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Infedele: Commedia in tre atti

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SCENA V

CLARA e SILVIO
Silvio

(sforzandosi di sembrar calmo e gaio) Cos'è tutta questa faccenda?

Clara

Mistero!

Silvio

Io non sono punto curioso e non voglio punto sapere di che si tratti.

Clara

Persuasissima.

(Pausa.)

Silvio

(prende un giornale, siede sopra una delle poltroncine del dos-à-dos e finge di leggere.)

Clara

(gli si avvicina con affetto) Di': hai veramente l'emicrania?

Silvio

Un poco.

Clara

Che fai?.. Leggi il giornale capovolto?

Silvio

Io?.. Ah, sì!.. (Addrizzandolo) Tanto, è lo stesso.

Clara

Non sei di cattivo umore?

Silvio

Che! che! Sono così allegro! (Ride falsamente, meccanicamente.) Ah ah ah! Non lo vedi?

Clara

Vogliamo andare insieme da lady Wolff?.. Vogliamo starcene qui come due colombini?..

Silvio

(con eccessiva gentilezza) Ma perchè non ci vai sola da lady Wolff? C'è giù la carrozza: profittane. Va, piccina mia, va…

Clara

E se non volessi andarci sola?

Silvio

Mio Dio! Che novità, stasera!

Clara

Che novità! Che novità! Avevo stabilito di passare con te il resto della serata. Ti secca?

Silvio

Anzi!

Clara

Ebbene… (tocca il bottone del campanello) resteremo in casa.

Silvio

Tanto meglio, cara.

Il servo

(entra.)

Clara

Avvertite giù che non ricevo. E dite al cocchiere che stasera non si esce. (A Silvio) Va bene? (Al servo) Per domani poi… (Riflette.)

Silvio

Ricòrdati che domani verrà De Negris per cominciare il famoso ritratto.

Clara

Stordita!.. A che ora verrà?

Silvio

Non so… Dall'una alle due, disse.

Clara

All'una facciamo colezione.

Silvio

Dopo.

Clara

Impossibile dopo!

Silvio

Impossibile, perchè?

Clara

Ho da fare.

Silvio

Non sarà nulla di così urgente.

Clara

(con durezza) Ho da fare! Ho da fare!

Silvio

(notando la caparbietà di Clara) Eppure ci tenevi moltissimo a questo ritratto… Era diventato la tua idea fissa… Io poi dico: che ti costa di posare un'oretta dopo colazione?

Clara

(recisamente) È inutile, Silvio, non insistere!.. (Pausa.) Sta tranquillo…: scriverò io due righe al pittore. (E subito licenzia il servo:) Andrea, potete andare.

Il servo

E per domani, eccellenza?

Clara

Il mio coupè all'una e mezzo… O meglio, no…: Darò gli ordini domattina.

(Il servo via.)
Silvio

(tra sè) All'una e mezzo!.. Che storia è questa?

Clara

(corre a lui con vivissima espansione) Ed ora, tutta per te!

Silvio

(tormentandosi nella finzione) Come sei buona!

Clara

(sedendogli sulle ginocchia) Non è vero: forse non sono nè buona nè cattiva… Forse sono una buona moglie e una cattiva donna, o viceversa. Chi sa!.. Ti sembra strano?

Silvio

(assorto sempre più nelle sue preoccupazioni) Piuttosto!

(Pausa.)
Clara

E non mi dici nulla di grazioso… Sei così freddo!.. Non mi abbracci, non mi carezzi… non mi baci… (S'alza.) Auff!

Silvio

Stavo per farlo…

Clara

(scattando) Troppa preparazione, mio caro! Diventi un pessimo marito… Sì, sì, un pessimo marito! Il vero amore coniugale è sempre estemporaneo!

Silvio

Non mi hai tu detto che in frac e in gran toilette non si è mai veramente soli?

Clara

Teorie passeggere!

Silvio

E l'emicrania non la conti per nulla?..

Clara

Ah! La chiama emicrania, lui!

Silvio

Aspetta che passi e vedrai.

Clara

(sedendo sull'altra poltroncina del dos-à-dos, alle spalle di Silvio) Aspetterò. (Prolungatissimo silenzio. – Poi, chiama piano:) Silvio…

Silvio

(più che mai assorto) Che vuoi?

Clara

… Pronto?

Silvio

No.

Clara

Sempre l'emicrania?

Silvio

Già.

Clara

Aspetterò. (E piega le braccia, paziente.)

(Un altro lunghissimo esagerato silenzio.)
Silvio

(riconcentrato in sè stesso, rumina ed arzigogola.)

Clara

(voltando appena la testa gli guarda i capelli con la coda dell'occhio: indi si allunga sulla poltroncina, piega le braccia, stende le gambe, e dà un sospiro profondo:) Ah!!!..

(Cala la tela.)

ATTO SECONDO

Salotto elegantissimo e bizzarro. Un carattere artistico predomina. La stanza è ottagonale. Nella parete di fondo, si apre, a due battenti, una grande porta, da cui, discendendo pochi scalini, si va in un grazioso giardino. Nella parete a sinistra, collaterale alla gran porta, un'altra porta. Nella parete a destra, un'ampia finestra attraverso la quale si vede, ancora, il verde del giardinetto. Qua e là, mensole con sopra gingilli squisiti, statuine in marmo e in bronzo, vasi di fine maiolica. Sparsi dovunque, ritratti di donne di tutte le dimensioni e in grandissimo numero. Un'ampia scrivania sovraccarica di carte, di libri e di giornali. Un pianoforte. Librerie, tappeti, stoffe antiche.

La camera è inondata di sole.

SCENA I

RICCIARDI, solo, poi, il servo LORENZO
Ricciardi

(va aggiustando i mobili capricciosamente. Apre il pianoforte, cerca fra le carte di musica) Ah!.. Il mio Chopin!.. Questo ci vuole! (Colloca l'album di Chopin sul leggìo. Riflette. Apre l'album.) Suggestivo!.. (Mette più in mostra qualche bel ritratto di donna) Bene… Così… (Va alla scrivania, prende un foglio scritto e, in piedi, legge a bassa voce:)

 
«O voi, madonna, che vivete dove
giammai non giunge alcuna umana cosa,
dite: la vostra immagine che move
dall'alto e scende a me più luminosa
del sole…»
 

(Pensa per comporre il resto.) «… del sole… del sole…»

Lorenzo
(entra portando in mano molti fiori sciolti.)
Ricciardi

Hai aperto il cancello?

Lorenzo

Eccellenza sì.

Ricciardi

Distribuisci questi fiori nei vasi… dappertutto. (Continua a pensare.) «… Più luminosa, del sole…» Vediamo un po'… (Siede e scrive. Poi legge con compiacenza e a poco a poco alza la voce nel volo lirico:)

 
«… e più gentile e pura e bianca
d'una bianca colomba immacolata…
 
Lorenzo

(credendo che il padrone abbia parlato a lui) Vostra eccellenza comanda?

Ricciardi

Niente. (Legge:)

 
… darà a la vita mia giovane e stanca
la morte che, sognandovi, ho sognata?»
 

(Tra sè:) Questo basta per… (Lascia il foglio sulla scrivania) Qui… (Indi, al servo:) Più sparpagliati, più diffusi… E qualche fiore lascialo cadere tra quelle statuine, tra quei ritratti. No!.. No!.. Non nascondere quel ritratto lì dietro i fiori. Diamine! Non vedi che è una donna magnifica? Le belle donne sono come le ciliege. Con una ne pigli dieci… E che dedica! Un effetto sicuro! (Pausa.) La Venere di bronzo mettila un po' più in fuori. (Il servo muove una statuina rappresentante una donna vestita.) Che fai? La Venere è quella nuda… Non si sono mai viste delle Veneri vestite, scioccone! In fuori, in fuori… Lascia che si veda… Bravo! E adesso, vecchio mio, sentirai bene. (Gli si avvicina.) Al giardiniere dirai di allontanarsi per un paio d'ore. Se ne vada a fare una passeggiata… una lunga passeggiata. (Lorenzo si avvia.) Aspetta. (Il servo si ferma. Ricciardi guarda il suo orologio: e, gioiosamente concitato, si frega le mani.) Quanto a te, poi, fra una quindicina di minuti ti metterai in un cantuccio del giardino, dal quale tu possa vedere chi entra. Mi spiego? Verso le due, entrerà una signora. Tu non ti avvicinerai a lei e non ti mostrerai a lei. Mi spiego? Sinchè ella sarà qui, tu non ti muoverai dal tuo cantuccio, ma terrai d'occhio il cancello, il quale dovrà restare sempre aperto perchè non so s'ella vorrà uscire di là o, più prudentemente, per la mia porticina particolare… Se vedi venir qualcuno – chiunque sia – , tu sbuca dal cantuccio, avverti ch'io non sono in casa, e torna al tuo posto. Mi spiego, sì o no?

 
Lorenzo

Eccellenza sì.

Ricciardi

(tendendo l'orecchio) Ohè… zitto!.. Non senti un rumore di passi?.. (Emozionato) Che sia già lei?.. Così presto! (Al servo:) Via, Lorenzo, nasconditi. (Spingendo il servo nella stanza a sinistra) Non voglio ch'ella, entrando, si adombri! Poverina! (Appena cacciato il servo dentro, raggiante di gioia, s'avvia verso il giardino.)

(Entra Silvio)

SCENA II

SILVIO e RICCIARDI, e ancora il Servo
Ricciardi

(vivamente sorpreso e turbato) Oh! Tu!

Silvio

Che è? T'ho fatto paura?

Ricciardi

Ma che! Tutt'altro!.. Mi hai fatto un piacere, un vero piacere. Come va da queste parti?

Silvio

Ti dirò… Facevo una passeggiata al sole… Trovandomi dinanzi al tuo giardino, mi son lasciato tentare dal cancello aperto e mi son detto: bah! andiamo a vedere cosa fa quel caro Gino.

Ricciardi

Bellissima idea!

Silvio

T'incomodo forse a quest'ora?

Ricciardi

Incomodarmi a quest'ora? Tu incomodare me?.. Oibò! Sei pazzo?

Silvio

(tra sè:) Scandagliamo il terreno. (A Ricciardi, cavando di tasca l'orologio:) Sono le due meno venticinque.

Ricciardi

(cavando fuori anche lui l'orologio) Già… le due meno… venticinque.

Silvio

Anzi… vedi… le due meno venti.

Ricciardi

Sei sicuro che il tuo orologio non avanzi?

Silvio

Sicurissimo.

Ricciardi

(aggiustando il suo) Perbacco!

Silvio

Scusa, perchè poi perbacco?

Ricciardi

«Perbacco»? Ho detto: «perbacco»? Ah… perbacco, siedi… che diavolo! Fuma una sigaretta… Non fare complimenti. Piglia, piglia una di queste egiziane. (Gli porge una scatola di sigarette.)

Silvio

Egiziane? (Ne prende una.)

Ricciardi

Egiziane.

Silvio

E… non devi uscire?

Ricciardi

(dandogli da accendere) Sì… sì… infatti, devo uscire.

Silvio

Oh! allora non seggo. Usciremo insieme.

Ricciardi

Bravo! Usciremo insieme. (Chiama nervosamente:) Lorenzo!.. Lorenzo! (Lorenzo comparisce.) Il cappello, i guanti, il bastone. Presto!

Lorenzo

Come! Vostra eccellenza esce?

Ricciardi

Esco, esco… Meno osservazioni!

(Lorenzo, via.)

Silvio

Grazioso il tuo nuovo quartierino!

Ricciardi

Non ci eri mai stato?.. Non c'è male… Per un garçon, capirai…

Silvio

(andando attorno e cacciando lo sguardo indagatore nelle stanze attigue) È un ambiente che mi piace molto!

Ricciardi

(pianissimo a Lorenzo, che è tornato, e prendendo dalle mani di lui il cappello, i guanti, il bastone:) Mettiti dinanzi al cancello… e se arriva la signora che aspetto, dille… dille… Ma che cosa bisogna dirle?!..

Silvio

(proseguendo l'ispezione) Libri, oggetti d'arte, un arem… in fotografie! Mi piace, mi piace… Verrò a trovarti spesso…

Ricciardi

Me lo prometti?

Silvio

Certo! Te lo prometto.

Ricciardi

(a Lorenzo, alzando la voce, irritato:) E tu, che fai lì impalato?

Lorenzo

Aspettavo…

Ricciardi

D'andare all'inferno?

Lorenzo

Eccellenza sì.

Ricciardi

E bada che non sono in casa per nessuno! Hai capito bene tutto?

(Lorenzo se ne va per l'uscio del giardino.)
Silvio

Dunque, non esci?

Ricciardi

Oh bella!.. Se ho detto al servo che non sono in casa per nessuno significa che esco.

Silvio

Il più delle volte quando non si è in casa per nessuno, si è in casa per sè stessi. Ma giacchè esci davvero, andiamo.

Ricciardi

Andiamo… (Indugia, cava di tasca l'orologio e lo guarda, mostrando, suo malgrado, d'essere inquieto.)

Silvio

(osservando ogni moto di lui, simultaneamente cava fuori anche lui di nuovo l'orologio)… meno quindici.

Ricciardi

(risoluto) Tutto sommato, io non esco.

Silvio

Se te l'avevo detto!

Ricciardi

Gli è che ero in dubbio, ecco.

Silvio

Gino, io mi accorgo d'essere capitato in un cattivo momento.

Ricciardi

Cosa ti salta in mente, adesso?

Silvio

È così! È così! O hai da uscir solo, o aspetti qualcuno.

Ricciardi

Ma ti pare! E poi con te non farei cerimonie…

Silvio

Non ci mancherebbe altro! E giacchè tu mi garantisci ch'io non sono di troppo… facciamo quattro chiacchiere. (Si stende sopra un canapè.) Dammi un'altra egiziana.

Ricciardi

Prendi. (Passando di dietro a Silvio, con la scatola di sigarette in mano, ha un moto di rabbia, e, non visto, accenna di battergli la scatola sulla testa.)

Silvio

Buone le egiziane, ma si smorzano facilmente. (Piglia un'altra sigaretta.)

Ricciardi

(gli dà da accendere) Facilissimamente!

(Un silenzio.)
Silvio

Oh, benone!.. (Pausa.) Povero Ridolfi! Sai quel che gli è capitato?

Ricciardi

Lo so.

Silvio

Che te ne pare?

Ricciardi

Cioè… non lo so. Perdona… Ero distratto: non so nulla.

Silvio

Te lo racconto io. È tutto un romanzo.

Ricciardi

(irrequieto, agitato, andando su e giù) Ah?

Silvio

Un lungo romanzo.

Ricciardi

Lungo? Meglio!

Silvio

Avrai sentito parlare qualche volta d'una certa viscontessa d'Aribert…: quella che stette a Napoli una ventina d'anni fa e che all'improvviso se n'andò… non si è mai saputo dove… La sua casa era una specie di lanterna magica… Già, le case delle viscontesse sono sempre così! Allora io ero un ragazzetto, come te. Pure, ricordo tutti gli aneddoti piccanti che venivano fuori sul conto di lei…

Ricciardi

(nervosissimo, alla chetichella, guarda il suo orologio.)

Silvio

(se ne avvede e guarda il suo)… meno dieci. Mio nonno faceva una gran collezione di quegli aneddoti… E li smaltiva poi con quel suo accento insinuante, bonario… Ah, che delizioso raccontatore! Che raccontatore efficace!.. Per esempio…

Ricciardi

Ma, dico, non mi parlavi di Ridolfi?

Silvio

Ci vengo, ci vengo. Ridolfi frequentava appunto il salone della viscontessa… e non soltanto il salone… Te ne meravigli?.. Perchè?.. Era troppo giovane? Ma ti prego di considerare che oramai Ridolfi ha cinquant'anni suonati… Dici di no? (Pausa.) Dici di no?

Ricciardi

(che non lo ha ascoltato) Cosa?

Silvio

Secondo te, non ha cinquant'anni?

Ricciardi

(prendendo un'improvvisa risoluzione, tra sè:) Coraggio! (A Silvio) Sì, ce ne ha cinquanta, ce ne ha settanta, ce ne ha cento, ma io, Silvio, ti confesso che aspetto qualcuno, e tu… te ne devi andare!

Silvio

(colpito, contenendosi, si alza) Ah, perdio! Avevo indovinato!

Ricciardi

Ed ora ti dico anche la causa del mio imbarazzo… Io avevo un appuntamento alle due… con… la tua signora… allo skating… e non mi ci posso recare.

Silvio

(battendosi la fronte con subitanea contentezza) Ah! Ora capisco! Alle due?!

Ricciardi

Sì… Che capisci?

Silvio

Niente… Lei mi aveva accennato… Ma perchè non dirmelo prima?

Ricciardi

Mi sembrava strano di rivelare proprio a te la scortesia che io stavo per commettere a tua moglie… Le avevo promesso di darle oggi la prima lezione di pattinaggio, con la speranza…

Silvio

(ridendo)… di farla cadere…

Ricciardi

Forse; e invece…

Silvio

Non preoccuparti…

Ricciardi

Senti, senti, Silvio mio: aiutami un po': corri allo skating: la troverai già lì, e, che so!, inventa tu, col tuo spirito, qualche cosa per farmi perdonare. Ma subito, perchè già sono le due…

(Insieme, guardano l'orologio.)
Silvio

… meno cinque. Non darti pena… Vado io, vado io…

Ricciardi

Ti raccomando… Ed ora che esci, prendi la via a destra… scendi per la scalinata che fiancheggia il West-End-Hôtel… (Accompagnandolo alla porta) È una scorciatoia… Arriverai in un lampo…

Silvio

Non dubitare… Corro… Volo… Lascia fare a me… Buona fortuna, cattivo soggetto! (Esce correndo.)3

Ricciardi

(sulla soglia) Mi affido alla tua fantasia… E grazie, sai! (Tra sè, trepidando:) Dio voglia che non s'incontrino dinanzi al cancello!.. (Presso la finestra, ansiosamente, segue Silvio con lo sguardo.) Se ne va… Se ne va… (Pausa. Indi, parla dalla finestra:) Lorenzo… vieni qui:… accòstati. Il conte Sangiorgi è uscito dal giardino?

Lorenzo

(da fuori) Eccellenza sì.

Ricciardi

Da che parte è andato?

Lorenzo

Ha voltato a destra ed è sceso a rotta di collo per lo scalone.

Ricciardi

È venuto qualcuno, intanto?

Lorenzo

Eccellenza, no.

Ricciardi

Ah! Respiro!.. (A Lorenzo, sempre dalla finestra: )Adesso, a te. Ricòrdati tutte le mie disposizioni. Attento, eh? (Tra sè:) Non mi par vero! (Passeggia per la stanza, fantasticando e febbrilmente aspettando. Siede. Si alza. Va alla porta. Va alla finestra. Guarda. Torna a sedere, inquietissimo. Torna ad alzarsi. Ad un tratto, scorge Clara, e, al colmo dell'emozione, esclama:) Ah, ci siamo! (Corre in giardino.)

3Nota per gl'interpreti. Dalle parole «Ed ora ti dirò anche la causa del mio imbarazzo» sino all'uscita di Silvio il dialogo deve essere animato, molto colorito e legatissimo.