Salvato Da Una Ninfa Marina

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James aprì e chiuse la bocca varie volte, mentre si sforzava di trovare le parole per rispondere a quell’affermazione. “Perché non dovrei permetterti di toccarmi?” Mentre iniziava a scuotere la testa e diventava sempre più consapevole del dolore al braccio e nel fianco, l’idea delle sue mani sul proprio corpo gli diede conforto. Il suo tocco gli avrebbe procurato un sollievo temporaneo? Moriva dalla voglia di scoprirlo.

“Pochi istanti fa, hai esitato e sei sfuggito alla mia presa, quando hai visto che non sono come vorresti.”

“Volere...cosa? Sei la più bella donna sulla quale abbia mai posato lo sguardo. Se ti ho spinta via, era perché non riuscivo a vederti dalla posizione in cui mi trovavo e ne avevo disperatamente bisogno.” Era evidente che le donne sulla terra e in mare avevano bisogno di essere rassicurate e di parole dolci. Non era un compito difficile, ma era comunque divertente.

“Oh.” Lei distolse lo sguardo e giocherellò con i capelli fingendo timidezza. Il fatto di non potere dire se fosse arrossita o no, gli fece maledire l’assenza di luce. Sarebbe stata luccicante e scintillante alla luce del sole? Le sue scaglie erano ruvide o lisce al tocco? Balzò all’indietro quando si rese conto che si era chinato più vicino a lei. Dannazione, lei lo avrebbe consumato come una falena che non si rende conto dei pericoli nascosti nel volare troppo vicino a una fiamma. Forse c’era una ragione se le sirene erano spesso chiamate “fanciulle del mare”. Chi aveva bisogno di una canzone quando si aveva quell’aspetto?

“Come ti chiami?” Non aveva mai pensato che le sirene fossero reali, nonostante le sciocche superstizioni del suo equipaggio, e adesso che se ne trovava davanti una, non sapeva proprio cosa dirle. Fortunatamente i capelli le erano ricaduti sul seno, e ciò lo aiutava a controllare il desiderio di guardarlo. Lo avrebbe comunque trasformato in un libertino.

“Ione.” Un sorriso brillante le illuminò il viso, poi gli prese la mano e posò il palmo sulla propria guancia. “Il mio nome è Ione.”

La sua pelle era così morbida e calda, nonostante la freschezza della brezza marina. “Grazie per avermi salvato, Ione. Io sono il cap...James. Puoi chiamarmi James.” Non gli importavano le formalità, visto che lei non apparteneva al suo mondo e non le sarebbe importato cosa potesse significare il suo nome di famiglia o la sua posizione. “Sfortunatamente, penso di stare morendo. Non dovresti assistere a queste brutture. Aiutami ad allontanarmi dalla marea e non ti terrò lontana dalla tua destinazione.” Non capiva come sarebbe potuto sopravvivere quella notte. Se fosse riuscito a tornare alla tenuta, sicuramente avrebbe ceduto alla febbre e sarebbe morto di malattia o infezione. Nessuno meritava di assistere a tutto ciò, se poteva evitarlo.

Il sorriso di Ione si spense poi, alzando il mento con determinazione, lasciò la sua mano e lo afferrò di nuovo sotto le braccia. Il suo corpo brillò per un attimo, prima che le scaglie scomparissero e si trasformassero in gambe umane. Mentre si muoveva ed i suo capelli si separavano, James prese nota vagamente che i suoi capezzoli stavano diventando più scuri, fino a un normale rosa, mentre accadeva tutto ciò. Intrigante. Lui serrò gli occhi mentre lei si alzava, per non essere beccato a fissare la parte superiore delle sue cosce. Tuttavia era troppo tardi. Non aveva peli e niente la proteggeva dal suo sguardo. Il sangue che non aveva perso iniziò a risalirgli fino all’inguine.

James aprì gli occhi quando Ione lo depositò sulla terraferma e si lasciò cadere al suo fianco, per niente intimidita dalla propria nudità. “Non morirai, James. Non sotto la mia sorveglianza.”

Chiudendo di nuovo gli occhi con forza e cercando di controllare quell’altra parte di se stesso prima che lei se ne accorgesse, lui scosse la testa e fece un cenno verso il Mare del Nord. “Non puoi controllare la natura.” Il suo unico rimpianto al momento del trapasso sarebbe stato di avere abbandonato sua sorella. Underwood, quel ragazzino maligno, sicuramente le avrebbe fatto del male. James sperava di sopravvivere abbastanza da avvisare il porto che la sua nave stava per essere rubata sotto i loro occhi. Underwood avrebbe falsificato la firma sui documenti ed avrebbe agito come se tutto fosse a posto, il farabutto. Non gli importava che il ragazzo lo avesse messo fuori gioco, non voleva che quel furfante ottenesse quello che voleva. Underwood doveva imparare il rispetto e, evidentemente, qualcosa che le persone civilizzate chiamavano morale.

“Ne sei sicuro?”, disse Ione talmente a bassa voce che James quasi non la sentì. Poi si girò verso di lui, afferrando la sua camicia bagnata. Gli piaceva sentire le sue mani su di sé, anche se solo per conforto e non per ragioni più piacevoli. “Se fossi umana come te, cosa faresti?”

Sentì che le proprie sopracciglia si sollevavano e si rimangiò la risposta più ovvia, perché, nonostante i suoi giorni da contrabbandiere, aveva un’educazione da gentiluomo. “Perdona la mia confusione...Mi stai chiedendo cosa farei adesso se non stessi morendo, oppure suggerisci che vorresti sentire come ti corteggerei?” Strinse i denti ad una nuova ondata di dolore e tornò a sdraiarsi sulla sabbia.

“Non morirai”, affermò Ione come se lo sapesse con assoluta certezza. “Parlami di questo...corteggiare?” Lui la guardò di nuovo: aveva la pelle tra le sopracciglia raggrinzita, come se fosse perplessa a quell’idea. Era adorabile.

Avrebbe voluto poter condividere la sua sicurezza riguardo alla propria longevità. “Sarebbe difficile, visto che non possiedi una famiglia, né una casa sulla terraferma per farlo in modo corretto. Secondo le regole della mia gente, il fatto che siamo da soli adesso sottintende che abbiamo fatto delle cose che non abbiamo commesso.” Non voleva farla fuggire dalla paura, parlando di come sarebbe stata rovinata, quindi ci andò cauto, per quanto poteva. “Non potresti stare con me, a meno che non fossimo sposati. Dovrei ottenere una licenza speciale e tenerti nascosta nella residenza di campagna di mio padre fino al matrimonio.”

Peccato che fossero solo fantasie. Lui sarebbe morto e lei viveva nell’oceano. Erano proprio una bella coppia.

Ione sollevò di nuovo il mento con determinazione e si alzò, concedendogli una vista allettante del suo corpo completamente nudo. Questa volta lui non chiuse gli occhi. Era completamente senza peli, a parte quelli che aveva sulla testa e le sopracciglia. La gola di James, già dolente, divenne più secca di quanto ritenesse possibile. Il suo corpo continuava a reagire- e ciò provava che non era ancora morto. E lei lo aveva salvato senza alcuna ragione, eccetto la gentilezza. Cosa non avrebbe dato per avere una donna così notevole nel proprio letto. Una donna dalla quale ritornare a casa la sera o dopo un lungo viaggio. Da amare, onorare e prendersene cura per tutta la vita.

Non era semplicemente possibile.

“Non sono sicura di capire completamente perché il matrimonio sia così importante per la tua specie, se vuoi restare da solo con una donna, ma posso lavorarci sopra.” Ione rivolse un cenno di assenso a se stessa. “Comunque, devi darmi la tua parola che non racconterai mai a qualcun altro delle mie origini o di come mi hai incontrata in realtà. E’ l’unico modo. La sicurezza della mia gente sarà sempre più importante dei miei desideri personali.”

Pronunciò quelle parole con un tono triste. Sembrava...solitaria. Come faceva a sentirsi sola una donna con una natura così calorosa e una tale radiosità naturale?

Sicuramente, James non capiva proprio a cosa avesse acconsentito dando la sua parola. Una parte di se stesso credeva di poter fare qualsiasi cosa a quel punto pur di averla vicina il più a lungo possibile. Inoltre, se fosse morto, a chi avrebbe detto “Giuro sulla mia vita che non rivelerò a nessuno il tuo segreto”?

Il sorriso di Ione era radioso. “Resta qui.”

James sbuffò. “Sono sicuro di non poter andare da nessuna parte nell’immediato futuro, amore mio.”

Lei annuì nuovamente e si buttò di nuovo tra le onde, lanciandogli un breve sguardo. Quando l’acqua le arrivò alla vita, si tuffò in avanti, con la coda dorata rivolta all’insù e le pinne che schizzavano mentre spariva sott’acqua.

“Ecco che se ne va”, James disse tra sé e sé, mentre la donna dei suoi sogni si allontanava a nuoto. “Almeno posso morire pensando a lei.” Con queste parole, posò la testa sulla sabbia e chiuse gli occhi, nonostante la sensazione assilante che lei fosse stata solo un’illusione.




Capitolo 3


Ione non andò molto lontano. Poiseidone si avventurava raramente sulla terraferma ed era più tollerante se veniva convocato entro i confini del suo regno liquido che, al momento, consisteva in tutti gli oceani, i mari, i fiumi ed i laghi del pianeta. Con Oceano imprigionato insieme alla maggior parte dei Titani, il dio del mare dell’Olimpo si gustava il proprio potere e il fatto di non dovere condividerlo con molti altri membri del pantheon. Nereo, il padre di Ione, era diventato una specie di eremita ed erano secoli che non si faceva vedere- neppure dalle sue figlie- e ciò poteva avere influenzato la loro tendenza a gironzolare da sole.

 

Con un po’ di fortuna, Ione si avvicinò ad un relitto, spezzato da anni di deterioramento. All’interno trovò una scheggia di legno appuntita e la usò per farsi un piccolo taglio nell’avambraccio, stringendo i denti al dolore momentaneo. Mentre il sangue fuoriusciva e si diffondeva nell’acqua come gesto di tributo, parlò l’antica lingua del suo popolo, invocando il dio del mare. Pochi minuti più tardi, quando il taglio sul braccio era già guarito, il fondo dell’oceano rimbombò leggermente ed un uomo apparve sul ponte spezzato della nave. Non aveva la pinna come lei; al contrario, si eresse davanti a lei in una corazza a scaglie fatta di pelle di coccodrillo e tenendo in mano il tridente d’argento. Aveva i capelli scuri tagliati corti e lei non lo aveva mai visto con la barba, come era spesso raffigurato dagli uomini nelle sue statue ed immagini.

“Ah, Ione.” Poseidone si guardò intorno, parlandole nella mente. “Siamo lontani da casa oggi, vero?Questa è la costa dell’Inghilterra.Cosa ti porta nel mare del Nord?”

Quindi ecco dove era finita. Si rimproverò mentalmente per essere stata talmente concentrata a salvare James da mettersi a parlare inglese con lui senza accorgersene realmente.

“Sì, io...Ho deciso di vivere per conto mio come molte delle mie sorelle prima di me. E ti ho chiamato per un’ultima richiesta, prima di andare.” Anche se aveva preso la propria decisione sulla terraferma, esprimerla a parole la fece esitare. Ione non ea famosa per la propria spontaneità, eppure questa volta sentiva lo strano impulso di seguire il proprio cuore. Non voleva arrivare al punto da considerare la sua attrazione ed il legame con James come amore a prima vista, ma c’era qualcosa in lui che la attirava come non le era mai successo prima. Non era solo il desiderio di accoppiarsi. Era qualcosa di più.Qualcosa che doveva ancora capire.

Il dio sbattè rapidamente gli occhi, colto di sorpresa, ma abbassò il tridente rivolgendo in avanti le tre punte acuminate. “Ti ascolto.”

“Ho salvato un umano che era ferito ed era stato lasciato ad annegare. Vorrei che guarisse e che tornasse integro.” Aggiunse rapidamente, “E in cambio sono assolutamente pronta a barattare la mia immortalità con la natura umana.” Non voleva che il dio pensasse che lei chiedesse favori senza sacrificarsi in cambio. Il dare doveva uguagliare il ricevere. A meno che un dio non volesse concedere un dono o una ricompensa, le richieste comportavano un prezzo elevato.

Poseidone sollevò le sopracciglia scure. “Sai qualcosa di questo umano?Forse c’è una ragione se lo hanno lasciato a morire. Potrebbe avere mentito riguardo a ciò che gli è successo, per ingannarti. I maschi di qualsiasi specie sono interessati solo a una cosa per quanto riguarda le femmine belle, e gli uomini sono la specie più ingannatrice di tutte.”

Ione si allontanò un po’ a nuoto. Non lo aveva considerato. Comunque, aveva sempre saputo riconoscere l’energia negativa. Non c’era niente in James che la facesse dubitare della sua onestà. Se era una sciocca, pazienza. Era partita in cerca di avventura e cambiamento ed avrebbe mentito se avesse detto che non voleva accoppiarsi con lui-ma non voleva nemmeno dover affogare un uomo che aveva salvato proprio da quel destino, quando tutto fosse finito.

Inoltre, non poteva continuare a camminare tra gli umani, come aveva sottolineato James. Non aveva un posto da considerare casa sulla terraferma, né una famiglia alle spalle, e non conosceva nessuno a cui fare visita per comportarsi bene prima di combinare qualcosa. Avrebbe avuto bisogno di James, per adattarsi ad una vita fuori dalle onde. E se non le fosse piaciuta, sarebbe scappata di nuovo. Vivere un’avventura- anche se il pensiero di lasciarlo così presto le faceva un po’ male al cuore.

“Ho preso la mia decisione.”

Poseidone sospirò. “Non sarebbe meglio se ti accoppiassi con lui e poi io ti cancellassi la memoria, così non dovresti ucciderlo?Le tue sorelle parlano troppo. Sei l’unica Nereide a non avere mai avuto un vero compagno. Prima o poi dovrai farlo, e se questo è ciò che ti trattiene...”

Lei alzò una mano per fermarlo, irritata per la ramanzina, anche se se l’aspettava. “Innanzitutto, non devo accoppiarmi con nessuno se non lo desidero. Sono riuscita a soddisfare i miei bisogni da sola.” Solo perché le ninfe erano creature sensuali che avevano bisogno di stimoli per prosperare, non significava che avessero bisogno di qualcuno di specifico per procurarseli. Beh, non era completamente vero. Le ninfe mortali spesso avevano bisogno di un partner. Quelle immortali, cioè quelle nate nell’immortalità, potevano far fronte alle proprie necessità senza molti problemi.

“Salvatemi dalle femmine testarde.” Il dio alzò gli occhi al cielo. “Dov’è questo umano? Portami da lui.”

Ione nuotò in direzione della costa, infrangendo la superficie, sollevata quando scorse James proprio dove lo aveva lasciato. La sua gioia si trasformò in panico quando si rese conto che lui non si muoveva. Poseidone apparve sulla spiaggia al fianco dell’umano e lo spinse con l’estremità del tridente.

“E’ vivo?”, chiese Ione trasformando la propria coda in gambe ed uscendo dal mare. La magia agiva al massimo per qualche ora, per questo aveva bisogno dell’aiuto di Poseidone se voleva rimanere per sempre sulla terra. “Stava bene quando l’ho lasciato, anche se soffriva molto.” Si morse il labbro al pensiero di avere sottovalutato il suo stato e che lui fosse morto mentre lei era via.

Il dio del mare si grattò il mento guardando di nuovo James. “Ha perso un sacco di sangue dalla ferita, anche se, chiunque l’abbia provocata, ha fermato il sanguinamento subito dopo bruciando la pelle, come se non avesse voluto che lui morisse veramente. E’ molto strano.” La guardò. “Dici che è stato abbandonato ad annegare? Forse è stato gettato fuoribordo?”

Ione si fece piccola. Sembrava doloroso. Nonostante le proprie valide cure, non era mai stata ferita, a parte un taglio o un graffio qui e là. Quindi non sapeva giudicare il livello di agonia che lui stava sopportando. Voleva scoprire chi gli aveva fatto ciò e farlo soffrire al suo posto. “Non saprei. Forse si è tuffato per scappare.” Ione riusciva a scorgere a malapena il suo petto che si alzava ed abbassava, dimostrando che stava ancora respirando. “E’...salvabile?”

Poseidone fece un verso dal fondo della gola e si strinse nelle spalle. “Forse. Ma vorrei valutare questo umano, prima di concedergli qualsiasi dono”. Incontrò lo sguardo di Ione. “Oppure lasciarti con lui. Nonostante cosa tu pensi che sia meglio, non hai mai passato del tempo con gli umani.”

Detto questo, batté con la base del tridente sulla sabbia per tre volte, poi si voltò a guardare l’oceano. Pochi istanti dopo, apparve Tritone, immerso nell’acqua fino alla vita e arricciando le labbra alla vista del corpo incosciente di James. “Cos’è quello?”

“Il cucciolo umano di Ione”, disse Poseidone con un tono annoiato. “Vieni a riva e valutalo, per favore.”

Esalando l’aria in modo esagerato, il dio biondo trasformò le proprie pinne in piedi e salì sulla riva con gambe umane, coprendosi per magia con la stessa corazza di coccodrillo di Poseidone.

Tritone portava i capelli lunghi, di un colore simile a quello di Ione. Lei aveva sempre pensato che i propri colori assomigliassero più a quelli delle figlie di Tritone che di Nereo. Le Nereidi erano talmente brillanti, con i capelli e le scaglie di diverse varietà di verde, blu, viola, ecc..., mentre il suo colore dorato e giallo la faceva apparire slavata e pallida in confronto. Era stata presa in giro senza pietà per questo da piccola. Anche le sue sorelle che vivevano senza coda sulle coste delle isole disabitate o poco popolate, erano più belle.

Ione aveva raggiunto il limite nel sentirsi inferiore e sola. Voleva di più. James poteva essere il catalizzatore verso una nuova vita. Non era costretta a rimanere con lui, se si fosse rivelato cattivo come temeva Poseidone. Se solo avesse potuto aiutarla ad iniziare una vita da umana, sarebbe stato abbastanza. Per un po’.

“Cosa è successo alla sua mano? Uno squalo?” Tritone fece apparire dal nulla una grande conchiglia e la tenne con entrambe le mani, mentre si chinava ad esaminare la ferita. “Sembra recente. Comunque bruciarla è stata una buona idea. Probabilmente gli ha salvato la vita.”

Ione indicò l’acqua. “Forse è stato buttato fuoribordo, oppure è saltato da una barca non molto lontana, in quella direzione.” Considerando il suo stato, Ione iniziava a sospettare che i suoi compagni sulla nave avessero cercato di assassinarlo, anche se non aveva molto senso, visto che avevano cercato di impedirgli di sanguinare. Volevano farlo soffrire ancora di più? Vedere se riusciva a sopravvivere? Glielo avrebbe chiesto, quando si fosse sentito meglio e fossero rimasti soli.

Tritone annuì. “Non dovrebbe essere troppo difficile sapere qualcosa dai pesci. Scusatemi.”

Detto questo, schizzò via, tornando nell’oceano. A volte lei desiderava avere il potere di scomparire e riapparire altrove, come gli dei. Tecnicamente, era una semidea visto che aveva un dio come padre, ma sua madre era stata una ninfa immortale degli oceani, una sirena come lei. Le figlie delle ninfe diventavano anch’esse ninfe.

“Sei veramente sicura di volerlo fare?” La domanda di Poseidone la distolse dai propri pensieri.

Ione annuì. “E’ da un po’ che mi sento insoddisfatta.”

“Ciò non significa che dovresti legarti al primo umano che trovi attraente”, disse lui con un tono di disapprovazione. “Se ti concedo la mortalità, non potrai più tornare indietro.” E

Ione comprendeva la sua cautela. “E’ veramente un piacere per gli occhi, ma non lo faccio per questo. Lui è la mia opportunità. Un’occasione per imparare e visitare questo mondo. Per cambiare.” Tuttavia, mentre guardava James, le prudevano le mani dalla voglia di scostargli i capelli dagli occhi. Desiderava gustarsi le sue labbra di nuovo, questa volta per piacere e non per salvargli la vita...non poteva fare a meno di rimanere aggrappata alla speranza che lui potesse amarla nonostante i suo colori smorti e l’empatia che la teneva a distanza dalla propria vera natura.

“Non puoi passare un giorno o due fuori dal mare per vedere se è quello che desideri? Se faccio quello che mi chiedi, e non ti piace, sarai condannata a vivere lassù con delle gambe per sempre. Niente branchie. Niente pinne. Nessuna immunità contro l’invecchiamento.” Anche se il tono era duro, i suoi occhi erano calorosi.

“Allora andrò avanti, vivrò al massimo i miei giorni mortali e la mia anima viaggerà fino all’aldilà mentre il mio corpo tornerà nel mare.” Le Nereidi, anche quelle con le Oceanidi come madri, erano attratte dai mari piuttosto che dalla vastità degli oceani. Quando morivano, i loro corpi diventavano spuma marina.

“Spero che tu sappia quello che stai facendo”, disse Poseidone mentre Tritone ricompariva, anche se non sembrava convinto. Guardò il suo messaggero. “Cosa hai saputo?”

Tritone fece un cenno verso James e gettò una mano mutilata a Poseidone, che la afferrò. “Si chiama James Harlow ed è il capitano della Grazia di Poseidone. Come puoi vedere, la sua mano è stata tagliata prima che venisse buttato fuoribordo” Poi continuò con un tono asciutto. “Sono giunto alla conclusione che lui non stesse cooperando con le richieste di un gruppo di giovani che volevano prendergli la nave e la sorella. Era un contrabbandiere di brandy, e a volte anche di altre merci, ma trattava il suo equipaggio in modo equo. A parte pescare per cibarsi, non manca di rispetto all’oceano o alla natura, di questo sono certo. Il popolo dei pesci non ha trovato niente di negativo.”

Ione tirò un sospiro di sollievo. Dopotutto non era malvagio, eppure qualcuno gli aveva fatto del male e non l’avrebbe fatta franca. Se lei avesse assunto una forma umana e mortale, avrebbe ancora avuto il controllo della propria magia da ninfa. Un’enorme ondata si abbattè con violenza sulla spiaggia, quindi Tritone e Poseidone si voltarono verso di lei. Lei ammiccò. Quando una Nereide cedeva alle emozioni, spesso il mare rispondeva. “Scusatemi. Non mi piace pensare che qualcuno gli abbia fatto del male.”

Tritone le rivolse un sorriso educato, poi tirò fuori una piccola rete da una borsa agganciata al fianco della sua armatura. La rete era stata tessuta con una magia e preservava qualsiasi cosa contenesse. La sua espressione tesa dimostrava che non la approvava, nonostante si sforzasse di rimanere imparziale. Dopo aver riposto la rete nella borsa, si avvicinò a James e lo osservò di nuovo. “ Nessuno dei miei figli ti attrae, bambina?” Le rivolse uno sguardo indagatore.

 

Lei scosse la testa. “Però lo vorrei intero.” Alzò un sopracciglio e rivolse uno sguardo pungente a Poseidone. Anche senza la mano, sarebbe stata felice di vedere dove li avrebbe portati il destino, ma il dio avrebbe potuto rimetterla a posto, se si fosse sentito costretto a farlo. Perché non provare a vederlo portare a termine la faccenda?

Prima che Poseidone potesse pronunciare una parola, una forma scura indistinta le passò accanto ed andò a formare un uomo con i capelli neri e gli occhi verdi brillanti. Fluttuò sopra il terreno tra Ione e gli altri dei, vestito con degli abiti dell’Olimpo color perla. Delle ali bianche svolazzavano rapidamente alle sue caviglie.

“Ermes, cosa ci fai qui?” Poseidone guardò con disprezzo il dio messaggero. Il dio del mare aveva elaborato un sistema secondo il quale il messaggero di Zeus doveva parlare a Tritone e non a lui direttamente, perché Ermes gli dava sui nervi. L’ultima volta che si erano parlati, Poseidone si era talmente irritato da provocare un’onda di marea che aveva distrutto un’isola ignara.

“Stavo cercando Tritone, quindi non cercare di annegare il messaggero solo perché ti trovi proprio accanti a lui.” Poseidone alzò gli occhi al cielo a quel commento, ma prima che potesse replicare, Ermes gli rivolse le spalle e si voltò verso Tritone. “Ho un messaggio di Zeus che deve essere consegnato a Poseidone.”

Un’espressione divertita attraversò il viso di Tritone, che gettò uno sguardo a Poseidone. “E sarebbe?”

“Zeus gli chiede il rilascio del calamaro.”

Solo il silenzio, eccetto le onde che colpivano la spiaggia dietro di loro, accompagnò questa affermazione.

Poi Poseidone esplose in una lunga serie di imprecazioni nella lingua antica. “ Zeus ha il proprio modo di vedere le cose, digli di stare lontano dal mio calamaro, altrimenti io...”

Ermes mantenne il contatto visivo con Tritone, fingendo di non sentire quelle parole veementi. “I Fati hanno informato Zeus che il calamaro si è infilato nell’unica entrata della città sommersa e non sembra capace di trovare il modo per uscire. E che, se continua a sbattere dappertutto, ci sarà un tale collasso che i resoconti dei terremoti e della collocazione porteranno alla scoperta di Atlantide nell’immediato futuro. Quindi, a meno che Poseidone non desideri condividere la sua residenza estiva con gli umani nel ventesimo secolo, qualcuno deve andare...a liberare...il calamaro.

Quando ebbe finito, Ermes abbassò lo sguardo su James, come se si rendesse conto solo allora che c’era un umano tra loro. “Non starò nemmeno a chiedere.” Volò via così rapidamente che fu come se non fosse mai stato lì.

Poseidone alzò un pugno verso il cielo nella direzione che aveva preso Ermes. “Dì a Zeus di occuparsi dell’Olimpo e di tenere il naso fuori dagli oceani!” Poi si rivolse a Tritone. “Chiama a raccolta i tuoi figli per aiutare a sistemare il danno e la situazione. E dì al calamaro di accertarsi di potere ficcare il becco in qualsiasi posto ne abbia l’intenzione.”

Tritone annuì e si portò la conchiglia alle labbra. Il suono che ne uscì poteva essere percepito solo da chi viveva sotto il mare. “Ci vediamo presto.” Scomparve di nuovo, in un lampo.

Ione emise un sospiro di frustrazione. “E James? Possiamo occuparci di lui adesso?”

Poseidone si prese il naso tra un dito e il pollice. “ Capisco che tu abbia dei progetti e delle buone intenzioni, ma devi pensarci attentamente. Hai tre giorni di prolungamento della forma umana per decidere se è questo che vuoi veramente. Usa questo tempo con saggezza e decidi se questa è la scelta che vuoi davvero fare.”

Le batteva forte il cuore. Era un inizio. “E James? La sua mano...”

Poseidone agitò il tridente sul mortale ed un uncino d’argento comparve al posto dell’appendice che aveva perso. Il colore della sua pelle iniziò a migliorare, mentre il sangue riprendeva a scorrere. Contemporaneamente, le contusioni iniziarono a scomparire, mentre le ferite guarivano e le ossa si aggiustavano sul suo viso e dove la camicia si era aperta sulle costole rotte. “Per giudicare il suo carattere.”

“Non capisco.” Tritone aveva recuperato la mano di James. Avrebbe potuto essere rimessa facilmente a posto.

“Nella sua mente, tu sei in parte un pesce. Gli umani prendono i pesci con gli uncini. Sarà come vuoi tu nonostante l’uncino, oppure si comporterà secondo le mie aspettative- attraendoti con l’esca del suo bell’aspetto, poi prendendo la tua verginità per il proprio piacere, prima di ricacciarti nell’oceano quando il gioco perderà il proprio fascino?”

Lei era sicura che i pescatori non si prendessero l’innocenza delle proprie prede prima di ributtarle indietro, ma supponeva che la sua opinione contorta di come gli uomini trattassero le donne mortali, avesse senso...in qualche modo. “La maggior parte degli umani usa gli uncini per procurarsi facilmente la cena e contrastare la fame”, disse, senza capire perché Poseidone si preoccupasse così tanto di quel problema.

“Ed è esattamente per questo motivo che James avrà l’uncino per questi tre giorni. Per ricordarti di questo. Alla fine di questo...esperimento, sarai tu a decidere se merita o no la sua mano. L’uncino resterà come punizione se ti tratta male. Se desideri restare con lui, riavrà la sua mano in cambio della tua immortalità, quindi diventerai una ninfa mortale.”

Il suo volto esprimeva tristezza. Poseidone era un dio rispettabile e giusto- se non si provocava la sua collera.

“Grazie.” Ione si precipitò a gettare le braccia al collo di suo cugino. Il dio del mare esitò un attimo prima di ricambiare l’abbraccio.

“Desidero solo vedere la mia gente felice. I tuoi genutori sono stati degli sciocchi ad abbandonare i loro figli, ma dovrebbero essere fieri della donna che sei diventata, anche se il tuo gran cuore potrebbe tendere alla stupidità. Per il tuo bene, spero che questo sia ciò di cui hai bisogno per rendere più piacevole la tua vita. Ci rivediamo fra tre giorni. Trova un posto sicuro su questa costa per chiamarmi di nuovo.”

E con ciò, Poseidone sparì in un lampo.

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