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Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6

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§. I. Del luogo ove fu questo Tribunale eretto; della dignità e condizione delle persone, che lo componevano, e del lor numero; e come fosse cresciuto tanto, che in conseguenza portò la multiplicazion delle quattro Ruote, delle quali oggi è composto

Essendo già per lungo tempo Napoli stabilita Sede Regia, e costituita metropoli e capo di tutto il Regno, non in altra città che in quella dovea collocarsi un Tribunal sì supremo, ove doveano riportarsi tutte le cause del Regno, e del qual il Re istesso se n'era dichiarato capo, e che fosse suo Consiglio Collaterale. Quindi Alfonso nella riferita prammatica362 disse: Sacrum eodem in Regno, supremumque Consilium ordinavimus, cui sedem, locumque in Urbe Neapolitana, et Regni Urbium omnium suprema, ac Metropoli constituimus. Le contrade della città, nelle quali questo Tribunale fu retto non furon sempre le medesime, ma si variarono secondo la condizione de' tempi e de' Presidenti, che lo ressero. Sovente Alfonso lo tenne nell'ospizio di Santa Maria coronata, chiesa regia, ove i Re suoi predecessori con solenne pompa solevansi coronare. Alcuna volta nel castel Capuano, e più frequentemente nel Castel Nuovo, e vi sono lettere del 1449 del Re Alfonso riferite dal Toppi363, nelle quali si prescrive, che si dovesse congregare nel Castel Nuovo, essendo egli in Napoli: ed in sua assenza nelle case del suo Vicecancelliere, ovvero in altro decente luogo a suo arbitrio. Spessissime volte si ragunava nelle case de' Presidenti di quello: così leggiamo, che nel 1457 fu retto nelle case del Patriarca d'Alessandria Vescovo di Urgello, che n'era Presidente, poste nella regione di Porto. Altre volte nel Palazzo Arcivescovile, siccome fu in tempo d'Oliviero Caraffa Arcivescovo di Napoli, e poi Cardinale che fu parimente Presidente di questo Tribunale: nel 1468 sendone Presidente D. Giovanni d'Aragona figliuolo di Ferdinando I, perchè questi teneva il suo palazzo nel Monastero di Monte Vergine, di cui n'era Abate Commendatario, si vide questo Tribunale anche nella di lui casa essere stato retto. Matteo d'Afflitto364 ci testifica ancora, che ai suoi tempi questo Tribunale soleva anche reggersi nel convento di S. Domenico Maggiore di questa città. E così trasportato in varj luoghi, che piacque al Toppi troppo sottilmente ricercare, finalmente nel 1474 fu trasferito nel monastero di Santa Chiara, ove sino all'anno 1499 fu tenuto. Ma da poi il Cardinal Luigi d'Aragona Luogotenente del Regno lo volle nel suo palazzo; fin che nell'anno 1501 restituito di nuovo in Santa Chiara, quivi lungamente durò insino all'anno 1540. Per questa lunga dimora fatta quivi acquistò il nome di Consiglio di S. Chiara, che lungo tempo ritenne. Finalmente nel suddetto anno 1540 trasferito da D. Pietro di Toledo con tutti gli altri Tribunali nel Castel capuano, lungamente quivi durando, ed ove ancor oggi s'ammira, acquistò presso noi il nome di Capuana.

Diede Alfonso a questo Gran Consiglio un Presidente365, al quale diede la soprantendenza del Tribunale. L'adornò, tanto egli, quanto i suoi successori Re aragonesi, di molte prerogative, delle quali il Tassoni366 ed il Toppi367 ne fecero lunghi cataloghi. Trascelse sempre a tal carica uomini insigni non meno per dottrina, che per gravità di costumi, per chiarezza di sangue e d'eminenti posti adorni. Vi furono de' Vescovi ed Arcivescovi ed altri insigni Prelati della Chiesa. Il primo fu il famoso Alfonso Borgia Vescovo di Valenza, che lo resse insino al 1444, nel qual anno fu creato Cardinale, e poi nel 1455 Papa, chiamato Calisto III. In suo luogo fu rifatto Gaspare di Diano Arcivescovo di Napoli, Giureconsulto di quei tempi, prima Vescovo di Tiano, indi Arcivescovo di Consa, e finalmente nel 1437 di Napoli. Fu costui da Alfonso creato Presidente nel 1446, e durò il suo Presidentato fin che morì nell'anno 1450368. A costui succedette Arnaldo di Roggiero Patriarca d'Alessandria e Vescovo di Urgell. Fuvvi ancora creato da Ferdinando I nel 1465 il famoso Oliviero Caraffa Arcivescovo di Napoli, il quale ancorchè da Paolo II fosse stato nel 1467 creato Cardinale, non lasciò la presidenza di questo Tribunale, finchè, chiamato dal Papa, non gli convenne andare in Roma369. Ad Oliviero succedette Don Giovanni d'Aragona figliuolo di Ferdinando I Arcivescovo di Taranto, Commendatario perpetuo de' monasteri di M. Cassino, della Cava e di Monte Vergine, e poi Cardinale ed Arcivescovo di Salerno. Fuvvi ancora nel 1499 Don Lodovico di Aragona nipote del Re Ferdinando I Vescovo d'Aversa e poi Cardinale.

Ma ciò, che ridonda in maggior splendore di questo Tribunale, è il vedersi essere stati eletti Presidenti di quello i propri figliuoli de' Re ed i primi Baroni del Regno.

Il Duca di Calabria Primogenito del Re Alfonso fu Presidente del S. C. col titolo di Luogotenente generale del Re suo padre nell'anno 1454, siccome vi furon Giovanni d'Aragona figliuolo di Ferdinando I poi Cardinale, Lodovico d'Aragona suo nipote già detti, e Ferdinando d'Aragona figlio di Ferdinando, fratello del Re Federico. De' primi Baroni vi fu nel 1550 Onorato Gaetano Conte di Fondi e Ferdinando d'Aragona nel 1479 figliuolo naturale di Ferdinando I Conte di Nicastro: oltre tanti altri di chiarissima stirpe nati.

Furonvi ancora eletti i migliori Giureconsulti e letterati di que' tempi, che o colle opere o colla gravità de' costumi, o colla prudenza civile se l'aveano meritato. Michiel Riccio famoso Giureconsulto ed Istorico, Giovan Antonio Caraffa gran Dottore di que' tempi, cotanto celebrato da Matteo d'Afflitto; Luca Tozzoli, di cui presso lo stesso Autore fassi sovente onorata memoria; il famoso Antonio d'Alessandro, Andrea Mariconda, Antonio di Gennaro, Francesco Loffredo, Giacomo Severino, Tommaso Salernitano, Gio: Andrea di Curte, Antonio Orefice, Gio: Antonio Lanario, il cotanto rinomato Vincenzo de Franchis, Camillo de Curte, Marc'Antonio de Ponte, Pietro Giordano Ursino, Andrea Marchese, Francesco Merlino, ed altri, de' quali il Summonte370, e poi più accuratamente il Toppi371 fecero distinto e minuto catalogo.

Oltre il Presidente, tenevano il secondo luogo in questo Consiglio due gran Baroni del Regno, che da Alfonso furono aggiunti a' Consiglieri Dottori per Assistenti a questo Tribunale; poichè sovente in quello non pur dovea trattarsi di cose appartenenti alla Giustizia, ma di cose di Governo e di Stato. Questi erano per lo più eletti dell'Ordine di Baroni, non eran Giureconsulti, ma militari, de' quali il maggior soldo era di ducati mille l'anno, quando agli altri Consiglieri Togati non era più, che di cinquecento. Eran chiamati Consiglieri Assistenti; e finchè durò il Regno degli Aragonesi, il S. C. si vide anche adorno di questa prerogativa, e ne' suoi Consiglieri vide il pregio della nobiltà migliore.

 

Furonvi ne' tempi d'Alfonso per Consiglieri Assistenti, oltre Onorato Gaetano Conte di Fondi, che ora come Gran Protonotario, ora come Presidente, ed ora come Consigliere Assistente illustrò questo Tribunale; il famoso Petricone Caracciolo Conte di Burgenza; Niccolò Cantelmo Conte d'Alvito e di Popoli e poi Duca di Sora; Marino Caracciolo Conte di Sant'Angelo, e Giorgio d'Alemagna Conte di Pulcino, li quali furon creati Consiglieri Assistenti da Alfonso nell'anno 1450.

Nel 1458 a' 23 gennaio leggiamo ancora Francesco del Balzo Orsino Duca d'Andria, figliuol del Principe di Taranto, essere stato creato da Alfonso Consigliere Assistente372, e nel medesimo anno a' 5 novembre fu da Ferdinando I fatto Consigliere Innico d'Avalos. Orso Ursino de' Conti di Nola fu parimente da Ferdinando nel 1473 fatto Consigliere Assistente373, e per ultimo Pietro Bernardino Gaetano Conte di Morcone figliuolo del Conte di Fondi nel 1485 dei quali lungamente ragiona Toppi nel suo secondo volume dell'Origine de' Tribunali.

Tra le persone, che componevano questo gran Tribunale, vi era ancora il Viceprotonotario. Questo è un punto d'Istoria molto intrigato e tanto difficile, che il Toppi374 non se ne seppe sviluppare. Il Re Alfonso nell'erezione di questo Tribunale e nella scelta che fece de' Consiglieri, che dovean comporlo, si protestò sempre, che egli per questo nuovo Consiglio non intendeva recare alcun pregiudicio alle preminenze del Gran Protonotario del Regno: ecco come egli dice in un diploma rapportato dal Chioccarelli375 e dal Toppi376 spedito a' 20 novembre dell'anno 1449. Postquam reformationi nostri Sacri Consilii debito libramine moderavimus, in quo salva praeminentia officii Logothetae, et Prothonotarii Regni huius, et praesidentiae Rev. in Christo P. Gasparis Archiepiscopi Neapolitani ejusdem S. C. Praesidentis, nonnullos famosissimos U. J. D. fideles nostros elegimus, et deputavimus, ec. Ed altrove in un altro diploma377 de' 12 agosto del medesimo anno: Salva tamen in omnibus, et per omnia praerogativa, et praeminentia Officii Logothetae, et Protonotarii hujus citra Farum Siciliae Regni, vel Reverendo Archiepiscopo Neapolitano, cum in Curia praesentes fuerint. Il Toppi pien di maraviglia dice, che cosa avea che fare in questo nuovo Consiglio il Gran Protonotario, ovvero il suo Luogotenente, e che vi era di comune fra di loro? ma gli nacque tal maraviglia, perchè il Toppi riguardava questo ufficio secondo l'aspetto, che teneva ne' tempi, ne' quali scrisse e che ancor oggi ritiene, non già ne' tempi d'Alfonso e degli altri Re aragonesi suoi successori. Presentemente il Gran Protonotario è un nome vano e senza funzione: ed al suo Viceprotonotario, che nè meno è creato da lui, ma a dirittura dal Re, delle tante prerogative che teneva, non gli è rimaso altro, come fu detto altrove, che la potestà di crear i Notari ed i Giudici a' contratti, chiamati dal dritto de' Romani, Giudici cartularj: di visitare i loro protocolli, ed invigilare a tutto ciò, che appartiene al loro ufficio: aver la cognizione delle loro cause, così civili come criminali: e legittimare i figliuoli naturali, secondo che per le nostre novelle prammatiche fu stabilito378.

Ma nel Regno de' Normanni, de' Svevi, Angioini ed Aragonesi, l'Ufficio e potestà del Gran Protonotario era pur troppo ampia: la principal sua cura era non già della creazione de' Notai e Giudici, ma, come altrove si disse, di ricevere i memoriali e le suppliche che si davano al Re: per le sue mani passavano tutti i Diplomi, ed egli gl'istromentava: tutte le nuove leggi, Costituzioni, editti e prammatiche, che si stabilivano, eran da lui formate ed istromentate: ciocchè il Principe, o nel suo Concistoro o in ogni altro suo Consiglio sentenziava o statuiva, egli riduceva in forma o di sentenza, o di diploma, o di privilegio: ed in mano del famoso Bartolommeo di Capua si vide quanto quest'Ufficio fosse ampio ed eminente.

Per questa cagione avvenne, che avendo Alfonso istituito questo nuovo Tribunale, ove di molte cose dovea trattarsi, che toccavano l'Ufficio del Gran Protonotario, come di riceversi le preci, ch'erano drizzate al Re, d'istromentar le sentenze, che da sì alto Pretorio uscivano, e di molti affari al suo ufficio appartenenti; ancorchè Alfonso avesse conceduta al Presidente ugual potestà di poter egli da se solo spedirgli, nulladimanco non volle, che perciò si pregiudicassero le preminenze del Gran Protonotario o suo Luogotenente, quando interveniva nel Consiglio: talchè trovandosi in quello presente il Gran Protonotario ovvero il Luogotenente, non loro s'impediva che far non potessero tutto ciò ch'era della loro potestà ed incumbenza. Quindi è che sovente negli antichi diplomi leggiamo Onorato Gaetano Conte di Fondi aver preseduto a questo Tribunale, come Gran Protonotario, o come Presidente di quello, e sovente ancora esservi intervenuto come Consigliere Assistente. Quindi eziandio leggiamo, che nel proferirsi delle sentenze v'eran presenti insieme co' Consiglieri il Gran Protonotario o suo Luogotenente. Così, secondo la testimonianza che ce ne dà l'istesso Toppi379, in una sentenza del S. C. proferita a' 29 gennaio del 1452 v'intervennero Onorato Gaetano Conte di Fondi Gran Protonotario del Regno e Giorgio d'Alemagna Conte di Pulcino Consigliere Assistente; anzi l'istesso Conte di Fondi, come Gran Protonotario, non già come Presidente, che non lo era allora, nel 1474 commise una causa a Lucca Tozzoli suo Viceprotonotario. Parimente nel 1485 il Conte di Morcone Gran Protonotario col suo Viceprotonotario e Consiglieri intervenne nelle sentenze profferite in questo Tribunale nel dì 20 settembre del medesimo anno.

Da questo costume nacque ancora, che quando il promosso all'Ufficio di Gran Protonotario dovea prendere il possesso della sua carica, poichè i Gran Protonotari nel S. C. facevano le loro maggiori e più solenni funzioni, in questo Tribunale pigliavano il possesso con intervenire nelle sentenze, che dal medesimo si profferivano: e questo era l'atto del loro possesso. Così leggiamo, che Don Ferdinando di Toledo essendo stato creato Gran Protonotario dall'Imperador Carlo V, ne prese il possesso a' 22 maggio del 1537 nel S. C., ed in quella giornata intervenne a tutte le sentenze, che profferì il Tribunale; ed Antonio di Gennaro, che si trovava allora Presidente del Consiglio fece una molto dotta ed elegante orazione in sua commendazione380. Parimente Don Ferdinando Spinelli Duca di Castrovillari e Conte di Cariati, quando dall'Imperador Carlo V fu fatto Gran Protonotario nell'ultimo di Giugno del 1526, come rapporta il Passero381, ovvero a' 26 aprile, come dice il Rosso382, ne prese il possesso nel S. C. ed intervenne insieme col Presidente e tutti gli altri Consiglieri in tutte le sentenze, che si profferirono quella giornata.

Quindi nacque ancora il costume che ora abbiamo, e che fu introdotto fin da' tempi de' nostri Avoli, che nella persona del Presidente del S. C. siasi ora indissolubilmente unito il posto di Viceprotonotario; poichè i Gran Protonotari, personaggi d'alta gerarchia, non volendo più intervenire di persona a risedere nel S. C. come ad altri affari implicati, e che cominciavan a sdegnarlo, mandavano i loro Viceprotonotari al Tribunale, i quali così bene che il Presidente adempivano le sue veci, tanto che il Consigliere Matteo d'Afflitto383 in più sue decisioni ci assicura, che il famoso Antonio d'Alessandro, ancorchè allora non fosse Presidente, come Viceprotonotario interveniva nel Consiglio, ed insieme con gli altri Consiglieri votava nelle cause, e reggeva il Tribunale. Michiel Riccio non ancor Presidente, come Viceprotonotario commise varie cause a' Regj Consiglieri384. Di Luca Tozzoli pur si legge il medesimo, e così di molti altri. Quindi avvenne, che potendosi da un solo ciò adempire, essendo nel S. C. pari d'autorità, l'ufficio di Viceprotonotario venga ora sempre unito nella persona del Presidente.

Egli è però ancor vero, che prima non era così, poichè portando il posto di Viceprotonotario la creazion de' Notari e Giudici, funzione totalmente distinta ed independente dal S. C. e per conseguenza grandissimi emolumenti, alcuni, ancorchè non Presidenti, se lo proccuravan per essi, e molti Reggenti l'ottennero. Così il Reggente di Cancellaria Girolamo Colle ottenne, non essendo Presidente, nel 1540 questo ufficio, che l'esercitò fin che nel 1549, creato Vicecancelliere in Ispagna, ivi si portasse385. E vacato in cotal guisa questo posto, fu poi provveduto nella persona di Girolamo Severino, che allora era Presidente. Ma avendo questi per la sua vecchiaia e continue indisposizioni deposta la carica di Presidente, si ritenne quella di Viceprotonotario, come più utile e men faticosa, la quale ritenne finchè visse nel 1558, dopo la di cui morte fu provveduta in persona d'Alfonso Santillano allora Presidente, che la ritenne finchè morì nel 1567.

 

Ma morto Santillano, il Duca d'Alcalà allora Vicerè la provide per interim al Reggente Villano; ed essendo stato rifatto Presidente del S. C. in luogo del Santillano Tommaso Salernitano, questi vedendo che l'Ufficio di Viceprotonotario era esercitato dal Reggente Villano, mandò in Ispagna al Re sue allegazioni, colle quali studiossi fondare, ch'essendo il Viceprotonotariato ufficio unito e congiunto a quello di Presidente, non dovesse da quello separarsi, e nella sola persona del Presidente dovesse sempre unirsi. Mentre egli aspettava dal Re la determinazione, venne a morte il Reggente Villano, ed egli ottenne il posto; ma poi da Presidente essendo stato creato Reggente della Cancellaria, si ritenne il Viceprotonotariato, lasciando Gio. Andrea de Curte, che gli succedette nel Presidentato l'anno 1570 senza quello. Il Presidente de Curte ebbe ricorso in Ispagna valendosi dell'allegazioni istesse formate dal Salernitano suo competitore; e dal Re ottenne la riunione, avendo l'allegazioni suddette al Consiglio di Spagna fatta gran forza, sicchè reputò doversi questi due ufficj unire; ond'è, che fin da quel tempo insino ad ora si siano veduti sempre congiunti in una medesima persona. Egli è vero, che il Re nel regal diploma gli concede ambedue al provisto, non bastando, che se gli spedisca il privilegio di Presidente per potersi dire, che vada in quello inchiuso anche il Viceprotonotariato. Sono due ufficj che s'uniscon sì bene insieme in una persona, ma fra di loro sono distinti, avendo diversa natura e varia funzione, almeno per quel che riguarda la creazione dei Notai e Giudici: ond'è, che negli ultimi nostri tempi, essendosi dalla nuova Cancellaria dal Re spedito privilegio di Presidente al Reggente Aguir, senza in quello nominarsi l'ufficio di Viceprotonotario, fu d'uopo al medesimo ricorrere di nuovo al Re, che glie lo concedette.

Abbiamo adunque In questo nuovo Tribunale il Presidente, due Consiglieri militari Assistenti, e sovente ancora il Viceprotonotario: sieguono ora i Consiglieri Dottori, che per la maggior parte lo componevano, dei quali il numero era maggiore. Si trascelsero sempre per Consiglieri di questo Senato i migliori Giureconsulti, che fiorissero in ogni età. Alfonso, Ferdinando suo figliuolo e tutti gli altri Re loro successori in questa elezione vi usavan ogni scrutinio e diligenza. Vollero che fossero i più dotti Giureconsulti: Viri juris insignibus decorati, docti, graves, severi, insontes, mites, justi, faciles, lenique, qui in judicibus exercendis, non precibus, non pretio, non amicitia, non odio, neque denique ulla re corrumpantur, come sono le parole d'Alfonso386. Quindi è, che fin dal tempo della sua istituzione leggiamo, che vi sedettero uomini dottissimi e savissimi, un Michiel Riccio, un Francesco Antonio Guindazzo, un Nicol'Antonio de' Monti, un Paris de Puteo, un Antonio d'Alessandro, un Gio. Antonio Caraffa, un Matteo d'Afflitto, un Giacomo d'Ajello, un Antonio Capece, un Loffredo, un Salernitano, un Tappia, un Gamboa, un Miroballo e tanti altri, dei quali presso Toppi387 si legge numeroso catalogo, e de' quali, secondo che ci ritornerà l'occasione, faremo ne' tempi che fiorirono, onorata memoria.

In questi principj, sino al Regno degli Austriaci, non eran perpetui, ma ad arbitrio del Re388, il quale fidando nella loro dottrina, integrità e prudenza civile nel medesimo tempo ch'eran Consiglieri, gli creava Presidenti di Camera, adempiendo con molta esattezza ambedue le loro cariche. Severino di Diano, Pietro Marco Gizzio, Bartolommeo di Verico, Andrea e Diomede Mariconda e moltissimi altri, siccome osservò Toppi,389 nell'istesso tempo ch'erano Consiglieri, furon creati Presidenti di Camera, ed esercitavano amendue queste cariche. Ciò che non deve parere impossibile, poichè in questi tempi solamente tre dì della settimana, cioè il martedì, giovedì e sabbato si reggeva Consiglio390.

Sovente i pubblici Cattedratici eran creati Consiglieri; ma non perciò lasciavano le loro Cattedre, ed i loro talenti gl'impiegavano non meno nell'Università degli Studj, che nel Senato. Tale fu il Consigliere Matteo d'Afflitto, tale Camerario e moltissimi altri, che possono vedersi presso Toppi391.

Intorno al lor numero, fu fin dal suo nascimento sempre vario ed incerto, da poi si stabilì certo e determinato. Alfonso I quando istituì questo Tribunale, oltre del Presidente, scelse nove Dottori per Consiglieri392. Poi nell'anno 1449 riformandolo in miglior forma, istituì due Titolati per Consiglieri Assistenti, e riformò il numero de' Dottori; ordinando che non fossero più che sei. Poco da poi, rivocando tal proibizione, v'aggiunse il settimo. Ma in decorso di tempo, nel 1483 ed 84 il lor numero era di diece e sovente arrivò a dodici. S'univan tutti in una Sala; onde è, che spesso nelle decisioni del Consigliere Afflitto, leggiamo essersi talora qualche causa concordemente decisa per totum Sacrum Consilium.

Carlo V fu il primo che con suo diploma, spedito in Bologna, sotto li 26 febbrajo dell'anno 1533, ordinò, che si dividesse in due Ruote, in ciascheduna delle quali, oltre il Presidente, dovessero assistere quattro Dottori Consiglieri, determinando in cotal guisa il lor numero ottonario393: ciò che nel castel di Capuana fu eseguito dal suo Vicerè D. Pietro Toledo. Ma crescendo tuttavia il numero delle cause, fu dal medesimo a preghiere della città e Regno conceduto a' 2 marzo del 1536, che vi s'aggiungessero due altri Consiglieri, da dovere assistere cinque per ciascheduna Ruota. Ne furon poi aggiunti due altri, i quali dovessero assistere a' Giudici criminali della Vicaria, mutandosi a vicenda in ogni biennio, con rimaner sempre nelle due Ruote del Consiglio cinque per ciascheduna394.

Da chi da poi fosse stato accresciuto il lor numero, ed aggiunta la terza Ruota, niente può recarsi di certo. È verisimile, che ciò accadesse nel Regno di Filippo II, giacchè egli in sue regali carte, spedite a Madrid li 24 decembre del 1569, fa menzione di questa terza Ruota395.

Ma chi avesse aggiunta la quarta, è troppo chiaro che fu il Re Filippo II, il quale alle preghiere fattegli ne' Parlamenti dell'anno 1589 e 1591 dalla città, per lo maggior disbrigo delle cause, con sue regali lettere spedite a' dì 7 settembre del 1596, accrebbe il numero de' Consiglieri, ed ordinò che alle tre s'aggiungesse la quarta Ruota, dove parimente dovessero assistere cinque altri Consiglieri. In guisa che restò il numero de' Consiglieri a ventidue, de' quali venti si dovessero distribuire per le quattro Ruote del Consiglio, e due assistere nella Ruota criminale della Vicaria, per raddolcire il rigore di quel Tribunale, come ora tuttavia si osserva. Ve ne sono due altri, che non risiedono in Napoli, uno è preposto al governo di Capua che di biennio in biennio si muta; l'altro, o è destinato in Roma per assistere in quella Corte per affari di giurisdizione, o al governo di qualche provincia, ovvero per altre incombenze, che al Re piacesse di altrove loro commettere. Questo al presente è il numero ordinario de' Consiglieri, due parti de' quali doveano esser Regnicoli, e la terza ad arbitrio del Re396. Ma ora per le novelle grazie397 sei solamente sono riservati al beneplacito Regio. I Re alcune volte gli han tolti e ridottigli al numero ordinario, secondo che han portato le contingenze, il favore o il merito di qualche eminente soggetto.

Questi sono i Ministri, che compongono un tanto Tribunale. Ebbe ancora, siccome ancor ritiene, i suoi Ufficiali minori, un Secretario, un Suggellatore, tredici Mastrodatti, molti Scrivani, sedici Esaminatori, un Primario, nove Tavolarj e quattordici Portieri.

Da questo Tribunale, che fu quasi sempre composto di Giureconsulti assai celebri, nacquero quelle tante decisioni, delle quali ora abbiamo tanti Compilatori. Le sue decisioni, fin dal suo nascimento ebbero tanto applauso ed autorità, che non pur appo i nostri, ma anche presso i Giureconsulti stranieri acquistarono somma stima e venerazione, di che ne può essere buon testimonio infra gli altri, Filippo Decio. Il primo, che le compilasse, fu il famoso Matteo d'Afflitto, il quale per questo solo merita essere sopra tutti celebrato; perchè egli fu il primo in Italia che introducesse questo instituto di notare le decisioni de' Tribunali, e farne particolari raccolte. Il Cardinal de Luca398 portò opinione, che questo Giureconsulto avesse in ciò imitato lo stile della Ruota romana, le di cui decisioni prima dell'erezione di questo nuovo Tribunale del S. C. eransi rese già celebri, ed erano allegate da molti Scrittori. Ciò che ne sia, non può dubitarsi ch'egli fu il primo che introducesse questa nuova maniera di scrivere, e queste private collezioni. Il di lui esempio seguiron da poi, non meno gli altri nostri Autori regnicoli, che i Giureconsulti d'altre nazioni. Fra' nostri i più vicini a lui furono, Antonio Capece, due Tommasi, Grammatico e Minadoi, ed il famoso Vincenzo de Franchis. Seguiron poi gli altri, de' quali il Toppi399 tessè lungo ed acculato catalogo. Onde dopo gli antichi Glossatori, dopo i Commentatori, i Repetenti, gli Addenti, i Trattanti ed i Consulenti, surse fra noi un'altra classe di Scrittori chiamati per ciò Decisionanti: di che altrove ci tornerà occasione di ragionare.

362Prammatica 2 de Offic. S. R. C.
363Toppi loc. cit. cap. 3.
364Affl. decis. 304 in princ.
365Pramm. v. de Offic. S. R. C. ivi: Ubi praesidebit unus.
366Tasson. de Antef. vers. 3 rub. 3.
367Toppi de Orig. Trib. tom. 2 lib. 2 cap. 6.
368V. Bartol. Chiocc. de Episcop. et Arch. Neap. pag. 277.
369V. Chiocc. de Archiep. Neap. in Oliverio, pag. 287.
370Summ. lib. 5 tom. 3 pag. 190.
371Topp. tom. 2 de Orig. Trib. lib. 3 cap. 1.
372Alphonsi diploma penes Toppi de orig. Trib. tom. 2.
373Ferdinandi diploma penes Toppi loc. cit.
374Toppi lib. 2 cap. 5 num. 1.
375Chiocc. de Archiep. Neap. pag. 297.
376Toppi tom. 2 de orig. Trib.
377Questo diploma si legge presso Toppi tom. 2 de orig. Trib. p. 441.
378V. Tasson. de antef. vers. 3 obs. 3 pag. 168.
379Toppi tom. 2 de orig. Trib. fol. 483.
380Toppi tom. 2 de orig. Trib.
381Passer. in diar. Reg. Neap.
382Giornali di Gregorio Rosso, pag. 3 ann. 1526 alli 25 d'Aprile lo Duca di Castrovillari pigliò possesso nel S. R. C. di S. Chiara dell'Ufficio di Protonotario, e Logoteta del Regno con molta solennità, ed accompagnato da tutta la nobiltà e signoria.
383Afflict. decis. 1.
384V. Toppi lib. 2 de Off. S. R. C. pag. 165.
385Toppi lib. 2 de Off. S. C. Cap. 5 num. 5 et seq. fol. 111.
386Prammatica 2 de Off. S. R. C.
387Toppi lib. 1 de Orig. Trib. cap. 7.
388V. Toppi lib. 2 cap. 1 num. 112.
389Toppi loc. cit. cap. 11.
390Pragmatica 6 de Off. S. B. C.
391Toppi lib. 4 cap. 1.
392Pragm. 2 de Off. S. R. C.
393Prag. 4 de Off. S. C.
394Pragm. 2 de off. S. C. n. 5.
395Pragm. 68 de off. proc. Caesar.
396Pragm. 1 de Offic. Prov.
397Grazie dell'Imp. Carlo VI tom. 2 pag 255.
398Card. de Luca Rel. Cur. Rom. lib. 15 disc. 32 num. 13 et seq.
399Topp. lib. 1 cap. 15 tom. 2.