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Della scienza militare

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1. Il defilamento o sottraimento, cioè il mezzo di dare alle opere della piazza un dominio sulle alture che la circondavano a tiro di cannone, in modo da non esserne dominate, da nascondersi anche alla vista, da sottrarsi alle infilate di attacco, dando fino al profilo, fino al fiancheggiamento, fino al comando delle opere le condizioni necessarie per dominare il terreno circostante e per avvicinarsi il piú possibile al desiderato punto di vedere senza esser visto. Fu però riputato ottimo risultamento di un buon disegno quello di sottrarre le fortificazioni e le loro disposizioni a chi voleva attaccarle e per indispensabile preliminare ne faceva la riconoscenza.

2. La moltiplicazione delle opere esteriori per aumentare i fiancheggiamenti nella difesa, occupando anche le alture ch'erano superiori al defilamento.

3. Lo stabilire di lunga mano nelle piazze un sistema di contromine per isventare tutto ciò che il nemico potea operare contro la piazza co' mezzi della guerra sotterranea e per regolarizzare il sistema delle innondazioni e tutta l'azione delle acque ove la natura vi si prestava.

Questa serie di lavori nei quali il corpo del genio francese fu quello che piú ebbe parte, avendo conservata ed aumentata la riputazione che aveva di essere il primo in Europa, dovrebbe far credere che si fosse riuscito in parte almeno a favorir la difesa e a bilanciare i progressi dell'attacco. Ma la storia militare del secolo decimottavo depone il contrario, meno la difesa di Bergop-zoom nel 1747 assediata dai francesi, la quale fu molto brillante ma non provò nulla quanto ai progressi della difensiva. Tutta la guerra di assedio nella guerra de' sette anni per le piazze di Slesia non serví che a provare i vantaggi dell'attacco. La difesa di Schweidnitz nel 1760, ove il celebre Gribauval dirigeva l'artiglieria degli assediati, fu degna di nota; ma bisogna pur dire che l'esercito prussiano mancava compiutamente di un buon corpo del genio, mentre il sistema era tutto nella guerra di campagna e di movimenti. La difesa di Danzica nel 1733 contro il Munick e quella delle piazze di Turchia non possono nulla provare quanto ai progressi della difensiva, mentre eravi ostinazione per parte dei difensori e quel che piú vale, oltre la guernigione combattevano gli abitanti, e gli assediatori eran ben lungi dall'essere al livello dei progressi fatti dalla fortificazione, perocché il loro stato sociale non era innoltrato al punto di coltivar con vantaggio le scienze tutte che le sono come di base. Nella guerra dell'indipendenza americana non si scorge difesa alcuna ordinata con metodo, e l'ostinazione ben piú che l'arte operò in quella guerra. Da questo breve sunto possiamo conchiudere che nel periodo del quale trattiamo, la difesa guadagnò sull'attacco che Vauban si era studiato di rendere superiore.

La fortificazione di campagna ebbe altra sorte. I suoi progressi furono visibili e diedero positivi risultamenti. Il sistema tanto preconizzato dal maresciallo di Sassonia dei ridotti distaccati fece sí che le linee continue cadessero in disuso, siccome quelle da cui veniva paralizzata l'azione delle truppe e tolta ogni facilitá pei ritorni offensivi, nei quali si riponeva l'ultimo risultamento di una buona e felice difesa; il che chiaramente mostrava che la guerra di movimenti era per riprendere la sua superioritá su quella di posizioni che avea dominato dalla morte di Turenna fino all'apparimento del gran Federico. Noi abbiam citato Bunsolvitz tra il 1760 e il 1761. In esso si riassumono tutti i progressi fatti dalla fortificazione di campagna, e bisogna rilegger sovente la descrizione che il re di Prussia ne fa nella Storia della guerra dei sette anni da lui dettata, perché prescindendo da tutti i preziosi particolari di arte dei quali abbonda, si scorge come il vero genio fosse pieghevole, perocché essendo il migliore fra i tattici, abilissimo nell'ordinare e condurre battaglie, giusto apprezzator dei vantaggi de' mezzi di fortificazione, a fine di non opporsi a forze superiori con truppe nuove e non agguerrite, si mostrò grande nell'inazione come lo era stato nell'azione, riunendo nella sua vita militare le buone parti di Annibale e di Fabio.

L'amministrazione militare come parte di un tutto doveva livellarsi ai progressi dell'arte e ai bisogni che dai suoi metodi derivavano. Ammessa una base ed una linea d'operazione, nasceva il bisogno di legare il soggetto e l'oggetto per mezzo di convogli che rinnovavano le munizioni da guerra e da bocca; e in queste guerre si vede, come ad Olmutz nel 1758, una perdita di un convoglio decidere di tutta la campagna. E l'illustre Laudon vide cominciar la sua gloria in questa occasione. Del resto benché il corpo dei militari amministratori fosse organizzato regolarmente e spesso, siccome in Prussia, un uffiziale generale di nome ne avesse la somma direzione, pur nondimeno il sistema delle requisizioni suppliva a quello dei magazzini, e la Sassonia ricorda ancora l'increscevol soggiorno dei prussiani nella guerra dei sette anni, come la Polonia quello dei russi e l'Annover quel dei francesi. Pure malgrado questi mali presso che inevitabili, quando si paragona ciò che si soffriva dai popoli nelle guerre del decimosesto ed anche del decimosettimo secolo, si dee convenire che vi era progresso cosí nei costumi come nell'ordine amministrativo. Gli spedali stessi risentivansi dello stato di una societá ove l'arte di guarire aveva seguito i passi di tutte le scienze e di tutte le arti delle quali si compone e da cui nasce.

La disciplina divenne severa, le punizioni furono quasi crudeli, e negli eserciti alemanni e russi specialmente credettesi che il bastone fosse per dir cosí un talismano il quale potea degradando l'uomo elevarlo ad eroe, e si giunse a tal punto che gli uffiziali recavansi quasi ad onore l'esser prodighi di gastighi di simil natura e crudeli nel farli applicare. Forse la composizione mista di alcuni eserciti ed il carattere semibarbaro di altri rendea necessario un tal mezzo; e l'indisciplina dell'esercito francese non sottoposto ai gastighi dei quali facemmo cenno, confermava l'idea della loro indispensabilitá. Tutto il sistema di disciplina si risentí di questo carattere di durezza, il quale passò fin nel linguaggio che si teneva dai superiori agl'inferiori in tutta la gerarchia militare. Cosí la militar disciplina rivestí un carattere di servilitá, ma che non doveva esser compiuto, giacché l'eroismo individuale non iscomparve in eserciti cosí regolati.

La creazione dello stato maggiore in Prussia e quella degl'ingegneri geografi in Francia provavano che la guerra passava sempre piú dall'urto brutale delle masse alla direzione della intelligenza. Lo stato maggiore fu adottato successivamente in tutti gli eserciti, del pari che tutto ciò che in Prussia perfezionavasi. Questa istituzione avea per iscopo il regolare con armonica unitá truppe lontane operanti su terreni ignoti, il conoscere bene questi terreni, il togliere a chi avea la suprema condotta della guerra tutti i dettagli che lo distoglievano dalle sue gravi meditazioni e il far circolare rapidamente gli ordini del capo non giá letteralmente, al che provvedevasi con altri mezzi, ma secondo il loro spirito. Cosí fu visto sovente confidarsi ad un uffiziale di grado poco elevato il segreto intimo del generale e nel venire comunicato ai subalterni, modificarsi secondo gli eventi che la rapiditá delle fazioni guerriere sottopone a infinite trasformazioni. Cosí dopo essersi vista la nascita la quale una volta dava il comando, sottoporsi alla gerarchia militare, videsi sottoposta all'intelligenza presunta di un inferiore; risultamento importante il quale mostrava che l'intelligenza umana era in progresso quanto ai poteri.

La castrametazione seguí i progressi della tattica e della disciplina. I campi d'istruzione in tempo di pace dovettero perfezionarla. Lo stato maggiore ebbe la missione speciale di disegnare campi e di riconoscere quelli del nemico. Il loro disegno fu una conseguenza dell'ordine sottile che predominava, e nella poca profonditá di questo trovavasi la differenza dai campi romani; campi per altro che differivano nelle armi, negli ordini e in tutto il sistema di guerra che separa gli antichi dai moderni. L'uso delle tende dirette alla conservazione dei combattenti rendea meno spedite le marcie e tutte le operazioni militari e forniva ad un occhio esercitato il modo di calcolare il numero delle truppe del nemico.

Ora vogliamo qui riassumere i cambiamenti tutti operati dal gran Federico nella scienza militare. Tai cambiamenti essendo stati adottati generalmente, ci asterremo dal parlare degli altri eserciti. Lo sviluppo che la guerra ha ricevuto ai dí nostri è il non plus ultra della scienza, come lo era pel decimottavo secolo quello comunicatole dal gran Federico. Passiamo ad enumerare i cambiamenti sopraccennati.

1. Il sistema de' fuochi venne modificato dal passaggio che si fece dall'ordine profondo al sottile, ordine corrispondente alle nuove armi.

2. Gran movimenti furono introdotti in tutte le armi per serrarsi, spiegarsi ed ordinarsi in battaglia dinanzi al nemico.

3. I progressi fatti dalla cavalleria accrebbero la sua mobilitá. Buoni metodi facilitarono il passaggio dall'ordine di colonna a quello di battaglia.

4. La stessa mobilitá venne applicata all'artiglieria mercé dell'introduzione utilissima degli artiglieri a cavallo.

5. Le divisioni e brigate fisse furono comandate sempre dagli stessi generali; il che rendeva piú facili i movimenti tutti e faceva che capi, uffiziali e soldati si conoscesser tra loro e però avessero quell'insieme e quell'unitá che indarno si cercherebbe altrimenti.

6. I campi d'istruzione destinati a simulacri di battaglie servirono a riunire tutte le armi, che a vicenda istruivansi e comprendevano i loro mutui rapporti e quelli che avevano col tutto insieme; i quali non erano come quelli del secolo scorso in Francia, di pura rassegna di truppa.

 

7. Il sistema dei cosí detti «semestrieri» facea sí che si pagassero pochi soldati in pace e che molti se ne avessero in guerra. Le guernigioni fisse legavansi al sistema suddetto.

8. La formazione dello stato maggiore riusciva utilissima. Esso concentrava il servizio, somministrava istrumenti abili ai capitani, gli sgravava dei minuti particolari, iniziava un maggior numero d'uffiziali di tutti i gradi alle grandi operazioni della guerra ed era in certa guisa seminario di generali.

Indicati questi risultamenti, ne cercheremo la pruova nelle opere militari e nelle pratiche dei gran capitani dell'epoca30. A questo modo risponderem pure alla nostra terza quistione.

La letteratura militare del periodo del quale parliamo è ricca d'autori che trattarono della guerra o parzialmente o in generale, e una tale ricchezza è indice del progresso delle scienze, come piú in lá andrem dimostrando. Il numero dei gran capitani fu forse inferiore a quello dei nostri ultimi tempi; nobile schiera alla cui testa fu l'uomo di genio che può riputarsi il protagonista dell'epoca ed il suo fedele rappresentante sotto tutti gli aspetti. Noi cercheremo di determinare tanto mercé del carattere che forma l'impronta delle militari produzioni, quanto mercé delle pratiche de' capitani di grido, il vero carattere della scienza militare nel secolo decimottavo. Ci restringeremo per altro a quegli autori ed a quei capitani dei quali sará necessario parlare a fine di giungere alla soluzione del nostro problema.

Nel primo periodo del secolo, cioè innanzi la guerra dei sette anni, i principali autori sono questi: lo spagnuolo Santa Crux, il maresciallo di Sassonia ed il napoletano Palmieri.

Il primo nella sua voluminosa opera descrive tutte le operazioni militari con una prolissitá che gli è stata rimproverata. D'altra parte non gli è stata negata molta giustezza d'idee e il suo libro era considerato come l'opera piú compiuta per la istruzione di un militare. Nella tattica non andò molto innanzi, e ciò provenne dall'epoca, non essendovi ancora il sistema prussiano.

Il maresciallo di Sassonia non ha composto un trattato compiuto, ma ha esposto bensí le sue proprie impressioni. Il libro è ineguale. Tutto quello ch'è sistematico non sostiene il confronto né colla ragione né coll'esperienza; e cosí tutto quel ch'ei propone in fatto di organizzazione, di ornamento e di ordini per l'infanteria e la cavalleria non è stato accettato. Ma bisogna notare che aveva scoperto la debolezza dell'infanteria per gli attacchi nell'ordine sottile, come l'utilitá della lancia per la cavalleria. Infine sentí la mancanza di un sistema di tattica, ma nol seppe trovare. Nelle opinioni emesse sulle grandi operazioni militari se non si mostra strategico si mostra almeno sagace, e prevede per cosí dire la gran mutazione ch'era per operarsi. Nel famoso passo ove dice che il segreto della guerra è nelle gambe, prevede ed annunzia che il sistema de' movimenti andava a riprendere il suo impero nella guerra su quello delle posizioni che aveva prevaluto dall'epoca della morte di Turenna fino alle ultime sue campagne.

Se citiamo il Palmieri, ciò non è per orgoglio o prevenzion nazionale, ma perché è il primo che abbia dato colore di scienza ad un trattato della guerra. Cominciando dagli elementi ha svolto le operazioni tutte in ordine geometrico ed ha operato la soluzione di molti problemi: sotto questo rapporto può dirsi aver fissato in principio la guerra essere scienza, essendovi elementi diversi che concorrere debbono ad un solo scopo, e però le abbisognano leggi che determinino l'azione di quegli elementi per ottener questo scopo.

La ricerca di tali leggi doveva consistere nel determinare le proprietá degli elementi e ciò che dovea farsi per conseguir lo scopo; il che appunto costituisce la scienza. In effetto noi siamo talmente convinti del merito e dell'importanza di questo metodo che malgrado i gravi e luminosi cambiamenti che la scienza ha subíti, le basi poste dal Palmieri, l'enumerazione degli elementi come delle loro proprietá sono rimaste salde e noi non abbiamo esitato a farle fondamento di questo lavoro.

Nella seconda epoca che siegue la guerra dei sette anni son da notare in prima linea Guibert, Tempheloff e Lloyd31. Quanto agli scrittori militari di secondo ordine ne direm qualche cosa parlando del Mezeroy.

Guibert oltre il merito di aver creata la letteratura militare, ornando di bel dire e cosí rendendo popolari materie tutte speciali ed aride per natura, ha quello di avere esposto lo stato della scienza al suo tempo e preveduti in parte i suoi futuri progressi. Egli nella sua prima opera, il Saggio di tattica, sebbene avesse fatto ben conoscere il sistema prussiano, pure non interamente colpí nel segno, rimproverandoglisi di avere negletti molti suoi rami, di essersi circoscritto alla sola tattica e di avere sovente tolto in iscambio gli strumenti e l'operatore, e cosí dato ai metodi un valor che non hanno se non quando una mente sublime li adopera. Ma però si convenne generalmente del merito della sua seconda opera: Difesa del sistema moderno di guerra; opera in cui nel sostenere l'ordine sottile come sviluppo e conseguenza dell'abolizione delle picche dovuta a Vauban, ricongiunge le operazioni di Turenna con quelle di Villars e di Federico, facendo notare i vantaggi che i piccioli eserciti davano al primo, l'imbarazzo di cui riusciva il loro aumento al secondo, e come il terzo ne traesse partito mercé del vantaggio dei metodi tattici che ne facilitavano ed assicuravano i movimenti.

Il Tempheloff, attore e scrittore della guerra dei sette anni, avea la conoscenza piú compiuta e piú positiva dell'esercito prussiano e delle alte vedute dell'illustre suo capo, e nella sua storia ha descritto le battaglie da tattico ed ha creato a parer nostro la storia militare. Egli svolse egualmente i princípi della strategia e se ne serví come massima comune misura per giudicare le militari operazioni.

Ciò che il Tempheloff aveva trattato come episodi storici l'inglese Lloyd lo tratta scientificamente nelle sue Memorie. Inferiore al Guibert in tutto ciò che si appartiene alla tattica, gli è superiore di molto nella filosofia della guerra e nella strategia. Quanto alla prima stabilisce che l'agente principale della guerra è l'uomo, che questi essendo un essere sensibile, intelligente e libero, non poteva esser trattato come una macchina, ma dovea venire studiato per esser compreso e quindi diretto secondo i suoi bisogni, le sue tendenze e le sue passioni. Quanto alla strategia stabilisce che vi sono teatri di guerra determinati da grandi ostacoli, che vi è bisogno di base per operare e di linea d'operazione per comunicare con essa, da ultimo che la sola difensiva utile e feconda è quella fatta sui fianchi. Insiste sull'importanza della configurazione delle frontiere rispetto alla guerra, e chiude l'opera infatti con una descrizione delle principali.

Tutti gli oppositori di Guibert e del sistema prussiano, di cui Mezeroy è il piú rinomato, caddero nel falso per esagerazione, volendo l'ordine profondo con le armi moderne. V'era per altro un fondo di vero nella debolezza dell'ordine sottile nei movimenti da essi posti in luce; talché nell'epoca seguente non solo l'ordinanza del 1791 ma l'esperienza ristabilirono con saggio eclettismo in fatto di tattica l'armonia fra l'ordine profondo e il sottile. In artiglieria Scheel, Durtubic, Saint-Remy, Pappacini fecero progredire la parte teorica della scienza, mercé di tutti gli artifici militari e di tutto ciò che teneva alla costruzione delle macchine da guerra. In fatto di fortificazione l'opera piú importante, considerata come un gran tentativo fallito, fu la Fortificazione perpendicolare del Montalembert. I regolamenti d'ogni maniera abbondarono nell'epoca della quale parliamo.

Questo era lo stato della militare letteratura. Sembra a prima vista che a misura che la scienza progredisce, mercé del perfezionamento dei suoi metodi debba divenire piú facile ed in conseguenza debba sorgere un maggior numero di gran capitani che ne facciano una giusta applicazione. Sembra pur naturale che nelle epoche ove sorge un genio che riassume le cognizioni del tempo e le fa avanzare con la sua potente influenza, gl'ingegni debbano svilupparsi e conseguitarne una scuola di capitani illustri. Ma nel secolo decimottavo ciò non avvenne, ché anzi il numero degli uomini eminenti nell'arte fu minore che nei secoli scorsi. Ma passiamo a provare quel che abbiamo asserito.

La Francia ove il genio militare ha avuto sede in tutti i tempi, fu sterile in grandi uomini di guerra, e i piú distinti in gradi diversi furono due stranieri, Maurizio di Sassonia e Lovhendal. Il primo nelle sue campagne di Fiandra, nella guerra di successione, si mostra piú ricco in vasti concepimenti che in operazioni da tenersi come modello per la scienza. Il Maillebois è a nostro credere il piú distinto; ma dopo la morte di Villars e di Berwick la Francia ha dovuto aspettare un'èra novella nella sua storia per produrre grandi guerrieri; il che per altro ha fatto con prodigalitá.

Nella scuola militare prussiana si notano molti capitani dai quali egregiamente eseguironsi grandi operazioni, come Scheverin, Keit Ziethen e il Seidlitz morto sí prematuramente; ma di capitani strategici non vi ha che il gran Federico, e con esso il principe Ferdinando di Brunsvick (il cui figlio si distingueva in seconda linea) ed il principe Enrico di Prussia. Notammo le operazioni strategiche e le dotte combinazioni tattiche del gran Federico. Ci rimane ora di fare osservare che il principe Ferdinando mostrò il suo genio strategico nelle campagne del 1758 e 1759 e nelle seguenti, ove con esercito collettizio e inferiore al nemico conservò la superioritá o almeno l'eguaglianza durante l'intero corso della guerra coi francesi. Il principe Enrico si mostrò profondo nella difensiva, e la difesa della Sassonia che gli fu affidata sovente durante la guerra de' sette anni può servir di modello quanto alla scelta delle posizioni ed ai movimenti. Quelli da lui operati dopo il disastro sofferto dal re a Kunersdorf nel 1759 a fine di riunirsi con esso, fan prova al massimo grado del suo genio strategico. E cosí per una rara fortuna si combinarono nella famiglia reale di Prussia due uomini che possedevano le due gran qualitá che costituiscono un gran capitano: la prudenza e l'ardire.

Nell'esercito austriaco la morte di Braun fece succedere il Daun, che avrebbe meritato il soprannome di Fabio se avesse combattuto forze superiori, ma che divenne oggetto di motteggi e sarcasmi allorché per timiditá prolungava una guerra cui doveva e poteva por termine con gran vantaggio della potenza da lui servita. Il Lascy da reputarsi eccellente come organizzatore e come capo di stato maggiore, era un mediocre generale, e le sue massime di guerra ed il suo sistema detto di «cordone difensivo» produssero i disastri della guerra di Turchia nel 1787 ed han pure molto contribuito ai disastri che l'esercito imperiale soffrí nella guerra della rivoluzione. Il solo Laudon aveva il genio della guerra moderna, ardito ed impetuoso, operando piuttosto coi movimenti che valendosi delle posizioni. Tutto il brillante della guerra dei sette anni e delle guerre di Turchia gli appartiene; ma d'altra parte fu troppo ristretto nel modo di concepire, ed obbligato ad operar nella guerra secondo le tradizioni e le abitudini dell'esercito che reggeva, non formò scuola, se ne togli il principe illustre del quale in séguito parleremo, che per le stesse ragioni non ebbesi alcun successore.

Quanto alla Russia il Munick mostrò nelle sue campagne di Turchia la superioritá dell'Europa sull'Asia. Le qualitá del soldato russo furono un grande elemento di successo, ma le escogitazioni tattiche del Munick per quel genere di guerra sono state modificate ma non escluse, come vedremo parlando della campagna di Egitto nel nostro seguente discorso. Dopo di lui nella guerra de' sette anni la gloria dell'esercito russo fu dovuta piuttosto all'intrepiditá delle truppe che al merito de' suoi capi, e il gran Federico caratterizzò i russi con un motto profondo, dicendo ch'era «piú difficile il vincerli che l'ammazzarli». Piú tardi il Romanzof si mostrò capitano ardito – il suo passaggio del Danubio ne fa fede – e le sue campagne sono superiori a quelle troppo vantate del Potemkin, nel cui ingegno era alcunché di brutale e di sregolato, ma che allora venía secondato dal Souwarow del quale piú in lá parleremo.

 

La Turchia nella sua decadenza che proveniva dalla sua inferioritá in fatto di civiltá rispetto all'Europa, riportò dei successi contro gli austriaci; ma questi furon dovuti al valore per cosí dire individuale delle numerose sue truppe, al clima caldissimo che indeboliva l'esercito nemico e soprattutto agli errori dei generali dell'Austria e alla falsa direzione che dava alle cose il consiglio aulico di Vienna. Nella guerra finita nel 1739 del pari che nell'ultima la quale ebbe fine nel 1790, le cause furono le medesime, meno il genio del Laudon che mancò nella prima.

La riputazione militare degli svedesi si sostenne in Finlandia, quantunque niun capo di gran nome sorto fosse a rappresentarla, ma si perdette nella guerra de' sette anni.

In Polonia non vi era progresso nella scienza perché non ve n'era nello stato sociale.

Nel mezzogiorno d'Europa la scienza era stazionaria e priva d'illustri rappresentanti, meno di Gages che nelle campagne d'Italia del 1744 mostrò molta intelligenza e venne apprezzato dal gran Federico nelle sue operazioni dell'Italia meridionale. L'Italia sempre sí ricca di gran capitani, che prestava agli stranieri non potendo servirsene per se medesima, non ebbe in questo secolo che il principe Eugenio di Savoia, il quale pur finí di fiorire nei primi anni del secolo. L'esercito piemontese combattette assai bene nella guerra di successione e conservò le tradizioni del valore italiano, ma nessun capitano oltre quel famoso che abbiam nominato poté fornire alla storia. Buone istituzioni poi fecer sí che dopo quarantotto anni di pace ricomparisse con onore alla guerra.

Nella penisola iberica nei soli soldati gli elementi eran buoni, il resto era stazionario o retrogrado, talché si cercavano dei capitani fra gli stranieri e massime nel nord dell'Europa, e sovente erano stranieri persino i semplici istruttori; fatto che rivelava lo stato di decadenza militare in che si trovavano quelle contrade sí bellicose altra volta.

La guerra fra le colonie americane e la madre patria non poteva per le sue circostanze particolari essere giudicata coi soli principi dell'arte. Gl'inglesi sostennero la riputazione che aveano acquistata a Fontenoy e nella guerra de' sette anni. Gages, Cornwallis e Clinton erano uomini di secondo ordine, almeno tali si mostrarono in America. Washington senza essere un genio aveva compreso lo spirito di quella guerra. Il sistema di difensiva da lui adottato nel Delaware dimostrò in lui al sommo grado quella qualitá sí feconda in risultamenti, la fermezza cioè nelle idee concepite malgrado gli ostacoli d'ogni maniera che se gli opponevano. Superiore ad una vana popolaritá, conscio della puritá delle proprie intenzioni, ad onta dei sarcasmi degl'invídi e del gridar dei malevoli creava l'esercito e difendeva il paese. Ivi la natura delle cose contrapponendo truppe nuove a truppe istruite e agguerrite, fece sorgere la guerra di bersaglieri che vedremo svilupparsi vie meglio nelle prime campagne della rivoluzione. L'insieme delle operazioni del generale americano può sostenere l'analisi senza temer la censura dei periti nell'arte, ed egli è ben meritevole dell'eloquente e semplice elogio che gli si fece allorché fu chiamato «il primo nella guerra, il primo nella pace, il primo nelle nostre affezioni».

Da quanto dicemmo rilevasi che la guerra divenuta era una scienza generale in Europa, che aveva gli stessi metodi, che si operava per imitazione e non per esclusione. E ciò derivava dallo stato scientifico e dallo stato sociale che rivestivano lo stesso carattere di unitá; il che dimostrammo giá in parte ed anche vie meglio dimostreremo qui appresso.

Lo stato delle scienze nel secolo decimottavo è ben noto, ma ciò non pertanto noi non tralasceremo di darne un breve sunto e di determinarne il carattere. Le scienze esatte sí necessarie all'avanzamento de' metodi di guerra furono in progresso. Sono da notarsi particolarmente le scoperte fatte nel calcolo infinitesimale dai Manfredi, Bernoulli, Nicolas, Parant e l'Ermanno di Basilea. La teoria delle tangenti ai punti moltiplici delle curve fu rischiarata dal Seurin, e soprattutto l'Eulero spiegò tutte le forze dell'alto suo ingegno nelle integrazioni delle equazioni separate. D'Alembert, Clairault, Fontana, Borda e Condorcet si reser famosi per le medesime investigazioni, e produssero nel calcolo una serie di veritá luminose e suscettive di utili applicazioni agli umani bisogni sí nella pace che nella guerra. La meccanica progredí profittando di tutti i passi che l'analisi avea fatti, e l'Eulero pose in luce la teoria de' movimenti rettilinei e curvilinei de' corpi isolati sottomessi all'azione di una forza acceleratrice sia nel vuoto o in un mezzo di resistenza. Intanto il Bernoulli gli riduceva alle leggi naturali della statica resa perfetta. Il D'Alembert riassumeva e generalizzava questi problemi tutti nel suo eccellente trattato di dinamica.

Tanti e sí fatti progressi nelle scienze esatte avevano le lor conseguenze. L'astronomia per esempio fece gran passi e divenne feconda in scientifiche veritá, deducendole da tutte quelle scoperte nelle scienze che le servono di base, ed entrò in una luminosa ed insieme util carriera; e cosí il Boucher potette misurare il meridiano, e La Condamine, Camus e Maupertuis potettero ripetere in Lapponia la stessa operazione. Niuno ignora i lavori dei due Cassini, padre e figlio, sui movimenti di vibrazione della luna. Il Boschovich facea servire le conoscenze astronomiche ai progressi della geografia ed alla formazione delle carte. Queste cognizioni sulla sublime scienza de' movimenti degli astri preludevano alla grande opera che dovea farle compiute nel nostro secolo, alla meccanica celeste dell'illustre Laplace, che ha meritato da un grande oratore lo splendido elogio di aver tolto gli «scandali» dal cielo, sottomettendone i fenomeni tutti ad una legge e rendendoli suscettivi di essere calcolati.

Le scienze naturali per quella legge comune a tutti i rami dello scibile umano dovevano avere uno sviluppo rapido assai, mentre la sola applicazione dell'analisi ai fenomeni della natura doveva far progredire in mezzo secolo le scienze naturali piú che non avean progredito in tutti i secoli anteriori. La chimica fu creata, e quando vi era una scienza che decomponeva i corpi nei loro piú semplici elementi, ne risultava che le loro proprietá erano ben conosciute, e la conoscenza de' semplici tendeva a far ottenere quella de' composti. Buon numero di cultori distinti delle scienze naturali in questa epoca comprova la nostra asserzione. In effetto Geoffroy, Vallisnieri, Trambley, Réaumour precedevano ed annunziavano in un certo modo il gran Buffon, che elevò un gran monumento alle scienze naturali e legolle alla letteratura mercé del suo eloquente modo di esporre quei misteriosi fenomeni. Il Dolomieu, lo Spallanzani e il Daubanton fecero lavori di una estrema utilitá quanto ai progressi delle scienze naturali, sí nei vari lor rami che nelle loro classificazioni. L'immortale Linneo, preceduto dal Rey, dal Tournefort, dal Micheli, risolvette il grave problema di stabilire un sistema generale di classificazione per le piante secondo i lor sessi. La chimica annoverava tra i suoi piú distinti cultori Beyer, Bergeman, Fontana, Priestley, Volta, le cui scoperte doveva riassumere ed ordinare il genio del Lavoisier. La medicina si giovava di tutte le scoperte chimiche e botaniche, mentre le proprietá de' vegetabili e il modo di usarne ne costituiscono i fondamenti. I Van Swieten, gli Scarpa, i Cotugno e molti altri egregi furono l'espressione dei progressi delle scienze naturali applicate alla medicina.

30Nelle opere militari di Federico contengonsi i risultamenti sopra esposti del sistema prussiano.
31Se non collocammo Guischardt tra gli autori militari di primo ordine ciò non fu perché nel riputassimo indegno; ma egli ha trattata la scienza come erudito e i suoi lavori sulle antichitá militari han questo carattere. Del resto rese un gran servigio alla scienza facendo conoscere l'antichitá militare, per cosí determinare in che fosse possibile imitarla, in che no, a causa della natura delle armi.