La Cattura

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“Beh, mi piace al sangue, al contrario della maggioranza che la preferisce ben cotta.

Gli chef qui riescono ad assecondare la mia richiesta.

Ho scoperto che in molti posti non lo fanno”.

“Non ci credo!

Sei la prima persona che incontro a cui piace la bistecca esattamente come piace a me. Normalmente la cucino a casa perché la maggior parte delle persone pensano sia insolito mangiarla al sangue”.

“So esattamente di cosa parli”.

Lo sguardo di lui indugiò nel suo mentre si leccava le labbra.

“Ok, ordiniamo.

Tutto questo parlare di carne al sangue mi ha fatto venire fame”.

Affamato in più di un senso, a quanto pareva.

Esattamente come me.

Richard attirò l’attenzione del cameriere e ordinò una bistecca al sangue con verdure al forno e un bicchiere di merlot per entrambi.

Il suo sguardo si fece indagatorio.

“Dimmi qualcosa in più su di te.

Hai una famiglia?”

“Sfortunatamente non c’è granché da dire”.

Sentendo gli occhi riempirsi di lacrime, abbassò lo sguardo verso il tavolo.

“Il giorno del mio settimo compleanno ho ricevuto un baule con alcuni oggetti e una lettera da mio padre, ma questo è tutto.

Non ho idea di dove sia, o se sia ancora vivo.

Ho speso tutti i miei risparmi per ingaggiare quasi ogni investigatore privato della città per trovarlo... Ma niente”.

Si tappò la bocca con la mano.

Merda.

Non aveva mai raccontato a nessuno questa storia, ma con Richard, praticamente uno sconosciuto, le parole le erano fuoriuscite come un’emorragia.

“Ti senti bene?”

Lui si avvicinò, le prese la mano e con un movimento dolce la tolse dalle sue labbra.

Non riuscendo a parlare, lei annuì, pronta a esplodere in lacrime.

Con la punta del pollice lui accarezzava la sua pelle formando dei piccoli circoli.

“Neanch’io conosco mio padre.

Non l’ho mai incontrato, ma mi piacerebbe, sempre che sia ancora vivo.

Quindi ti capisco”, disse lui con voce avvolgente, arginando il flusso del suo intimo dolore.

Lei si avvicinò, con la curiosità che vinceva sul dolore.

“E tua madre?

Io non ho idea di chi sia la mia.

Mio padre mi lasciò in un orfanotrofio da piccola e sono cresciuta in collegio”.

“Sono cresciuto anch’io in un collegio”.

Un sorriso diabolico affiorò sulle labbra di lui.

“E fammi indovinare... Odi l’aglio, preferisci il freddo e il tramonto è il tuo momento preferito della giornata”.

Eva lo fissò con gli occhi pieni di sorpresa.

È una specie di indovino?

“Sì”.

Richard si sporse verso di lei, coi riflessi dorati nei suoi capelli castani che brillavano come tizzoni sotto la luce bassa del locale.

“Lo sai, se qualcuno ascoltasse la nostra conversazione penserebbe che siamo vampiri”.

Lei rise.

Con poche semplici parole l’aveva distolta dalla tristezza.

“Abbiamo veramente un sacco di cose strane in comune”.

“Non mi meraviglia che tu mi piaccia così tanto”.

Cosa?!

Il cuore di Eva perse un battito, poi un altro, e un altro, per poi tornare a battere furiosamente.

Il cameriere lasciò i due bicchieri di vino sul tavolo e si diresse verso la cucina.

Richard sollevò un calice con la mano libera e la guardò negli occhi.

“Alle molte piacevoli serate insieme che ci attendono”.

Una scossa di desiderio attraversò i nervi di lei facendole tremare la mano mentre sollevava il bicchiere per brindare.

“Salute”.

Eva mandò giù un bel sorso di vino.

“Basta parlare di me,

dimmi di te”.

Richard appoggiò il calice sul tavolo a distanza di sicurezza.

“Versione punti salienti... Ho studiato nel collegio di Launceston e ho lavorato duro per vincere una borsa di studio per l’Università di Melbourne e quindi ho preso un master in scienze con specializzazione in genetica”.

Sollevò il calice, fece decantare un po’ il vino e bevve un altro sorso.

“Non molto tempo dopo aver terminato gli studi, ho ricevuto una lettera dal fratello di mio padre, Bram, in cui mi chiedeva di incontrarlo a Hobart.

Fino a quel momento non sapevo di avere uno zio.

Pensavo di non avere una famiglia.

Ovviamente, ho accettato.

Ci siamo trovati così bene che mi ha invitato a stare da lui a Fern Tree.

All’inizio ho rifiutato, ma poi mi ha convinto che era la soluzione perfetta per entrambi”.

Una punta di invidia si insinuò nel cuore di lei.

“Siete davvero fortunati ad esservi trovati.

Anche se è un peccato che non si sia messo in contatto prima”.

“Penso non volesse darmi troppe speranze.

Non sapeva se sarebbe rimasto in Tasmania, qualcosa riguardo una relazione che era andata male.

Però sono felice che ora sia nella mia vita.

Meglio tardi che mai, come si suol dire”.

Eva fissò le loro mani ancora unite, col legno scuro del tavolo che contrastava con la sua pelle chiara.

“Vorrei avere anch’io qualcuno vicino.

Voglio dire, Greer è fantastica, ma...” Cos’è che la spingeva a confidarsi con Richard?

Era come se le avesse iniettato un siero della fiducia, liberando i suoi sentimenti prigionieri del suo cuore indurito.

Bevve un altro bel sorso di vino.

Lui accarezzò la sua guancia facendole sollevare lo sguardo fino ai suoi occhi.

Una verde irremovibile intensità.

“Hai me”.

Cosa?!

L’elettricità le bruciò la carne e le si bloccò il respiro.

Sembrava veramente serio.

Come poteva credere così tanto nella loro relazione così presto?

Come poteva farle una promessa così intima?

“Sei davvero gentile, ma non pensi sia un po’ presto?

Voglio dire, ci siamo appena incontrati”.

Richard si avvicinò e chiuse la mano di lei fra le sue.

“Eva,

sarò onesto.

Ho venticinque anni e ho avuto qualche ragazza,

ma non mi sono mai sentito così con loro.

mai.

E non riesco a immaginare di potermi sentire meglio di come sto con te”.

Forse era una strategia per arrivare in seconda base, o in terza, questo leggere la vulnerabilità di una donna per sfruttarla a suo vantaggio.

Le stava dicendo ciò che voleva sentirsi dire?

Le stava tendendo una trappola emotiva?

O era sincero e parlava dal profondo del cuore?

“A volte le cose sembrano magnifiche, ma poi si spengono”.

“Certamente.

Ma c’è qualcosa”, le disse portando una mano di lei sul cuore, “che mi dice che non è il nostro caso”.

La sua mano sentiva il cuore di lui batteva forte e solido.

Noi?

Tutto ciò che aveva detto sembrava sincero e il suo sguardo che non aveva mai abbandonato i suoi occhi sembrava volerlo confermare.

In ogni caso, avrebbe dovuto essere un bugiardo di prim’ordine, un seduttore spezza cuori.

Non importava quanto lei volesse credergli, quanto le parole di lui facessero vibrare le sue emozioni, quanto lei fosse attratta da lui, era necessario che mantenesse la mente lucida.

Doveva rallentare le cose per assicurarsi di conoscerlo, prima di fare qualcosa di cui si sarebbe pentita.

Il cameriere portò le loro pietanze e Richard lasciò andare la sua mano, interrompendo quel flusso di energia che si scatenava tra loro creando dipendenza.

Shock.

Senso di abbandono.

I classici segnali c’erano tutti.

Frustrazione, pensieri ossessivi, bisogno fisico... E tutto perché era lì seduto davanti a lei come un raro pezzo di carne fuori della sua portata.

Rallentare le cose sarebbe stato molto difficile.

Non appena il cameriere si allontanò dirigendosi verso un altro tavolo, Richard la scosse dalle sue riflessioni dicendo: “Ti piacerà moltissimo”.

Eva tagliò la bistecca che sanguinò sul piatto.

Perfetto.

Tenera, rossa, succosa, così come lui le aveva promesso.

Assaporò il crudo sapore metallico nella sua bocca.

“Mmm... Hai ragione.

È squisita”.

Richard finì il vino e la guardò fisso negli occhi.

“Tu sei squisita”.

Le guance di lei passarono dal rosa al rosso fuoco.

“Grazie.

Sei molto gentile”.

Segnali contrastanti?

Non ce n’erano.

Non stava cercando di nascondere l’attrazione nei suoi confronti.

Un buon inizio, davvero un buon inizio, ma lui doveva trovare desiderabili anche la sua mente e il suo carattere, bagaglio, difetti e insicurezze inclusi.

“Sto solo dicendo la verità”.

Lei scrutò nei suoi occhi alla ricerca di uno scorcio della sua anima, della sua essenza.

“Davvero?

Come faccio a esserne sicura?”

“Non puoi. Devi solo fidarti di me.

Perché una relazione funzioni è necessario che ci sia fiducia, non trovi?”

Senza dubbio.

Doveva fidarsi fino a che non avesse tradito le sue aspettative.

“Sì”.

Lui sorrise strofinandosi le mani.

“Ok, ora che ci siamo chiariti, finiamo le nostre bistecche così da poter passare al dessert”.

Finirono il loro pasto in un silenzio carico di tensione dovuta all’attrazione, con occasionali sguardi infuocati tra un boccone e l’altro.

Le tornò in mente il bacio incandescente della sera precedente e i suoi sensi si riaccesero.

 

Presto sarebbero rimasti soli nella macchina di lui al drive-in, lontani dai curiosi occhi indiscreti della polizia, e il solo pensiero delle intime attività in cui avrebbero potuto indulgere le accelerò il battito.

Una volta che il cameriere ebbe rimosso i loro piatti, Richard la guardò negli occhi.

“Ora, riguardo al dessert...”

Eva si batté sullo stomaco.

“Ho mangiato più che abbastanza,

forse giusto un caffè”.

“Ma dai,

prendiamone almeno uno in due.

Non mi abbandonare”.

Abbandonare?

Chi ha detto che lo voglio abbandonare?

I brividi attraversarono il retro del suo collo.

Aveva davvero un talento naturale per identificare e sfruttare un punto debole.

Eva gettò uno sguardo verso la vetrina dei dolci sopra la spalla di lui.

“La meringa al limone sembra deliziosa”.

“Presa.

Adoro la meringa al limone”.

“Davvero?”

Fece il segno di croce sul cuore sul suo petto vigoroso.

“Lo giuro”.

“Cos’altro ti piace?”

chiese Eva.

Lo sguardo che le lanciò non era semplicemente infuocato,

qualcosa di più profondo brillava nei suoi occhi, una sorta di adorazione, e per un momento lei desiderò che lui rispondesse tu.

“Mmm... A parte la compagnia eccellente e il buon cibo, l’osservare e l’interpretare il comportamento degli altri e le sue cause...”

Questa non è una sorpresa.

“La genetica, risolvere i rompicapo, la poesia, leggere romanzi e andare all’opera”.

“Wow.

Abbiamo veramente moltissime cose in comune.

Anche se io non sono troppo ferrata in genetica e nel risolvere criptici rompicapi”.

“Scommetto che sei più brava di quanto pensi”, disse.

Lei sollevò le sopracciglia in un’espressione ‘io non dubiterei’.

Lui ridacchiò e la sua voce sensuale scorse nelle sue vene come stuzzicante champagne pieno di bollicine.

“Ok, non ti metterò alla prova... Non ancora.

Continuerò con qualcosa di rassicurante, qualcosa nella tua comfort zone”.

Lei sollevò gli occhi al cielo, una risposta che nemmeno anni di cinghia in collegio erano riusciti a estirpare da lei.

“Sei così premuroso”.

“Lo sono, vero?”

ghignò lui.

“Dimmi, qual è il tuo libro preferito?”

“Di sempre?

Questa è difficile”.

Nel frattempo lei scorreva nella sua mente il catalogo dei libri che aveva letto.

“Attualmente sto attraversando una fase in cui mi piacciono i classici... Se dovessi sceglierne uno direi Nord e Sud, di Elizabeth Gaskell”.

“Oh, ottima scelta”.

“L’hai letto?”

Quest’uomo era una sorpresa continua.

Le labbra di lui si curvarono in un sorriso orgoglioso.

“Certo che l’ho letto.

Non mi dispiace leggere i classici,

mi aiutano con la poesia”.

Intelligente, bello, gentile e creativo.

Richard incarnava il suo Cupido in terra.

“Scrivi poesie?

Mi piacerebbe leggerne qualcuna”.

Una sottotraccia sensuale lampeggiò nei suoi occhi.

“Potrei anche ispirarmi a te”.

Capitolo Cinque

Messaggi contrastanti

Dopo che Richard ebbe saldato il conto, afferrò la mano di Eva, inviando un delizioso brivido direttamente al suo sesso.

Tornati alla macchina, lui si diresse verso il vicino drive-in di Elwick, dove in programmazione c’era Tutti insieme appassionatamente.

Richard parcheggiò nelle ultime file e si voltò verso di lei.

“Ti va qualcos’altro?

Una bibita, dei popcorn, un gelato?

Io mi prendo un Croccante,

non posso resistere a quei dannati gelati!”

Eva rise.

Aveva sempre un po’ di spazio per quelli. “Ok, ne prendo uno anch’io.

Grazie”.

Un carrello di gelati passava lì vicino, Richard acquistò due Croccanti e tornò a sedersi accanto a lei.

Gliene porse uno e poi montò l’altoparlante del drive-in sul finestrino tirandolo subito su per chiudere fuori l’aria ghiacciata della notte.

Eva aprì l’incarto dorato e diede un morso al gelato alla vaniglia con cuore di cioccolato.

“Mmm... Erano secoli che non ne mangiavo uno”.

“Allora dobbiamo farlo più spesso”, disse lui, con uno sguardo che rivelava tutti i piani che aveva in mente per lei.

Un brivido scorse lungo la schiena di lei.

“Gelato.

Probabilmente non è la scelta migliore in una serata fredda come questa, vero?”

Aveva scambiato la risposta del corpo di lei per un brivido di freddo dovuto al gelato.

E lei non lo avrebbe corretto, altrimenti avrebbero finito per saltarsi addosso in men che non si dica.

“Sì, qualcosa di caldo sarebbe stato più sensato”.

“Posso prenderti qualcosa di caldo se vuoi”.

Il sorriso di lui indicava che ogni briciolo di insinuazione era intenzionale.

“No, grazie, sto bene così”.

Se bene vuol dire completamente eccitata.

Le sue mutandine si inumidivano a ogni movimento che faceva.

Eva si concentrò sul suo Croccante, succhiando la granella di nocciole e leccando ciò che rimaneva del gelato sullo stecco di legno.

Sentiva gli occhi di lui su di sé e sollevò lo sguardo con la lingua pronta a dare una leccata.

Richard la stava osservando con uno sguardo che prometteva lo stesso trattamento a lei.

“Sembra che ti sia davvero piaciuto”, disse con un sorriso malizioso che pareva in grado di scioglierle i vestiti.

Un’ondata di calore la travolse facendole leccare le labbra.

“Mi è piaciuto”.

Potevano anche giocare in due a stuzzicarsi.

Lui si sistemò sul sedile, svelando esattamente ciò che gli passava per la testa, i pensieri più sporchi che avesse mai fatto.

Lei non poté fare a meno di sorridere.

Ora anche lui sapeva come ci si sentiva a stargli intorno, con quel profumo mascolino e sensuale, quegli irresistibili occhi verdi e quel seducente corpo muscoloso.

Un piccolo gemito sfuggì alle sue labbra e lei tentò di nasconderlo con un colpo di tosse.

Richard si avvicinò.

Stava per fare una mossa?

L’avrebbe baciata di nuovo?

Fra il suo cuore martellante e il respiro affannato, era a pochi secondi da un esplosivo attacco di desiderio.

Lo spazio fra di loro iniziava a ridursi e lui si fermò ridacchiando.

“Che c’è?”

La voce di lei suonava affannosa, mentre il suo corpo tentava di riprendersi da quella silenziosa e non mantenuta promessa di un bacio.

Richard le accarezzò l’angolo della bocca, togliendole una granella di nocciola.

Che imbarazzo!

Le prese il viso fra le mani.

“Ce lo conserviamo per dopo?”

Il cuore di lei batté così forte che probabilmente lui l’aveva sentito nonostante l’altoparlante montato sul suo finestrino.

Le sollevò il mento, mentre il suo sguardo passava dai suoi occhi alle sue labbra e affondò la bocca sulla sua.

Il suo bacio gentile le bruciava le labbra, timido questa volta, come se volesse assicurarsi che lei lo desiderasse quanto lui.

E lei lo desiderava, forse più di quanto non facesse lui.

Eva aprì le labbra accogliendo la lingua di lui e mettendogli le braccia intorno al collo.

Un gemito risuonò nella gola di lui e lei gli si strinse addosso, nel disperato tentativo di sentirlo ancora.

E lui gemette di nuovo, più a lungo, più profondamente.

Richard immerse una mano fra i capelli di lei e tirò quel tanto che bastava a innescare un’ondata di brividi caldi lungo il suo collo.

La lingua di lui si infilò ancor più in profondità, accarezzando e succhiando la sua finché non gemette di nuovo.

L’altra mano scendeva lentamente lungo le sue curve fino a fermarsi sulla gamba nuda.

Ciascuna delle sue terminazioni nervose iniziò a formicolare, come se fosse un flipper su cui un giocatore esperto, lui, aveva appena segnato un punto.

Eva desiderò di disfarsi dei suoi vestiti e giacere nuda insieme a lui.

All’improvviso non le interessava più di quel che pensava la gente.

Vivere quel momento sensuale insieme a Richard contava molto di più.

Da dove usciva questa Eva super sensuale?

Ovviamente era nascosta da qualche parte nella sua psiche, così in profondità che non si era neanche resa conto che questo alter ego esistesse.

Era come se lei fosse Excalibur e Richard Re Artù, l’unico uomo in grado di liberare il suo sesso dalla pietra.

Lei fece cadere le scarpe e allungò le gambe sul sedile anteriore in modo che lui potesse mettersi sopra di lei, col vestito aggrovigliato intorno ai suoi collant.

I ruvidi jeans di Richard graffiavano la sua pelle e, facendo scorrere le mani lungo la schiena di lui, sentì i suoi muscoli muoversi sotto la camicia.

Richard esplorò le sue orecchie e quindi il suo collo con le labbra e continuò a scendere fino alla scollatura del suo vestito.

“Oh...” gemette lei portando una gamba intorno alla sua vita e premendo il bacino contro quello di lui.

Non aveva mai sentito un uomo così... duro.

Il respiro di lui si fece ancora più affannoso mentre strofinava il suo pene turgido contro le mutandine di lei, facendole passare da umide a bagnate e infine inzuppate.

Il loro respiro accelerò accordandosi con le spinte di lui, come un treno diretto a tutta velocità verso la destinazione finale.

Il piacevole pulsare del suo sesso si intensificò fino a farla arrivare a un passo dal gridare.

Stavano per farlo... Al primo appuntamento... E a lei non importava.

In quel momento, lo voleva più di quanto avesse mai desiderato qualcosa o qualcuno.

Richard fece scivolare le lunghe dita sotto la stoffa del vestito e accarezzò il suo seno nudo e il capezzolo si inturgidì sotto le sue mani esperte.

Quindi rimosse l’ostacolo della stoffa e lo prese fra le labbra.

Lei tirò indietro la testa e digrignò i denti nel tentativo di prolungare ogni singolo secondo di ebrezza.

Lui succhiava, leccava e baciava trattenendo un gemito di approvazione in gola.

Boccioli di estasi spuntarono nel clitoride di lei e sbocciarono nel suo nucleo.

“Richard!” gridò rannicchiandosi contro di lui mentre veniva.

“Eva!” grugnì lui fermandosi e seguendola all’apice del piacere.

Poi, all’improvviso, si sedette districandosi da lei e aprì lo sportello lasciando entrare l’aria fredda nel loro spazio intimo.

“Scusami” disse uscendo dall’auto senza guardarla negli occhi.

L’esperienza che avevano appena condiviso annoverava fra i momenti più incredibili della vita di lei e questa era la sua reazione?

Linee di confusione apparvero sulla sua fronte.

Si stava pentendo di quel che era accaduto?

Qualche minuto dopo Richard uscì dalla toilette del drive-in e rientrò in macchina con la testa che penzolava in avanti.

Si buttò sul sedile del guidatore nascondendo il viso fra le mani.

“Scusa.

Mi dispiace così tanto.

Non so cosa mi sia successo”.

Richard fece una pausa e abbassò le mani, gli occhi pieni di rimorso.

“In realtà lo so. Non posso resisterti”.

“Conosco questa sensazione”, disse lei.

Lui sorrise, ma questo non cancellò le linee della vergogna apparse sul suo viso.

“Non è una ragione sufficiente.

Questo comportamento da cavernicolo non è accettabile.

Avrei dovuto controllarmi”.

Eva sistemò il vestito e i capelli, in disordine dopo il sesso.

“Va tutto bene,

non sentirti in colpa.

Anch’io avrei potuto fermare le cose e non l’ho fatto”. Non volevo farlo.

Greer sarà molto orgogliosa.

Volse lo sguardo verso il film e la famiglia stava correndo un grosso rischio, lasciando il comfort della propria abitazione per andare sulle montagne incontro all’ignoto.

Anche Eva quella sera aveva scelto il percorso più rischioso.

Era la prima volta che un uomo vedeva e toccava il suo seno nudo, la prima volta che aveva concesso a se stessa di lasciarsi andare e la prima volta che veniva davanti a un uomo, eppure non si sentiva consapevole o strana.

 

Stare con Richard sembrava così giusto.

Sembrava essere l’unica chiave che potesse aprire il lucchetto che chiudeva il suo cuore... E liberare la sua libido.

Ciononostante, dopo la reazione di lui, le sue emozioni erano un mix contrastante di euforia e senso di colpa.

Non riesco a credere che siamo quasi andati fino in fondo!

Avevano quasi fatto sesso con i vestiti ancora addosso... Col sottofondo di Tutti insieme appassionatamente per di più.

Le luci si fecero più forti mentre i titoli di coda scorrevano.

“Dovrei accompagnarti a casa”.

Guardava fisso davanti a sé, senza gettare nemmeno uno sguardo nella sua direzione.

“Sì...”

Dopo venti minuti erano davanti alla casa di lei.

“Vuoi entrare a bere qualcosa?”

Che cosa sto facendo?

Penserà che sono una di quelle.

Ma era troppo tardi per rimangiarsi le parole ormai.

E le sue azioni?

La sua risposta a lui nell’auto era stata il compendio della cattiva ragazza.

Lo sguardo di lui, chiaramente in conflitto, incontrò finalmente il suo.

“Mi piacerebbe, ma non credo sia una buona idea”.

Le prese il viso fra le mani.

“Se ti portassi a pranzo fuori lunedì?”

Eva espirò, lasciando andare l’aria che stava trattenendo da un po’.

Voleva vederla ancora.

Ottimo segno.

La sua sfrontatezza evidentemente non lo aveva scoraggiato.

“Mi sembra un’idea carina”.

Quindi si avvicinò e baciò la sua bocca deliziosa.

* * * *

Il lunedì mattina, Eva trovò un foglio nel suo armadietto.

Lo aprì ammirando l’elegante grafia inclinata all’indietro.

“Ciao Eva,

sfortunatamente sono costretto ad annullare il nostro pranzo di oggi.

Scusa per il poco preavviso.

Mi farò sentire presto,

Richard

Il cuore di lei si sgonfiò come un soufflé rovinato.

Annullato?

Con la testa bassa, tornò alla scrivania, col peso del suo rifiuto come piombo fra le sue mani.

Avrebbe sicuramente fatto la pausa pranzo.

Quella buffonata era la classica frase di addio, detta su carta anziché di persona.

Evidentemente sabato sera aveva lasciato che le cose andassero troppo avanti.

Forse l’aveva etichettata come un tipo da amore libero e questo lo aveva allontanato.

Chiuse gli occhi, cercando di reprimere l’ondata di preoccupazione che stava montando in lei.

Forse era solo sommerso di lavoro.

Eva si gettò sulla poltroncina e prese a giocherellare col blocco per le lettere sulla sua scrivania.

Doveva assolutamente dargli il beneficio del dubbio e non saltare a facili conclusioni.

Greer roterellò accanto a lei.

“Ehi, cos’è quella faccia triste?”

“Richard ha dovuto annullare il pranzo”.

Greer afferrò il suo braccio forzandola ad alzare lo sguardo.

“Peggio per lui.

Pensa al lato positivo, ossia che pranzerai con me”.

Il tentativo della sua amica di tirarla su aveva quasi funzionato.

“Sì...”

“Non preoccuparti,

sembrava che tutto fosse andato bene sabato sera”.

“Così pensavo”.

Eva scansò il blocco degli appunti.

Gli occhi di Greer assunsero il suo tipico sguardo ‘non dire sciocchezze’.

“È andato tutto bene”.

Eva scrollò le spalle non del tutto convinta.

“Ma dai,

sorridi.

Non ti farà male”.

Gli angoli della bocca di Eva si sollevarono in un sorriso rassegnato.

Quando Greer si metteva in testa di tirare su qualcuno, non si fermava finché non otteneva un qualche risultato.

E con Eva ci riusciva sempre.

Prima o poi.

Il resto del lunedì e il martedì trascorsero senza che vi fossero notizie da Richard.

Il mercoledì sera, Eva smise di sperare che si sarebbe rifatto vivo.

Eva stava cucinando quando il telefono squillò.

La speranza riemerse nel suo cuore che batteva a mille.

Richard?

Pensieri razionali invasero il suo cervello scacciando la gioia.

Dubitava che fosse lui, dato che l’aveva evitata fin dal loro appuntamento.

L’insicurezza l’affliggeva, punzecchiando la ferita emotiva che pensava fosse già guarita.

Prima l’aveva abbandonata suo padre, poi Richard.

Tolse la padella dal fuoco e andò nel corridoio per fermare lo squillo incessante.

“Pronto?”.

“Eva, ti senti bene?

La tua voce sembra un po’ giù”.

Richard.

La gioia le dava le classiche farfalle nello stomaco.

La sua voce profonda e sensuale le riportava alla mente la sua canzone preferita, innescando ricordi nostalgici.

Aspetta.

Può stravolgere il mio umore solo con una parola?

“Sto bene, grazie”.

Una specie.

“Come stai tu?

Che hai fatto di bello?”

“Lavoro, lavoro e ancora lavoro, sfortunatamente”.

“Capisco”.

Ora arriva il discorso ‘mi dispiace ma non credo che la nostra relazione potrebbe funzionare’, oppure la classica stronzata ‘non sei tu, sono io’.

“Mi dispiace veramente di aver annullato lunedì.

Cosa fai sabato sera?”

“Niente, perché?”

“Mi piacerebbe portarti fuori”.

Davvero?

“Dove?”

“È una sorpresa.

Fatti bella, ti vengo a prendere alle cinque e mezza”.

Oh.

Che fosse ancora interessato?

Oppure voleva semplicemente comportarsi da gentiluomo, portarla fuori un’ultima volta e poi rompere con lei di persona.

L’unico modo per scoprirlo era accettare.

Eva faticò a dormire quella notte, troppo nervosa ed eccitata per il loro prossimo appuntamento.

Quando tornò a casa dal lavoro il giorno seguente, davanti alla porta trovò un pacco avvolto in carta marrone con un biglietto e una rosa rossa.

Richard.

Dev’essere da parte sua.

Non aveva altri corteggiatori.

Con un sorriso così grande che immaginava potesse essere visto fin dalla luna, afferrò il pacco, prese la rosa e annusò il suo meraviglioso profumo.

Andò dritta nel salotto, si sedette sul divano e tirò fuori il biglietto dalla busta rossa.

La calligrafia inclinata all’indietro di Richard scorreva in linee pulite lungo quel piccolo spazio.

Cara Eva,

mi sei veramente mancata questa settimana.

Non vedo l’ora di rivederti sabato sera.

Richard

P.S.:

Non ho resistito e ti ho preso questo.

Spero che ti piaccia.

Eva aprì il pacco svelando una copia in edizione speciale di Nord e Sud.

Liberò il prezioso libro, passò la mano sulla copertina color nero e oro e sfogliò le pagine dal bordo dorato.

Aveva quell’inebriante odore di libro antico.

Un regalo davvero premuroso, per non parlare del dolcissimo messaggio che lo accompagnava.

Doveva implicare un interesse romantico, vero?

Le sue parole erano una cosa, ma per dimostrare che intendeva sul serio ciò che aveva scritto, avrebbe dovuto confermarle con azioni coerenti, inclusa l’intimità fisica, sempre che lui considerasse se stesso come il suo ragazzo.