quarantina, sebbene una grossa pancia indicasse che non fosse davvero in ottima forma. Il magro ed atletico coroner sembrava un po’ più vecchio. Entrambi gli uomini apparvero leggermente a disagio per un istante, poi Wightman infine chiese: “Immagino che vogliate ispezionare il corpo.”

“Non è una bella scena” Tyler commentò.

Wightman aggiunse: “Immagino che agenti come voi abbiano visto tanti …”

“Naturalmente” Riley lo interruppe.

Sospettava che la riluttanza dello sceriffo fosse dovuta al fatto che erano entrambe agenti donna, ma, anche se per la giovane partner avrebbe potuto essere diverso, Riley aveva visto abbastanza cadaveri da non essere intimorita dalla prospettiva.

Senza ulteriori esitazioni, Wightman sollevò gentilmente il lenzuolo.

La vista del cadavere sbalordì davvero Riley.

Il corpo era in un considerevole stato di decomposizione per essere rimasto sepolto per tanto tempo. Ma la cosa davvero strana era che la vittima indossava un costume da scheletro, un completo nero con delle ossa bianche disegnate sopra.

Uno scheletro vestito da scheletro, pensò.

Prima che Riley potesse fare delle domande, sentì Ann Marie emettere un grido acuto: ma non era un grido di angoscia.

“Oh, questo è davvero interessante!”

Il volto della giovane esprimeva un gradevole fascino, mentre era accovacciata accanto al cadavere. Si allungò per dare una migliore occhiata ai pezzetti di carne e capelli attaccati al nudo teschio umano.

Non era la reazione che Riley si era aspettata dalla giovane. Si chiese quali altre sorprese la nuova partner avesse in serbo per lei.

CAPITOLO CINQUE

Riley osservò con sorpresa Ann Marie scrutare attentamente e curiosamente il volto del cadavere. La testa della vittima era poco più che un cranio con della pelle essiccata attaccata. Rispecchiava misteriosamente la maschera da scheletro che completava il costume, che era stata rimossa e giaceva accanto al volto.

La giovane donna sembrava essere assolutamente abituata a questo genere di cose. Infatti, estrasse il proprio cellulare e cominciò a scattare delle foto del cadavere.

Riley era stupita.

Non sa che gli uomini qui hanno già scattato delle foto? si chiese.

Riley fu sul punto di dirle di fermarsi, ma non intendeva criticare Ann Marie proprio lì sulla scena del crimine con gli altri presenti che osservavano.

Ann Marie guardò il coroner e disse: “Non ho visto molti corpi in queste condizioni prima d’ora. Molti di quelli che ho visto erano … beh, più freschi, si potrebbe dire. Questo appartiene a una donna, vero?”

Tyler si limitò ad annuire in segno di risposta.

Ann Marie chiese: “Da quanto tempo crede che sia stata sepolta qui?”

Tyler fece leggermente spallucce. “È difficile da dire” le rispose. “Da qualche mese, direi. Avrò un’idea migliore dopo aver fatto un’autopsia.”

Lo Sceriffo Wightman aggiunse: “Siamo piuttosto sicuri che il nome della vittima sia Allison Hillis. È scomparsa poco più di un anno fa. Il coroner Tyler farà dei test per assicurarsi che questa sia la stessa persona. Ma Allison indossava esattamente questo tipo di costume quando è scomparsa.”

Ann Marie scosse il capo e schioccò la lingua.

“Che tristezza che sia finita in questo modo” disse. “Ma immagino che un anno sia un lungo periodo per scomparire. Difficile aspettarsi che qualcuno ne esca vivo dopo tutto quel tempo.”

Poi, scrutando di nuovo il viso, disse: “Ma c’è qualcosa d’insolito in lei. Non è stata solo sepolta un anno fa, subito dopo essere stata uccisa, vero?”

Tyler inclinò il capo con interesse.

“Perché dice questo?” chiese.

Scattando un primo piano della mano del cadavere, Ann Marie aggiunse: “Beh, non ho visto molti cadaveri riesumati, e quelli che ho visto sono usciti dalle bare, non direttamente dalla terra. E persino quelli che erano stati sepolti di recente sembravano molto più malmessi di questo, molto più decomposti, a dire il vero. La pelle è meglio conservata su questo, quasi come se fosse stata mummificata in un certo senso.”

“Sì, l’ho notato anch’io” Tyler osservò con interesse.

“Ho una piccola teoria, se non le spiace sentirla” Ann Marie disse.

Il coroner di mezza età si grattò i baffi e sorrise, con atteggiamento un pizzico provocante, pensò Riley.

“Mi piacerebbe sentirla” Tyler replicò.

Ann Marie disse: “Ecco, penso che potrebbe essere stata congelata per un po’ prima di essere sepolta qui. Il che potrebbe spiegare l’insolita preservazione.”

Indicando un punto sul collo, lei aggiunse: “Vedete quelle spaccature? A me sembrano danni da congelamento, non decomposizione normale.”

Tyler sgranò gli occhi con sorpresa.

“Beh, che io sia dannato” esclamò. “Stavo pensando praticamente la stessa cosa.”

Ella stessa un po’ provocante, Ann Marie gli fece l’occhiolino e disse: “Beh, sa cosa dicono sulle grandi menti.”

Tyler strizzò gli occhi con curiosità. Le disse: “Ehi, ha detto che il suo cognome è Esmer?”

Ann Marie annuì.

Tyler chiese: “Per caso è imparentata con Sebastian Esmer di Georgetown?”

Gli occhi di Ann Marie brillarono.

“È mio padre” rispose con una nota d’orgoglio.

Il sorriso di Tyler si allargò.

“Avrei dovuto immaginarlo” disse, scuotendo il capo. “La mela non cade troppo lontano dall’albero.”

“Credo di no” Ann Marie replicò.

Riley si sentiva perplessa ora.

Chi è questa ragazza? si chiese.

E perché diavolo ne sa così tanto di cadaveri?

Ma non era il momento di scoprirlo. Non aveva ancora un’idea del motivo per cui fossero lì.

Chiese allo sceriffo e al coroner: “La causa della morte è stata determinata?”

“Forse” lo Sceriffo Wightman rispose.

“Non ne siamo sicuri, però” Tyler aggiunse. “Vi mostro che cosa intendo.”

Riley si accovacciò accanto al cadavere con Ann Marie e Tyler.

Tyler indicò un punto dove il costume era stato aperto, per rivelare una ferita proprio al centro del petto.

“È stata trafitta allo sterno, proprio al cuore” Tyler disse. “Ma non con un coltello.”

Tastò la ferita, del tutto peculiare, ed aggiunse: “Come potete vedere, l’apertura è quasi perfettamente tonda. Sembra che sia stata trafitta da qualcosa di estremamente appuntito e di forma cilindrica.”

Un paletto nel cuore! Riley si chiese, mentre Ann Marie scattava una foto della ferita.

Sicuramente no.

Ma i dettagli di questo omicidio le stavano apparendo man mano sempre più strani.

Riley chiese: “Avete delle teorie in merito al tipo di arma che è stata utilizzata?”

Prima che Tyler potesse rispondere, Ann Marie sussultò.

“Oh, guardate qui!”.

Ora era intenta a scattare foto dei segni dentellati sul costume.

Tyler confermò: “Sì, sono davvero strani. Date un’occhiata proprio qui.”

Mostrò a Riley ed Ann Marie un altro posto in cui aveva tagliato il costume, per ottenere una vista migliore della carne sottostante, svelando che i segni nel costume erano accompagnati da rientranze sul corpo. Sembrava che quest’ultimo fosse stato colpito da qualcosa di pesante, come un martello.

Ciò che davvero colpì Riley era la strana forma dei segni. Erano a forma di pera, ma divisi al centro. Prima che Riley potesse identificare esattamente tale forma, Ann Marie intervenne.

“Sembrano impronte di zoccoli.”

“Lo penso anch’io” Tyler concordò.

Riley provò un pizzico di confusione.

Chiese pertanto: “State dicendo che la donna è stata calpestata a morte da un animale con gli zoccoli?”

Tyler scosse il capo. “Non sto ancora dicendo una cosa simile. Non sono ancora certo che questi segni siano stati fatti prima o dopo la ferita inferta al petto. Ma ho la sensazione che siano stati fatti in seguito, dopo che la vittima era già stata trafitta.”

Ann Marie sussultò di nuovo.

Disse: “E l’oggetto che l’ha trafitta aveva la forma di un corno di un animale con gli zoccoli! Come se fosse stata trafitta a morte!”

“Così sembra” Tyler disse.

Riley riuscì a malapena a credere alle proprie orecchie.

Lei disse: “State dicendo che questa donna è stata colpita al petto da un grosso animale, che poi le ha schiacciato il corpo?”

Tyler fece spallucce: “Come ho detto, non sono ancora in grado di affermarlo.”

Ann Marie chiese: “Ma di che tipo di animale potremmo parlare?”

Lo Sceriffo Wightman si espresse con una sorprendente nota di certezza.

“Un caprone.”

Riley guardò lo sceriffo. Intuì dalla sua espressione che intendeva davvero ciò che aveva detto.

“Non capisco” Riley disse.

“Neanch’io” Wightman disse. “Ma sono piuttosto sicuro che saranno in molti a finire morti, se non mettiamo fine a questo. Vi dimostrerò perché, quando torneremo alla stazione. Spero che il BAU possa trovarci un senso. Pensate che vada BENE se Tyler e la sua squadra portano il corpo in obitorio ora?”

“Va bene” Riley assentì.

Appena Tyler iniziò a distribuire ordini alla sua squadra, Wightman si rivolse a Riley e Ann Marie: “Andiamo in stazione. Potete seguirmi con la vostra auto. Quando arriveremo, potrò aggiornarvi su quanto sappiamo finora.”

La mente di Riley si mise in moto, mentre lei ed Ann Marie tornavano al loro veicolo. Questo omicidio era molto più strano di quanto avesse immaginato; troppo strano, sospettava, perché la polizia locale lo affrontasse per conto proprio.

Si sarebbe rivelato un vero caso dell’FBI dopotutto?

Mentre, entrata in auto con la sua nuova partner, seguiva il veicolo dello sceriffo, Riley era assillata da qualcos’altro: il comportamento di Ann Marie sulla scena del crimine. Sembrava che il capo coroner sapesse più su di lei di quanto la stessa Riley sapesse. Quella situazione doveva cambiare.

Riley provò a pensare ad un modo diplomatico di affrontare l’argomento. Ma la sua impazienza ebbe la meglio su di lei, e disse ad alta voce ad Ann Marie: “Ma chi sei tu, piuttosto?”

CAPITOLO SEI

Quelle parole, appena pronunciate, sembravano riecheggiare nell’auto e Riley si pentì immediatamente della schiettezza della propria domanda.

“Chi sei tu, piuttosto?”

Ann Marie la guardò con sorpresa. Sembrava che la recluta stesse provando a comprendere ciò che Riley stava chiedendo.

Riley balbettò: “Ciò che intendo dire è … sai molte cose sui cadaveri … e il coroner sembra conoscerti … e …”

Ann Marie esplose in un sorriso.

“Oh, quello” disse. “Sì, immagino di dover essere sembrata un po’, macabra. Beh, sono cresciuta tra i cadaveri.”

“Huh?” Riley disse.

“Mio padre gestisce un’agenzia di pompe funebri a Georgetown, la Esmer’s Funeral Home.”

Poi, rise ed aggiunse: “È un lavoro prospero, mi creda. I ricchi muoiono tanto quanto chiunque altro. Chi lo avrebbe mai pensato, vero? Ad ogni modo, papà ha ottenuto una reputazione davvero professionale nel suo settore, perciò molti uomini della scientifica lo conoscono. Ecco perché il coroner ha riconosciuto il mio nome.”

Riley provò a tenere gli occhi sulla strada, e sull’auto che stava seguendo. Ma non poté fare a meno di dare un’occhiata ad Ann Marie, provando ad immaginarla da bambina, da piccolissima forse, a girare intorno alle bare. A che tipo di cose questa ragazza acqua e sapone aveva assistito nella sua vita finora? Forse aveva persino osservato suo padre eseguire delle imbalsamazioni? Se così era, quanti anni aveva avuto la prima volta?

Come per rispondere alle domande silenziose di Riley, Ann Marie disse: “Immagino di conoscere il lavoro piuttosto accuratamente. Ecco perché papà non è ancora felice che io abbia deciso di entrare nelle forze dell’ordine. ‘Non si guadagna così’ continua a ripetermi. Ciò che intende davvero è che ha sempre voluto che prima o poi prendessi le redini dell’impresa di famiglia.”

Ann Marie fece spallucce e continuò: “E ho sempre pensato che quella vita sarebbe andata bene per me, finché non ho risolto quel caso di omicidio e sono stata reclutata nel Programma dell’FBI. Ora sono davvero attaccata a questa attività.”

Attività? Riley pensò.

 

In tutti questi anni non aveva mai pensato a ciò che faceva come “attività”.

Adesso la curiosità di Riley stava crescendo. Sembrava esserci ancora molto che non sapeva riguardo a questa ragazza.

Chiese: “Dimmi di quel caso che hai risolto.”

Ann Marie esplose in una risata modesta.

“Oh, non è importante” replicò. “L’annoierebbe, ne sono sicura.”

Ne dubito, Riley pensò.

Ma non era il momento di sentire la storia. Lo sceriffo stava fermando l’auto nel parcheggio della stazione di polizia, così Riley lo seguì, affiancando la sua auto. Le due agenti uscirono dal veicolo e si diressero alla stazione insieme allo sceriffo.

La stazione era un grande e bell’edificio coloniale ma, nell’istante in cui vi entrarono, Riley notò che il posto era totalmente ristrutturato e di aspetto moderno. Era certa che fosse ben equipaggiato dalle ultime tecnologie di cui disponevano le forze dell’ordine. Le persone all’interno sembravano concentrate sul proprio lavoro.

Tutto portava a far ritenere che lo Sceriffo Wightman gestisse una forza competente, non la sorta di personale primitivo con cui Riley e Bill avevano spesso a che fare.

Si ritrovò a chiedersi se agenti dell’FBI fossero necessari lì, dopotutto.

D’altro canto, non aveva ancora idea del perché lo sceriffo pensasse che stessero avendo a che fare con un serial killer e non semplicemente con un omicida di una volta.

Una volta raggiunte le scrivanie degli impiegati, Riley notò che tutti sembrarono sollevare lo sguardo e sorridere ad Ann Marie; la ragazza incontrò i loro sguardi, sorrise di rimando e fece un lieve cenno di saluto.

Immagino che lei piaccia, Riley pensò.

A tutti, tranne a me, apparentemente.

Ciò che infastidiva Riley era il fatto che la ragazza sembrava di sapere di essere piacevole e graziosa. Si stava chiaramente crogiolando di tutta l’attenzione che le persone che aveva intorno le stavano dimostrando. A Riley non pareva un atteggiamento particolarmente professionale per un’aspirante agente del BAU.

Riley ed Ann Marie seguirono lo Sceriffo Wightman in una grande sala conferenze, dove, su un tavolo, era posto un raccoglitore. Tutti sedettero, lo sceriffo aprì il raccoglitore e dette un’occhiata al contenuto.

“Immagino di dover cominciare dal principio” disse. “L’anno scorso, la notte di Halloween, una ragazza è scomparsa, la diciassettenne Allison Hillis.”

Wightman spinse una foto della sorridente adolescente sul tavolo, così che Riley ed Ann Marie potessero vederla. Pur senza commentare, Riley non poté evitare di paragonarla al cranio del corpo che era stato rimosso dalla tomba. Quella ragazzina dall’aspetto sano si era trasformata così?

Sapeva che poteva essere. A determinati tipi di mostri piaceva scegliere i giovani e belli.

Wightman continuò: “L’ultima volta che è stata vista stava andando a piedi ad una festa, indossando un costume da scheletro. La sua famiglia ha iniziato a cercarla quella notte, e ci ha chiamati il mattino seguente. Sono passati alcuni giorni senza alcuna notizia di lei, e naturalmente, la famiglia è andata in panico, e così tutti quelli che la conoscevano. Nessuno pensava che Allison fosse una ragazza che potesse semplicemente fuggire. Naturalmente, io e miei uomini abbiamo fatto tutto il possibile per cercarla, ma invano.”

Toccando un pezzo di carta, lo sceriffo aggiunse: “Una settimana dopo, questo messaggio è stato recapitato alla stazione.”

Dispose il messaggio di fronte a Riley ed Ann Marie. Si trattava di una nota fatta con lettere ritagliate e poi incollate su carta bianca. Dice:

STATE CERCANDO LA RAGAZZA TRAVESTITA DA MORTE?
BUONA FORTUNA
ADESSO  È IL TURNO DELL’UOMO CAPRA DI INTONARE IL CANTO DELLA CAPRA

“Potete immaginare che ha attirato davvero la nostra attenzione” Wightman disse.

Riley annuì e disse: “Travestita da morte’ questo di sicuro si riferisce al costume di Halloween di Allison.”

“Esatto” Wightman disse. “Francamente, ci ha anche spaventati a morte. Perché c’era dell’altro incluso nel messaggio.”

Aprì un altro foglio di carta, una fotocopia di una piantina con un rettangolino rosso disegnato sopra.

Wightman spiegò: “Questa è una piantina di Ironwood Park. E il punto segnato mostra il posto esatto in cui eravamo qualche minuto fa.”

Wightman rabbrividì leggermente al ricordo.

“Ho portato diversi miei uomini laggiù, e abbiamo trovato un mucchio di terra che sembrava proprio come una fossa appena scavata. Ci siamo aspettati il peggio, naturalmente. Eravamo certi che avremmo trovato il corpo di Allison in fondo a quella fossa. Ma abbiamo scavato via tutto il terreno che era stato buttato nel buco, e non c’era nulla all’interno.”

Wightman alzò leggermente le spalle.

Disse: “Naturalmente, abbiamo creduto si trattasse di uno scherzo, uno scherzo malato a spese della polizia, e anche a spese della famiglia della povera Allison. Con la ragazza ancora scomparsa, un bastardo doveva aver pensato che fosse un gesto carino mandarci laggiù a scavare in una fossa vuota.”

Wightman emise un sospiro esausto.

“Beh, quasi un anno intero è trascorso” disse. “Ogni singolo giorno da allora, abbiamo provato a scoprire dove fosse finita Allison. Abbiamo tentato in ogni modo possibile, non abbiamo ottenuto alcuna risposta. Poi, ieri sera abbiamo ricevuto un altro messaggio.”

Spinse un altro foglio di carta dall’altra parte del tavolo: un altro messaggio con altre lettere ritagliate e incollate:

STATE ANCORA CERCANDO LA RAGAZZA TRAVESTITA DA MORTE?
ASPETTATEVI MIGLIORE FORTUNA STAVOLTA
L’UOMO CAPRA HA ANCORA FAME
BANCHETTERÀ E CANTERÀ ANCORA
ALLA VIGILIA DI OGNISSANTI.

Lo sceriffo mostrò loro ancora un altro foglio di carta: una piantina proprio come quella precedente, con un triangolo rosso nello stesso punto.

“Questa era insieme al messaggio” lo sceriffo disse, tracciando la piantina con il suo dito indice. “Beh, naturalmente, abbiamo pensato che anche questo fosse uno scherzo crudele. Avevo quasi voglia di ignorarlo totalmente. Ma non ho potuto farlo, non se c’era anche la benché minima possibilità di trovare Allison.”

Lo sceriffo si protese verso Riley ed Ann Marie.

Disse: “Allora, io e un paio dei miei uomini siamo di nuovo usciti ieri notte tardi con torce e pale. Quando siamo arrivati sul posto, non sembrava appena scavato, come la volta precedente. Si sarebbe detto che nessuno lo avesse toccato da molto tempo, forse da quando abbiamo riempito di nuovo la fossa un anno fa. Ma ho chiesto ai miei uomini di scavare in ogni caso.”

“Ed è così che l’avete trovata” Riley intervenne.

Wightman annuì. “Qualcuno deve averla sepolta lì nel corso dell’anno, senza farsi notare da qualcuno. Avrei voluto aver pensato di tenere d’occhio il posto. Ma come avremmo potuto aspettarci una cosa simile?”

“Non avevate motivo di pensare che fosse qualcosa di diverso da uno scherzo” Riley concordò.

“Ma l’intera faccenda era strana, più di ogni mia fantasia” Wightman replicò. “So di non aver colto ogni possibilità e potrebbe succedere di nuovo. Perciò, stamattina ho detto ai miei uomini di sorvegliare la scena del crimine e chiamare il BAU, cercando aiuto. Non abbiamo neanche stabilito un arco temporale durante il quale è avvenuto l’omicidio di Allison, né il modo in cui successivamente è stata sepolta.”

Ann Marie parlò.

“Beh, il coroner concorda con me nel fatto che il corpo sia stato congelato per un periodo di tempo prima di essere seppellito.”

Wightman commentò: “Quindi, se il corpo è stato congelato, questo influenzerà ciò che può dirci dell’orario della morte della vittima.”

Ann Marie annuì ed aggiunse: “Forse può risalire ad un arco temporale migliore dopo aver condotto un’autopsia. Ma dubito che riuscirà mai a stabilire esattamente quando è stata uccisa. Forse, è morta poco dopo essere scomparsa. O forse, è accaduto dopo molto tempo. Forse è stata tenuta prigioniera per un po’ di tempo.”

Riley trovò strano sentire la ragazza esprimersi come un medico legale esperto.

Quali altre sorprese ha in serbo? si chiese.

Wightman sospirò e disse: “Tutto ciò che so è che sono preoccupato a morte per qualunque cosa stia per accadere. Il nuovo messaggio dice che l’Uomo Capra ‘mangerà e canterà di nuovo alla viglia di Ognissanti.’ Ovviamente, si riferisce ad Halloween. Che sarà dopodomani.”

La testa era affollata di domande. Disse allo sceriffo: “Ha idea di che cosa sia ‘l’Uomo Capra’?”

Le labbra dello sceriffo si contrassero in una smorfia.

“Come dato di fatto, sì” rispose. “L’Uomo Capra è una leggenda urbana del Maryland. Secondo la versione più comune, uno scienziato pazzo che faceva sperimenti sulle capre si trasformò accidentalmente in una creatura ibrida, per metà uomo, e metà capra. Si dice che vagasse per il paese, in cerca di sangue umano di cui nutrirsi.”