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I Puritani di Scozia, vol. 1

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Märgi loetuks
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»Non vedo ancora troppo bene a chi volgermi. Però (soggiunse Jenny dopo avere meditato un istante) Gibby forse si prenderebbe un tale incarico… Ma chi sa se nemmeno conosce le strade? Può perdersi nel mezzo del cammino. Può essere costretto a seguir ne' monti una banda di Presbiteriani, o venir messo prigione dagli abiti rossi? può…»

»Può, può, può!… Conviene avventurarci a tutte queste probabilità di disgrazie, quando non troviate un messo migliore. Cercate dunque tosto Gibby, e preparatelo a partire segretamente di qui. Se trova chi il fermi lungo la strada, non ha che ad addurre la sua commissione di portare a Charnwood una lettera indirizzata al maggiore Bellenden… Ch'ei però si astenga dal dir d'onde viene!»

»Faremo così: e gli prometterò un dollaro al suo ritorno.»

»Due, se adempie bene l'incarico.»

Intanto che Jenny andava a svegliare Gibby, solito a coricarsi ad una stessa ora coi polli affidatigli in custodia, Editta scriveva la seguente lettera al maggiore Bellenden.

Mio Caro Zio.

Bramo notizie della vostra salute. Temo vi tormenti la vostra gotta, e mia madre ed io abbiamo provata grande afflizione non vedendovi alla rassegna. Se siete in istato di movervi da casa, avremo grande consolazione nell'avervi domani con noi. Viene a far colezione al castello il colonnello Graham di Claverhouse, e senza dubbio gli riuscirà più gradevole la compagnia d'un militare vostro pari che non quella unicamente di due donne. Vi prego dire a mistress Carlford d'inviarmi certa vesta di seta guernita di pizzi. La lasciai nel terzo cassetto dell'armadio posto nella camera verde, che voi avete la bontà di chiamare la camera di vostra nipote. Speditemi ancora il secondo volume del Gran Ciro. Non ebbi tempo di terminare la lettura l'ultima volta che venni a stare con voi. – Soprattutto non dimenticate di essere qui domani mattina alle otto. Non mancate a ciò assolutamente. Prego il cielo che vi conservi in buona salute e sono di voi carissimo zio

Affezion. ed Ubbid. Nipote
Editta Bellenden

P. S. Una banda di soldati ha condotto arrestato qui il vostro giovane amico sir Enrico Morton di Milnwood; notizia che senza dubbio vi arrecherà dispiacere. Ve ne avverto, caso mai giudicaste opportuno il parlare al colonnello Claverhouse in favore dell'arrestato. Non ne ho fatto discorso di sorte alcuna a mia madre. Voi sapete che ella non è troppo bene impressionata per riguardo alla famiglia di questo giovane.

Dopo avere suggellata la lettera, la consegnò a Jenny, che non perdendo tempo la rimise a Gibby, già allestitosi alla partenza. Nello stesso tempo gli additò con tutta accuratezza la strada da tenersi, temendo molto di qualche sbaglio per parte di costui, possibile vie maggiormente, perchè ei non avea fatto più di cinque o sei volte un tal viaggio, nè la memoria meglio dell'ingegno servivagli. Finalmente per metterlo con maggior segretezza fuor del castello il fece uscire per una finestra, che essendo contigua affatto a un grande salice, i rami della pianta gli furono soccorrevoli a scendere sino a terra senza che gli accadessero disgrazie.

Tornata allora presso miss Editta, la persuase a mettersi in letto, e si sforzò parimente a darle speranze, che Gibby riuscirebbe nel suo messaggio, non senza però sospirare l'assenza di Cuddy, in cui vi sarebbe stato più da fidarsi.

Cionnullameno Gibby fu più felice messaggero di quel che fosse stato cavaliere avventuroso nella trascorsa rassegna. Convien dire ad un tempo che il caso lo aiutò meglio della sua intelligenza. Non ismarrì il cammino che nove volte, e impiegò quasi ott'ore in un tragitto di sei miglia, talchè al solo apparir dell'aurora si trovò innanzi al castello di Charnwood.

CAPITOLO X

 
»Qui fa posa l'armata. Odi i cenni severi
»Del duce. Halt ai pedoni; scendete ai cavalieri.
 
Swift.

Il vecchio cameriere del maggiore Bellenden entrò nella stanza del padrone un'ora prima del solito, annunziandogli il corriere che giugnea allora allora dal castello di Tillietudlem.

»Un corriere! esclamò il maggiore mettendosi a sedere sul letto: apri le finestre, Pique, e alza le cortine. – Non vorrei credere che mia cognata fosse inferma. – Ma leggiamo e sapremo tutto. – Ah! è lettera della mia nipotina. – Hum! la gotta! Che diamine! Ella lo sa pure; son sei mesi e più che non odo parlare di gotta – La sua vesta di seta! Par che non ne abbia d'altre! – Il Gran Ciro! Vada al diavolo il Gran Ciro! – È divenuta matta? Mandarmi un corriere a posta, farmi svegliare a cinque ore del mattino per tutte queste baie! – Vediamo pur anche il poscritto. – Oh! mio Dio! Presto, Pique! sellare il mio, il tuo cavallo! Conviene partir sul momento!»

»Spero, signore, che non vi sieno cattive nuove dalla parte di Tillietudlem!» disse Pique maravigliato del modo subitaneo e commosso onde questi ordini gli vennero dati.

»Sì…no…sì. In somma è d'uopo ch'io mi trasporti là immediatamente per parlare con Claverhouse. Dunque presto, Pique, il mio cavallo! Oh mio Dio! in che tempi viviamo! – Il figlio del mio antico collega! – E questa piccola zingara mi salta fuori colla mia gotta, colla sua veste di seta; e riserva a un poscritto la cosa la più importante della sua lettera!»

Pique non perdè tempo: onde il vecchio maggiore fu ben tosto a cavallo e sulla strada che mena a Tillietudlem. Cammin facendo deliberò di non dir nulla alla cognata sull'affare principale che colà il conducea, perchè ben conosceva l'odio inveterato che questa donna nudriva contro quanto sapeva di Presbiteriano, alla qual setta tutti i Morton appartenevano. Per altra parte viveva nella fiducia, che la sola fama del proprio nome sarebbe stata possente ad ottenere da Claverhouse la liberazione del giovine amico.

»Leale come debb'esserlo, dicea fra se stesso, non può negare una grazia ad un vecchio soldato mio pari; dovrebbe anzi ascrivere a sua ventura il poter prestar servigio al figlio d'un altro vecchio soldato. Non ho mai conosciuto buon militare che non fosse franco ed umano ad un tempo, e benchè il nostro dovere ci obblighi talvolta alla severità, val sempre meglio che l'esecuzione delle leggi sia affidata a noi anzichè a que' praticoni del foro, gente di testa fredda e di falso cuore.»

S'interteneva ancora in tali meditazioni, allorchè Gudyil tuttavia avvinazzato gli prendea le briglie del cavallo per aiutarlo a mettere il piede a terra nel cortile di Tillietudlem.

»Ebbene, Gudyil! il veterano gli disse, mi pare che abbiate letta la scrittura per tempo: Il buon vino fortifica il cuore dell'uomo.»

»Che volete, signor maggiore? la vita è breve; voi ed io siamo fiori di campo, gigli di valle, che fioriscano e che…»

»Fiori, gigli! camerata mio, che vi lasciate sfuggire? i vecchi peccatori pari nostri son piuttosto cardi selvatici e ortiche. Vedo però che non vi state dall'innaffiare queste erbe?»

»Io sono, per la grazia di Dio, un vecchio soldato, sig. maggiore…»

»Dite un vecchio dissoluto, Gudyil… Ma non monta. Annunziate il mio arrivo alla vostra padrona.»

Gudyil condusse il maggiore in una sala, ove lady Margherita si dava grandi brighe nel fare gli apparecchi convenevoli al ricevimento del colonello Graham di Claverhouse, uomo rispettato ed onorato siccome eroe da una delle fazioni che laceravano la Scozia, detestato come sanguinolento tiranno dall'altra.

»Ve l'ho pur detto! (tai rimproveri ella volgeva in quel punto ad una delle sue cameriere) quante volte dovrò ancora replicarlo? Tutte le cose hanno da essere quest'oggi nello stessissimo ordine in cui si trovarono quel dì memorabile quando sua maestà si degnò far colezione nel mio castello.»

»Sì, milady, e mi ricordo…»

»Mi pare che non vi ricordiate nulla. Sua maestà colle proprie mani spinse un fiaschetto di Bordò che gli stava a destra, verso un pasticcio di salvaggina posto a sinistra. Ne rammento le parole: Il Bordò ed il pasticcio sono due buoni amici; non è lecito scompagnarli. Tutto questo vi è passato dalla memoria?»

»Oh no, milady! tanto più che me lo avete ripetuto più d'una volta; ma ho creduto dover ordinare le cose, come erano all'atto che sua maestà entrò in questa sala, ed allora il pasticcio stava a sinistra.»

»Non sapete quello che vi diciate. Le cose devono essere poste in conformità del gusto che sua maestà si degnò manifestare. I gusti di sua maestà devono essere legge per noi e per chiunque non sia stanco del soggiorno di Tillietudlem.»

»Egli è facile il secondare i vostri voleri, o milady (soggiunse Misia operando il cambiamento ordinatole dalla padrona) ma volendo mettere tutte le cose nello stato in cui sua maestà le lasciò, sarebbe d'uopo fare una breccia famosissima in questo pasticcio.»

La porta della sala apertasi in quel momento, trasse ad altre considerazioni lady Bellenden.

»Che cosa volete, Gudyil? In questo momento non posso ascoltare nessuno. – Ah! fratello mio, siete voi! disse con tuono di maraviglia al maggiore. Quest'è veramente una visita mattutina!»

»Nè sarò quindi meno benvenuto, almeno lo spero, rispose il maggiore. Ho saputo che Claverhouse facea oggi colezione con voi, ed ho giudicato che questo giovane moschettone non avrebbe sgradito di trovarsi un istante in corrispondenza con un vecchio archibuso qual mi son io.»

»Faceste ottimamente, o fratello; e vi avrei invitato, ma temei che me ne mancasse il tempo. Voi vedete le faccende che mi dà quest'apparecchio. Voglio che tutte le cose si trovino nello stesso ordine in cui erano allora…»

»Che il re fece qui colezione. (La interruppe il maggiore che, non meno di tutti gli altri amici e familiari di lady Margherita, tremava quando la vecchia matrona intavolava questo capitolo; e ciò accadendo, si studiava di terminarlo presto.) Me ne ricordo ottimamente. Sapete ch'io mi teneva in piedi dietro la sedia di sua maestà.»

 

»Sì fratello mio, e venite a proposito per aiutare la mia reminiscenza su tutte le particolarità di quella imbandigione.»

»No in fede mia! dopo quella colezione ne ho fatte tante, che m'hanno dileguato dalla memoria la vostra. Ma a che servono questo baldacchino, questi cuscini, questo gran seggiolone?»

»Trono, trono, fratello mio!»

»Bene dunque trono! Ed è da questo trono che Claverhouse dee dare l'assalto al pasticcio?»

»Oh no, fratello mio! questo trono avendo avuto l'onore d'essere seggio a sua maestà, nessun altro dee più profanarlo. È posto qui soltanto a commemorazione di quella gran giornata.»

»Faceste dunque male a collocarlo così in vista di un uomo che per arrivare sin qui avrà fatto dieci miglia a cavallo, e troverebbe molto piacevole l'adagiarvisi. – Ma dov'è Editta?»

»Sulla torre maggiore del castello. L'ho incaricata di avvertirmi dell'arrivo de' miei ospiti.»

»Ah! l'avete posta alla veletta! Vado dunque a trovarla colà, e lascio che terminiate di ordinare la vostra linea di battaglia; o se, come mi sembra, avete già finito, vi consiglio accompagnarmi. Non sapete voi che bello spettacolo da vedersi è un reggimento di cavalleria quando marcia?»

Sì dicendo offerse in cerimonioso atteggiamento di vecchio cortigiano il braccio a lady Margherita, la quale lo accettò ringraziando il fratello con una di quelle riverenze che usavano un secolo prima dei tempi ora descritti.

Saliti su per una scala a chiocciola, giunsero sul pianerottolo della torre; ove trovarono Editta, non già in atto di chi aspetta con impazienza e curiosità l'arrivo d'un reggimento di dragoni, ma pallida, smarrita, e dando a divedere in ogni suo lineamento, che il sonno non ne aveva visitate le palpebre in tutta la precedente notte.

»Ebbene, cattivella! le disse il maggiore. Che cosa dunque vi sentite? Avete trascorsa la notte pensando al gran Ciro, o non piuttosto allo spasimato Artamene? Voi mi sembrate la moglie d'un ufiziale, che tiene in mano la gazzetta il dì successivo ad una battaglia, e teme trovare nel novero dei feriti o morti il nome di suo marito.»

Fortunatamente per Editta, si fece udire in quel momento un lontano fragor di tamburi; laonde non si pensò più a lei, e tutti gli occhi furon volti alla parte d'onde si aspettava il reggimento. Prima che si scorgessero gli uomini a cavallo, vedeansi a quando a quando per traverso agli alberi lampeggiare le loro armi, che i raggi del sole ripercotevano. Finalmente il reggimento comparve avanzandosi al suono di musica militare; e di trecent'uomini in circa n'era la forza.

»Questo spettacolo mi leva trenta anni dalle spalle, gridò il vecchio maggiore, benchè per vero dire non mi garbi niente il genere di servigio cui questi poveri diavoli sono costretti; non contrasto già d'avere io pure avuta la mia parte nelle guerre civili; ma non ho mai combattuto più di buona voglia come allora quando era sul continente, e vedendomi a fronte faccie di stranieri la cui lingua diversava dalla mia. È una cosa che v'accora l'udire uno sfortunato chieder compassione nella vostra lingua medesima, ed essere obbligato a menargli colpi di sciabola, come se fosse un Francese che gridasse miséricorde. Eccoli che scendono ora dalla montagna! Bella gente! e come ben messi e come ben armati! Quegli che galoppa di fianco è senza dubbio Claverhouse. Sì: ora si mette a capo di tutto il corpo per passare il ponte. Cinque minuti ancora, e gli avremo qui.»

Passato ch'ebbero il ponte, si separarono in due bande. I soldati condotti dai sottufiziali presero la via della cascina, ove lady Bellenden avea fatto preparare quant'era necessario a riceverli; gli ufiziali collo stendardo e colla scorta che lo custodiva salirono soli il sentier discosceso che guidava al castello.

Lady Bellenden, Editta, e il Maggiore, allora scesero giù dalla torre, sicchè il loro giugnere nel cortile fu contemporaneo a quello degli ufiziali. Il portastendardo abbassò la bandiera ad onore di milady e della nipote di milady. Intanto le vecchie mura di quel castello rintronavano e del gradevole suono dei militari strumenti e dello strepito prodotto dallo scalpitar de' cavalli.

Claverhouse cavalcava un nerissimo corridore, il più bello forse che si vedesse in tutta la Scozia, ben addestrato, avvezzo al fuoco, e a cui il cavaliere dovette più d'una volta la vita; le quali congiunte circostanze acquistaron credenza ad una voce nata fra quegl'ignorantissimi Puritani, che il demonio, cioè, avesse presentato Claverhouse d'un cavallo su di cui nè l'acciaro nè il piombo poteano, e che facea quindi maggiore abilità d'inseguirli al suo cavaliere. Scesone il colonnello, i suoi primi passi furono verso lady Margherita, alla quale con ogni cortesia addicevole ad un militare d'alto grado porse atti di rispetto e di scusa per l'incomodo ch'era costretto arrecarle. Lady Bellenden non ebbe modi nell'esprimergli il contento per la circostanza occorsale di ricettare un sì distinto ufiziale, e un servitore sì zelante di sua maestà. Finalmente quando non rimaneva più nulla da dirsi per compiere il cerimoniale della cortesia, il colonnello chiese di poter ritirarsi alcuni minuti col sergente Bothwell, per udire la relazione che questi dovea presentargli.

Il maggiore colse questa occasione per parlare ad Editta, senza che potesse udirlo lady Bellenden: »Perdeste il giudizio, mia cara nipote? Scrivermi una lettera piena d'inezie, di vesti, di sete, di Ciri, e serbare al poscritto la sola cosa che dovea rilevarmi.»

»Egli è che, caro zio, rispose esitando Editta, io… io non sapea troppo se… se fosse decente che io…»

»Ho capito, che voi prendeste parte nella causa d'un Presbiteriano; ma io era amico del padre di questo giovane… che bravo militare! Se prese una volta l'armi per la cattiva causa, un'altra volta difese la buona. Ad ogni modo vi comportaste con giudizio nel non far cenno di un tale affare alla vostra ava; in questo v'imiterò. Ella ha massime pregiudicate. Troverò l'istante di parlare in disparte a Claverhouse. – Ma entrano nel castello. Seguiamoli.»

CAPITOLO XI

 
»Sedersi a un desco, ov'è alla copia unita
»La sceltezza de' cibi, cotal uso
»Ad ogni viaggiator prudenza addita.
 
Prior

La colezione apprestata da lady Bellenden non somigliava maggiormente alle nostre colezioni d'oggidì, di quel che somigli alle nostre sale odierne da mensa, quella sala lastricata in marmo entro cui fu imbandita. Non vi si vedeano nè caffè, nè cioccolate nè tè, ma dilicati lombi di vitello, bei presciutti, succose coscie di manzo, pasticci di salvaggina, le cui esalazioni confortavano l'odorato; e fiaschi d'argento colmi de' vini i più preziosi guernivano tutta la mensa.

Corrispondeva a questa sostanziosa magnificenza l'appetito de' convitati, che per vero non si perdevano in ciance; e le lor mascelle s'adoperavano con quella perseveranza che sol conoscono le persone use a levarsi da letto innanzi giorno, e dedite ad esercizi e a faticosi lavori.

Lady Margherita andava in estasi pel contento di vedere come si facesse onore al suo banchetto, e rare volte dovette affaccendarsi per sollecitare gli ospiti a gustare d'ogni vivanda di cui ringorgava la mensa; perchè in que' giorni una matrona avrebbe creduto violare le leggi dell'ospitalità, non si studiando il procurare un'indigestione ai suoi convitati.

Solamente il colonnello che aveva al fianco suo miss Bellenden parea più sollecito di farle la corte che di soddisfare il proprio appetito. Editta ascoltava in silenzio le frasi gentili che le volgea Claverhouse, animate da modi ben atti a provare, come la sua voce, avvezza ne' campi a farsi udire quanto lo squillo della tromba guerriera, sapeva all'uopo modulare gli accenti d'una dilicata galanteria. L'idea d'essere da presso a quel formidabile comandante da cui dipendea il destino d'Enrico, l'altra del terrore che il solo nome di Claverhouse inspirava per ogni dove della contea, le tolsero per qualche tempo la forza di parlargli e perfino di guardarlo in volto. Ma finalmente fatta men paurosa dal gradevole suono di quella voce, osò fissare sovra di lui le pupille, nè vide in quell'aspetto nulla di feroce, nulla che in apparenza giustificasse i timori da essa concetti.

Graham di Claverhouse trovavasi tuttavia nel fiore di sua giovinezza; mezzana ma ben proporzionata erane la statura; i suoi discorsi, i modi, il gesto palesavano com'ei fosse uso a vivere nelle società le più scelte. Avea sì regolari lineamenti da ingelosirne una donna. Occhi neri ed accorti, bell'arco di sopracciglia, un colore vôlto al bruno sol quanto bastava perchè effeminata non ne paresse la fisonomia, stupenda capigliatura, un di que' nasi quai s'ammirano nelle statue greche, formavano in lui tal complesso di pregi, qual lo bramano i pittori all'uopo de' lor disegni, il bel sesso a quello di contentare la vista.

Tai meriti esterni sarebbersi detti più atti a farlo brillare in una sala consacrata al piacere che in un campo di battaglia; e la soavità e la gioia che gli si leggevano in viso lo poteano a prima vista far credere piuttosto un seguace de' diletti che uno schiavo dell'ambizione. Ciò non togliea nondimeno che non si fosse fatto conoscere per la sua grande severità, intantochè gli stessi nemici suoi non poteano negar giustizia alla prodezza ond'erasi segnalato in più d'uno scontro. – Fornito d'animo intraprendente, e concepiva ed eseguiva disegni arditissimi, possedendo ad un tempo tutta la sagacia suggerita da Macchiavello. Intrepido in mezzo ai pericoli i più gravi, ardente nel seguire ogni impresa una volta incominciata, così poco timoroso della morte per se medesimo come indifferente nel darla ad altri, le voci della politica gli parlavano con maggior forza che non quelle dell'umanità e della natura.

Le discordie civili son fatte per partorir tai caratteri. Luminosissime prerogative di animo, corrotte dallo spirito di parte, irritate dalla opposizione giornaliera, prendono di frequente quelle tinte d'astio e di viziosa indignazione che le privano d'ogni lustro lor primitivo.

Editta mostravasi tanto smarrita nel rispondere ai complimenti di cui largheggiavale il colonnello, che l'ava giudicò necessario il frammettere in soccorso della nipote una qualche frase del proprio.

»Dopo che mi son data al ritiro, si volse con tai detti a Claverhouse, miss Editta Bellenden ha veduto ben di rado le grandi società; non è quindi maraviglia se or prova qualche imbarazzo nel corrispondere alle cortesi espressioni che le vengono addirizzate. Rare volte, colonnello, ne capita la fortuna di ricevere qui un qualche ufiziale, e il giovane lord Evandale è il solo che abbiamo il piacere di avere fra noi con qualche frequenza. – Oh a proposito! Perchè dunque non v'ha egli accompagnato?»

»Lord Evandale, o milady, marciava di conserva con noi; ma ho dovuto metterlo in fazione insieme alla sua compagnia per dissipare un attruppamento di questi sgraziati Puritani, che hanno ardito adunarsi ad una distanza di cinque miglia dal mio quartier generale.»

»Oh! che mi dite? Non avrei mai creduto tanta presunzione in questi sciagurati. In che tempi viviamo noi, colonnello! Nella Scozia poi vi è uno spirito maligno che inspira ai vassalli la disobbedienza e la ribellione. Nol credete! Un de' miei ha ricusato di portarsi all'ultima rassegna. Mio Dio! non vi son leggi per punire tal genere d'ostinazione?»

»Credo mi sarà facile trovarne una. Come si chiama il colpevole? ove dimora?»

»Il suo vero nome è Cutberto Heudrigg, ma lo chiamiamo per solito Cuddy. Il domicilio poi, non vel potrei additare nemmen volendo. V'immaginerete, credo, mio colonnello, che dopo tal condotta, non ha fatto lungo soggiorno in Tillietudlem. Io nel cacciai all'istante, nè so quello che ne sia divenuto. Però non gli auguro male; sol dico che alcuni giorni di carcere servirebbero di un buon esempio in questi dintorni, ove il Puritanismo incomincia a dilatarsi. Non credeste già ch'io debba sentir compassione di questi sgraziati; sono essi che m'han fatto rimaner priva di marito e di figli, e senza la protezione dell'augusto nostro monarca e de' suoi valorosi soldati, mi spoglierebbero anche de' miei beni e poderi. Non vi dico altro! Sette de' miei fittaiuoli han ricusato pagarmi gli affitti che doveano; ed osarono dire al mio intendente che non voleano riconoscere signoria di chi ha le massime stesse de' loro persecutori.»

 

»Andrò io, se mel permetterete, o milady, ad aggiustare i conti con essi. È mio obbligo il far rispettare l'autorità, soprattutto allorchè trovasi in sì degne mani come le vostre. Ma pur troppo è vero: le cattive massime ogni dì prendono qui all'intorno maggior estensione, e sarò costretto a comportarmi verso questi sciagurati con un rigore, più conforme per vero dire al mio dovere che alla mia indole. Oh! tale argomento, milady, fa ricordarmi ch'io vi debbo ringraziamenti per l'ospitalità di cui siete stata cortese a un distaccamento de' miei, a quello che mi conduce un prigioniero accusato d'aver dato ricovero all'empio Balfour di Burley.»

»Il castello di Tillietudlem, o colonnello, è sempre stato aperto ai servi di sua maestà, e nol sarà più sol quando non vi rimarrà pietra sopra pietra. Ma giacchè siamo su tal proposito mi permetterete farvi osservare che il comandante di questa gente non è posto nel grado, cui sembrami avrebbe diritto, volendo aver riguardo al sangue che scorre nelle sue vene. Se osassi sperare bene accolta da voi una mia istanza a favore di esso, vi supplicherei concedergli promozione alla prima circostanza che se ne offrirà.»

»Voi volete parlare del sergente Bothwell, rispose Claverhouse sorridendo; è un soldato coraggioso; ma simile ad una pianta di dura corteccia, piega a stento alle regole della disciplina e soprattutto della subordinazione. – Pure il menomo fra i desideri di lady Bellenden è legge per me. Si chiami Bothwell!» Appena egli giunse, voltosi ad esso il colonnello: »Bothwell, gli disse, baciate la mano a lady Margherita, e ringraziatela. Dovrete alla premura ch'ella mostra pel vostro avanzamento, l'averlo alla prima vacanza che si farà nel nostro corpo.»

Bothwell si prestò con alterigia a tale atto di sommissione, dopo di che con eguale alterigia soggiunse.

»Certamente non v'è chi si possa tener degradato baciando la mano di una dama. Se fosse stata la mano di un uomo, eccetto quella del re, non vorrei comperarmi nè anco il grado di generale a tal costo.»

»Lo udite, o milady? disse Claverhouse sorridendo. Sempre lo stesso! sempre a cavallo de' suoi antenati!»

»Mio colonnello, so che manterrete la promessa fattami ora. Giuntone il momento, spero permetterete all'ufiziale ricordarsi di quegli antenati, che il sergente deve dimenticare.»

»Basta così, signore! (rispose Claverhouse con quell'imperioso tuono sì familiare). Potete ritirarvi.»

In quel momento si presentò alla porta Holliday.

»Ebbene! disse il colonnello, avete qualche novità da annunziarmi?»

»Mio colonnello, lord Evandale di ritorno colla sua truppa si è fermato con essa rimpetto al castello; conduce seco alcuni prigionieri.»

»Lord Evandale! sclamò lady Margherita. Spero, colonnello, gli permetterete che entri e venga a far colezione con noi. Voi sapete che anche sua maestà nel passare di qui…»

Era la terza volta dopo il suo arrivo che Claverhouse udia mentovare questo memorabile avvenimento, onde si affrettò a deviarne il discorso: »Oh! (diss'egli componendosi a grazioso sorriso, e fissando in volto miss Editta) so che metterei lord Evandale in gastigo, se lo tenessi a veggente di questo castello senza permettergliene l'ingresso. – Bothwell, fate dire a lord Evandale che lady Margherita lo invita a colezione e ch'io l'aspetto.»

»Piacciavi avvertire Harrison d'avere ogni sollecitudine per gli uomini e pe' cavalli.» Raccomandò a Bothwell lady Bellenden.

Nel durare di questo colloquio altamente palpitava il cuore di miss Editta. Ella sperava per vero dire, che se mai l'intercessione di suo zio non fosse a bastanza valevole, quella il sarebbe stata di lord Evandale possentissimo nell'animo di Claverhouse, quanto essa potea in quello del giovine lord. Nè a questo certamente in tutt'altra circostanza avrebbe voluto volgersi per ottenerne una grazia, perchè comunque molto esperta non fosse Editta, la natura la forniva d'indole sì dilicata da comprendere come una donzella che contragga obblighi di gratitudine verso un giovane, gli dà sopra di se tal vantaggio di cui l'altro ad abusare è propenso. Ed un motivo ancor più calzante per distorla da tal consiglio si era che tutte le comari di que' dintorni parlavano, come di cosa già conchiusa, del maritaggio di lei con lord Evandale. Era oltre un anno che il ridetto lord le usava straordinarie ed incessanti attenzioni; non potea dissimulare a se stessa di piacergli, e che s'ei giugneva a manifestarle formalmente il proprio amore, le pretensioni di lui avrebbero avuto un fortissimo sostegno in lady Margherita e negli amici di questa matrona. Nè poteva ella non concedere tutta la stima a questo giovine capitano, di stima degnissimo. Qual motivo avrebbe quindi potuto allegare per negargli la propria mano, se non se quello di preferire altro amante, che secondo ogni apparenza non avrebbe mai ottenuta l'approvazione della vecchia Bellenden? Per tutte le menzionate cagioni volle, finchè il potea, limitarsi ad adoperare l'intercessione dello zio. La fisonomia istessa del vegliardo, adorno della massima franchezza, ben le avrebbe, e prestamente, indicato se questa franchezza fosse tornata all'uopo infruttuosa, ed in allora soltanto, come chi ricorre ad ultimo refugio, avrebbe sperimentata a favore di Morton la forza della propria prevalenza nello spirito di Evandale.

Non rimase ella a lungo nell'incertezza. Appena ritiratosi Bothwell, tutti si erano levati da tavola, e il maggiore, che ne aveva fatti gli onori tenendo buona e gioviale compagnia agli altri militari ivi convenuti, si accostò alla nipote, pregandola che il presentasse a Claverhouse. Com'uomo che conoscea per fama i pregi d'animo e il coraggio del presentato, Claverhouse lo accolse co' massimi riguardi; nè tardarono a trarsi in disparte, che la palpitante miss Bellenden non movea da essi le palpebre, ansiosissima di indovinare dai gesti e dagli atteggiamenti delle fisonomie loro qual fosse per essere la conclusione del colloquio.

Ella scorse da prima ne' modi di Claverhouse quella franca agevolezza di chi è propenso a concedere un chiestogli favore; non però affatto disgiunta da certo ritegno prudenziale d'uomo che teme obbligarsi oltre a quanto può nel promettere. A proporzione del farsi più serio quel parlamento, miss Bellenden vedea corrugarsi il fronte al colonnello, che aggrottava le ciglia: cert'aria d'impazienza che la stessa urbanità palliava, pigneasi in tutti i lineamenti di quel viso, ove Editta credè leggere la condanna di Enrico. I discorsi del maggiore a quanto appariva erano pacati e incalzanti ad un tempo, nè omise a sostegno della propria inchiesta di manifestar quel coraggio cui gli davano diritto ed anni e rinomanza. Finalmente il colonnello onde sciogliersi da sollecitazioni che gli diveniano importune, fece alcuni passi per unirsi agli altri di quell'adunanza; onde allora trovandosi in maggior vicinanza di Editta, questa gli udì chiaramente pronunziare le seguenti parole. »Cosa impossibile, o maggiore! cosa impossibile! L'indulgenza in tal genere di colpe eccede le mie facoltà. In tutt'altra circostanza mi sarà la massima delle soddisfazioni il compiacervi. – Ma ecco Evandale che certamente ci porta notizie. – Ebbene, Evandale! che cosa avete da raccontarne?»

»Annunzi sgradevoli, mio colonnello (rispose lord Evandale, i cui stivali erano coperti di fango, e l'uniforme trovavasi in disordine tale da giudicarne facilmente che ei veniva allora dal battersi). I Presbiteriani in gran banda campeggiano, armati ed in istato di piena ribellione, sulle montagne.»

»E voi lo chiamate annunzio sgradevole, o capitano? Io l'ho pel migliore fra quanti da sei mesi in qua ne ho ricevuti. Ora che questi malvagi si sono raunati, ne faremo strage più facilmente. Quando il serpe solleva la testa gli è men difficile il metterlo a morte (e in dir ciò percosse la terra col piede a guisa di chi vuole schiacciare un insetto). Esso è ben più pericoloso quando striscia per mezzo all'erba che lo nasconde. E dove trovansi questi sciagurati?»

»Dieci miglia lontano di qui, in una valle detta Loudon-Hill, circondata d'ogni parte dalle montagne. Dopo avere posto in fuga l'attruppamento, contra cui m'inviaste, ho arrestati una vecchia, vera tromba di sedizione, e uno o due de' suoi uditori, e quanto ai ragguagli che vi ho dati li seppi da alcuni contadini.»