Tasuta

I fantasmi: Dramma in quattro atti

Tekst
iOSAndroidWindows Phone
Kuhu peaksime rakenduse lingi saatma?
Ärge sulgege akent, kuni olete sisestanud mobiilseadmesse saadetud koodi
Proovi uuestiLink saadetud

Autoriõiguse omaniku taotlusel ei saa seda raamatut failina alla laadida.

Sellegipoolest saate seda raamatut lugeda meie mobiilirakendusest (isegi ilma internetiühenduseta) ja LitResi veebielehel.

Märgi loetuks
Šrift:Väiksem АаSuurem Aa
Luciano

… No… non la vidi.

Raimondo

(guardandolo fisso, con una intensità magnetica) Ciò significa… che chi ebbe cura di prenderla… ebbe anche cura di nasconderla.

Luciano

(con l'emozione d'una difesa imprudentemente affrettata) Il prendere e il nascondere una rosa caduta a una signora è un fatto innocuo, è un fatto puerile, che non ha nessuna conseguenza, che non ha nessuna importanza.

Raimondo

(scoppiando e levandosi in un fulmineo scatto bieco e trionfale) Ah! Tu difendi la causa tua! Ecco, finalmente, l'indizio preciso!

Luciano

Ma l'indizio di che?!

Raimondo

L'indizio che mi basta! (Poi, terribile, ma senza voce, quasi temesse che anche le mura potessero ascoltare) Non è forse giusto che io abbia terrore della mia chiaroveggenza?

Luciano

(affranto e umiliato) Vi ho offeso, è vero, ma è stato uno sconvolgimento del mio povero cervello: una povera follia solitaria, che un uomo come voi può guardare con compassione.

Raimondo

(avidamente) E racconta adesso; racconta la storia del tuo amore. Io avrò compassione di te, ma tu capirai che ora mi spetta di sapere tutto!

Luciano

La storia di una follia non si racconta, non si ricorda. La storia d'una follia non c'è. Che cosa avrei da raccontarvi? Io non vedevo, io non discernevo…

Raimondo

E, inavvedutamente, svelavi a lei il tuo segreto…

Luciano

Questo, mai! Benchè accecato e impazzito, io tenevo per delitto il mio peccato di pensiero. Facevo appunto quello che fa il delinquente, che è tutto dedito a disperdere le tracce del delitto commesso.

Raimondo

E che ne sai tu d'esserci riuscito?

Luciano

Ne ho la certezza qui, qui, nella mia coscienza; ne ho avuto sempre la certezza anche dall'inalterato contegno di lei…

Raimondo

In altri termini, tu credi che se ella ti avesse compreso…

Luciano

(interrompendo) Mi avrebbe mostrato il suo sdegno, mi avrebbe mostrata la sua collera…

Raimondo

E non ti pare verosimile che ella abbia dissimulata a te la sua compiacenza, non la sua collera, come tu hai cercato di dissimulare a lei il tuo amore?

Luciano

Ma che dite?! La virtù di vostra moglie è così congiunta a voi che tutto quello che è estraneo alla vostra persona non può nemmeno sfiorare l'animo di lei.

Raimondo

Converrai che l'elogio tributato da te alla virtù di mia moglie non debba avere, nella logica mia, un grande valore. (Risolutamente) Saprò da lei stessa ciò che non ho potuto sapere da te! (Andando veloce verso la porta a destra e moderando la concitazione, chiama:) Giulia! Giulia!

Luciano

(levandosi spaventato) Che volete fare adesso?

Raimondo

(biecamente) Non ti allarmare. Non sarò certo così ingenuo da dirle di che cosa voglio essere informato.

SCENA IV
RAIMONDO, LUCIANO e GIULIA
Giulia

(serenamente premurosa, entrando) Hai bisogno di me?

Raimondo

(celando per quanto gli è possibile la straordinaria tensione dei nervi, concentra su lei l'udito e la vista affinchè non il più piccolo mutamento del volto e della voce gli sfugga.) Ti ho chiamata… perchè c'è qui Luciano che desidera di salutarti. Ne ha il diritto. Fra i miei discepoli, è stato quello che per i suoi impegni professionali ha più frequentata la nostra casa ed era diventato quindi… un nostro amico intimo. Ora egli parte, e va a stabilirsi molto lontano. Da me, egli si separa certamente per sempre. Da te, non si sa mai! Il mondo non è così grande come sembra. Potrete ancora incontrarvi.

Giulia

(seria, cortese, inalterata) A rivederci, signor Luciano. (Gli porge la mano.)

Luciano

(stringendogliela appena con le dita quasi inerti) Addio, signora. (Poi, dopo una pausa, a Raimondo, come chiedendogli l'ultimo abbraccio) Non volete dirmi null'altro?

Raimondo

(tenta di vincere un senso di repulsione, ma non può, e gli risponde fiocamente:) No, Luciano.

Luciano

(esita ad andarsene.)

Giulia

(li osserva tutti e due e comprende che qualche cosa essi le celano.)

Luciano

Allora… me ne vado?..

Raimondo

(intensamente vigile, non distoglie un istante la sua attenzione da Giulia, e per giustificarsi dinanzi a lei del freddo commiato finge il proposito di evitare nuove effusioni.) Noi due ci siamo già salutati, Luciano… Ci siamo già abbracciati… Non bisogna prolungare una commozione che c'infiacchirebbe. Va.

Luciano

(dopo un estremo breve indugio, rapidamente esce.)

Giulia

(lo segue un po' con lo sguardo.)

SCENA V
RAIMONDO e GIULIA
(Un silenzio.)
Raimondo

(ostentando una certa disinvoltura e continuando a vigilare) Non ti addolora che Luciano ci lasci?

Giulia

Non lo avevamo più visto da molto tempo. Tu ti eri già distaccato da tutti.

Raimondo

È nondimeno triste ch'egli parta così, all'impensata, senza neppure ripromettersi di tornare.

Giulia

(si stringe un po' nelle spalle.)

(Pausa.)
Raimondo

Tu, naturalmente, non conosci la ragione della sua partenza.

Giulia

No.

Raimondo

E non sei curiosa?

Giulia

Tutto ciò che non riguarda noi due m'interessa così poco!

Raimondo

E, difatti, la sua partenza non ci riguarda punto. Egli… ha vinto un concorso… all'estero, e si reca ad assumere l'ufficio che gli è stato destinato. Questo è il motivo che mi ha addotto. Credi che abbia potuto ingannarmi?

Giulia

Non lo credo.

(Pausa.)
Raimondo

Che opinione ti sei formata di lui?

Giulia

Mi pare una brava persona. Ma non mi sono mai data la pena di formarmene una opinione precisa.

Raimondo

Egli, invece… mi ha molto parlato di te.

Giulia

Di me?!

Raimondo

Te ne meravigli?

Giulia

Non capisco a che proposito si sia permesso di parlare di me.

Raimondo

Io gli dicevo che la tua assistenza è inappuntabile, ed egli… ha lodata la nobiltà del tuo animo, la tua intemeratezza… Non c'è da aversela a male, e soprattutto non c'è da meravigliarsene. Eravate buoni amici.

Giulia

Eravamo buoni amici?!

Raimondo

Lo suppongo.

Giulia

Quando egli era il tuo coadiutore, non ci scambiavamo più di dieci parole al giorno.

Raimondo

Abbi pazienza… non è così. Io ricordo che volontieri conversavate insieme.

Giulia

Tutt'al più, conversavamo tutti e due con te.

Raimondo

C'ero anch'io, sì; ed è perciò che me ne ricordo.

Giulia

Con quel giovane, come con ogni altro tuo discepolo o conoscente, io non mi sono mai trovata sola. Tu non volevi, ed io obbedivo volentieri.

Raimondo

Precisamente. Voi… non aveste mai l'occasione di…

Giulia

(con un accento di malinconico rimprovero) Di che?! Di che?!

Raimondo

Non aveste mai l'occasione di creare fra voi una vera amicizia. Questo volevo dire. Ti dispiace che io ti dia ragione?

Giulia

Ciò che mi dispiace, tu lo sai. Quel giovane avrà avuto delle parole gentili per me, e tu stai per infliggerti una tortura più dilaniatrice dì quante te ne sei inflitte sinora. Per questo mi hai chiamata, e per questo continui ad occuparti di lui. Sei veramente di una ferocia senza limite con te stesso e con me.

Raimondo

E, a tuo avviso, la mia ferocia, anche questa volta, non ha altra causa che la mia fantasia, non ha altra causa che la mia mente esaltata?

Giulia

Sì, Raimondo mio. Fin da stamattina, ti è parso di vedere non so quale minaccia nella schiera di quei tuoi discepoli che venivano a farti visita.

Raimondo

(facendo gli ultimi sforzi per contenersi) Ed era più che una minaccia, Giulia!

Giulia

Allucinazione, Raimondo! Allucinazione!

Raimondo

(ruggendo con impeto selvaggio) Realtà viva ed indistruttibile! Quel giovane ha confessato…

Giulia

(violentemente alterata) Che cosa?

Raimondo

No! no!.. Non è vero, non è vero… Sono io che invento… sono io che oso ricorrere ai più bassi sotterfugi per indagare come al solito… Tu comprendi facilmente che una confessione di tal genere non si fa ad un marito… E poi Luciano è così preso dalla sua scienza, è così assorbito dai suoi ideali e aveva tanta soggezione di me… che non si concepirebbe come egli avrebbe potuto cominciare ad amarti…

 
Giulia

(con gli sguardi limpidi e con la voce ferma e vibrante) E se anche mi amasse, che temeresti tu? Nessuna donna è spinta ad amare solamente dal sapersi amata!

Raimondo

(quasi timido) Ma… quando l'amore d'una persona non indegna fosse costante a traverso il tempo, a traverso lo spazio, quando quest'amore portasse i segni dei sacrificii compiuti, sublimi come i tuoi propositi di resistenza, non potresti finire con l'esserne soggiogata?

Giulia

Disgraziatamente, mi ripeti le interrogazioni che mi facevi stamane!

Raimondo

(abbandonandosi tutto alla sincerità dolorosa) No, Giulia, non sono le interrogazioni di stamane, perchè in questo momento noi non parliamo più d'un'ombra senza contorni, non parliamo più d'un caso vago ed ipotetico: parliamo bensì d'un uomo esistente che tutti e due conosciamo e d'un fatto flagrante di cui tutti e due siamo convinti.

Giulia

Chi ti dice che ne sia convinta anch'io?!

Raimondo

Quando mi sono affrettato a negartelo per riparare all'imprudenza d'averti apprestata io stesso l'esca tentatrice, tu hai ritenuta falsa la mia smentita; e ciò significa che t'eri convinta immediatamente d'essere amata. Alle mie interrogazioni non più fantastiche, dunque, tu devi dare risposte concrete. E affinchè tu veda chiaro nell'avvenire, affinchè tu sia in condizione di misurare le tue forze prima di rispondermi, io ti faccio sapere che l'uomo che ti ama è dotato d'una indole eletta; io ti faccio sapere che per la purezza del suo animo egli si è dibattuto fra pene indicibili e mi ha quasi pregato di strappargli dalla bocca la sua confessione; io ti faccio sapere che la vera ragione per cui egli parte, rovinando la sua carriera, è che ha sentito verso di me e verso di te il dovere di fuggire. Ed ora che sai chi è lui e di che cosa è capace, riunisco in una le mie interrogazioni. Ti senti tu così forte da non vacillare, in nessun evento, dinanzi a quell'uomo?

Giulia

Ma sì, Raimondo. Per me quell'uomo non è e non sarà diverso da un altro. E poi, tutti gli eventi immaginabili non sarebbero forse eliminati dalla muraglia che innalzerei intorno a me se davvero la crudeltà del destino m'imponesse di sopravviverti?.. (Indi con un gesto quasi di nausea) Guarda a quali orribili discorsi mi trascini!

Raimondo

Non avere alcun ritegno e dimmi con precisione quello che faresti, quello che farai, sopravvivendomi.

Giulia

Ebbene, potrei ridurmi in un ritiro, potrei chiudermi in un eremitaggio; oppure, che so io?.. per non lasciare inaridire il mio cuore, istituirei, a poco a poco, un ospizio. Sì, mi dedicherei, per esempio, a sollevare dal dolore e dall'indigenza le donne rimaste sole al mondo, senza appoggio e senza speranza di averne: quelle specialmente che, come me, non avessero vanità, non avessero ambizioni, quelle che portassero un eterno lutto nell'animo. M'intendi, Raimondo? Facendo questo, io eleverei a religione il sentimento della fedeltà, e, come confortata da una religione vera, vivrei serena, assorta, devota.

Raimondo

(ha ascoltato con tenera emozione, quasi che in quell'onda di bontà fossero stati per assopirsi i suoi tormenti; ma come ella termina di parlare egli è ripreso dalla desolazione angosciosa.) Non ti è venuta ancora alle labbra la sola parola che rende indissolubile un vincolo!

Giulia

Quale?!

Raimondo

(con un fremito di volontà risoluta) Tu devi giurare, Giulia! Devi giurare che mai, mai, mai ti lascerai commuovere dall'amore di quell'uomo: neppure il giorno in cui egli, dopo una battaglia lunga, venisse a morire presso la tua porta!

Giulia

Mi chiedi un giuramento!?

Raimondo

(in un delirio d'implorazione) Te lo chiedo perchè soltanto così la tua fedeltà mi sarebbe incondizionatamente vincolata.

Giulia

E non preferisci mille volte che io ti offra intera la mia vita senza esserci costretta da un giuramento?

Raimondo

(con gli occhi di fuoco, a voce bassissima) Tu hai paura di giurare!

Giulia

No, Raimondo.

Raimondo

Sì, tu hai paura di giurare e la nascondi nel sottile pretesto di volermi essere fedele per tua elezione.

Giulia

Io non ho paura, ti dico! Non continuare a macerarti, sventurato che sei, anche nella fatica inaudita che fai cercando di abbattere la fiducia che io ripongo in me stessa! Con una pertinacia senza riposo, hai già tentato di persuadermi che quello che sento per te non sia l'amore genuino e perfetto; hai già tentato d'infondermi il dubbio che io non abbia tanta forza da poter trionfare dei pericoli inevitabili; ed hai fatto di più, hai fatto di più: hai tentato di cacciarmi davanti un uomo del quale non m'ero mai sognata d'occuparmi, pure avendone sempre intraveduti i turbamenti puerili. Tu hai voluto circondarlo dell'aureola del martire, hai voluto avvertirmi ch'egli è capace di sacrifizi sublimi, ed, essendoti accorto che tutto ciò, com'era naturale, non mi ha menomamente turbata, ora, per questa tua sete di spasimi, ti sforzi d'insinuare nella mia stessa coscienza il sospetto che io abbia paura di pronunziare il giuramento che mi chiedi! Ma, Dio misericordioso, Raimondo, non lo sai, non lo comprendi che il farmi giurare un patto sarebbe una miserabile cosa per me e per te? E non comprendi, non comprendi che un giuramento non è il mezzo migliore per impossessarsi di un'anima?

Raimondo

(invaso dallo spavento, coprendosi le orecchie) Taci! Taci! Questa è la voce della ribellione!

Giulia

È la voce della verità sacrosanta, Raimondo; e se nel momento in cui siamo io ti mentissi, mi parrebbe di spezzare l'anello d'acciaio che ci congiunge!

Raimondo

(con uno scroscio orribile di dolore e di furore) Tu ti lasci aperto il cammino del tradimento, maledetta!

Giulia

(trascinata dalla frenesia ch'egli le comunica) Senti, Raimondo, senti, senti… Vuoi tu un mezzo sicuro per tenermi con te anche dopo la tua morte?

Raimondo

Sì!

Giulia

Per prendermi tutta quanta sin da ora, sin da ora, senza darmi il tempo di offrirti la mia vita?

Raimondo

Sì, sì, senza darti il tempo di offrirmela!

Giulia

(con un grido raccapricciante) Devi uccidermi! Questo è l'unico mezzo possibile. Questo è l'unico mezzo sicuro. Uccidimi! Raimondo! Uccidimi!

Raimondo

(irrompendo disperatamente) Non so ucciderti! Se avessi saputo farlo, non avrei aspettata la tua esortazione!

Giulia

E allora che altro puoi volere da me?!

Raimondo

Voglio la menzogna! Ecco quello che voglio, perchè solamente nella menzogna potrò trovare un'ultima illusione. Cancella sùbito la verità che hai detta. Sappila cancellare, te ne supplico. Mentiscimi bene! Mentiscimi bene!..

Giulia

(prorompendo in un pianto di pietà infinita e andando a lui per afferrarselo fra le braccia) Povero Raimondo! Povero Raimondo mio!

Raimondo

(cadendo in ginocchio e avvinghiandosi a lei pazzamente) Mentiscimi bene!..

(Sipario.)

ATTO TERZO

Lo stesso salotto. – Sulla tavola non ci sono più nè i libri nè il piccolo vaso con i pochi fiori. Anche la grande poltrona di pelle scura è sparita.

SCENA I
GIUSEPPE e GIULIA

(Nella camera non c'è nessuno, ma una sonora risata femminile, che entra dalla finestra aperta, vi mette un po' d'animazione.)

Giuseppe

(compare dalla comune e va verso la finestra affrettando il passo alla meglio e sbuffando.) (Ha le spalle un po' più curve, la testa più bianca.)

(Un'altra risata più rumorosa risuona.)
Giuseppe

(affacciandosi alla finestra) Carolina… Sei tu che ridi in questo modo indecente?..

(Si ode ancora ridere.)
Giuseppe

Ma un po' di rispetto non lo hai, contadinaccia che sei? Non vedi che c'è in giardino la signora Giulia?

Giulia

(da basso) No, Giuseppe. Lasciate che rida, lei. È ragazza. Lasciate che stia allegra.

Giuseppe

Io poi dico: perchè non vi aiuta a cogliere fiori invece di fare la sciocca?

Giulia

(nel cui accento, anche da lontano, si nota un suono diverso, più limpido, più fermo) Sono io che non ho voluto. Non l'ho permesso neanche a voi. Del resto, ecco: bell'e finito.

Giuseppe

(scostandosi dalla finestra, mormora con affettuoso compiacimento:) Che donna! Che donna!.. Se lui dall'altro mondo la vedesse! (Si ferma e riflette con mestizia) Mah!..

Giulia

(entra dalla comune. Ha una leggera vestaglia bianca con qualche nastro e qualche nodo nero, ed ha il collo scoperto, le maniche rimboccate, i capelli in iscompiglio, appena annodati. Porta sulle braccia, pressochè tutte nude, un canestrello pieno di fiori. Entrando, va difilata a mostrare i fiori a Giuseppe.) Voi dicevate che non ce n'erano abbastanza? (Per fargliene vedere la quantità li riversa tutti sulla tavola capovolgendo il canestrello.) Che ne dite?

Giuseppe

Per la corona che ci abbisogna, sono pochi, difatti. E poi voi avete presi anche i garofani, anche le rose. A me pareva che i fiori di questo genere non fossero adatti…

Giulia

Ma io voglio comporne un bel mazzetto: non una corona. Oggi si onora la sua memoria. Si scoprirà il suo busto all'Università. S'inneggerà al suo nome per un trionfo della scienza! Una corona mortuaria sarebbe una brutta cosa! Non sarà egli come un uomo vivo, oggi, in mezzo ai suoi colleghi, in mezzo ai suoi allievi? E non è sempre vivo presso di me?

Giuseppe

L'idea è giusta, e non vi si può dare torto.

Giulia

E piccolina deve essere la mia offerta d'omaggio. Mi dispiacerebbe molto che fosse notata. Piccolina e tutta sorrisi, perchè i sorrisi de' fiori egli li amava.

Giuseppe

Ah, signora Giulia, il giorno della vostra festa, tre anni fa!..

Giulia

Parlate di quando venne qui, quasi alla chetichella, per cogliere delle rose da offrirmi?

Giuseppe

Poveretto! Tornò a casa, in città, con gli occhi che gli lucevano di contentezza. E diceva di aver saputo trovare per voi le rose più belle sbocciate sotto il sole.

Giulia

Nello stesso giardino e dalle stesse piante ne ho colte oggi per lui.

Giuseppe

Non erano che cinque, signora Giulia, ma grandi così! Mi pare di vedergliele ancora nella mano. Le portava col braccio allungato, in alto, come si porta… una bandiera… come si porta una torcia accesa!

Giulia

E che pene, che preoccupazioni gli dettero anche quelle rose!

Giuseppe

Mi ricordo che volle farvele tenere addosso tutta la giornata.

Giulia

Ma il male fu che la sera io ne perdetti una, ed egli non se ne dette pace. La cercò fino a notte tarda, e, non avendola ritrovata, rimase triste, nervoso… Chi sa quali sospetti faceva!

Giuseppe

(meravigliandosi) Quali sospetti poteva fare?!

Giulia

(scacciando la nube nera che ad un tratto le è scesa dinanzi) Non ne parliamo, Giuseppe! (Poi, mutando e rianimandosi e prendendo dei fiori) Dunque, mettiamoci al lavoro.

Giuseppe

Domando scusa, ma a lavorare mi ci debbo mettere io solo. Se il cogliere i fiori era diritto vostro, il combinarli insieme spetta a me. Un po' per uno. Il mio padrone l'ho conosciuto una trentina d'anni prima che lo conoscesse vossignoria e gli sono stato e gli sarò fedele non meno di voi.

 
Giulia

Va bene: un po' per uno.

Giuseppe

E vi dichiaro che alla cerimonia d'oggi non mancherei neppure se non avessi più l'uso delle gambe.

Giulia

Siete proprio voi che mi ci dovete accompagnare. Quei signori del Comitato mi manderanno la carrozza. Ma non mi farò accompagnare da nessuno di loro.

Giuseppe

E io approvo pienamente. I giovanotti… sempre a debita distanza!

Giulia

(ha una scossa: lo guarda, e, invasa dalla triste reminiscenza, tentenna un po' il capo. Un lieve sorriso profondamente malinconico le sfiora le labbra.)

Giuseppe

Eh! (Con una fisonomia e un gesto tra di devozione e d'intransigenza pare che le dica: «perdonatemi, ma faccio il mio dovere».)

SCENA II
GIULIA, GIUSEPPE e FAUSTINA
Faustina

(di dentro) Chi è di casa? Chi è di casa?

Giulia

Andate a vedere, Giuseppe. Portando il canestrello dei fiori, non ho chiuso l'uscio di scala.

Faustina

A porta che trovi aperta non bussare! Ed io non ho bussato. (Entra dalla comune.) (È una donna che può avere un po' più di sessant'anni. È vestita con un certo sfarzo, molto goffamente. Ha un aspetto bonario e ridanciano. Il cappello un po' di traverso accentua i connotati del buonumore.)

Giuseppe

(andando verso di lei bruscamente come per impedirle di avanzarsi) Ma chi siete?!

Faustina

Domandatelo a lei chi sono.

Giulia

(riconoscendola subito) Oh! Faustina!.. Faustina!

Faustina

Più vecchiotta, questo non si può negare; ma sempre Faustina mi chiamo, e sempre la serva che vi ha vista nascere sono.

Giulia

(aprendole le braccia con vivissima cordialità) Vieni qua, Faustina mia!

Faustina

(si slancia per baciarla: poi si arresta) Mi permettete, eh?

Giulia

Ma sì!

(Si abbracciano e si baciano.)
Faustina

Non ci vediamo da circa tredici anni, sapete!

Giulia

Sono di più, sono di più, Faustina.

Faustina

Dal giorno delle vostre nozze dovete contare. O non venni a vedervi vestita da sposa?

Giulia

Ma già! Hai ragione! Venisti a vedermi… vestita da sposa!

Faustina

(voltandosi a Giuseppe, trionfalmente) Lo avete saputo adesso chi sono?! (Quindi, a Giulia:) Ha finto di non riconoscermi perchè… non ha la coscienza pulita. Quel giorno, in casa del professore, mi fece il cascamorto!

Giulia

(celiando in tono di biasimo) Giuseppe! Che mi fate sentire?!

Giuseppe

Non state a credere, signora Giulia…

Faustina

Ma questi altri anni, caro don Giuseppe, per voi sono stati un vero guaio. Mi sembrate una rovina di Pompei!

Giuseppe

Io mi avvio all'ottantesimo, e mi accontento.

Faustina

(a Giulia:) Voi, invece, benone!

Giulia

No, Faustina…

Faustina

Benone, vi dico!

Giulia

Coi patimenti che ho avuti…

Faustina

Quali patimenti?

Giulia

Non sai la grande sventura che mi ha colpita?

Faustina

Ah, sì. Quella la so. Non ve ne parlavo per non affliggervi. Fu crudele, sissignora, ma adesso, santa pazienza, quanto tempo è passato?

Giulia

Due anni e qualche mese.

Faustina

E dunque!

Giulia

Per me è come se fosse ieri.

Giuseppe

(intervenendo con una certa solennità e con soddisfazione orgogliosa) Questa qui non è di quelle che si consolano!

Faustina

Me ne dispiace.

Giuseppe

(rabbioso) Io, al contrario, me ne compiaccio; e, se non ne fossi stato sicuro, non sarei rimasto accanto a lei. (Seccato dalla presenza di Faustina, rimette in fretta i fiori nel canestro per andarsene.)

Giulia

Non vi arrabbiate, Giuseppe. A Faustina pare che io debba essere ancora una bambola, perchè quando lasciò la casa della mamma io avevo da poco allungate le vesti e tutte e due ancora «bambola» mi chiamavano.

Faustina

(a Giuseppe:) E poi, se avessi detto che avrei voluto trovarla consolata con un altro marito, capirei la vostra collera. Ma io, nemmeno per sogno! Un altro marito?! Non ci mancherebbe che questo! Ne dettero uno anche a me, mezzo secolo fa, perchè profittarono che non sapevo di che si trattasse. Ma dopo di lui, caro don Giuseppe, pace all'anima sua, ci feci croce. Se i mariti non fossero uomini, be', si potrebbe chiudere un occhio. Ma con gli uomini?! Dio ne scampi i cani!

Giuseppe

(prendendo il canestro e avviandosi in furia) E con le donne!?.. Per conto mio, mai niente!

Faustina

Me ne congratulo con voi!

Giuseppe

(alzando le spalle sgarbatamente, sta per uscire.)

Giulia

Un momento, Giuseppe…

Giuseppe

(s'arresta e si volta) Comandate.

Giulia

Quando arriva la carrozza, avvertitemi immediatamente.

Giuseppe

Beninteso.

Giulia

E badate che deve venire il dottor Manlio Ardenzi. Potete farlo passare.

Giuseppe

(con un atto di umile meraviglia) Lo volete ricevere?!

Giulia

È un discepolo di Raimondo; è il segretario del Comitato. Mi ha scritto che gli è necessario di parlarmi prima che io esca di casa… Non posso scacciarlo.

Giuseppe

(non sa dissimulare il suo vivo malcontento, ma, accigliato, si rassegna per obbedienza.) Lo farò passare. (Esce.)

SCENA III
GIULIA e FAUSTINA
Faustina

Ma che cos'è? Vi fa il cane di guardia?

Giulia

(con bontà e mestizia) Poverino! È stato abituato a volermi bene così.

Faustina

Un bene da far mancare il respiro!

Giulia

(mutando – con vivacità affettuosa) E tu?.. Dimmi di te, dimmi di te, Faustina. Se tu sapessi che piacere il rivederti! Da dieci minuti in qua mi pare di essere meno sola, e anche meno infelice. La tua cara parlantina di brontolona allegra mi fa un po' rivivere la mia fanciullezza. Ah, che beneficio ne sento! Parla, parla, Faustina! Perchè sei scomparsa? Come te la sei cavata tutto questo tempo? Che hai fatto? Dove sei stata?

Faustina

In America sono stata!

Giulia

Ma brava!

Faustina

Si, si, un bell'affare! Mi avevano dato ad intendere che laggiù le monete d'oro venissero fuori come i funghi…

Giulia

(animandosi e interessandosi) E invece?

Faustina

Ho lasciato il paese dell'oro con quindici soldi in saccoccia.

Giulia

(guardandola graziosamente da capo a piedi) Però… però… sei tutta elegante, oggi.

Faustina

E vi pare che questi paramenti siano roba di mia proprietà? Me li son presi a prestito per fare un po' di festa a voi. Ma la faccenda, cara la mia bambola, è molto seria. Sono agli estremi!

Giulia

(con un lampo di giocondità) Faustina!.. Di': ti piacerebbe di tornare con me?

Faustina

E non l'avevate ancora capito che per questo sono qui?

Giulia

Io mi ti piglio a braccia aperte.

Faustina

Sono piuttosto sconquassata, è vero, ma per lavorare…