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Della scienza militare

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DISCORSO VII

Dello stato della scienza militare e delle sue relazioni colle altre scienze e le arti e con lo stato sociale dal trattato di Passarowitz del 1718 alla rivoluzione francese del 1789.

Il principio conservatore delle societá risiede nel loro movimento progressivo. L'esame della nostra esistenza individuale e l'esame di quello delle societá in generale dimostrano compiutamente l'asserto. In effetto come si conserva la vita dell'individuo? Mercé di una serie di trasformazioni costanti, lente, insensibili, che segnano i periodi tutti che percorriamo dalla infanzia all'etá decrepita fino alla nostra distruzione, la quale teologicamente e filosoficamente può considerarsi come una piú alta e compiuta trasformazione. Le societá politiche sono soggette alle stesse leggi che gl'individui, e lo studio della storia fatto da un alto punto di vista n'è la pruova costante. Ecco perché la lettura di Bossuet, di Vico, di Herder e di Muller innalza la mente ed insieme è di conforto, perché fa rientrare nel corso degli avvenimenti ordinari benché strepitosi ciò che l'ignoranza presentava come scandali storici e morali. No, non vi sono scandali nell'ordine generale; la provvidenza regge il mondo con giuste leggi, ed una di queste si è che per progredire bisogna trasformarsi, senza di che vi è per cosí dire ristagno e languore. Ma al nostro ragionamento è necessario premettere un rapido quadro dell'Europa qual era nell'epoca di cui siamo per trattare, mentre riveste il carattere che sopra enunciammo.

La monarchia spagnuola riprese sotto i Borboni, e particolarmente sotto Carlo terzo, se non un'alta importanza almeno della dignitá nelle sue relazioni; e i miglioramenti amministrativi che si preparavano dal sovrano, secondato da uomini distinti, tendevano a dar valore al suolo spagnuolo ed a quello delle colonie e a sviluppar l'attitudine di quel popolo sí riccamente dotato dalla natura.

La monarchia francese dopo la fine del gran secolo presentò un'anomalia che non manca mai di precorrere ad alti e spesso terribili avvenimenti. Vogliam dire che l'intelligenza era in progresso mentre la moralitá andava scemando; la ragion pubblica riceve a maggiore sviluppo del potere e le classi medie e le infime erano piú morali, econome ed industriose delle alte. Questa disposizione unita all'incertezza dei limiti fra i poteri rendeva malferma l'amministrazione interna e molle la politica esterna, segnatamente dopo il trattato di Aquisgrana.

L'Inghilterra al contrario consolidava il suo sistema; la casa di Annover aveva ripreso lena piú forte dopo l'ultimo sforzo degli Stuardi. Uomini di Stato come Chatam dirigevano la sua politica sovente egoistica ma però altamente nazionale; le sue armi brillavano nelle guerre continentali; il suo commercio, la sua industria e le sue colonie in molte parti del mondo le davano gran peso negl'interessi europei; aveva su tutte le potenze tre vantaggi decisivi: il suo credito, la sua inaccessibilitá e lo spirito pubblico il quale nascea dalle leggi che la reggevano. Non avendo nulla ad acquistare sul continente, era potenza rivale di chiunque volea dominare, e sotto questo rapporto la sua azione era utile mentre parea generosa.

L'impero germanico rappresentava il medio evo nelle sue forme, ma nel fondo subiva tutte le modificazioni che il tempo e gli avvenimenti avevan prodotto: quelle sue forme erano d'ostacolo agli affari ed il suo spirito una menzogna che ogni fatto rendeva piú chiara; e dopo la scissione profonda che la riforma aveva lasciato in quel corpo, l'elevazione della monarchia prussiana venne a provare con terribili guerre la vanitá delle leggi da Ratisbona emanate. La monarchia sopraccennata era il prodigioso risultamento di una serie di uomini che chiamati a reggerla, aveano sortito quasiché tutti quelle qualitá ch'erano piú in armonia coi bisogni dell'epoca in cui regnarono. Stato divenuto importante a forza d'industria, d'intelligenza, di coraggio e di scienza militare e che può essere considerato fra le monarchie per quello che le cittá anseatiche, Venezia e Genova erano nel medio evo, cioè potenze piú forti e influenti di quello che la loro estension materiale avrebbe dovuto permettere e supplenti con le forze morali e intellettuali a ciò che loro mancava nel valor della massa.

La casa d'Austria considerata sotto l'aspetto di capo dell'impero, benché assicurata la dignitá imperiale nella sua famiglia, dopo la guerra di successione vedeva la vanitá di una tal dignitá nel dover cedere una bella provincia ad uno de' suoi vassalli. Come potenza ereditaria perdeva terreno ed opinione dalle rive del Garigliano a quelle della Sava; ma in séguito, nella crisi che subí alla morte di Carlo sesto, il nobile carattere di Maria Teresa ed il cavalleresco patriottismo degli ungheri ristabilirono se non nelle possessioni almeno nell'opinione questa importante monarchia, e la casa di Lorena ebbe principi distinti, e la monarchia austriaca nel periodo del quale trattiamo, malgrado molte sventure si trovò alla fine del secolo abbastanza forte per sostenere la terribile lotta che l'ha segnalata; il che dimostra che aveva fatto progressi nelle arti della pace del pari che in quelle della guerra.

L'Olanda ricca di capitali perdeva la sua importanza per la rivalitá inglese nel commercio e nelle colonie e per l'elevazione delle potenze continentali, segnatamente della Prussia.

La Svizzera aspirava alla pace e ne godeva; ma si alteravano gli elementi del suo stato sociale, secondo il detto del suo eloquente storico: dava soldati, ma non ne aveva. I suoi soldati combattevano per chiunque li pagava, ella per nessuno. Per questa via si può conservare lo spirito militare, ma si perde l'influenza politica; il che appunto accadde alla Svizzera.

L'Italia respirava nel secolo di cui parliamo. Quasiché tutti i suoi governi erano nazionali: ristabilito il trono delle Due Sicilie; ingrandita la casa di Savoia; gli Stati di Parma, di Modena, di Toscana governati da principi italiani; Genova, Lucca e Venezia rette a repubblica. Il solo Stato di Milano non aveva un governo italiano, ma l'amministrazione del Firmiani compensò in qualche modo i mali della condizione per cosí dir coloniale di quel principato nel quale si aprivan la strada tutti i progressi amministrativi. Quarantotto anni di pace procacciarono all'Italia ricchezze materiali e intellettuali, ma la tempra degli uomini si ammolliva, perché concitati non erano né da grandi timori o speranze né da vive passioni.

L'impero ottomano che avea combattuto e combatteva con sorte varia la potenza austriaca, vedeva e sentiva i colpi che questa andavagli arrecando e preparava una nuova e terribile potenza, vogliam dire la Russia, la quale tendea verso l'oriente a causa della sua posizione e meno guardava o influiva sull'occidente. Questa societá musulmana in Europa rimanea separata dal popolo greco che avea conquistato ed estranea alla civiltá europea; mentre andava perdendo il suo fanatismo, conservava però l'antica barbarie; circostanze tutte che non inducevano dubbio sulla sua decadenza nei meno sagaci osservatori. La nullitá, la mollezza e la crudeltá de' suoi sovrani erano al tempo stesso causa ed effetto della societá musulmana.

La Polonia, come l'impero germanico e l'ottomano, offeriva una pruova novella del non essere permesso all'umanitá anche nel suo eroismo di ostare alle leggi della natura. Malgrado il valore e l'intelligenza di una illustre nobiltá, il solo attaccamento cieco a' metodi governativi esauriti nei loro risultamenti fece sí che questa potente monarchia ricevesse la legge in tutta questa epoca e finisse per essere conquistata senza aver fatto la guerra. E ciò preludeva alla sua distruzione.

L'impero russo segnalava la sua esistenza con passi giganteschi, ed il piano di Pietro era continuato da quattro donne rivestite della sovranitá, le quali quantunque fornite di qualitá differenti miravano allo scopo medesimo. L'imitazione che forse noceva allo sviluppo spontaneo ed originale della intelligenza nazionale accelerò nondimeno la importanza politica e militare di questo impero che progrediva, combatteva ed influiva al tempo stesso sull'Oder, sul Danubio e sul Fasi. Avea flotte nel mar Nero e nel Mediterraneo, dominava la Polonia, acquistava terreno in Finlandia, in Crimea e nelle provincie del Caucaso: l'esercito paziente, valoroso e pieno d'entusiasmo per chi reggeva l'impero, l'amor proprio nazionale vivissimo, la civiltá europea facentesi strada; tutto questo formava nuovi elementi che doveano modificare il sistema stabilito a Munster.

La Scandinavia rientrava nella posizione che la natura assegnavale dopo che grandi potenze eran sorte nella parte settentrionale d'Europa. La Svezia dominata e divisa dai partiti mostrò nella guerra de' sette anni quanto fosse diversa da ciò che era in quella de' trent'anni. Un principe distinto concentrando nelle sue mani il potere, volle e cominciò a rialzarla, ma gli mancò il tempo e forse ancor l'occasione.

La Danimarca retta con saggia politica interna ed esterna progrediva in ogni senso.

Il Portogallo divenuto per cosí dire colonia inglese in virtú del trattato di Mathuen ed afflitto da una orribile calamitá fisica, era in decadenza. Ebbe poi il torto di non saper comprendere e non voler tollerare un gran ministro che volea rialzarlo dall'umile stato in che era caduto.

A quanto abbiamo sinora detto sullo stato d'Europa vuolsi aggiungere che l'America colonizzata diveniva omai teatro di guerra, e la sua influenza era passiva. Ma la rivolta delle colonie inglesi avverò il vaticinio fatto sul sistema coloniale in quanto alla sua successiva caduta ed a' suoi effetti sull'equilibrio europeo.

Il carattere generale degli Stati di cui abbiamo discorso, che forma la nota caratteristica del periodo di cui è parola, può ridursi al seguente:

 

1. Concentrazione piú compiuta del potere monarchico, potere che distruggeva gli ostacoli a lui legati dal medio evo; il che conduceva all'unitá amministrativa.

2. In quanto alla politica esterna l'interesse commerciale ed il coloniale che si svolgevano sempre piú e si confondevano per la loro natura e pei loro effetti, sottentravano alle guerre di successione che nascevano dai dritti delle famiglie reali come risultamento naturale del volersi apparentare tra loro esclusivamente. Questo principio prevalse piú nel secondo periodo dell'epoca che nel primo, nel quale l'altro enunciato ebbe il dí sopra come dalla storia e dai trattati rilevasi.

3. L'influenza del sistema coloniale esercitava la sua azione sotto tanti aspetti diversi, in guisa da modificare non solo la direzione politica ed economica degli Stati, ma bensí da cangiar la morale, sostituendo la tolleranza religiosa che il commercio rendea necessaria e facile, al fanatismo che nel principio del secolo anteriore avea dominata ed insanguinata l'Europa.

4. La tendenza all'utile cosí nello scibile umano come nell'amministrazione. E ciò risultava dalla natura dell'umana intelligenza, che dopo aver impiegato le sue facoltá nella ricerca del vero, del bello e del buono, ha bisogno di recare ad atto le sue speculazioni per ritrarne una utilitá positiva.

Ora ci faremo a proporre alcune quistioni. Col rispondere ad esse adeguatamente otterremo la soluzione del problema che ci siamo proposto.

1. Quali uomini, quali armi, quali ordini fossero scelti e adoperati dalle varie potenze europee nei vari periodi dell'epoca di cui trattiamo.

2. Quali fossero i metodi tattici, strategici e di fortificazione dell'epoca. Quale il sistema amministrativo che prevalea negli eserciti.

3. Qual fosse il carattere che rivestiva la scienza della guerra secondo gli scrittori militari dell'epoca e se vi fosse unitá nelle vedute di questi scrittori; unitá tale da poterne dedurre quella delle istituzioni ed insieme dei metodi militari.

4. Qual fosse lo stato delle scienze esatte, naturali e morali, quale carattere rivestissero, qual fosse l'influenza che avevano sulle arti che ne dipendono e quale finalmente la lor relazione con lo stato delle scienze belliche.

5. Qual si fosse lo stato sociale nel suo insieme, quali i suoi politici risultamenti e però la sua influenza sui destini del mondo, e in che modo particolarmente si scorgesse reagire sulla scienza militare.

La scelta degli uomini destinati a comporre gli eserciti deriva, come ci lusinghiamo di aver provato nei nostri antecedenti discorsi, dallo stato sociale, il quale riposa sopra le condizioni che fissano lo stato delle persone e quello delle proprietá. Ora nel periodo del quale trattiamo nessuna radicale trasformazione ebbe luogo su questi due gravi oggetti, secondo che gli abbiam veduti essere stabiliti all'epoca trattata nel nostro sesto discorso. Deriva da questo come legittima conseguenza che la composizione di un esercito nel suo primo e principale elemento poteva ricevere perfezionamenti o modificazioni parziali, ma era lo stesso di quel che prima notammo, siccome corrispondente all'èra storica conosciuta sotto la denominazione di «moderna». In effetto in tutti gli Stati i comuni erano scelti nelle classi poco agiate della societá; senonché trovato insufficiente ed incerto il sistema di arrollamento volontario, si cercò di regolarizzare il servizio militare, il quale per cosí dire divenne una imposta sugli uomini. In Francia troviam le milizie, in Austria i contingenti somministrati dai proprietari di terre, il che era pure presso le nazioni slave. In Prussia questo sistema ricevette un piú regolare sviluppo e si vede il territorio diviso in circoli, i quali fornivano un contingente che dovevano tenere al completo e che era preso nelle ultime classi della societá. Il servizio era a vita negli Stati di razza teutonica o slava; nell'occidente dell'Europa il tempo del servizio cosí per la recluta che pel volontario era limitato ad un certo numero di anni che non passava mai gli otto. Gli uffiziali furono scelti secondo i metodi esposti nel nostro precedente discorso; senonché è da osservarsi che si cominciò ad aprire una carriera d'avanzamento ai sottouffiziali, ma parziale, eccezionale e non regolarmente stabilita, perocché fino in Prussia si sosteneva che un uffiziale dovesse essere gentiluomo. Ciò proveniva dalle classificazioni sociali esistenti nello Stato. Ciò nondimeno da un altro lato fu stabilito che anche gli uomini di nobil sangue dovessero cominciare dall'essere soldati; dal che nacquero i cadetti. Queste due innovazioni dovevano portare il loro frutto nelle epoche posteriori, il che vedremo dipoi, e mostravano giá che lo stato militare era per sua natura una carriera ove il merito reale dovea rimpiazzare i privilegi. Un'altra novitá piú feconda in conseguenze sociali e militari si fu che la difesa dello Stato dovesse riguardarsi come un dovere per tutti, dovere il quale si contraeva nascendo. Ma come è legge di natura che in ogni cosa si venga operando per gradi, cosí si vedeva al tempo stesso sussistere l'idea che l'esercito fosse una parte della societá destinata a difenderla tutta, e si vedevano le truppe straniere assoldate e i cosí detti «corpi franchi» levati per la guerra. E questi erano gli ultimi rappresentanti del sistema de' mercenari fissi e dei condottieri temporanei che in altri tempi era in vigore.

Le armi eran le stesse: il moschetto perfezionavasi, la bacchetta di ferro era generalmente adottata, come ancora la baionetta situata in modo da non impedire il fuoco. La sciabola divenne l'arma principale della cavalleria, la carabina e le pistole non servirono che a modo di ausilio; il che provava che si era conosciuta la vera natura della cavalleria. Le armi difensive scomparvero interamente meno che nei corazzieri, nei quali per altro non si aveva gran fiducia perché le corazze non erano a pruova della palla di fucile. La lancia scomparve fuorché tra i polacchi ed in qualche corpo formato a loro imitazione, ma piú per bizzarria che per solida opinione del vantaggio che ritrar si potesse dall'arma. L'artiglieria ricevette moltiplici perfezionamenti, e tutti tendevano a renderla mobile a segno da poter seguire le truppe costantemente ed in tutti i terreni. Tutto ciò ch'è conosciuto sotto il nome di «sistema di Gribauval» (che appena dopo la pace comincia ad essere modificato) avea questo scopo, e tutto il materiale di quest'arma è basato sino ai dí nostri sulle escogitazioni di quel dotto uffiziale. I pezzi di campagna, i pezzi di riserva, l'organizzazione de' parchi come arsenali mobili, la separazione compiuta dell'artiglieria di assedio da quella di campagna, la differenza nei carretti dei pezzi di ramparo e dell'armamento delle coste da quelli dell'artiglieria di campagna, la organizzazione dei pontonieri e i perfezionamenti e le classificazioni pei vari generi di ponti, sono tanti passi del pari che tante pruove del progresso cosí dell'artiglieria come di tutte le scienze ed arti necessarie per renderli possibili. I pezzi attaccati ai battaglioni comprovano lo scopo da noi indicato di non isolare mai l'infanteria da un sí potente ausilio; e l'artiglieria a cavallo in Prussia inventata, che aveva per iscopo di accrescere la mobilitá di quest'arma e di fornire la cavalleria del medesimo appoggio che aveva la infanteria, sono l'ultima energica espressione dell'importanza di quest'arme ausiliaria e delle modificazioni che tutto il sistema di guerra dovea subire.

Una volta stabilita e riconosciuta la superioritá esclusiva delle armi da trarre su quelle atte a ferir da vicino, è chiaro che gli ordini dovettero concorrere anch'essi ad un simile scopo; e però il fondo fu fissato a tre righe per l'infanteria nell'ordine di battaglia, a due nella cavalleria, e per eccezione a tre, massime in qualche Stato considerato come stazionario nella scienza della guerra24. Queste sono le basi del sistema in Europa e i militari regolamenti ne fan fede presso tutte le nazioni.

Nel nostro quinto discorso facemmo osservare che non risolvendosi la quistione delle armi, restava del vago negli ordini ed era conseguentemente impossibile ogni progresso nella tattica, la quale altro non è che un metodo per applicare e render flessibili gli ordini conservandoli intatti e per adattarli a tutte le circostanze che l'attitudine del nemico e gli accidenti del terreno producono. Ora una volta fissate le armi e gli ordini, la tattica doveva perfezionarsi per le ragioni opposte a quelle che avevano ritardato il suo progresso. Pure questi passi non furono fatti da tutti contemporaneamente, ma come accade in tutto ciò ch'è umano, chi era spinto da piú alte necessitá o piú da natura disposto ad operare un perfezionamento, l'operò e lo pose in luce, e gli altri furono imitatori, e come sempre avviene, con esagerazione piuttosto che con ragione. Tale fu la sorte della tattica cosí elementare come sublime che in Prussia ebbe la sua grande scuola e che da quello Stato si diramò in tutto l'occidente e oggidí passa in oriente, seguendo quei metodi di civiltá che ivi trapiantansi. E quanto asseriamo ha chiara pruova dalle preziose lettere del maresciallo di Sassonia al ministro della guerra di Francia, nelle quali l'illustre autore sostiene che l'infanteria francese non può combattere in pianura e che il solo genere di guerra che le riesca si è quello di forzare le posizioni. Questa severa sentenza sí gloriosamente smentita di poi, pruova che questa intelligente e bellicosa nazione era molto addietro in fatto di tattica. L'infelice guerra de' sette anni provò ciò che Maurizio diceva, e quei militari rovesci animarono l'intelligente patriottismo del Guibert a iniziare eloquentemente i suoi compatrioti nel segreto della tattica prussiana. L'ordinanza del 1791 ne fu la pratica applicazione.

I perfezionamenti operati in Prussia nella tattica possono ridursi ai seguenti:

1. L'esattezza nell'istruzione di dettaglio quanto al maneggio delle armi, ai fuochi, alla marcia, agli allineamenti.

2. Il modo di formarsi e spiegarsi rapidamente in colonna e di ripassare all'ordine di battaglia con movimenti pel fianco dei plotoni percorrendo la diagonale. Da ciò risultava il doppio vantaggio di operare per la linea piú corta e di conservare l'ordine serrato ad ogni evento; cosí risolvevasi l'eterno problema di tutte le evoluzioni, quello cioè di occupar poco spazio e guadagnar molto tempo. In questi due risultamenti sta il vero segreto della tattica.

3. L'applicazione degli stessi metodi a divisioni intere, operando marcie di fianco in colonne, talché con una semplice conversione si riprendesse l'ordine di battaglia. L'impiego degli scaloni per avere sforzi successivi sui punti di attacco, senza arrischiar confusioni in un rovescio. E le distanze fra gli scaloni a ciò contribuivano, mentre quelli non impegnati si conservavano intatti per rinnovare gli attacchi o per operare e coprire la ritirata. I cambiamenti di fronte, i passaggi di linea, le ritirate a scacchiere, i passaggi di stretti e i quadrati derivavano dagli stessi principi ed erano eseguiti con gli stessi metodi, e si riassumevano sempre nel passaggio dall'ordine di battaglia a quello di colonna e cosí viceversa. Eravi scienza adunque, poiché vi erano princípi costanti, unitá di scopo e semplicitá di metodi.

4. All'ordine di battaglia che non avea piú per base il sistema di mettere l'artiglieria, la cavalleria e l'infanteria in un ordine costante – mentre si era passato dall'intralciare le armi al separarle compiutamente – fu sostituito il principio fecondo del sostegno reciproco delle armi e della loro disposizione adattata alla natura del terreno. Per il che videsi con iscandalo dai tattici di corta vista la cavalleria occupare il centro di un ordine di battaglia mentre l'infanteria occupava le ali; l'artiglieria divenuta mobile cambiar posizione e seguire le truppe in tutte le loro evoluzioni; da ultimo, ciò che era ignoto nelle epoche antecedenti, prendersi l'ordine di battaglia in faccia al nemico spiegato e per la combinazione delle diverse colonne, o per una marcia di fianco coperta da truppe spiegate o dal terreno, adottarsi l'ordine obliquo25 sí adoperato presso l'antichitá, per cosí sopraffare il nemico in un punto e sottrarre ai suoi attacchi la parte opposta a quella con la quale venivano fatti.

 

Queste sono a nostro credere le innovazioni fatte dal gran Federico nella tattica, cioè lo sviluppo compiuto che derivava dalla natura delle armi fissate e perfezionate con tutte le loro conseguenze sugli ordini e le evoluzioni.

Nella cavalleria il progresso fu vasto e compiuto dopo Molwitz, ove ella si mostrò sí inferiore da doverla mischiare con alcuni battaglioni; il che fu l'ultimo esempio del mescolamento delle due armi. Niuno ignora che il gran Seidlitz, morto in etá verde, aveva il doppio merito che non si è piú rinnovato in alcuno allo stesso grado, di essere un grande ispettore e un gran condottiere di cavalleria, siccome quello ch'era fornito di molto talento per organizzare l'arma e favorito veniva da felici ispirazioni sul campo di battaglia. La cavalleria prussiana adottando tutti i perfezionamenti tattici dell'infanteria con le sole modificazioni che la sua composta natura esigeva, divenne mobile oltremodo, manovrò al galoppo e contribuí nelle battaglie ad affrettarne l'esito operando in gran masse.

Tal è il breve sunto che possiam dare dello stato della tattica prussiana, la cui superioritá non era contrastata. Venne imitata ed anche talvolta puerilmente. Salder per l'infanteria e Seidlitz per la cavalleria sono i veri creatori della tattica moderna, e tutti i militari regolamenti sono ancora modellati nei loro princípi dirigenti su quello ch'essi prescrissero. La pruova della nostra asserzione si trova nel carattere delle battaglie dell'epoca. In effetto a Fontenoy, a Rocoux, a Lawfelt non vi è esempio di gran movimenti tattici, e la famosa colonna inglese di Fontenoy dimostra piú il freddo valore delle truppe che la perfezione delle combinazioni tattiche, mentre nessuno seppe tirar partito da quella combinazione fortuita, e dall'esercito francese fu opposta l'artiglieria a quelle masse, ma nessun movimento di truppe. Le battaglie di Parma, di Piacenza, di Camposanto sul Panaro hanno lo stesso carattere, cioè importanza di posizioni e pochi movimenti tattici. Non dee dirsi il medesimo delle battaglie di Praga, di Rosbac, di Zorndorf e neppure di quelle di Leuthen e Tourgau, in cui ebbero luogo bei movimenti e fecersi delle brillanti cariche. Alcune battaglie furono perdute dai prussiani a causa dell'arte adoperata dagli austriaci nel disporre la difensiva delle loro posizioni. Federico nelle sue lettere al general Fouquet espone con esattezza ed encomia moltissimo il sistema di difesa dagli austriaci adottato in quanto alle posizioni e l'artistica esposizione delle due linee delle riserve delle diverse armi combinata colla natura del terreno26. I russi combattendo con rara intrepiditá in vasti quadrati, come per esempio contro i turchi, supplivano ad un ordine sí falso contro truppe europee con la tenacitá, la quale unita al numero diede loro la vittoria a Jagerndorf Kay e a Kunersdorf, come gli austriaci l'avevano ottenuta a Kolin. Gli eserciti francesi furono inferiori alla loro meritata riputazione, e le sconfitte di Creivelt e Minden non sono bilanciate dai meschini successi di Bergen e Willinghausen che la vanitá nazionale esagerò e che avrebbe sdegnati in epoche piú gloriose.

La strategia che abbiam veduta dapprima istintiva, poi sottomessa ad un certo calcolo e divenuta intuitiva, acquistò in questo periodo il carattere dimostrativo; e ciò proveremo non solo mercé della indicazione rapida delle operazioni strategiche, ma coll'autoritá degli scrittori militari dell'epoca. Per ora ci restringeremo a mettere in vista che vi erano piani di campagna stabiliti sulle conoscenze anteriori, topografiche e descrittive; che in questi piani giungevasi a calcolare tutta la serie di operazioni che dovea nascere nel doppio caso del rovescio o del buon successo delle operazioni premeditate; e però a torto voleasi trattare come scienza esatta quella che avendo moltissimi dati ignoti, non può essere se non una scienza per cosí dire approssimativa. Ma questa esagerazione del valor della scienza ne dimostra appunto la sua esistenza e il suo primo periodo27.

Nelle campagne del Maillebois in Italia nel 1745 e nel 1746 si scorgono vedute strategiche, si vedono considerati i grandi accidenti del terreno, e non solo considerati localmente come ostacoli o mezzi, ma nel loro insieme e nelle loro reciproche relazioni. Sono in tal guisa considerati il Po, le Alpi e gli Appennini, le pianure del Piemonte e della Lombardia, i controforti ed i corsi secondari di acque. Nella guerra di successione vediam trascurati i principi strategici. La punta dei francesi a Praga nel 1742 ne fa fede. Ma nella guerra de' sette anni vediamo costituita la guerra, ne vediamo strategicamente fissate le basi, le linee d'operazione, e tenersi con iscrupolo alla loro conservazione; gli austriaci basarsi in Boemia e in Moravia, i russi in Polonia e i francesi sul Reno e sul Meno; Federico stabilire la sua difensiva tra l'Elba e l'Oder, servirsi di queste linee naturali e delle piazze situate fra esse per contenere i nemici, i quali abbandonava momentaneamente per condursi in massa contro degli altri e per indi ritornar vittorioso sopra i primi. Questa mobilitá, questo uso costante della linea interna contro le esterne, questo operare in massa contro chi operava per distaccamenti, spiegano quei risultamenti, costituiscono i progressi della scienza e giustificano l'ammirazione del grand'uomo che le fece fare di sí gran passi28. L'invasione della Boemia, la ritirata che seguí la marcia a Rosbac, la contromarcia in Islesia nel 1757, la ritirata da Olmutz nel 1758, i movimenti sull'Oder, quelli che succedettero alla battaglia perduta di Hokirken, i movimenti per combattere i russi nel 1759, quelli per liberare la Sassonia, la marcia in Islesia, il campo di Bunsolvitz nel 1760 per paralizzare i due eserciti, i movimenti di Lignitz che precedettero la battaglia di questo nome, tutto provava che il gran Federico era fedele al sistema delle masse ed ai movimenti, e che quando se ne allontanò operando per distaccamento, come a Maxen e Landshut, ne fu severamente punito. Se la strategia diè spiegazione dei risultamenti ottenuti nella lotta ineguale della guerra de' sette anni, applicata piú in grande giustificherá piú vasti risultamenti. Nell'enumerare la proprietá della strategia considerata siccome scienza abbiamo indicata l'importanza che le fortificazioni acquistavano nel sistema generale della guerra. La superficie del suolo essendo geograficamente divisa in una serie di parti che costituivano i diversi teatri di guerra, e per operare offensivamente o difensivamente su di essi essendovi necessitá di una base, cioè di un numero di punti fortificati ove riporsi tutto il materiale di guerra e tutti gli approvvisionamenti per la sussistenza dell'esercito che operava, avvenne che la fortificazione acquistasse uno sviluppo maggiore e non si limitasse alla difesa parziale di ogni recinto fortificato, ma entrasse nelle vaste combinazioni di tutte le militari operazioni del pari che di tutti i grandi accidenti di terreno, ai quali dovea supplire quando mancavano e accrescerne il valore quando esistevano. Per il che si sentiva sempre piú il bisogno d'impadronirsi delle grandi comunicazioni, dei gran passaggi dei monti o dei fiumi; e tutto ciò dovea avere per ultima conseguenza il non costruire le piazze di guerra che nei punti strategici29, riconosciuti per tali dal calcolo scientifico e dall'esperienza delle guerre giá combattute su quel teatro.

Considerate le fortificazioni sotto questo punto di vista generale, ci resta a determinare lo stato della scienza nelle sue relazioni colla guerra di assedio e determinare se in questo periodo progredisse l'attacco o la difesa. Tutti gli sforzi degl'ingegneri tendeano al medesimo fine: a ristabilire l'equilibrio fra l'attacco e la difesa; equilibrio che i metodi posti in opera dal Vauban avevano rotto a favor dell'attacco. Tutto ciò che si escogitò pel fine sopra indicato dai sapienti nell'arte può ridursi a tre principali mezzi:

24L'ultima ordinanza francese del 1831 benché ammetta il servirsi di due righe come eccezione, ha conservato le tre righe come ordine abituale.
25Nel quinto volume delle Memorie di Sant'Elena in una luminosa dissertazione sulla guerra dei sette anni, Napoleone è d'opinione che l'ordine obliquo non è un progresso della tattica ma è l'essenza dell'arte; per cui fu praticato in tutti i tempi dai gran capitani, mentre rientra nella categoria delle sorprese, il che non è nella sfera tattica. Imperocché egli sostiene che non può farsi una marcia di fianco in faccia ad un nemico spiegato senza commettere un grave errore ed esserne punito, poiché chi sottrae un'ala dee attendersi una contromanovra del nemico sulla sua indebolita; il che non solo la compromette, ma compromette ancora la linea di operazione che questa è destinata a conservare. Come decidere tra Federico e Napoleone? Chi oserá farlo? Il vantaggio di una scienza fissata si è quello di mettere le piú volgari intelligenze a portata di dare una opinione: noi ne profitteremo. Ciò che Napoleone dice è incontrastabile. Ciò che Federico ha operato lo è del pari. Ov'è l'equivoco? In questo: che le truppe prussiane manovravano superiormente, le altre no; le prime guadagnavano spazio e tempo e le altre lo perdevano; per cui le contromanovre o non si facevano o si facevano troppo tardi, quando la giornata era decisa.
26Nel seguente discorso in cui dovremo trattare del sistema seguito da Wellington nella guerra della penisola, faremo osservare quello che vi era di comune fra i metodi del generale inglese e quelli adottati dagli austriaci e descritti da Federico.
27Sempre che lo spirito umano scopre un metodo è nella sua natura di credersi giunto a quella superioritá ideale cui aspira. Dá in conseguenza alla scienza piú nuova un merito e degli effetti superiori alla realitá; in séguito i progredimenti stessi della scienza fanno che sia ridotta al suo reale valore. Ciò è addivenuto della strategia scientificamente considerata.
28Dovremmo uscire dai limiti che ci siamo prefissi, per estendere le nostre osservazioni e citazioni a tutte le guerre di Europa, a tutti i guerrieri dell'epoca; dovremmo citare i Munick, i Romanoff, i Souwaroff e ricordare le guerre contro i turchi tre volte rinnovellate, e la guerra delle colonie americane, e citar Giorgio Washington. Ci contenteremo di dire che i russi avevano sopra i turchi i vantaggi che ha l'Europa sull'Asia, colle qualitá che distinguono l'esercito russo, il che assicurava i loro successi. Quanto agli austriaci diremo che furono disgraziati perché non operarono in massa. E da ultimo note remo che le operazioni degli americani contro gl'inglesi possono spiegarsi considerando la lunghezza della linea d'operazione ed i vasti spazi che quelle contrade presentano alla difensiva.
29Un punto strategico altro non è che una posizione che il nemico dee forzare, mentre se vuole oltrepassarla, colui che l'occupa può minacciare con movimenti piú corti le sue comunicazioni senza esporre le proprie. Da questa proprietá dei punti strategici è derivata l'idea enunciata di renderli forti per conservarli, anche quando l'esercito che gli occupava ne usciva per momentaneamente operare. L'arciduca Carlo nella sua sapiente opera sulla strategia ha luminosamente esposta questa teoria; Jomini, Pelet e tutti gli autori piú rinomati dell'epoca hanno su ciò insistito. Ne parleremo piú ampiamente nel nostro ottavo discorso. Ricordiamo poi che il soggetto medesimo è stato trattato dal commendatore Afan de Rivera nella sua riputata opera intitolata: Delle relazioni delle fortificazioni con la guerra. È da notarsi ancora l'opera del Burcet sulla riconoscenza delle Alpi come una pruova dell'importanza e del progresso della geografia militare.